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Autore: Chemical Lady    10/01/2014    1 recensioni
[Tratto dal Capitolo Terzo ]
La casacca del colore delle foglie vive, gli occhi grandi ed espressivi, il pugnale in cinta. Non poteva essere.
Mentre Felix si alzava in piedi, attendendo un qualsiasi cenno, quest’altro si abbassava, mettendosi in ginocchio davanti a lei. Sorrise, alzando un sopracciglio con una certa dose di soddisfazione, prima di sussurrarle “Coraggio, dillo.”
Wendy deglutì a vuoto un paio di volte, ipnotizzata “Tu…. Tu sei…”
“Chi sono, io?”
“… Tu sei Peter Pan.”
Il sorriso sul volto del ragazzo si allargò ancora di più. Con uno sguardo veloce e un piccolo cenno del capo congedò Felix, che sparì in un istante.
“E tu sei Wendy Darling.”
***
[Tratto dal Capitolo Quattro]
“Ora li chiami ‘affari’?”
Peter lo guardò per un istante “Come dovrei chiamarli?”
Il Capitano sorrise appena, smaliziato “Come dici sempre? Oh si…” attese un paio di secondi, prima di parlare “ I tuoi ‘Giochi da Bimbi Grandi’, ragazzo.”
Anche Pan si concesse un sorriso lascivo “Oh, quelli che posso fare solo con te, mh? Beh, avremo tempo anche per quelli, ma prima ho faccende serie di cui parlarti.”
Incuriosito, si sbrigò a seguirlo.
***
[LostBoys Centric]
[DarlingPan; CapitanPan]
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Killian, Jones/Capitan, Uncino, Pan, Trilli, Wendy, Darling
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
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~  The Price
to Pay.


Capitolo Quinto.
A Cage is not a Home.
 






