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Autore: Giulls    12/01/2014    9 recensioni
«Le regole sono semplici: avrete a disposizione tre minuti per ogni ragazzo. Non appena sentirete la campanella il vostro incontro terminerà e voi avrete la possibilità di inserire sulla vostra scheda di gradimento “sì” o “no” accanto al numero della persona appena conosciuta. Al termine della serata raccoglieremo le schede e verificheremo gli incroci di gradimento. Se l'incontro risulterà positivo da entrambe le parti invieremo entro 48 ore i rispettivi dati personali. Questo è tutto, vi auguro una buona serata e un buon divertimento»
...
Edward Cullen è un pediatra dell'ospedale di Seattle e ritiene stupidi gli speed dating. Isabella Swan è una fotografa freelance e lei li odia sul serio. Eppure è lì che si incontreranno. Cosa accadrà tra i due?
Mini-ff, OOC, AU
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Speed dating


1) Vale la pena dare una chance al destino?


«Alice, è una follia!» ribadisco per la centounesima volta mentre Alice Brandon, la mia migliore amica sin da quando portavamo il pannolino, parcheggia davanti al ristorante Eclipse.
«Che sarà mai,» sbuffa e spegne il motore della sua Porsche giallo canarino, «è un'occasione per fare qualcosa di diverso, per conoscere gente nuova! Sei sempre la solita brontolona, Bells»
Alzo gli occhi al cielo e maledico il momento in cui ho deciso che le dovevo un favore. L'Eclipse è uno dei ristoranti più in voga di Port Angeles, città che dista qualche chilometro da Forks, il buco più piovoso d'America da dove provengo io, gestito dal mio ex compagno di torte di fango Jacob Black. È un posto fantastico e la cucina è davvero ottima. Adoro andare lì ad abbuffarmi, fosse per me mi ci accamperei tutti i giorni, tranne il giovedì: è da un paio di mesi che per avere una maggiore clientela Jacob ha dato inizio alla serata dello speed dating, nuova arte del rimorchio. Ho sempre detestato questo suo nuovo progetto e non l'ho mai nascosto. Come puoi decidere se una persona è il tuo potenziale nuovo amore in tre miseri minuti? Come so che i minuti sono solo tre? Mi sono documentata, non potevo di certo prendere in giro il mio amico senza sapere di cosa si stesse parlando!
Nonostante le pressioni di Alice, sono sempre riuscita a scampare a questa tortura fino a questa sera. “Ci divertiremo!”, ha sempre esclamato, “È un'occasione nuova per incontrare nuove persone!”, oppure , “Tu non hai idea dei fighi che vengono il giovedì! I tuoi occhi mi ringrazierebbero”.
Lei, ovviamente, ci viene spesso. Dopo il suo flirt estivo con Embry ha deciso di volere una storia seria, sta cercando l'amore… davvero crede che potrà trovarlo qui, in mezzo a uomini che snocciolano belle e false parole solo per riempire un buco?
«Non sono brontolona, semplicemente difendo i miei ideali. Mannaggia a me quando ti ho chiesto di aiutarmi con i cani della signora Meyer»
Mi lancia un sorrisetto divertito prima di uscire dall'auto ed io, sconsolata e rassegnata, la seguo.
Il giovedì sera il mio ristorante preferito si trasforma in qualcosa di totalmente strano: candele accese su ogni tavolo, luci rosse soffuse e l'aria densa di elettricità nonostante manchino più di dieci minuti all'inizio di tutta questa cretinata.
Mi viene da vomitare, per la miseria!
«Non posso crederci! Quando Alice mi ha mandato un messaggio ho temuto che fossi stata posseduta da chissà quale strana creatura, e invece… sei così tu, Bells!» mi sbeffeggia Jake e i suoi occhi non si scollano dai miei neanche per un momento.
«Ah, ah, ah, sei davvero spiritoso, Jacob» rispondo con una smorfia e incrocio le braccia sotto al seno.
