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Autore: Scarlet Jaeger    10/01/2014    2 recensioni
“Sii le mie gambe Yama, cammina per me!”
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Non c'era più. Eppure, nonostante la condizione in cui era, aveva sempre sperato in una ripresa, nonostante la vecchia colpa continuasse a dilaniargli il petto incessantemente.
Nami era stata sempre un punto fisso per lui, continuando a stargli accanto anche nei momenti difficili della sua vita, anche dopo l'incidente di cui era stato il colpevole. Aveva fatto del male alle persone più care, e ne stava pagando il prezzo.
Punizione.
Quella parola continuava a tormentarlo, giorno e notte.

Da grande voglio fare il botanico.” Aveva detto un giorno, quando, ancora bambino ed inconsapevole degli eventi futuri, giocava con Nami nella serra della madre. Quando, ancora un infante, aveva già deciso cosa farne della propria vita, facendo aprire in un meraviglioso sorriso la piccola bambina accanto a lui, che lo guardava in adorazione con quei suoi bellissimi occhi verdi, gli stessi che, in quel momento, lo stavano osservando dall'ologramma che l'oggetto caduto a terra aveva creato.
Era bella Nami, così come ricordava, contornata da quei bellissimi fiori bianchi che erano stati la sua condanna.
Se non fosse stato per la sua ambizione, forse la sua vita sarebbe potuta essere diversa; forse suo fratello avrebbe camminato ancora e forse la ragazza che sentiva di amare sarebbe stata ancora viva. E forse, non sarebbe stata necessaria la sua presenza lì, sull'Arcadia, capitanata da un uomo che doveva uccidere per mano di suo fratello.

Sii le mie gambe Yama, cammina per me!”
Quelle parole continuavano a risuonargli limpidamente nel cervello, come se le avesse appena sentite. La voce di Ezra continuava a scandire quelle sillabe dall'aspetto mostruoso, perché quella era l'ultima cosa al mondo che avrebbe voluto fare.
Invece era lì, sulla nave spaziale di Harlock, a contemplare su chi dicesse effettivamente la verità. Si fidava ancora di suo fratello? E di quell'uomo?
Sentiva che, da solo, non avrebbe mai trovato la forza per dare ragione ad uno dei due. Non in quel momento, con le lacrime che sgorgavano invadenti dai suoi lucenti occhi castani e con neanche la forza di issarsi in piedi. In quel momento, l'unica cosa che avrebbe voluto fare, sarebbe stata quella di riabbracciare Nami e cercare in lei quel conforto che aveva sempre avuto. Sempre, anche quando l'ambizione accecante del fratello lo aveva sopraffatto. Se era ancora vivo ed anche l'Arcadia ed i suoi abitanti, lo doveva a lei. Ma per quanto ancora?
Alzò leggermente gli occhi, offuscati dalle lacrime, per vedere un ultima volta quel limpido sorriso che ancora manifestava l'ologramma e l'attenzione cadde sui candidi fiori bianchi, quelli a cui la ragazza aveva dedicato la vita, mentre lui era diventato un militare al servizio della Gaia.
A che cosa sarebbe servito ancora?
La consapevolezza di un possibile futuro doveva raggiungerla da solo, senza influenze esterne, né dal fratello, né dal Capitano dell'Arcadia, che era stato diretto e preciso quando gli aveva quasi ordinato di sparare, ma lui non ce l'aveva fatta, perché sapeva infondo, che egli continuava a combattere per un giusto ideale.