Quando Peter si ritrovò ad aprire gli occhi, intontito dal sonno, si maledisse internamente, esternando la sua insoddisfazione con un prolungato mugolio. Non era abituato ad appisolarsi così lontano dall’accampamento, non che temesse qualcosa, ma prevenire era sempre meglio che ritrovare a curarsi da solo con la magia.
Eppure, l’uncino di Hook che correva sulla sua schiena bianca e nuda con un ritmo lento e una leggera pressione pareva tutto, ma non pericoloso.
Alzò il viso dal cuscino, voltandolo verso il Capitano e cercando di aprire il più possibile gli occhi. Non si sentiva così tanto spossato da un po’ “Dimmi… Quanto avrei dormito?” chiese con voce roca, puntando lo sguardo nel suo.
Questi sorrise “Non più di un paio di ore, anche se è difficile dirlo, qui a Neverland.Sembravi particolarmente stanco, dopo.”
Pan cercò di ignorare il ghigno sul volto di Killian “Mi sto occupando di affari importanti, che tu non potresti nemmeno capire, figurati gestire.”
“Fortuna che ci sei tu ad illuminarmi ogni volta.”
Il ragazzo sbuffò, buttando all’aria le due coperte che coprivano entrambi ma pentendosene subito. “Perché c’è così tanto freddo, qui dentro?”
“So che magari questa notizia potrebbe sconvolgerti…” replicò il Capitano sarcastico, senza staccare gli occhi dalla schiena di Pan  “Ma l’oceano è molto umido.”
“Divertente.” Soffiò Peter, adocchiando subito i suoi pantaloni e alzandosi per recuperarli, dal pavimento della cabina “Mi hai fatto perdere molto tempo, Killian.”
“Deve essere molto brutto, essere un uomo così impegnato. Uomo poi…. Un ragazzino petulante.”
Il suo piccolo demone personale ridacchiò, infilandosi le braghe e iniziando la ricerca della sua casacca verde, “Stanotte mi hai trattato come un adulto, però.”
Hook lo guardò sornione “Non sono giochi da Bimbi Grandi solo di nomea, no?” Si raddrizzò sul letto, allungandosi per afferrare la fiaschetta di Rum e guardare fuori dalla finestrella. Ancora notte, sempre notte. “Pensi di darmi un po’ di luce, questa volta?”
Pan tornò verso il letto, appoggiandosi ad esso con entrambe le mani “Te lo devo spiegare di nuovo? Quando sorgerà il sole inizierà una guerra.” Appoggiò una mano sul petto di Hook, spingendolo di nuovo sul letto e rischiando di fargli versare il Rum sul materasso “Guerra alla quale, se ho capito bene, parteciperai anche tu.”
Il Capitano sospirò pesante “A cosa mi serve il sole, quando ci sei tu che mi porti delle così belle notizie ogni volta?”
“Stai dicendo che ti illumino la giornata?” chiese ironico Pan, tornando a sedersi accanto a lui.
Anche questi si sedette, lasciando scivolare la coperta lontano dal suo corpo “Sto dicendo che la rendi sicuramente più interessante, ma forse anche l’ultima, ragazzo.” Peter lo guardò sollevare la mano e portarla al suo capo, per schiacciare una ciocca di capelli ribelli “Perché non rimani un po’?”
Il ragazzo sollevò un sopracciglio, guardandolo confuso “Perché dovrei rimanere?”
A quelle parole, il Capitano non seppe trovare risposta. Quando si parlava di quel ragazzo, niente aveva più un senso logico. Non sapeva mai cosa aspettarsi da lui, spesso i suoi modi lo mettevano in allarme mentre altre volte voleva semplicemente averlo più vicino. Peter lo capiva come non sapeva capirsi nemmeno da solo. Gli bastava guardarlo negli occhi e leggeva dentro di lui come se fosse la cosa più naturale del mondo. In un certo senso, anche lui riusciva a sua volta ad interpretare molto bene il comportamento di Pan. Avevano scoprirsi di volta i volta, in quel ultimo secolo.
Era strano, il loro rapporto. Indefinito.
Killian non credeva fosse amore, no. Era un morboso attaccamento che Peter aveva per lui e che, a sua volta, lui provava per il ragazzo.
Dare una spiegazione a ciò che c’era tra loro due era semplicemente impossibile. Così, come ogni volta, come ad ogni domanda troppo scomoda, si limitò a sporgersi in avanti, inclinando il capo e azzerando la distanza tra le loro labbra in un bacio.
E Peter, come ogni volta, non si tirò indietro.
Quel contatto valeva di più di una spiegazione mancata.
Quando le loro labbra si separarono in uno schiocco soffice, Pan fece per alzarsi. Come ogni volta, lo stava mettendo alla prova. Quando sentì la mano di Jones afferrargli con determinazione il polso si lasciò sfuggire un sorrisetto compiaciuto.
Amava l’effetto che aveva su di lui.
Si sentì tirare indietro, mentre il braccio di Killian gli circondava i fianchi e lo tirava contro il suo corpo caldo “Quando sono tornato a  Neverland, dopo la morte di…. Per la seconda volta.” Il Capitano deglutì, sentendo la pesantezza di quelle parole sul suo cuore, nonostante fosse passato parecchio tempo “Ricordo che mi parlavi delle sirene, delle meraviglie dell’Isola… Perché hai smesso?”
Pan alzò un sopracciglio, prima di replicare canzonatorio “Abbiamo finito gli argomenti di conversazione e siamo passati ai fatti, Killian.”
“Rimani.” Soffiò determinato Jones contro il suo orecchio, in un tono che non ammetteva repliche.
Con un sorrisetto smaliziato, Peter tornò a stendersi sul letto, fingendosi docile “Come ordinate, Capitano..”