«Beh, è strano vedere proprio questa sera la persona che più disprezza questo genere di incontri per allocchi single»
«Detto dall'organizzatore questa cosa mi fa sorridere» lo punzecchio e lui mi sorride dolce.
Jacob ha una specie di cotta per me da anni. È stata Alice a farmelo notare, dicendomi che con me si comportava diversamente: sempre sorridente, sempre disponibile e infinitamente dolce. Ha addirittura cominciato a dire che il sorriso che mi rivolge è diverso da quello che rifila agli altri. Quando mia madre l'ha saputo – la mia migliore amica quando vuole sa essere una rana dalla bocca larga – ha cominciato a dare di matto, diventando ancora più bislacca, e ad ogni telefonata mi ripete sempre che saremmo perfetti insieme. Il problema è che non ce lo vedo nei panni di fidanzato: Jake è… è Jake. È l'amico che da bambini mi faceva soffiare una finta candelina su una finta torta di fango, il ragazzo che mi ha insegnato a fare l'alfabeto coi rutti – sport che fortunatamente ora non pratico più – è un gran bravo ragazzo, si può dire il ragazzo perfetto, ma non per me.
«Cosa ti ha spinto a provare?» domanda.
«La nana al mio fianco,» replico e mi becco una borsettata sulla spalla, «ti prego, dimmi che questa cosa non durerà troppo»
«Sono sicura che ci divertiremo,» si intromette la piccola hobbit e si avvicina ad abbracciare Jake, «come va, ragazzone? Sono secoli che non ci vediamo»
«Tutto bene, Alice, tu? Ti sei divertita a New York?»
«New York durante la settimana della moda è meravigliosa. Ho fatto un po' di shopping e ho una cosina anche per te. Te la porterò uno di questi giorni»
«Grazie,» le dice baciandole la guancia e poi torna a prestarmi attenzione, «volete bere qualcosa nel frattempo?»
«Beh, un Martini io lo prendo volentieri… tu, Bella?»
«Per me una cola, grazie»
Seth, ultimo acquisto dell'Eclipse e nostro nuovo amico, ci raggiunge e ci mostra i nostri posti: il tavolo di Alice sarà il 7, mentre il mio il 16. Non so se essere sollevata o meno per questa lontananza: mi imbarazza sedermi attorno gente completamente sconosciuta, ma allo stesso tempo ne sono entusiasta… la mia migliore amica mi sembra leggermente su di giri e mi spaventa.
«A cosa servono?» domando a Seth non appena mi porge una busta e una penna.
«È una scheda di gradimento, ma ti spiegherà tutto Jacob più tardi,» risponde e ridacchia, «respira, Bells»
Gli faccio un sorriso di circostanza e non appena se ne va sposto lo sguardo verso Alice: non riesce a stare ferma sulla sedia, dire che è in fibrillazione probabilmente è un eufemismo.
«Ali, calmati!» la riprendo e lei mi fa la linguaccia, «Ma tu sei così tutti i giovedì?»
Pian piano la sala si riempe e tutti i tavoli vengono occupati quasi immediatamente: va davvero così tanto di moda lo speed dating? Due ragazze, nei due tavoli di fronte a me, chiacchierano tra di loro: la prima, una morettina, racconta che è qui perché spera di incontrare la sua anima gemella, mentre la seconda, una rossa tutte curve, vuole un amichetto con cui giocare stasera perché “rimorchiare nelle discoteche è così demodé”.
Jake si mette in mezzo alla sala e si schiarisce la voce.
