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Autore: mentaverde    10/01/2014    6 recensioni
Dovrei fare una lista di tutte le mie pessime scelte.
Probabilmente mi servirebbero molte pagine e molto inchiostro, perché in vent'anni di esistenza il mio tempismo era sempre stato pessimo.
(cap. 2)
Com’è possibile che ovunque io vada me lo ritrovi davanti? E per di più con quel suo sorrisino da trentenne sfigato che vorrei cancellargli con una sberla. [...] Vorrei dirti grazie, ma non lo faccio perché tu sei uno stronzo da vaffanculo più che da ringraziamenti. (cap. 3)
“E qui la gente la mandi a quel paese?”.
“Se se lo merita sì”.
“Quindi io me lo sono meritato?”.
(cap. 4)
Non lo vedi, signor Cooper?
Sono sbagliata.
Sono sbagliata come la neve ad agosto, come un’insufficienza a ginnastica, come il sole di notte.
Io sono fondamentalmente sbagliata. Sia nel tuo che nel mio mondo.
(cap. 5)
Io mi perdo.
Mi perdo nel tuo respiro.
Mi perdo nella tua voce.
Mi perdo nella tua mano che accarezza la mia schiena.
E poi mi perdo nelle tue labbra.
(cap. 10)
E allora lo faccio: ti bacio. (cap. 16)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Prologo
Fanculo a me
 
 

 
 
 
Fanculo.
No, davvero, fanculo te e tutti quelli come te.
“…non è per colpa tua…”.
Ci mancherebbe che sia io il problema!
“…sono io…”.
Beh, complimenti, vuoi un applauso?
Sì che sei tu il problema, genio delle scuse da due soldi, visto che tu mi vuoi lasciare.
“…mi dispiace tanto…”.
Ti dispiace?
Fanculo.
Se ti dispiacesse non mi avresti lasciata, non è vero? Se ti dispiacesse non saremmo in questa situazione! E poi perché dovresti dispiacerti? Pensi che senza di te la mia vita sia finita? L’unica cosa che spero di porre fine, oltre alla tua esistenza è questa stupida conversazione.
Ma tu no, non capisci di smettere di parlare e continui.
“Sono stato bene insieme a te”.
Vuoi veramente che mi arrestino per atteggiamenti violenti?
Pensavo di conoscerti, ma non sapevo di questo tuo lato sadico, visto che vuoi prenderle.
E… aspetta, cosa hai detto?
Fanculo.
“Sei una persona speciale, troverai sicuramente qualcun altro”.
Ci mancherebbe solo che dopo di te non trovassi nessuno.
“Restiamo amici vero?”.
Ed eccola, la domanda che attendevo da quando mi avevi detto che volevi parlare.
Se rimaniamo amici?
Puoi scordartelo che rimaniamo amici, visto che prima mi hai illusa, poi mi hai scopata e alla fine hai detto che dobbiamo finirla qui. Tu che facevi tanto l’adulto, ma che di maturo non hai neanche l’ombra.
Fanculo.
Fanculo te e tutti quelli come te.
Tutti quelli che illudono, usano e lasciano.
Cosa sono io? Un passatempo? Bastava dirlo, coglione che non sei altro, che ti servivo solo per sfogare i tuoi istinti sessuali primitivi. Almeno non mi sarei affezionata a quella faccia da idiota che ti ritrovi attaccata al collo, almeno sarei stata capace di dirtelo quel fanculo che mi ronza in testa.
Ma invece no.
E non te lo dico perché non ho il coraggio, ma semplicemente perché mi fai pena, idiota con scuse da due soldi. Mi fai pena, davvero.
“Certo”, ti rispondo ma vorrei dire ‘mai’, ma guardo la tua espressione tranquilla e vorrei darti un pugno su quel naso perfetto che ti ritrovi.
Davvero. Ti picchierei.
Lo sai vero? Che ora ti farei veramente del male?
“Allora ci vediamo”, dici e te ne vai.
Spera di no, vorrei dirti ma rimango zitta, perché la prossima volta che ti ritrovo, ti faccio del male. Ma non un pugno e finisce tutto lì. No, no. Farò partire la mia immaginazione, le darò briglia libera, dicendole di andare, di dar sfogo a tutto il suo istinto vendicativo femminile, quello che mi rende fondamentalmente una stronza. E poi, nel momento più opportuno, te la scaglierò addosso la mia vendetta e guardandoti dall’alto goderò nel vederti annaspare.
Annasperai come sto facendo adesso io, che piango come un’idiota con la testa sul volante.
Piango perché mi sono fidata di te e tu mi hai tradita.
Piango perché sono stata una stupida, io che mi consideravo intelligente.
Piango perché non ti ho mandato a quel paese.
Piango perché penso alla tua faccia da idiota e ancora il cuore mi batte forte.
Fanculo.
Sì, fanculo anche me.
Cosa avevo fatto?
Eppure eri così bellino e dolce con quella tua giacca nera, quando sei venuto a parlarmi la prima volta, al pub in città. Tu che hai preferito me alla mia amica, che dicendo che è bella è un insulto alla sua bellezza.
Hai preferito me perché sono stupida.
Dov’è che l’hai vista questa scritta? Perché io non la vedo, mi guardo e non vedo altro che i miei occhi tristi.
Fanculo.
Davvero. Vaffanculo.
 
