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Autore: michaelgosling    11/01/2014    2 recensioni
1935. Una bambina olandese di nome Henny viene mandata a vivere in America perchè in pericolo: sebbene non sia qualcosa a cui Hitler è contrario rischia molto per via di qualcosa di segreto che riguarda il padre.
1947. Henny si ritrova ad essere testimone di una serie di omicidi: è l'inizio di una catena di eventi riconducibili a quel segreto a lei nascosto per anni e che la porteranno ad essere nuovamente in pericolo.
Si svelerà mai questo segreto? E perché qualcuno la vuole morta?
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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15 CAPITOLO 30. RIMPIANTI E RIMORSI

Non è vero.
Non lo sto facendo davvero.
E invece sì.
Lo stava facendo davvero.
Lui, Colton Butler, l'americano più ossessionato dalla distanza dagli altri e dall'eccessiva pulizia, stava rovistando con le mani in un grande bidone della spazzatura, che se ne stava in un vicolo buio, frequentato solo da barboni e animali randagi come cani, gatti e topi.
Fino a qualche mese prima, il detective avrebbe preferito morire piuttosto che fare una cosa del genere, e invece lo stava facendo.
Nessuno lo stava costringendo.
Nessuno sapeva cosa stesse facendo.
Era stata una sua decisione.
Una decisione che poco tempo prima mai e poi mai si sarebbe sognato di prendere.
Non sapeva neanche lui perchè lo stesse facendo.
Era stata una decisione istintiva, quasi stupida, alla quale non aveva ancora riflettuto.
Per tutto il tempo stava pensando a continuare quello che stava facendo, e non sul perchè.
Non gli interessava.
Quando le sue mani toccarono qualcosa di peloso, si sentì sollevato.
Prese quella "cosa" senza stringerla troppo e la fece uscire dalla spazzatura.
Un piccolo e gioioso cucciolo di cane si dimenava tra le braccia del detective, ma non sembrava volesse andarsene.
Si dimenava perchè era stato là sotto per tanto tempo.
Troppo.
Colton sorrideva: ce l'aveva fatta.
L'aveva trovato.
Non aveva trovato un cane.
Aveva trovato il cane.
Nonostante le cose con Henny fossero cambiate, lui non si era certo dimenticato di tutte le discussioni che avevano avuto, la maggior parte delle quali, se non tutte, a causa sua.
Si ricordava di quel vicolo e di quel cane.
Henny era scappata via perchè aveva appena scoperto che Peyton era morta, e lui l'aveva inseguita per impedire che venisse uccisa.
Ricordava di averla trovata con quel cane, che lei non voleva lasciare.
Ricordava il disgusto che aveva provato nell'aver visto un cane puzzolente, che era direttamente proporzionale alla gioia che stava provando ora nell'essere lui, stavolta, a tenere quel mucchio di pelo tra le braccia.
Ricordava ogni parola della loro conversazione.
La tristezza di lei, e la sua cattiveria.
"Ti odio" le aveva urlato.
Lo aveva urlato con evidente disprezzo, e non aveva mentito.
Allora la odiava davvero, ma ora, a ripensarci, si sentiva uno schifo.

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"Colton... la tua giacca si muove." notò Henny, indicando il punto con un dito.
"Forse dovresti dare un'occhiata." fece in tono scherzoso il detective, non vendendo l'ora di vedere la faccia della ragazza.
Lei, incuriosita, obbedì, e non appena aprì di un poco la giacca, vide un musetto familiare apparire.
"Ma... ma... lui.... lui è....."
"Sì. E' proprio lui. Ho pensato che tu passi molto tempo qui e non potendo uscire ti annoierai... così... ti ho portato un amico."
"Colton io non so cosa dire."
"Non devi dire niente infatti. Prendilo e basta. E' tuo. Non credo abbia dei padroni."
"Ma... a te va bene che un cane stia qui? Potrebbe rompere qualcosa."
"E' solo una casa. Anche se accadesse, non è la fine del mondo."
Henny guardò l'uomo sia con evidente felicità sia con evidente perplessità.
Gli andava bene che tenesse un cane anche se non molto tempo prima aveva detto "Dio mio che schifo. Molla subito quel cane puzzolente prima che mi venga un attacco isterico!".
Gli andava bene la possibilità che un oggetto avrebbe potuto rompersi anche se non molto tempo prima aveva detto "Non ti azzardare a rubare o rompere qualcosa. Se lo fai, non mi interessa se non hai soldi, me lo ripaghi. Fino all'ultimo centesimo. Sono stato abbastanza chiaro?!?".
Non riusciva a credere che l'uomo che aveva davanti era lo stesso Colton Butler che inizialmente la spaventava.
Era quasi un sogno.
Un bel sogno.
"Grazie Colton. Grazie davvero." mormorò lei, sfoggiando un enorme sorriso.
"Adesso devo andare. Mi dispiace... ma si è fatto tardi."
"Sì certo. Tranquillo."
Ma rimase lì.
Adesso vado.
Devo.
Ma non si muoveva.
Aveva uno sguardo perso su Henny, come se fosse sotto una specie di incantesimo.
Erano vicini.
Terribilmente vicini.
Colton riusciva a sentire il sospiro della ragazza, e lei riusciva a sentire il suo.
Devo andarmene.
Non posso restare qui.
Devo.
Devo.
Devo.
Facendo una fatica enorme, Colton riuscì finalmente ad allontanarsi e ad uscire dall'abitazione.
Non poteva restare un secondo di più.
Chissà cosa sarebbe potuto succedere.

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Erano passati un paio di giorni ormai, e mentre Colton si stava dirigendo verso l'abitazione della ragazza, si sentiva soffocare.
Oh cavolo.
Sicuramente dovremo affrontare l'argomento.
E che le dico?
Non lo so più neanch'io cosa mi sta succedendo.
Quei pensieri sparirono miseramente quando vide la casa praticamente distrutta.
Le mura erano piene di buchi di proiettili, e le finestre erano distrutte.
Fregandosene di tutto e di tutti, anche delle regole stradali, Colton abbandonò l'automobile in mezzo alla strada e corse più veloce che potè verso l'abitazione.
Sarei dovuto venire prima!
Perchè non sono venuto prima?
Perchè sono uno stupido!
E se le fosse successo qualcosa?
Se fosse morta?
No.
No non può essere.
Mi rifiuto.
Lei non... non può essere morta.
Dio ti prego fa che stia bene.
Che idiota sono stato.
Avrei dovuto baciarla quando potevo farlo.
Se... se le capitasse qualcosa io... io...
Io.....
Io la amo.

SALVEEEEEE :D ECCOMI QUA :D SPERO QUESTO CAPITOLO VI PIACCIA :D FATEMI SAPERE :D GRAZIE A TUTTI PER LE RECENSIONI! A PRESTO



  
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