Fanfic su attori > Coppia Downey.Jr/Law
Ricorda la storia  |      
Autore: ladyElric23    11/01/2014    5 recensioni
Odia i voli intercontinentali.
Un numero quasi a due cifre di ore da passare su aereo sempre con le stesse persone vicino, poche possibilità di sgranchirsi le gambe, magari un vicino fastidioso, ma soprattutto nessuna pausa sigaretta.
No, decisamente Jude e i suoi cerotti alla nicotina che ogni volta si applica al braccio odiano i voli intercontinentali, che certamente sono uno dei pochi lati negativi del suo lavoro, che lo porta spesso a viaggiare. Anche il trentuno dicembre.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

In assenza delle note finali, vi beccate quelle iniziali, mi dispiace.

O forse no. Non so.

Cominciamo:

E’ una one shot, mi è venuta in mente durante il travagliato viaggio di ritorno da Londra una settimana fa (quando c’era la tempesta, ricordate? .-.), e sinceramente avevo anche cominciato a scriverla mentre ero in volo. Poi la signora accanto a me ha giustamente deciso di non farsi gli affari suoi e di spiare quello che scrivevo, quindi onde evitare di essere arrestate per insulti ad alta quota ho deciso di rimandare :D Ed eccola quiii, yeeee.

Ovviamente AU, come sempre, lo sapete. Jude è un antipatico casanova, come sempre, lo sapete. E Rob… boh, non saprei come definirlo. Come sempre, lo sapete (??).

Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, nella realtà sono due attori che sono sposati/divorziati/papà amorevoli e non ci pensano minimamente a conigliare tra loro.

Già.

Niente, questo è tutto.

La storia è molto leggera, ma spero che vi piaccia. L’ho scritta per strappare qualche sorriso, perché fanno sempre bene.

Buona lettura.

 

 

 

 

 

Prima Classe

 

 

Odia i voli intercontinentali.

Un numero quasi a due cifre di ore da passare su aereo sempre con le stesse persone vicino, poche possibilità di sgranchirsi le gambe, magari un vicino fastidioso, ma soprattutto nessuna pausa sigaretta.

No, decisamente Jude e i suoi cerotti alla nicotina che ogni volta si applica al braccio odiano i voli intercontinentali, che certamente sono uno dei pochi lati negativi del suo lavoro, che lo porta spesso a viaggiare. Anche il trentuno dicembre.

L’altro è avere a che fare continuamente con emerite e orgogliose teste di cazzo, ma questa è un’altra storia.

Tornando ai voli intercontinentali c’è però da dire che certamente non vola in economy, e che altrettanto certamente la prima classe offerte tutti i confort possibili ad alta quota: vino e champagne, stuzzichini, champagne, cibi caldi tendenzialmente accettabili, champagne, un bel kit per la notte nel caso di decollo serale e… ha già detto champagne?

Però a volte essere alticci non basta, oh no.

Vogliamo infatti aggiungere a tutto questo che l’aereo è partito in ritardo da New York a causa del mal tempo, cosa che probabilmente manderà a farsi benedire anche i suoi piani per la serata e lo costringerà a saltare gran parte della ormai tradizionale festa all night organizzata dal suo amico Colin? O vogliamo parlare di quanto cazzo si sta muovendo questo aereo?!

Gli sta venendo la nausea.

Respira a pieni polmoni sotto lo sguardo della coppia di anziani seduta accanto a lui, che non hanno fatto altro che blaterare dal momento in cui sono saliti a bordo, ma la situazione non migliora, anzi, gli sta anche entrando il mal di testa; decide quindi di alzarsi, incurante del segnale luminoso che avverte tutti i passeggeri di tenere le cinture allacciate.

Se proprio deve vomitare per stare meglio, pensa, tanto vale che lo faccia di sua spontanea volontà infilandosi due dita in gola.

“Signore, deve sedersi” lo ammonisce una voce profonda alle sue spalle, facendolo voltare.