 
  
 
 
Too staccò un morso dalla sua banana, guardando dubbioso l’accampamento. Mentre quasi tutti i ragazzi si stavano organizzando in turni per le mansioni che Pan aveva assegnato prima che andassero a coricarsi, un paio sembravano di tutt’altro avviso.
Felix non si era ancora alzato dalla branda, come intenzionato a manifestare la sua disapprovazione per la presenza di Wendy con uno sciopero vero e proprio; Rufio se ne stava abbattuto davanti al falò, arrostendo un po’ troppo un povero marshmallow; Tinkerbell pareva avere un diavolo per capello e girava tra le tende, sbraitando ordini e schivando le manate che alcuni degli Sperduti- i meno pazienti- le tiravano per zittirla. Poi c’era Wendy, seduta accanto a Rufio, che si guardava attorno, come se non riuscisse davvero ad ambientarsi.
Era la ragazzina più graziosa che Tootles avesse mai visto. Adorava la piega che prendevano i suoi occhi quando sorrideva imbarazzata, o il suo modo di presentarsi tanto quanto il suo sorriso luminoso e la voce cristallina.
Aveva portato una ventata di novità sull’Isola, qualcosa che mancava e di cui tutti avevano bisogno. Too in primis. Quando Rufio si alzò, rassicurando la ragazza del suo ritorno nel più breve tempo possibile, si fece coraggio. Con un  gran sospiro si sedette accanto a lei, arrossendo sino alle orecchie quando lei gli diede un buon giorno caloroso “Ciao Wendy.” Passò le mani umide di sudore sui calzoni marroni e consunti, “Mi stavo chiedendo se ti andava di fare una passeggiata. Qui dietro c’è un ruscello bellissimo, con dell’acqua cristallina che mi piacerebbe mostrarti!”
La biondina sorrise maggiormente “Mi piacerebbe moltissimo! Ho davvero bisogno di lavarmi il viso e… E…”
La sua attenzione venne calamitata da qualcosa. Anzi, da qualcuno.
Quando Too si voltò per capire chi mai potesse avere distratto tanto Wendy non si stupì affatto di vedere  Pan in persona. Sembrava particolarmente di buon umore, a giudicare dal modo in cui elargiva pacche sulle spalle e sorrisi ampi.
“Scusami, Too” sussurrò la vocina al suo fianco, facendogli sprofondare il cuore sino alle scarpe. Sconfortato, guardò Wendy alzarsi in piedi, per poi poggiargli una mano sulla spalla “Dopo faremo la nostra passeggiata, ma ora devo assolutamente parlare con Peter!”
“Non preoccuparti, non occorre che tu-” si interruppe improvvisamente quando ormai stava già parlando da solo da qualche secondo. Amareggiato, guardò la biondina correre fin davanti al capo, portando poi le mani intrecciate dietro alla schiena mentre si rivolgeva a lui imbarazzata, ma sorridente. Quando il ragazzo le porse il braccio, invitandola a parlare da un’altra parte, lei accettò al volo.
Non avrebbe potuto fare altrimenti, dopotutto. Peter era carismatico, affascinante, magnetico e affabile in modi e maniere che un poveraccio come Tootles non avrebbe mai potuto nemmeno vagamente scimmiottare.
Era il capo per un motivo, dopotutto.
Ed era l’idolo di Wendy. Quel poco che avevano parlato, lei a Too, era bastato per far emergere quanto profondamente fosse ammirata quella ragazzina per il potente Pan.
Certo, aveva una visione molto romantica e romanzata di quel misterioso personaggio che era il signore dell’Isola. Da favola.
Forse perché si sentiva sempre più tranquilla in sua presenza.
Peter non voleva che lei avesse paura di lui.
Sapeva farsi temere molto bene, se lo desiderava, ma per chissà quale motivo faceva parecchio lo splendido davanti all’ospite.
Delle sue ragioni, a Tootles non importava.
Non sapeva nemmeno lui perché volesse tanto fare colpo su Wendy, o perché ci provasse nonostante tutto; se Pan aveva messo gli occhi su di lei non aveva speranze, figurarsi se poi lei non vedeva che lui.
Sistemandosi la sua berrettina bianca e nera si alzò in piedi, pronto a iniziare il primo turno di vedetta.
Non poteva pensarci troppo, per evitare di finire nei guai e di trasgredire la terza regola: mai e poi mai innamorarsi.


