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Autore: Vaan_King    09/01/2014    0 recensioni
Questa storia è raccontata da Kaito e Gakupo in due capitoli.
"Piangere n-non è da stupidi.
C-Chi piange non ha paura di e-esternare le sue emozioni.
E spesso dimostra d-di essere più forte di chi trattiene le lacrime."
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gakupo Kamui, Kaito Shion, Utau Vari | Coppie: Gakupo/Kaito
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Una stanza buia.
Le tende color avorio continuavano a sventolare, la finestra era sicuramente aperta.
Un corpo, steso su delle candide lenzuola, non si muoveva.
Un tonfo.
L'arma, una spada per la precisione, cadde per terra.
Quelle lenzuola, dove noi due dormivamo sempre insieme, iniziarono ad impregnarsi di sangue, come una spugna.
Quel giorno avevamo litigato, me lo ricordo bene.
"Perché te ne vai?! Ho detto forse qualcosa di sbagliato?!" dissi.
"Sei proprio ottuso! Non sei tu... Io..." urlò.
"Vattene! Vattene via!" gli incitai piangendo.
Lui subito ubbidì.
Fece qualche passo per poi fermarsi e dirmi: "Piangere è da stupidi."
L'ultima cosa, tra i singhiozzi, che gli dissi fu: "Piangere n-non è da stupidi.
C-Chi piange non ha paura di e-esternare le sue emozioni.
E spesso dimostra d-di essere più forte di chi trattiene le lacrime."
Dopo questo, ricominciò a camminare per poi sparire svoltando l'angolo.
Le lacrime bagnavano il mio viso.
L'unica cosa che riuscii a fare fu quella di andarmene anch'io, dalla parte opposta però.
Mi ricordo soltanto che mi addormentai su un piccolo divano.
Il giorno dopo, Ritsu mi svegliò di colpo: "Kaito-Nii! Kaito-Nii! V-Vieni!"
Anche lui piangeva, il motivo non lo conoscevo ancora.
"Perché? Che è successo?" dissi incuriosito.
"Gack-Kun! Gack-Kun!" continuava a tirarmi.
L'unica cosa che riuscii a fare, quando arrivammo, fu quella di accasciarmi per terra in lacrime.
Non riuscivo a fermarle.
Portai quella cassa ghiacciata verso la fossa.
Continuavo a pensare a quella litigata.
Avrei voluto fermarlo abbracciandolo.
Gli avrei voluto dire che era tutta colpa mia.
“Kaito, ci stai ancora pensando?” era la domanda che mi ponevano sempre.
Non potevo non pensarci.
Eravamo più che buoni amici.
Ogni giorno andavo a posare un fiore fresco vicino alla sua lapide.
Guardavo quella sua foto.
I suoi occhi color azzurro intenso che ormai si erano spenti.
I suoi capelli che non potevano più ricadere sulle spalle come tanto mi piaceva…
Mi mancava il suo modo di fare.
Mi mancava la sua voce.
Mi mancava tutto di lui.
Passarono giorni, mesi, forse anche un anno dalla sua morte.
Continuavo a pentirmi di quello che gli avevo detto.
Piano piano mi ero abituato a quella solitudine…
Poi un giorno.
“Che ti succede? Per caso è morto qualcuno?”
Quella voce!
Quella voce che tanto volevo riascoltare!
Mi girai.
Lo vidi.
Forse era cambiato, di poco, ma non me ne importò subito.
Le lacrime stavano di nuovo cadendo.
Questa volta, anche se gli sorridevo, non riuscivo a trattenere i miei sentimenti.
“E’ forse un sogno? Sono diventato pazzo?”
“Semplicemente un Upgrade.”
“Ma come…?” mi abbracciò.
Non sapevo cosa dirgli.
Lo guardai negli occhi.
Quegli occhi che tanto amavo.
  
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