Tsk, è l’assistente di volo: un ragazzo castano non troppo alto, la cui targhetta appuntata sulla divisa recita un “Robert” a lettere bianche.

Sì, si ricorda di lui, lo ha osservato con fare annoiato mentre eseguiva nel corridoio la spiegazione delle misure di sicurezza ed emergenza. Ormai potrebbe esporle lui stesso, per quante volte le ha viste.

Ma soprattutto,  non bisognava avere una bella presenza e una discreta altezza per diventare assistenti di volo?!

“Non mi sento bene” gli dice soltanto, ignorandolo, accennando un passo.

“Devo insistere” ripete l’altro con tono fermo e un sorrisino finto dannatamente irritante, mentre lo supera e gli blocca la strada con un braccio.

Ma tu guarda che stronzo!

Altro scossone, questa volta più forte, tanto che è costretto a reggersi al sedile davanti per non perdere l’equilibrio,mentre più o meno tutti i passeggeri si lamentano.

“Stiamo attraversando una turbolenza molto forte, deve tornare al suo posto e rimanere seduto con la cintura allacciata fino a quando non vede spegnersi il segnale luminoso”

Robert  indica il segnale in questione sopra la sua testa mentre si accerta che si sieda e che allacci la cintura, seppur con fare scocciato.

Jude odia chi pretende di dargli degli ordini, è per questo che ha aperto una sua agenzia. Solitamente è libero di fare quello che vuole, al massimo è lui a darli.

“Ho la nausea!” sbotta con fare stizzito, quasi per costringerlo a dargli ragione, a farsi assecondare, guardandolo dritto negli occhi con l’intento di provare la sua autorità.

Perché lui è il cliente, e il cliente ha sempre ragione.

Funziona così.

Funziona sempre.

O quasi.

“Nella tasca alla sinistra del suo sedile può trovare un apposito sacchetto di carta, può usare quello, se lo riterrà necessario” è invece la risposta dell’assistente, che gli rivolge uno sguardo di sfida, con tanto di sopracciglio alzato.

E detto questo si allontana, lasciando Law ancora attonito, la sua attenzione richiamata da una signora qualche fila più indietro che gli chiede cortesemente una bottiglietta di acqua naturale.

Jude si sporge dal suo sedile e lo osserva, questa volta incuriosito: è da tanto che qualcuno non lo contraddice, neanche quando è vistosamente nel torto. Eppure questo ragazzo lo ha fatto, e questo lo incuriosisce. Molto.

A Jude piacciono le persone che non si fanno mettere i piedi in testa.

Ed è riuscito a fargli passare anche la nausea, per di più.

Sorride divertito.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il segnale  luminoso che obbliga a tenere le cinture allacciate si spegne, segno che almeno per il momento hanno passato la turbolenza, ma nonostante questo non ha nessuna voglia di alzarsi perché si sente meglio.

Dannatamente annoiato, molto infastidito dalla coppia accanto a lui, ma meglio.

“Se vuole può andare, adesso”

Si volta e nota Robert, il ragazzo di prima, quello interessante, in piedi accanto a lui.

Gli sta sorridendo, sembra volergli dire “Si, lo so, sono stato uno stronzo prima, ma è colpa tua”. Jude ridacchia sommessamente a questo pensiero.

Lo osserva meglio adesso, senza la voglia di mandarlo al diavolo. È un bel tipetto questo Robert: un bel taglio di capelli, un bel visino e un’espressione da schiaffi. E questa noiosa divisa della compagnia aerea sembra essergli stata cucita addosso, perché gli fascia perfettamente il corpo.

Al momento Law sta pensando che un giretto se lo farebbe volentieri, su quel corpo.

Nella più totale noia che lo attanaglia decide quindi di impiegare il suo tempo ad alta quota per raggiungere questo scopo.

Lo fa spesso, e riesce praticamente sempre nel suo tento.

Ma non è colpa sua, è colpa delle compagnie aeree che scelgono sempre del personale piacente.