 
 
 
Peter poteva sentire l’insicurezza di Wendy in ogni singolo sospiro.
Si erano allontanati dall’accampamento già da una manciata di minuti, ma lei non aveva ancora proferito una sola parola. Si limitava a stringersi al suo braccio, torturandosi il labbro inferiore con i denti.
E sospirava.
Continuamente.
Peter non sapeva se essere irritato da tanta incertezza o solamente divertito. Doveva davvero far paura se, nonostante tutti i suoi sforzi, la ragazza ancora faticava a rivolgersi a lui.
“So che vuoi parlarmi di qualcosa.” Disse, interrompendo quel silenzio fastidioso e facendole alzare gli occhi nei suoi “Ma prima mi piacerebbe molto mostrarti una cosa. Ti va?”
“Certamente.” Rispose lei con voce cristallina, abbozzando un piccolo sorriso incuriosito. Non se lo aspettava di certo, anche se l’essere pieno di sorprese era uno dei molti attributi caratteristici di Peter.
La condusse per un piccolo sentiero, che circondava un’enorme roccia, proprio dietro all’accampamento. Solo quando ebbero aggirato completamente l’enorme masso, Wendy vide che era come cavo, all’interno. Una scaletta di pioli di legno si intravedeva appena tra la vegetazione, ma quando arrivarono proprio all’entrata di quella sorta di grotta, vide che conduceva in alto.
Peter la invitò a salire e così lei fece, mentre sentiva crescere sempre di più la curiosità. Una volta arrivata in cima, Wendy si bloccò. Davanti a sé trovò una stanza che sembrava essere stata ricavata scavando nella pietra stessa. C’erano dei tendaggi bianchi e delicati, di gusto fine, che cadevano dalle pareti attorno al letto. Uno, arrotolato su se stesso, davanti all’imbocco delle scale. Alla sua sinistra c’era un tavolino bianco, con sopra una tinozza ripiena di acqua e qualche asciugamano. Alla sua destra c’era una zona più ampia, che andava fin contro la parete di roccia ed era ricoperta di cuscini e coperte. Il letto, al centro di quella piccola stanza, aveva un’altiera di ferro battuto nero e sembrava grande e soffice. Non sapeva come fosse possibile, ma ai lati di esso c’erano due finestre, piccole e quadrate, che  facevano filtrare la luce della luna nella stanza.
Salì del tutto la scala, continuando a guardarsi attorno incantata. Peter la seguì, non levandole lo sguardo di dosso. Osservò compiaciuto ogni singola mossa di stupore, ogni singolo movimento dettato dalla meraviglia. Con un movimento morbido della mano, accese le due lampade ad olio che si trovavano sui comodini accanto al letto e lasciò che quella luce traballante illuminasse il volto della giovane, arrivata sin lì.
“Allora? Ti piace, Wendy?” domandò soddisfatto, appoggiandosi con entrambe le mani all’altiera ai piedi del materasso mentre la osservava accarezzare il risvolto delle lenzuola e i cuscini, testandone la morbidezza. “L’ho costruita per te! Questa ora è la tua casa, puoi dormire qui e lasciare a Tootles la sua tenda.”
In un primo momento, la ragazzina sembrò molto felice per quel dono.
Girò attorno al letto, passando dietro di lui e, dopo aver scostato una delle tende, accarezzò il legno liscio e freddo di separé di mogano.
Poi realizzò ciò che le aveva detto. Non era stato esplicito, ma l’aveva ‘sistemata’ a Neverland. Non aveva nemmeno preso in considerazione l’idea di lasciarla andare.
Torturandosi le mani, si voltò verso di lui e abbassò il capo a terra, decidendo  di parlare senza guardarlo. Era dispiaciuta, ma doveva dirgli ciò che realmente voleva  “Trovo tutto questo estremamente adorabile ma…. Peter, è di questo che volevo parlarti.” Fece una piccola pausa, scostando una ciocca di capelli dal viso e portandola dietro all’orecchio  “Io…. Io non voglio stare qui, voglio tornare a casa…. Dalla mia famiglia”
Il silenzio le ferì le orecchie mentre attendeva la risposta di Pan, che la fece attendere non più che una manciata di istante infiniti, per lei “Non vai da nessuna parte.” Decretò secco, senza una particolare emozione, “Ti ho costruito una casa, hai fatto amicizia con gli Sperduti e ci divertiremo un sacco insieme. Cos’altro vuoi?”
