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Autore: germangirl    11/01/2014    15 recensioni
Kevin, Jenny e Sarah Grace.
Lanie e Javier.
Rick e Kate.
Pensieri, parole e gesti al termine di “Under fire”.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Javier Esposito, Jenny Duffy-O'Malley, Kate Beckett, Lanie Parish, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Li osserva dalla porta della stanza, incerto se entrare o fermarsi lì a vegliare su di loro, a distanza. Da una parte non vorrebbe disturbarli, dall’altra è così felice di vederli tutti e tre insieme, sani e salvi, che non può fare a meno di averli vicini. Ha quasi rischiato di perderli oggi. Ci è mancato poco che non riuscisse a conoscere la sua nipotina.

In barba alla genetica.

Sarah Grace è la figlia di un uomo che per lui è come un fratello, ergo è sua nipote. Punto.

Jenny riposa serenamente nel suo letto, vicino alla culla che accoglie Sarah Grace, un miracolo venuto alla luce in un’ambulanza a pochi metri dall’edificio nel quale suo padre ha rischiato di morire, inghiottito da un incendio. Deve essere stato terribile per lei: Dio solo sa dove abbia trovato la forza per partorire la sua piccola dopo quella telefonata straziante in cui Ryan praticamente le aveva detto addio. E ringraziando il cielo è arrivata una bambina: un moccioso irlandese, pallido e biondiccio, non si sarebbe mai potuto chiamare Javier. Ci ha scherzato sopra quando ha sentito il suo partner parlare con la moglie e suggerirle quel nome, se fosse stato un maschio. Latte e miele è sempre stato un uomo sensibile ed emotivo, decisamente troppo. Ma anche se Esposito ha la maschera del duro, nel profondo del cuore quel gesto lo ha toccato e lo ha commosso, anche se non lo ammetterà mai, nemmeno sotto tortura.

Nel letto vicino, al di là della culla, c’è proprio Kevin. Gli hanno ripulito il viso e gli hanno fatto indossare una maschera per l’ossigeno, ma non ne ha voluto sapere di allontanarsi dalle sue ragazze. E’ stato grazie all’intervento di Castle che gli hanno rimediato un posto nel reparto maternità. La capoinfermiera del turno di notte, infatti, si è rivelata essere una sua grande fan e lui è immediatamente entrato in modalità “scrittore famoso affascinante, praticamente irresistibile”, e il risultato è che Kevin si è fatto medicare velocemente ed ora eccolo lì che riposa, a pochi centimetri da sua moglie e da sua figlia. Ha qualche leggera ustione e contusione, specialmente sulla gamba che è rimasta schiacciata dalla trave di cemento, ma tutto sommato sta bene. Certo, con la sua pelle diafana le scottature ci metteranno un po’ a guarire, ma la cosa che conta è che adesso è lì con le donne della sua vita. Si è addormentato su un fianco, girato verso Sarah Grace e Jenny, quasi a non volersi staccare da loro nemmeno visivamente.

Anche Javi dovrebbe riposare, ma non ha resistito a venire a trovare una parte della sua famiglia, così ha approfittato del fatto che Lanie si fosse appisolata sulla sedia, si è trascinato fino alla loro stanza ed ora osserva con tenerezza la sua nipotina. Con l’indice le accarezza appena una guanciotta, poi scende sulle manine chiuse a pugno e lei fa una smorfia con il naso, apre la mano destra e afferra subito il dito dello zio, stringendolo con forza. Sarà anche un duro, ma un’ondata di dolcezza lo travolge e una lacrima gli scivola furtivamente lungo la guancia. Accidenti, è sempre colpa di Kevin. Anche quando ha chiesto a Jenny di sposarlo, davanti a tutto il Distretto, Javier Esposito si è commosso: per fortuna, in quell’occasione tutti erano impegnati dapprima a fingere di non osservare con attenzione cosa stesse facendo il detective Ryan e poi a congratularsi con i futuri sposi, così era riuscito ad asciugarsi gli occhi senza farsene accorgere. E per fortuna, anche qui non c’è nessuno che lo vede: deve mantenere la sua immagine da macho, non può certo farsi beccare a piagnucolare come una femminuccia.

“Javi, che ci fai qui?” gli chiede Jenny sottovoce. Appunto, beccato subito.

Quelle parole lo fanno sussultare: non si era accorto che la neomamma si fosse svegliata.

“Hey, volevo solo assicurarmi che steste tutti bene… Jenny, hai fatto una magia, lo sai?” le dice sorridendo e facendo un cenno con la testa ad indicare la cucciola.

“Già… devo ammettere che la tua Lanie è stata fantastica. Senza di lei non ce l’avrei fatta!”