“Grazie, ma mi sento meglio adesso”

“Bene” sorride e fa per andarsene, però poi ci ripensa. Questo è un gran bel segnale, si. “Ah, volevo anche scusarmi per prima, so di non essere stato molto gentile”

“Gentile. Che piacevole eufemismo” ironizza l’inglese, facendolo sorridere, quasi in imbarazzo.

“Beh, anche lei, però…” lascia in sospeso la frase, sospirando divertito, probabilmente per non peggiorare la sua situazione con un qualche insulto velato.

Jude sta al gioco, ovviamente, perché ogni volta che interagiscono è un passo più vicino al suo obiettivo.

“Io stavo male!”

“Allora vedrò di farmi perdonare”

“Credimi, ci sono parecchie cose che potresti fare per farti perdonare, Robert…” butta lì, senza terminare la frase, per fargli immaginare quello che vuole e sfoggiando il migliore sorriso seducente del suo repertorio.

Però forse ha fatto male i suoi calcoli, a giudicare dall’espressione infastidita dell’assistente di volo mentre inarca un sopracciglio. “Ah, davvero? Ad esempio?”.

Ok, forse è meglio andarci piano.

Vorrebbe davvero evitare di tornare a casa l’ultimo dell’anno con una denuncia per molestie in tasca.

A quanto pare il ragazzo non è incline alle proposte indecenti, come invece lo sono stati molti suoi colleghi prima di lui, e questo vuol dire solo una cosa: niente sesso nel bagno dell’aereo.

Peccato, lo ha sempre trovato eccitante.

“Un bel bicchiere di champagne, ad esempio?”  propone, ostentando innocenza come non faceva da quando aveva dieci anni.

E magari ce lo beviamo insieme?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alla fine non hanno bevuto dello champagne insieme, non lo ha visto cedere alle sue incessanti battutine e soprattutto si è dovuto rassegnare a non avere la sua appagante sveltina ad alta quota.

E questo è un vero peccato, perché il ragazzo sembra davvero avere un culo da dieci e lode.

Per non parlare della solita diceria che se non lo fai a capodanno, beh, non lo fai tutto l’anno. Una tragedia, insomma. Nonché impossibile.

Nelle restanti due ore di viaggio è riuscito a cavargli di bocca solo poche informazioni: lavora per la compagnia da ormai più di tre anni, è americano, cosa che aveva già capito dal suo accento e vive a New York quando non lavora; Ha trent’anni, anche se a dirla tutta ne dimostra poco più della metà, e prima di imbarcarsi su quell’odiosissimo volo intercontinentale era appena atterrato da un diretto  Washington - New York.

Niente di più.

Niente di personale nel vero senso del termine.

Niente che lo faccia sperare in un bel seguito, insomma.

“Signore e signori, stiamo per atterrare all’aeroporto di Heathrow. Siete gentilmente pregati di tornare ai vostri posti e di allacciare le cinture. Vi ringraziamo per averci scelto, vi auguriamo una buona serata e un buon anno” annuncia l’allegra voce di Robert all’altoparlante, diffondendosi in tutta la cabina, procurando più di qualche sorriso tra i passeggeri.

Si, buona serata… buona serata un cazzo!

Manca poco alla mezzanotte e lui è su un cazzo di aereo intercontinentale , e per di più non è riuscito a farsi il sexy assistente di volo.

Nessuno lo rifiutava da… quanto, cinque anni?! Cristo.

Cioè, potrebbe andare benissimo alla festa di Colin, dimenticarsi dell’accaduto e rimorchiare qualcuno nel giro di cinque minuti, ma quel ragazzo ha attirato la sua attenzione e come se non bastasse ha ferito il suo orgoglio. È una maledetto questione di principio.

Certo, probabilmente lo rimarrà, visto l’imminente atterraggio.

Ha già detto che questa non è per niente una buona serata?