“Che pezzo di merda”, esclama Alison appena sopra la musica del locale.
Alison e la sua innata capacità di descrivere una persona con poche parole mi lasciava sconvolta ogni volta.
Cazzo, hai ragione Ali.
Prendo il mio drink e lo butto giù tutto d’un colpo, sento la mia gola in fiamme, ma è un attimo, il mio cuore invece è a pezzi.
“Non gliele hai date due sberle?”, domandi tu con il volto serio.
Avevo pensato di tirarlo sotto ad un camion, ma il camion non lo guido, quindi lo avevo sostituito con la mia macchina, ma dopo come mi sarei giustificata con i miei? ‘Cara mamma e caro papà, la vedete quella bella ammaccatura sul cofano? Niente di che, ho solo investito il mio ex ragazzo che, appunto, mi ha lasciata’.
Come minimo insieme all’ammaccatura del corpo dell’idiota, al fianco ci sarebbe stata la mia, con sagoma disegnata col gesso sull’asfalto compresa.
“No”.
“Sei un’idiota”.
L’avevo già detto che Alison  era tremendamente brava a descrivere le persone in poche parole?
“Mi ha chiesto di rimanere amici”.
Eccola quell’espressione, quella che ti accusa di essere tu la fessa in tutta la storia.
“Lo ribadisco: sei un’idiota”, dici guardandomi seri.
E hai ragione, maledizione, se hai ragione.
Sono un’idiota, ma cazzo, non ce la facevo più a tenermela questa stupida verginità e poi lui, i suoi occhi, le sue labbra… ecco, lui e quella faccia da stronzo che hai, che mi perseguita in continuazione come a ricordarmi chi mi sono lasciata scappare come se già non lo sapessi.
“Io non so perché l’hai voluto fare con lui”.
Perché non tutti come te sono belli da far invidia ad Angelina Jolie e hanno tutti ai loro piedi di conseguenza.
Ma io questo non te lo dico e abbasso gli occhi.
A vent’anni non si può essere vergini, che cazzo. Non si può.
Ma neanche farsi prendere in giro così, questo probabilmente è ancora peggio.
“Sei bella, Lex, e troverai l’uomo giusto quando meno te lo aspetti”.
Sei una buona amica, Ali, ma il problema sono veramente io. E quell’idiota aveva ragione.
Io me lo aspetto sempre l’uomo giusto, ma tutti quelli che si presentano, beh, sono noiosi. Noiosi da far schifo.
E sinceramente non so come tu possa stare con Liam, che sarà pur bello ma è così uguale a tutti gli altri con quei capelli anti gravità, i jeans con i risvolti, la camicetta abbottonata all’inverosimile, che perde tutta la sua vera bellezza.
E lo vedi anche tu, lo so che lo vedi, lo so che ti annoia quella monotonia di discoteche e musica house.
Lo so, perché annoia me che ascolto la tua noia attraverso le parole.
Sai che ti dico?
Fanculo.
“Fanculo gli uomini”.
Tu fai un sorriso che distrae il barista tanto è luminoso e mi batti il cinque facendo girare i due dietro di noi. Dopo aver mandato giù la tequila, leccato il sale dal dorso della mia mano e essermi messa il limone in bocca mi accorgo di chi è uno dei due che si sono voltati a guardarti.
Fanculo.
Sì, proprio fanculo al tempismo e alla mia sfiga che a quanto pare ha fatto una visita dall’oculista e che ci vede meglio di sempre.
Mi sorride gentilmente e io vorrei sprofondare.
Fanculo, davvero, tanto fanculo. 














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Ciao ragazze, sono Blue e questa è una mia nuova storia che sto progettando in parallelo ad un'altra.
Spero che vi piaccia e mi piacerebbe molto sentire la vostra opinione.
Per ora non ho nulla da aggiungere, visto che non vorrei fare degli spoiler su quello che è il mio progetto futuro.
Non vedo l'ora di ricevere qualche vostra recensione, 
sono sicura che sarete così carine da scrivere almeno dieci parole!

Grazie,

Blue

 
  
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