Quell’ultima domanda la fece arretrare di un passo, andando così a sbattere con una gamba contro al materasso. “N-nulla Peter. Stai facendo anche troppo per me.”
“Allora perché non sei felice?”
Il ragazzo portò due dita sotto al suo mento, costringendola a guardarlo in viso. Quello che Wendy vide non le piacque affatto. Non c’era il minimo segno di comprensione negli occhi verdi di Pan  “Mi manca troppo casa mia. Mi manca il calore dell’abbraccio dei miei genitori.”
“Dimenticali, Wendy!” Disse  Peter caricandosi di entusiasmo,  portando le mani sulle sue spalle e stringendole appena “Dimenticali tutti! Qui puoi ricominciare una nuova vita!”
“Non posso, Peter! Perché sei così crudele da non capirlo?” Provò a ritrarsi, ma fu inutile. La presa di Pan si era irrigidita sulle sue braccia “Non puoi trattenermi per sempre.” Pigolò infine, ottenendo solo un risultato: irritarlo.
Infatti, la maschera che portava Peter passò dall’esaltato a una nuova apatia.“Certo che posso, io sono il Re di Neverland. Qui faccio tutto quello che voglio e prendo tutto quello che voglio. Te compresa.
Wendy sentì gli occhi farsi lucidi e presero a pizzicare. Eccola di nuovo, la paura che sperava di aver esorcizzato. Eccolo di nuovo, quel cuore nero che aveva percepito al loro primo incontro,“Così mi fai soffrire.” Una lacrima le rotolò lungo la guancia, e lei non fece nulla per fermarla.
“Lo vedo, ma piangere ti rende solo più bella.” Lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi, lasciandola andare, prima di muovere un passo verso la porta “Non vai da nessuna parte. Discorso chiuso.”
Era una prigioniera, quindi? Beh, non aveva nulla da perdere. Prese il coraggio a due mani e lo seguì fino alle scalette, non permettendogli di scenderle. Gli prese una mano, tirando verso di sé fino a che non si fu di nuovo voltato nella sua direzione, e prese a urlargli addosso tutta la sua sofferenza“Mi manca mia mamma! Mio papà! E John, Micheal e Bealfire!”
“Baelfire?” il viso del ragazzo si incupì di colpo, e il suo umore che già stava irritandosi divenne ancor più nero. Si chinò sulla ragazza, assottigliando gli occhi e lanciandole uno sguardo tale che la fece sbiancare. Lei lasciò la sua mano come se bruciasse“Per caso è un tuo parente!?”
Non era possibile, non poteva essersi perso un tale passaggio.
“No, è un ragazzo che, da qualche tempo, vive da noi.” Si sbrigò a rispondere la ragazzina, senza riuscire a staccare gli occhi da quelli verdi di Pan, nonostante il desiderio di farlo. Poi, una domanda apparve magicamente tra i suoi pensieri e nemmeno la paura crescente le impedì di porla“Lo conosci?” chiese stranita, portando via il percorso umido che una lacrima aveva disegnato sulla sua guancia rosea.
“Non ancora…”
Wendy si sentì spiazzata da quella risposta. Cosa significava quel ‘non ancora’? Aveva intenzione di rapire anche Bae?! Si sentì divisa e confusa ancor di più. Da un certo lato, le sarebbe piaciuto rivedere Baelfire e si sarebbe sentita più al sicuro con lui.
Però non voleva che Pan facesse un altro prigioniero.
Ad evitare ulteriori domande – da entrambe le parti- ci pensò Tinkerbell. Volò dentro alla stanza,  svolazzando attorno alla testa di Peter con aria fortemente indispettita “Ti cerco da non so quanto! Devo parlarti, ora!”
Il ragazzo, davanti ad una tale sfrontata insistenza, si lasciò andare ad un lungo sospiro. Acconsentì con un cenno del capo, afferrando al volo la fatina. Non se ne andò subito, però. Prima tornò a rivolgersi a Wendy.
 “Questo è il luogo dove nascono i sogni e dove il tempo non può cospirare contro di noi. Questa è la tua nuova casa, Wendy. Devi solo abituarti e poi ti piacerà. Qui non dovrai mai, mai più preoccuparti delle ‘cose da grandi’.”
La ragazza strizzò forte gli occhi per impedire alle lacrime di cadere ancora e ancora, ma quando li riaprì di Pan non c’era più traccia. Sparito.
Si lasciò cadere sul  letto, puntando gli occhi verso il soffitto di pietra grezza. Non aveva vie di fuga o speranze.
“ ‘Mai’ è un tempo seriamente lungo, Peter… ”