 

 

 

 

 

Scende dall’aereo sgranchendosi le gambe e si dirige con aria annoiata al recupero bagagli mentre scrive un messaggio al suo amico, dicendogli di metterlo in lista perché è appena atterrato e ha voglia di divertirsi un po’.

Ritira la sua valigia e sta per premere sul tasto di invio, quando con la coda dell’occhio vede passare una figura vagamente familiare, che attira la sua attenzione; alza lo sguardo e vede Robert che stancamente si sta trascinando dietro un trolley nero.

Istantaneamente rimette il telefono in tasca e gli corre dietro, abbandonando momentaneamente la valigia nel bel mezzo del gate.

“Ehi, aspetta! Robert!” richiama la sua attenzione, facendolo voltare con un’espressione perplessa, raggiungendolo subito dopo.

“Si?” gli chiede lui quasi infastidito.

È chiaro che ha capito il suo gioco.

E Jude è pronto a scommettere che non è la prima volta che gli capita.

“Scusami, mi sono accorto di non essermi ancora presentato: mi chiamo Jude. Jude Law.”

Gli porge gentilmente la mano, che l’altro stringe dopo qualche secondo di silenzio perso a guardarlo con sospetto.

Bene. A quanto pare non è poi così socievole, e dovrà fare a meno di conoscere il suo nome.

Il ragazzo fa per andarsene, dando una fine alla loro conversazione con un “Si, ok” privo di interesse, ma Law ancora una volta lo ferma.

“Torni a casa?”

Ci andiamo insieme?

“Sono in albergo. Abito a New York”

“Da solo?” chiede con velata malizia.

“Si, da solo”

“Non ci credo…”

Lo guarda alzare gli occhi al cielo, sospirando, per poi  fingersi  pensieroso, portandosi una mano al mento.

“Aspetta, sto facendo finta che me ne importi qualcosa…” è la sua acida risposta, prima di afferrare il trolley con mala grazia e iniziare nuovamente a camminare.

E se c’è una cosa che Jude davvero non può evitare di pensare, è che quel ragazzo ha una maledetta necessità di essere scopato come si deve.

“Oh, ma dai, è l’ultimo dell’anno! Porta male! E poi come è possibile che un bel ragazzo come te stia da solo?”

Robert gli rivolge uno sguardo stanco, e forse anche un po’ triste.

No, certamente non è la prima volta che gli capita. Però c’è dell’altro, vero? Qualcosa che non vuole ammettere.

“Sono reduce da quasi dodici ore di lavoro ininterrotto, e riparto tra due giorni, quindi sì, me ne starò da solo in albergo con solo tv e servizio in camera”

Oh, gliel’ha proprio servita su un piatto di argento.

E Jude non sa se mordersi la lingua o se osare con una battuta maliziosa delle sue.

Opta per la seconda opzione, pensando che il ragazzo è evidentemente un tipo difficile e che quindi se proprio deve fallire, tanto vale farlo divertendosi un po’.

Si avvicina al suo orecchio, in modo che solo lui possa sentirlo e gli sussurra un peccaminoso “Io avrei qualche idea per un bel servizio in camera”. Lo vede avvampare e sbattere le palpebre un paio di volte, in cerca probabilmente di qualcosa da dire.

Qualcosa che nello specifico si rivela essere un “Ti hanno mai detto che sei molesto?”.

Non può fare  a meno di stirare le labbra in un sorrisino compiaciuto e divertito, notando come inconsciamente dal lei di poco prima sia passato al tu.

“No,mai” risponde di rimando, sorridendo maggiormente. “Però per te posso essere quello che vuoi…”

 

 

 

 

 

 

 

 

“E’ così che fai di solito per rimorchiare?” gli chiede Robert, una mano che inconsciamente va a ravvivare i capelli, probabilmente un gesto nervoso. “Un bel sorriso e una battutaccia?”.

Oh, quindi pensa che abbia un bel sorriso. Bene, è pur sempre un inizio. Una base.