“Sì… è una donna speciale…” commenta Esposito, sempre sussurrando.

Per non svegliare padre e figlia e, più che altro, per non far percepire a Jenny quanto la commozione gli abbia incrinato la voce.

Rimangono in silenzio alcuni secondi, intenti a fissare la piccola che continua a fare delle buffe smorfie con il viso, senza mai mollare il dito dello zio.

Poi Jenny riprende: “Kev mi ha raccontato che sei stato un leone là sotto e che hai sollevato una trave di cemento pesantissima… Grazie, Javi, lui è vivo anche per merito tuo… Sembra che stasera tu e Lanie siate stati entrambi fondamentali per la nostra famiglia!”

Javier sta per risponderle quando una voce ben nota, proveniente dalla porta della stanza, sussurra: “Detective Esposito, lo sapevo di trovarti qui. Che ci fai fuori dal letto e senza maschera per l’ossigeno?” Parla sottovoce ma il tono è inconfondibile e riesce a farlo sussultare. Come sempre.

“Chica, dovevo assicurarmi che il mio partner e le sue ragazze stessero bene” le risponde senza voltarsi, continuando ad osservare la sua nipotina e non riuscendo a togliersi un sorriso dalle labbra davanti a quell’esserino minuscolo avvolto da un pagliaccetto tutto rosa. Anche se è ancora alle sue spalle, si immagina Lanie con le mani sui fianchi e lo sguardo che non perdona.

La dottoressa Parish alza gli occhi al cielo e scuote la testa, poi scambia un’occhiata d’intesa con Jenny e dice: “Ora che hai visto che qui è tutto sotto controllo, vorresti cortesemente seguirmi nella tua stanza e metterti a letto? Forza, su, fra poche ore potrai giocare di nuovo a fare lo zio, ora vedi di fare il paziente, ok?”

Javi si libera dalla stretta di Sarah Grace, le lascia un bacio delicato sulla fronte, poi si gira verso Jenny e bacia anche lei sulla guancia, congedandosi dalla famiglia Ryan per farsi scortare dalla sua Lanie verso la stanza che gli hanno assegnato. Osservando Kev, Jenny e la loro piccola ha sentito, forse per la prima volta nella sua vita, che anche lui vorrebbe avere qualcosa del genere nel suo futuro, magari proprio con la bella anatomopatologa che si sta prendendo amorevolmente cura di lui in questo momento.

Giunti nella camera, Lanie aiuta Javier a salire sul letto e lui solo in quell’istante si rende conto che la donna sta tremando. “Hey, chica, tutto bene? Hai freddo?”

“N-no… è tutto a posto” risponde la dottoressa Parish, evitando di guardarlo negli occhi e fingendo di essere intenta a sistemargli coperte e lenzuola.

Ma Javi non demorde.

La conosce e sa che non va per niente bene.

Le prende una mano e gliela stringe forte.

Di fronte a quel gesto, Lanie scoppia a piangere, così che Esposito, con qualche difficoltà, si mette seduto sul letto e la tiene stretta fra le braccia, sussurrandole che è tutto finito, che lui e Ryan sono vivi e che Jenny e la piccola stanno bene. Dopo alcuni minuti, la crisi sembra essere passata. I singhiozzi diminuiscono e Lanie sembra tranquillizzarsi, ma rimane ancora aggrappata al collo di lui. E da quella posizione, come se si vergognasse a mostrargli il proprio volto rigato dalle lacrime, comincia a parlare, con un filo di voce: “Ho temuto di perderti. Già quando ho eseguito l’autopsia sul tuo sosia, qualche mese fa, mi ero sentita morire, ma oggi ho davvero avuto paura che non ti avrei mai più rivisto.”

Al sentire queste parole, Esposito chiude gli occhi e stringe la donna ancora più forte a sé. Anche lui ha avuto la sensazione che non ce l’avrebbero fatta e Lanie è stato il suo ultimo pensiero.

“E poi c’era Jenny. Lei aveva bisogno di aiuto e io non potevo crogiolarmi nella mia angoscia. Sono un medico, ma oggi per me è stato difficilissimo fare il mio lavoro: come potevo aiutarla sapendoti in quell’inferno? … Non ti azzardare mai più a ficcarti in un casino del genere, Javier Esposito, è chiaro?”

Eccolo qui, il tono perentorio della dottoressa Parish, il suo marchio di fabbrica.