 

  
Le fate, per definizione, hanno un cuore troppo piccolo per provare più di un sentimento alla volta.
Quello che per Tinkerbell era naturale, agli occhi di Peter era un limite irreparabile, un handicap che poteva costare alla fata molto più di una rimprovero ringhiato.
Ogni volta che si arrabbiava con lui e iniziava a lagnarsi o a strillargli addosso frasi imperanti che iniziavano tutte con ‘devi’ o, peggio ‘non devi’, lui sognava di strapparle la testa da quel piccolo corpicino luminescente.
Peccato che la polvere magica gli servisse. Si sarebbe dovuto ingegnare per trovare una soluzione anche a questo. 
Il provare tutta quella rabbia le impediva, di fatto, di sentire il timore.
Lui però le ricordava sempre chi comandava.
La sfera infuocata la mancò di una manciata di millimetri, uno scarto troppo basso per parlare di agilità. Era stata fortunata.
“Smettila di tormentarmi, Tink.” Sbottò annoiato, mentre lei lo guardava stizzita e con il rancore nello sguardo “Lei rimarrà con noi e tu non devi sentirti minacciata: non occupi nessun posto di rilievo, dal quale potrebbe spodestarti.”
Il cuore della fatina andò in mille pezzi, sentendo quella frase. Lo sapeva, lo sapeva benissimo, ma udirlo era peggio. Fugava così ogni dubbio. Non si mostrò debole, però. Alzò il mento, guardandolo fieramente e fermandosi ad un centimetro dal suo viso. “Se smettessi di produrre polvere di fata? Avrei un posto?”
Lui sorrise, sarcastico “E sei io ti strappassi le ali? Sappiamo entrambi cosa succederebbe: mi riprenderei quello che ti ho gentilmente concesso e tu torneresti una nullità assoluta.” tornò serio, soffiandole addosso “Non sfidarmi, sai già che perderesti.”
Lo guardò allontanarsi fra le vegetazione ad ampie falcate, lasciandola lì sola a contemplare se stessa. Pan aveva ragione, senza i suoi favori sarebbe tornata ad essere ciò che era appena giunta a Neverland: una fatina caduta, senza ali, né magia. Né nessuno a tenerle compagnia.
Che fosse o meno crudele, Peter le aveva dato tutto ciò che il resto del mondo le aveva sempre negato: Una famiglia e una seconda possibilità. Quando era tranquillo, la sua compagnia era piacevole.
Peter era capace di diventare terribile, ma anche di mostrarsi sensibile.
Che poi fingesse, era un altro discorso, ma riusciva comunque a toccare corde dell’animo celate ai più.
Aveva ricordi bellissimi dei primi tempi a Neverland. Delle serate passate attorno al falò a parlare per un tempo infinito, con o senza Felix e Rufio.
Riprese dimensioni umane senza quasi accorgersene e ritirò le ali, prima di andare a sedersi su di una roccia, sospirando sconfitta. Poteva solo rassegnarsi.
Sentì dei rumori dietro di lei, rami che venivano spostati al passaggio di qualcuno, ma non si voltò. Era convinta che si trattasse di Rufio, per questo quando avvertì un’altra voce, anch’essa conosciuta, trasalì voltandosi di scatto.
“Come sei triste, fatina. Pan ti ha dato il benservito? Di nuovo, si intende…”
Tink lo guardò male, ma senza la forza di litigare con lui “Gira al largo, Felix. Lasciami in pace e vai a tormentare qualcun altro.”