«Buonasera, signore,» ci saluta con un sorriso smagliante e sento la ragazza del tavolo accanto a me sospirare, «e benvenute all'Eclipse. Colgo l'occasione per dare il bentornato ad alcune di voi, riconosco diversi volti, e il benvenuto a chi non è mai venuto, invece,» dice guardando me e alzo gli occhi al cielo, «le regole dello speed dating sono semplici: davanti a voi avete una busta con dentro una scheda di gradimento, una spilla col vostro numero identificativo e, ovviamente, un buono per un drink al nostro bar, usufruibile in qualsiasi momento. Il tutto si svolgerà in un'ora e mezza. Avrete la possibilità di parlare con venticinque dei quaranta ragazzi che si trovano nell'altra stanza. Siete davvero in tante e ho dovuto fare due gruppi. Ogni incontro durerà tre minuti e a tempo ultimato suoneremo una campanella, gli uomini scaleranno di un posto e voi avrete la possibilità di fare una nuova conoscenza. Tra un incontro e l'altro dovrete scrivere sulla vostra scheda di gradimento un “” o un “no” accanto al numero della persona appena conosciuta. Al termine della serata raccoglieremo le schede e verificheremo gli incroci di gradimento. Se l'incontro risulterà positivo, cioè se la persona a cui avete detto di sì ricambierà la vostra scelta, invieremo entro 48 ore i rispettivi indirizzi e-mail, numeri di cellulare e nomi di battesimo,» mentre spiega il suo sorriso non lascia le sue labbra e non appena si interrompe se le umetta con la lingua, facendo così sospirare non solo la ragazza di prima, ma anche molte altre, «questo è tutto, vi auguro una buona serata e un buon divertimento»
Applaudiamo tutte e prima che ci lasci si volta verso di me e mi fa l'occhiolino, al quale rispondo con un sorriso.
Apro la busta, tiro fuori tutto l'occorrente e attacco la spilla al bordo della mia scollatura: sono il numero tredici.
Un brusio alla mia destra mi fa voltare e vedo arrivare gli uomini: dovrebbero avere dai venticinque ai trentacinque anni. Si dividono e si siedono ognuno su una sedia diversa.
«Ciao,» mi saluta il ragazzo che si siede al mio tavolo, «sono Laurent»
«Bella» rispondo accettando la mano che mi ha appena porto e la stringo: ha una presa forte e questo lo apprezzo, detesto quelle strette molli, mi sanno da persona con poca spina dorsale e viscida.
Il tempo per conoscersi è relativamente poco e per questo primo incontro ne sono altamente felice. È un bellissimo uomo, per carità: è alto, dalla camicia che porta noto che il suo fisico è muscolo e ha i capelli corti e di un nero brillante, la sua carnagione è olivastra e gli occhi sono azzurri. Ma è una persona così superficiale! È un modello e per tutto il tempo non ha fatto altro che raccontarmi degli ingaggi che ha avuto e delle sue origini: mamma italiana e papà africano. Di me sono riuscita solamente a dirgli che sono di Forks e poi siamo tornati a parlare di lui, che mi ha raccontato di essere a Port Angeles per un servizio fotografico.
Non appena sento la campanella suonare tiro un sospiro di sollievo, contenta del fatto che questa prima tortura sia finita. Peccato che me ne rimangano altri ventiquattro. Il secondo ragazzo che si siede mi rivolge un sorriso smagliante.
«Ciao, io sono Peter» mi saluta allegro e anche lui mi porge la mano.
«Bella» rispondo ricambiando il gesto.
«Di nome e di fatto» ridacchia.
«Non ti seguo» dico inclinando la testa e corrugo la sopracciglia.
«Bella in italiano è un aggettivo che sta ad indicare una donna particolarmente avvenente,» mi spiega e poi si mette a ridere da solo, «scusami, sono un'amante delle lingue straniere»
«Non scusarti,» replico sorridente, «cosa fai nella vita?» domando e risponde che sta completando la sua tesi di laurea in letteratura e cultura delle lingue straniere a Boston, ma che ora è qui a Port Angeles a trovare la sua gemella e neo mamma Charlotte.
È un ragazzo molto simpatico e buffo, ha i capelli biondissimi e una chioma leonina da poter far concorrenza a Simba.