“Oh no, di solito capitolano tutti per molto meno. Sei tu che mi fai dannare…” ironizza Jude, facendolo ridere, imbarazzato. “Ma sono sicuro che ne varrà la pena…” aggiunge poi, leccandosi le labbra, vedendolo boccheggiare mentre sorride abbassando la testa, distogliendo lo sguardo.

Ha delle labbra dannatamente invitanti. E anche un bel sorriso, lo nota solo adesso, mentre lo vede cedere, parola dopo parola.

“Mi sento lusingato, allora”

“Dovresti. Hai attirato la mia attenzione”

“Non mi sembra così difficile, però…” commenta inarcando un sopracciglio, tornando a sfidarlo, puntando lo sguardo dritto nel suo.

“Si, invece” risponde semplicemente Law, facendosi più vicino. È sicuro di avercela quasi fatta. “Senti… un mio amico organizza questa festa a Kensington, se decidessi di rivedere il tuo emozionante piano per la serata potresti farci un salto…”

“Non credo che…”

La sua mano va a cercare il porta biglietti da visita nella tasca interna della sua giacca e gliene porge uno.

“Ovviamente non posso costringerti a venire, ma ammetto che mi piacerebbe molto passare un po’ di tempo con te…” butta lì l’esca, usando il suo migliore tono seducente.

Aspetta speranzoso.

Lo vede rigirarsi il proprio biglietto da visita tra le mani con aria pensierosa, per poi scuotere la testa con un sorrisino appena accennato.

Indeciso, Robert? Spero di si.

“Non vado a letto col primo che passa”

Sembra volersi in qualche modo convincere da solo, mentre gli rivolge uno sguardo indecifrabile.

“Io non sono il primo che passa” gli sussurra quindi con voce roca, improvvisando un ultimo attacco alle sue difese, per poi avvicinarsi nuovamente al suo orecchio, sfiorando il suo corpo con premeditazione e gesti perfettamente calcolati. “E tu lo sai”.

 

 

 

 

 

 

Non è riuscito a convincerlo, alla fine, ma solo a strappargli la promessa di chiamarlo se avesse deciso di non murarsi in hotel, magari per andare alla festa a cui lo aveva invitato.

Sarebbe divertente.

Oh, eccome se lo sarebbe

Lo vede allontanarsi, ancora col suo biglietto da visita in mano, quando si rende conto di non sapere ancora il suo nome.

“Ehi, almeno me lo dici come ti chiami?”

Robert si volta, le labbra increspate in un sorriso.

“Downey. Robert Downey”

Robert Downey.

È un bel nome, gli piace, suona bene.

E probabilmente non avrà più modo di pronunciarlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È  appena uscito dal suo appartamento e salito su un taxi, diretto alla festa di Colin, quando sente il cellulare vibrargli nella tasca dei pantaloni scuri.

Inizialmente crede che sia l’ennesimo messaggio di auguri a cui non risponderà fino a quando non avrà un’adeguata dose di alcol in circolo, poi però la vibrazione si fa più insistente.

Una chiamata da un numero sconosciuto.

Decide di rispondere.

“Wow, ce ne hai messo di tempo” lo canzona una voce allegra dall’altro lato.

“…Con chi parlo?” è invece la risposta perplessa di Jude, che quella voce non la riconosce.

Dopotutto come potrebbe, si conoscono appena.

“Sono cercato di rimorchiare poco fa, con una certa, molesta, insistenza”

Sorride, lasciandosi andare sul sedile posteriore del taxi, mordendosi il labbro inferiore.

“Ciao, Robert Downey” cambia completamente il tono di voce, sfoggiando una voce bassa e sensuale, guadagnandosi un’occhiata del tassista attraverso lo specchietto retrovisore.

“Ciao, signor Law”

“A cosa devo il piacere?”

“Credo di aver cambiato il mio programma per stasera…”

“Ah si?” si morde la lingua per non dire niente di pungente, per non affrettare le cose.