“Ma è proprio te che stavo cercando.” Si sedette accanto a lei, spingendola per farsi spazio a forza. Tink non cadde con il sedere sull’erba per miracolo “Sai, non ho potuto fare a meno di sentire la tua conversazione con il grande capo…”
“Pensa un po’ che combinazione…”
“…. E forse so come fare per risolvere questa brutta, brutta situazione.” Il biondo si calò il cappuccio dal capo e appoggiò con un tonfo  secco la sua fedele mazza a terra. Poi si voltò di tre quarti verso di lei, con un sorrisetto malevolo “So come sbarazzarmi di Wendy, ma ho bisogno di te per farlo.”
La fata corrugò la fronte, guardandolo perplessa “Punto primo: da quando tu vuoi aiutare me? E punto secondo, il più importante: Peter la vuole qui. Non eri tu quello che diceva che i suoi ordini sono legge divina?”
“Aiutando te, aiuto anche me. Senza contare tutti gli altri Sperduti, che non avranno più una bambina piagnucolosa per l’accampamento.” Diede un calcio ad un sassolino, guardandolo poi rotolare via, dietro ad un cespuglio “Tanto Pan ha così tante distrazioni ora, che non la piangerà di certo.” Aggiunse con un sorrisetto malevolo.
Sapeva qualcosa che lei non sapeva, ma intanto era sempre così.
“Resta il fatto che lui ha detto esplicitamente che la vuole a Neverland. Andresti davvero contro il suo volere solo perché non la sopporti?”
Felix sorrise, con la faccia di chi aveva già un piano in mente “Peter ha detto che deve rimanere qui, giusto?” Tink annuì, arricciando il naso per il fastidio che quel pensiero le procurava “Non ha specificato se viva o morta.”
A quelle parole, la fata schizzò in piedi “Aspetta, credevo che volessi rimandarla nel suo mondo. Non si è parlato di uccidere nessuno.”
“Peter la farebbe tornare qui, non credi?” lui la guardò scocciato, alzandosi a sua volta e caricandosi la mazza sulla spalla destra “Senti, ho in mente qualcosa. Non prenderemo nemmeno la colpa, forse. Possiamo incastrare qualcun altro e se Pan vorrà la testa del colpevole…. Noi saremo fuori da ogni pericolo.”
Tinkerbell si sentì combattuta.
Felix si spazientì.
“Non ho tempo da perdere, fatina.” La superò, dirigendosi verso il sentiero che aveva intrapreso anche Peter, pronto a tornare alla spiaggia per accogliere i nuovi arrivi “Se cambi idea sai dove trovarmi.”
Lei rimase in allerta sino a che i passi dietro di lei non scomparvero del tutto, poi con un lungo sospiro prolungato lasciò fluire la tensione fuori dai suoi nervi.
Che fare?
Era davvero disposta ad un gesto così estremo?
Voleva quella ragazza fuori dalla sua vita, lo voleva con tutta se stessa….
Ma valeva la pena pagare un prezzo così alto?
Il solo fatto che ci stesse pensando le fece intuire una cosa: Alla fine, Neverland era riuscita a corrompere il suo cuore.
Che lo volesse o meno, non sarebbe diventata una persona migliore in ogni caso.




Nda.
Come sempre, ringazio chi legge e in particolare chi recensisce.
Come qualcuno di voi avrà notato, mi piace riportare frasi del libro o dei film su Pan e rigirarle un po'.

Spero vi sia piaciuto questo capitolo.
Al prossimo con la storia di Tinkerbell.

Buon anno a tutti.
Jessy
 
  
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