Dopo Peter incontro Charles, Riley ed Alistair – grazie al cielo ci sono sempre quei tre minuti a disposizione, perché quest'ultimo è un tipo estremamente pessimista e dopo poco tempo passato con lui ho seriamente pensato di gettarmi dalla scogliera di La Push –, ma l'incontro più bizzarro è senza dubbio avvenuto con Jasper Hale.
«Ho conosciuto la tua amica,» mi dice ridacchiando, «è… come dire, molto esuberante»
«Te ne sei accorto subito, eh?»
«Sì, è una persona che si fa subito notare. In trenta secondi mi ha elencato quaranta motivi diversi per non indossare una camicia a righe» mi racconta e non posso fare a meno di non ridere ad alta voce.
«Ne so qualcosa. Ho festeggiato i miei diciotto anni con i miei genitori, lei e i suoi. Cena semplice, abbiamo mangiato una pizza in casa. Beh, quando mi ha vista scendere le scale con jeans e maglietta mi ha spedito in camera a cambiarmi»
Ghigna e scuote la testa.
«Non fatico a crederlo, sai?» ribatte ghignando e inizio a farmi prendere dal senso di colpa.
«Sì, beh… che ne dici di cambiare argomento? Mi sembra di fare una carognata nei suoi confronti! Non voglio parlare male di lei»
«Non preoccuparti, non è una carognata. Alice mi sembra una ragazza molto interessante» risponde e le sue guance leggermente si imporporano, mentre a me si accende una lampadina.
Vorrei chiedergli altro, ma la campanella purtroppo suona e siamo costretti a salutarci. Si alza dalla sedia e prima di scrivere il mio giudizio mi volto verso Alice e scopro che mi sta guardando a sua volta. Controlla che Jasper non sia voltato verso di noi, lo indica e poi alza entrambi i pollici. Questo mi basta per mettere un “no” convinto accanto al suo nome.
La parentesi di Jasper dura troppo poco per risollevare il mio giudizio su questa serata. Non è certamente una cosa che fa per me e giuro che questa sarà la prima e ultima volta che qualcuno mi vedrà in un posto simile.
L'uomo dopo Jasper – Alec, mi pare si chiami – è un totale disastro. È talmente tanto teso da aver parlato senza ragionare: insomma, ha trent'anni, è senza lavoro e vive ancora con i genitori… sicuramente non è una cosa da dire per far colpo su una ragazza. Anche io vivo ancora con mio padre, ma non lo vado a sbandierare in giro.
Suona la campanella e sospiro, cerco Jacob con lo sguardo e lo chiamo.
«Cosa posso fare per te, Bells?» domanda sorridendo.
«Portami qualcosa di estremamente forte. Devo incontrare altre cinque persone e sono sicura di non potercela fare senza un minimo d'alcol nel corpo»
Mi fa un cenno, sparisce dietro al bancone e torna dopo qualche minuto con un intruglio strano. Non ho la minima idea di cosa ci sia dentro, ma è forte. Decisamente quello che mi ci vuole.
La persona che si siede di fronte a me mi guarda con fare spavaldo e inarco il sopracciglio.
«Penso che tutta questa buffonata sia un'emerita stronzata» esordisce senza nemmeno presentarsi, ma ammetto di non potergli dare torto.
«Siamo in due a pensarlo» rispondo e gli sorrido.
«Sì, si vede che sei seccata. Sai, è dall'inizio che ti ho notata e non vedevo l'ora di venire a parlare con te»
«Davvero? Ma che gentile. E come mai?»
«Tu non cerchi l'amore qui dentro,» dice e appoggia i gomiti sul tavolo, «io lo so»
«E cosa cerco, allora?» gli chiedo divertita.
«Una scopata. E ti assicuro che con me saresti pienamente soddisfatta,» risponde e sgrano gli occhi, «ti ho osservata per tutto il tempo e la tua faccia era sempre la stessa. Non ti stai divertendo. Non hai trovato nessuno di interessante. Quello che ti posso offrire io è puro divertimento e sono sicuro che anche tu lo vuoi»
Appoggio anche io i gomiti sul tavolo e mi porto entrambe le mani davanti agli occhi.
