Fu un gesto impulsivo, una cosa che faccio spesso. Non avrei dovuto farlo in quel momento, ma l’istinto batté la razionalità. “Hai messo gli orecchini” mi disse. Subito scossi i capelli da dietro le orecchie. “Sì. L’ho fatto”. Sorrise e questo mi fece pentire di essermi pentita di aver fatto quel gesto, perché il suo sorriso, il suo sincero sorriso, era la cosa più bella di lui, e mi mancava, tanto che quasi lo avevo dimenticato. “Buonanotte” disse sorridendo ancora. “Buonanotte” risposi restituendo il sorriso.
Chiusi la porta dietro di me, sapendo che anche lui lo stava facendo. Entrata nella stanza mi girai verso la porta chiusa. ‘Non ce la faccio’. Aprii la porta e restai ferma lì, senza batter ciglio. Anche lui aveva aperto la porta, ed era fermo lì a guardarmi. Era serio. Furono quattro istanti lunghissimi. Poi lui, col suo insolito contegno, si aprì in un sorriso, più sincero possibile, e disse: “buonanotte”. Sorrisi dall’imbarazzo. “Buonanotte” risposi. Chiusi la porta e filai a letto.