Devi combattere contro ciò che ti lega.” Gli aveva detto e quelle parole avevano sfondato la barriera quasi impenetrabile che Ezra aveva costruito attorno a loro. Si rese conto solamente in quel momento, che le azioni che aveva fino ad allora commesso, erano state le azioni del fratello attraverso di lui, e non i voleri di sé stesso. Era stato uno stupido. Per cosa poi? Una spiegazione non del tutto chiara...
Solo dopo aver rivisto Nami, e dopo essere stato a bordo dell'Arcadia e conosciuto quell'uomo che tutti temevano, aveva compreso. Ma prima di riuscire a scegliere da che parte stare, doveva fare una cosa importante.
A fatica si alzò da quella scomoda posizione sottomessa al pianto, ed una volta in piedi, seppur titubante, si diresse a bordo di una delle navicelle della nave spaziale, di quelle che usavano per portare su un preciso pianeta le bombe, e discese solitario sul pianeta oscuro di fronte a loro: la Terra.
L'aria era quasi irrespirabile e pesante, ed il suolo coperto perlopiù da spuntoni di roccia impenetrabili, eppure riusciva a stare in piedi e camminare, per quanto il suo corpo riusciva a farlo.
Non aveva una meta, barcollava di fronte a sé e basta, con i lineamenti del viso contratti in una perenne smorfia di sofferenza, e le lacrime che, seppur avessero smesso di scendere, gli lasciavano negli occhi un incredibile bruciore.
Era stanco, tanto, così si lasciò cadere sul manto oscuro.
Era disceso finalmente sulla Terra, quel pianeta che aveva tanto sognato ed idealizzato. Se lo era da sempre immaginato come una distesa di prati verdi e cieli azzurri, così come l'ologramma che la nascondeva aveva fatto credere a tutti; invece, non era altro che un pianeta morto, o no...
Alzò a fatica la testa, con la faccia sporca di terra, ascoltando il vento che frusciava attraverso i suoi vestiti ed i suoi capelli, disordinando ancora di più il suo già critico aspetto. Cercò di mettere a fuoco l'immagine che aveva di fronte a sé, seppur nera e desolata, eppure ci fu qualcosa che attirò la sua attenzione più della sua sofferenza di vedere i suoi sogni di bambino andati in fumo. Quante volte aveva sognato di raggiungere quel posto ed ora, una volta tastato quel terreno, non sentiva nessuno sentimento oltre la desolazione e la tristezza, ma quando le sue pupille visionarono un bianco che stonava su quel mondo, si rialzò temerario e speranzoso, raggiungendo ciò che aveva appena visto.
Fiori.
Dei bellissimi fiori bianchi, che conosceva molto bene, si alzavano ed abbassavano sotto le folate di vento, perfetti e puliti come se quell'orrendo fumo nero non li avesse intaccati.
Ne accarezzò i petali rapito e di nuovo una consapevolezza gli attraversò la mente come il vento faceva con i suoi capelli.
La Terra cercava di rinascere!
Prendendo spunto dalla sua madre patria, anche lui avrebbe dovuto “rinascere” e portare con sé le informazioni che aveva raccolto.
Non era tutto perduto, anche se l'Arcadia era nelle mani della Gaia, poteva ancora rinascere come lui, come quel pianeta, ed era tutto nelle sue mani.
Colse quel fiore, con una silenziosa preghiera verso la madre e l'amata, che avevano sempre accudito quei fiori bianchi come meglio sapevano fare, e lo portò con sé, perché un istante che si ripete nel tempo, diventa eterno.
Fine

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Salve a tutti :3 sono nuova in questo fandom, ma ho voluto scrivere questa one shot prima di perdere l'ispirazione, giunta di getto, così ho aperto la mia pagina di Open Office e sono entrata in fase elaborativa immediatamente, per non perdere neanche un minimo di ispirazione che mi ha dato il film.
Ho avuto modo di leggere alcune delle fanfic e mi sono piaciute un sacco, per cui ho voluto provare a scrivere qualcosa, che spero vi sia piaciuto.
Come avrete capito, il protagonista è Yama, in un preciso istante del film  :3 Ho provato a raccontare un probabile "Missing Moment" e mi sono immaginata che per Nami provasse qualcosa come lei prova per lui :)
Concludo dicendo che l'ultima frase, sottotitolata, l'ho ripresa dal film. La trovo molto bella e d'effetto :3 Come tutto il film, che dopo averlo visto già due volte al cinema, è diventato per me un chiodo fisso. Ho adorato tutti i minuti trascorsi, così come la grafica ed i personaggi così realizzati. Nonostante non abbia visto l'anime, che è arrivato in Italia prima della mia nascita, ho avuto modo di conoscere un Harlock diverso e devo dare la mia assoluta venerazione, come sempre, ai Giapponesi! 
Ps: per il titolo ho avuto meno ispirazione, non brillo mai per fantasia riguardo a questi! ^^'

Un bacione a tutti i lettori che si sono imbattuti in questo breve capitolo ^^ 


  
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