«Toglimi una curiosità, ehm…»
«Jared»
«Jared. Con quante ragazze ha funzionato questo?» gli domando agitando la mano, «è vero, ritengo una cosa senza senso lo speed dating, ma allo stesso tempo non sono qui per cercare una scopata e, se anche fosse, tu saresti certamente l'ultima persona alla quale mi rivolgerei. Cerchi divertimento senza impegno? Aspetta qui»
Mi alzo dalla sedia e mi avvicino alla rossa tutta curve di prima, che sta guardando il suo attuale accompagnatore senza il minimo interesse. Nel momento in cui si rende conto che le sto accanto lo ignora definitivamente e mi rivolge la parola.
«Hai bisogno di qualcosa?»
«Sì, potresti venire con me un momento?» le chiedo e le porgo la mano, che lei accetta senza esitazione… credo accetterebbe qualunque cosa pur di non essere lì con quel povero ragazzo, «Scusaci un secondo» mi rivolgo a lui e torniamo al mio tavolo.
«Jared cerca una scopata e tu un amante, giusto? Sono sicura che farete scintille voi due. Che ne dici scambiarci i posti? Poi tu prosegui col mio gruppo ed io col tuo» propongo alla ragazza e lei sorride a Jared.
«Con immenso piacere,» risponde e si siede a quello che prima era il mio posto, «ciao, sono Victoria» si presenta ed io prendo il suo posto.
«Eccoci qui,» dico sedendomi e sorrido al ragazzo che ho di fronte, che mi guarda leggermente sollevato, «ciao, sono Bella»
«Sam Uley» risponde e ci stringiamo la mano.
«Scusate,» si intromette Jacob e mi guarda, «Bella, cosa stai facendo?»
«Faccio amicizia con Sam, non vedi?» ribatto guardando prima il mio amico e subito dopo il mio momentaneo accompagnatore.
«Non è nel regolamento cambiare gruppo» mi spiega, ma lo blocco con un cenno della mano.
«Jake, altri due secondi con quel tizio e giuro che lo avrei strangolato. Fidati, non scherzo su queste cose. Sono la figlia dello sceriffo»
Il mio amico non è molto convinto, ma non aggiunge altro e si allontana. Intavolo una breve conversazione con questo Sam e devo ammettere che è un ragazzo davvero interessante: ha trenta anni e insegna chimica all'università di Seattle. Non ho intenzione di rivederlo ancora, così come nessun altro per principio, ma è di piacevole compagnia.
Allo scadere del tempo stabilito Sam si alza dalla sedia e mi porge ancora la mano.
«È stato davvero un piacere conoscerti, Bella»
Il ragazzo dopo Sam, Eric Yorkie, è uno spasso. Appena si siede mi fissa intensamente negli occhi.
«Voglio essere onesto con te, occhi belli,» dice e congiunge le mani, «sono qui solo perché mia madre spera che rinsavisca e le porti a casa una bella ragazza, ma io sono al 100% gay»
Rimango sorpresa dalla sua sincerità, ma gli sorrido.
«Voglio essere onesta anche io, Eric,» confermo e indico la scheda di gradimento, «indipendentemente da come sei avrei scritto no accanto al tuo nome, come ho fatto con tutti gli altri»
«Sei lesbica?» mi chiede e scoppio a ridere.
«No, ma sono stata trascinata qui e questa è la mia forma di protesta»
«Una Lady Godiva del 2012,» afferma e annuisce, «mi piace. Potremmo diventare amici, se ti va. Dove abiti?»
«A Forks» rispondo divertita, ma lui storce il naso.