Se la prende con calma, gioca con lui, anche perché questa telefonata ha un  qualcosa di tremendamente  eccitante.

“Già… a quanto pare ceno con te”

Jude chiude gli occhi, lasciandosi andare ad un’esultanza silenziosa e ad un sorrisetto sexy.

“…Adesso si dice cena?” lo prende in giro, sentendo la sua risata vicino all’orecchio.

È strano quanto le persone siano in difficoltà a parlare apertamente di sesso. Eppure è la cosa più naturale, e probabilmente appagante, che esista.

“Dove vuoi andare?” chiede poi, con l’idea di assecondare quel ragazzo che ancora una volta riesce però a stupirlo.

“Sono al Premier Inn Hotel. 15 Bath RD, Heathrow. Camera 205”.

Altro sorriso, l’ennesimo, ad accompagnare ed assecondare la sua voce sensuale.

“Servizio in camera, eh?”

“Se per te è un problema, non importa…”

“Arrivo” è l’unica cosa prima di riattaccare, immaginandoselo mentre ridacchia divertito e dannatamente conscio dei sui mezzi.

Si sporge verso l’autista, comunicandogli che ha cambiato idea e che deve tornare indietro. Al Premier Inn Hotel di Heathrow.

 

 

 

 

 

 

 

Le porte dell’ascensore si aprono con un leggero suono metallico, facendogli mettere piede al secondo piano dell’hotel.

Stanza 201… 202… 203… 204…

205.

Bussa e rimane in piedi davanti alla porta, che dopo pochi secondi si apre rivelando la sua attraente conquista; Robert Downey è appoggiato allo stipite della porta con indosso un semplice paio di jeans, una maglietta e un cardigan scuro.

Jude non ha mai amato i cardigan, ma è sicuro di poter fare un’eccezione.

Gli piace quello che vede. Molto, anche. Lo trova attraente in maniera vergognosa.

Decide di dirglielo.

“Ehi, sexy” lo saluta, sentendolo ridacchiare, per poi mordersi il labbro inferiore.

Mhm, quella bocca…

“Hai visto, ti ho chiamato alla fine. Sei soddisfatto?” lo prende in giro, ma senza mai distogliere lo sguardo dal suo.

“Molto” si ritrova ad ammettere, squadrandolo nuovamente da capo a piedi, impedendosi di fare la prima mossa perché vuole torturarlo un po’, prima.

Infatti rimangono a fissarsi per ben più di qualche secondo, ancora sulla porta.

Poi Downey sorride ancora, la lingua tra i denti, ed è costretto a cedere.

“Vuoi rimanere sulla porta tutta la notte, o hai intenzione di fare qualcosa, Jude?” calca particolarmente sul nome, avvicinandosi un poco, guardandolo ancora con sguardo sporco dal basso di quei pochi centimetri che li dividono.

Anche sfrontato.

Dio, se gli piace!

Prevede scintille per stanotte, veri e propri fuochi di artificio.

E si sta ripromettendo di farlo urlare, ansimare e gemere come nessuno ha mai fatto prima.

Si avvicina al suo orecchio, sfiorandolo appena con le labbra.

“Ti assicuro che tra poco mi supplicherai di continuare, mi pregherai di non fermarmi” sussurra, scendendo sul collo mentre entra nella stanza chiudendo la porta e schiacciando Robert contro di essa.

“Mai supplicato in vita mia…” sospira l’altro, lasciandolo fare, lasciandogli prendere il totale controllo della situazione. Anche quando gli blocca i polsi di lato alla sua testa.

È forte Jude, e passionale. E gli piace avere il pieno controllo.

Sorride contro la sua pelle, per poi iniziare a morderla subito dopo.

“C’è sempre una prima volta”

E sorride quando sente un primo sospiro carico di aspettativa lasciare le labbra di Robert Downey.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Coppia Downey.Jr/Law / Vai alla pagina dell'autore: ladyElric23