“Hey, chica, va tutto bene. Sei stata spettacolare con Jenny e Sarah Grace. E io sono orgoglioso di te. Adesso però riposiamo, ok? Sdraiati qui con me, dai…”

In pochi minuti, cullati dal reciproco respiro, Lanie e Javi si addormentano. Il regolamento dell’ospedale non permette certo che un visitatore condivida il letto di un paziente, ma stasera di rispettare le regole non gliene frega proprio niente. Hanno ancora alcune cose da sistemare nel loro rapporto, devono chiarirsi su ciò che vogliono per il loro futuro, ma ne parleranno domani. Adesso ciò di cui hanno bisogno è di stare l’uno nelle braccia dell’altra.

 

Nel frattempo, Rick e Kate sono arrivati al loft. Dopo aver accompagnato i ragazzi, Jenny e Sarah Grace all’ospedale ed essersi assicurati che stessero tutti bene, sono andati al Distretto per fare rapporto al Capitano Gates, che ha stretto la mano ad entrambi, complimentandosi con Rick per il suo contributo fondamentale nell’identificare il piromane. Castle è ancora stordito, sia per l’angoscia che ha provato nel sapere i suoi amici prigionieri in quell’inferno, sia – o forse soprattutto – per il gesto di stima di Victoria Gates. Un’altra cosa che lo turba è l’odore acre del fumo. Gli ha riportato alla mente il ricordo dell’appartamento di Kate saltato in aria anni fa. In quell’occasione aveva visto esplodere la casa della sua musa e le fiamme che erano divampate dalla finestra gli avevano fatto temere il peggio. Anche se Kate se l’era cavata con una leggera ustione su un braccio, l’odore del fumo gli era rimasto impregnato nelle narici per giorni.

Appena entrano nel loft, Rick fa un respiro profondo e commenta: “Hell of a day!”

Kate sorride, ripensando all’altra occasione in cui aveva usato questa espressione: Castle aveva appena salvato New York dall’esplosione di una bomba sporca semplicemente strappando tutti i fili dell’innesco. Poi si volta verso di lui e lo abbraccia stretto. Sa perfettamente quanto la giornata abbia provato entrambi. Gli sguardi che si sono scambiati, per farsi forza mentre non avevano idea se i loro amici sarebbero mai usciti da quell’edificio in fiamme, dicevano più di mille parole: hanno condiviso l’angoscia di saperli là dentro, la sensazione di impotenza, la preoccupazione per Jenny e poi la gioia di veder uscire Esposito e Ryan, ammaccati ma vivi, e di avere la certezza che Sarah Grace sarebbe cresciuta con un padre.

“Kate, tesoro…” Rick spezza il silenzio. “Non ti sentire responsabile per ciò che è successo. E’ colpa del piromane, non tua.”

“Lo so, è che loro sono la mia squadra ed è mio compito prendermi cura di loro quando sono al lavoro. Lo devo ai ragazzi, a Jenny e a Lanie. Oh, e ora anche a Sarah Grace!” confida Beckett con un sospiro.

“Ecco che è tornata la mia partner. Non so se la conosci. Pretty girl. Thinks she can leap tall buildings in a single bound, carries the weight of the world on her shoulders.” Kate solleva gli occhi verso di lui e sorride, mentre Castle riprende: “yet still manages to laugh at some of my jokes.

Scuotendo la testa, Beckett continua: “Sai, stavo pensando che negli ultimi mesi ho quasi perso il mio fidanzato, ho trovato dei sosia dei miei più cari amici fra le vittime e oggi i miei ragazzi stavano per finire arrostiti. E in tutto questo dovrei anche organizzare un matrimonio….”

“Non solo, Kate. Stavo pensando che dovremmo anche fare un bambino. Un maschietto. E chiamarlo Cosmo!”

“No, Castle, non se ne parla. Toglitelo dalla testa. I nomi li scelgo io.”

“Nomi? Plurale? Quanti bambini vuoi, Kate?” chiede Rick speranzoso, spalancando gli occhi dalla sorpresa, mentre Beckett si allontana da lui, dirigendosi verso la loro camera.

“Beh, in questi mesi abbiamo anche incontrato un time traveller che ha parlato di tre figli…” gli dice mentre comincia a togliersi i vestiti, ancora disgustosamente impregnati di fumo.

“Oh… vero. E per farne tre ci vuole tempo e dedizione. Ti va di cominciare subito?” propone Castle, seguendola in camera e cominciando a sua volta a spogliarsi.

Dopo la preoccupazione che hanno provato nelle ultime ore, hanno entrambi bisogno di festeggiare la vita. E di sicuro il modo che hanno scelto è uno dei migliori.

 

Nota dell’autrice

Dopo un episodio adrenalinico, sicuramente i nostri beniamini avevano bisogno di un po’ di dolcezza… o almeno, io me li sono immaginati così.

Grazie – come sempre – al mio angelo custode e grazie a chi di voi mi ha dedicato il proprio tempo ed è arrivato fino qui.

Baci,

Deb

  
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