«A Forks ci abita un mio vecchio amante e non ho intenzione di metterci più piede»
«Posso sapere chi, se non sono troppo indiscreta?» domando curiosa e lui, dopo essersi guardato attorno, si avvicina e mi fa segno di avvicinarmi a lui.
«Mike Newton»
«No!» urlo allontanandomi e improvvisamente tutta la sala si zittisce, «uhm… scusate» mi rivolgo sorridendo imbarazzata e, con ancora tutti gli occhi puntati su di me, torno a prestare attenzione ad Eric. Non posso credere che il ragazzo con cui stavo per perdere la verginità sia in realtà omosessuale.
«È durata quattro mesi,» mi spiega con fare pettegolo, «ma poi l'ho mollato io. Mi aveva detto di non essere sicuro, perché c'era anche una ragazza che forse gli interessava. Voglio un gay convinto, non un bisessuale»
La campanella suona poco dopo, ci stringiamo la mano e se ne va. Mi volto per vedere l'orologio alle mie spalle: sono le dieci e cinquantasette: ancora poco e questa tortura finirà.
«Hai tre minuti da dedicarmi o hai fatto il pieno?» domanda una voce e mi volto non dopo aver inspirato ed espirato rumorosamente.
Ero convinta di essere pronta a tutto, ma non appena vedo la persona che mi sta davanti devo ricredermi: credo sia il ragazzo più bello che io abbia mai visto in vita mia. È alto – accidenti se lo è! – con un fisico slanciato e muscoloso, ma non massiccio. Ha un viso bellissimo, due labbra né sottili, né carnose e gli occhi verdi. I suoi capelli sono una zazzera scompigliata rossiccia. È estremamente attraente e non posso fare a meno di osservarlo sconvolta, con tatto di bocca spalancata. Dio, spero di non avere la bava che scende di lato. Non solo è bellissimo, ma quando mi sorride il mio cuore cessa pure di battere: il suo sorriso asimmetrico – sghembo – è così bello da dover essere considerato illegale.
Non so quanto tempo passa, ma quando alza un sopracciglio mi riprendo e lo invito a sedersi.
«Sono Isabella Swan, ma chiamami Bella» mi presento.
«Edward Cullen, ma chiamami Edward,» risponde divertito e ci stringiamo la mano, «cosa ti porta ad uno speed dating, Bella? Non mi sembri il tipo di ragazza che ha bisogno di frequentare questi posti»
«Potrei farti la stessa domanda, Edward» gli faccio notare e mi regala ancora quel sorriso da batticuore.
«Touche,» dice e si passa una mano tra i capelli, gesto assolutamente illegale se fatto da lui che mi rapisce, «a dire il vero sono qui per fare un piacere a mi cugino» mi spiega e indica un ragazzo dietro di me. Mi volto: Jasper.
«Jasper?» domando e lui annuisce.
«L'hai conosciuto?»
«Sì, è un ragazzo molto simpatico. Ha fatto una buona impressione alla mia amica, alias la causa della mia presenza qui» spiego e mi sorride.
«Sono contento che ti abbia convinto a venire,» dice e cado nello sconforto: anche lui, come tutti gli altri, ci vuole provare subito, «non mi sembra corretto che solo io debba essere trascinato da un pazzo. È la mia prima esperienza e sono certo sarà anche l'ultima. Non sono un amante di queste cose» aggiunge muovendo le mani per indicare la situazione e sorrido.
Forse è una tattica o forse no, ma io apprezzo lo stesso.
«Mi sento tanto una bambina capricciosa,» ammetto sorridendo, «mi sono lasciata trascinare dalla mia amica, ma per ripicca ho deciso di mettere “no” accanto al nome di tutti»
«Sul serio? Anche io!»
«Non ci credo» rispondo incrociando le braccia sotto al seno e lui prende in mano il suo foglio.
«Ah no? Controlla tu stessa» mi sfida e sbircio il suo foglio: accanto ad ogni nome femminile leggo chiaramente un “no” scritto in maniera maledettamente elegante.
«Devo chiederti scusa, allora. Ero convinta fosse una balorda tattica per rimorchiarmi»
«Sì, beh, forse anche io al tuo posto avrei pensato la stessa identica cosa»
«Sei della zona?» chiedo per non restare in silenzio per questi ultimi minuti, ma anche perché mi interessa sul serio.
«Sono di Seattle. Tu?»
«Forks. Non penso tu la conosca…»
«Forks, la città più piovosa d'America,» recita e sgrano gli occhi, «ci sono stato diverse volte da bambino. È davvero… »
«Un mortorio» termino per lui e ci mettiamo a ridere.
«Volevo dirlo in un modo più carino, ma mi hai decisamente cavato le parole di bocca» risponde e non posso fare a meno di chiedergli come mai la conosce… e di chiedermi perché non l'avessi mai notato prima, «i miei nonni ci abitavano. Quando mio nonno è morto, mamma ha voluto che la nonna si spostasse a Seattle con noi. Mia nonna si chiama Elizabeth Masen, non so se la conosci»
Forks è davvero piccola, ma purtroppo sono costretta a negare.
«Sono andata via da Forks che ero ancora una bambina e ci sono tornata quando avevo sedici anni. Non la conosco, purtroppo» ammetto.
«Se non sono troppo indiscreto posso chiederti come…» Edward non finisce la frase perché la campanella suona e Jacob si avvicina.
«Il tempo a vostra disposizione è scaduto. Vi ringrazio di essere stati qui con noi questa sera. Spero di vedervi ancora se vi siete divertiti e se non avete trovato l'anima gemella, in caso contrario siamo felici di essere diventati dei potenziali cupido. Buonanotte!»
Sposto l'attenzione da Jacob e becco Edward fissarmi intensamente.
«Beh, è stato un piacere chiacchierare con te, Bella,» mi dice stringendomi la mano e mi sorride, «grazie per avermi tenuto compagnia per questi ultimi minuti»
«Il piacere è stato tutto mio, Edward,» replico e gli sorrido, «beh, ti auguro buona fortuna, e… a mai più rivederci, giusto?»
«Giusto» afferma sicuro.
«Prima di andare via vi ricordo di riconsegnare le vostre schede e le spille» informa Jacob e torno prestare attenzione agli ultimi tre numeri senza responso. Ero troppo impegnata a deprimermi per la serata per pensare di scrivere qualcosa.
Numero 30: no
Numero 17:
no
Numero 24. L'ultimo ragazzo che ho incontrato, Edward. È stata una bella chiacchierata e con lui sono stata bene, ma entrambi abbiamo messo in chiaro le cose, no? Mi rendo conto che dovrei rimanere fedele alle mie idee, eppure non riesco a non pensare che vorrei avere un'altra occasione per parlare ancora.
«Bella, ci sei?» mi chiede Alice vicina al mio tavolo con un sorriso a trentadue denti e le sorrido di rimando.
«Sì, ho appena finito di compilare la scheda» rispondo e posando la penna e rimetto tutto nella busta.
Voglio darmi una chance, chissà.


Numero 24: sì





Angolo autrice

Salve a tutte!
Dopo un anno e mezzo mi sono decisa a postare questa storia. È una mini-ff, sarà composta da quattro capitoli. Ieri mi è venuto un lampo di ispirazione, quindi l'ho già scritta tutta e non vi farò penare facendomi leggere i capitoli a distanza di mesi. Questo è il mio primo tentativo di mini fan fiction, di solito o scrivo delle OS, o delle long ff estremamente long.
Mi auguro che la storia vi piaccia e di riuscire a strapparvi una risata di tanto in tanto.
Baci e al prossimo fine settimana


Giulls


I personaggi sono di proprietà di Stephanie Meyer, scrivo senza scopo di lucro e ogni riferimento a persone e situazioni è puramente casuale e frutto della mia fantasia.

   
 
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