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Autore: Lopsycho    12/01/2014    1 recensioni
Un'automobile è una vera e propria arma. A causa di questo mezzo oltre un milione di persone perde la propria vita ogni anno e di questi 6.500 sono solo bambini. Basterebbe ridurre un po' la velocità, anche di 3 km/h, per cancellare, ad esempio, quest'ultima cifra dagli annali di morte sulla strada. Basterebbe poco, così poco, per evitare di combinare qualche pasticcio dal quale è difficile redimersi, ma il problema è che spesso si sceglie deliberatamente di non seguire quelle regole, dettate non solo dal codice stradale, ma dal buon senso: sembriamo adolescenti ribelli e strafottenti quando ci scoliamo un paio di pinte o qualche pasticchetta e poi spariamo quelle accelerate che ci fanno sentire i brividi, ci fanno sentire vivi... l'essere umano ha bisogno di sfida, e se non c'è bisogna procurarsela; ma poi contro chi? La sorte? La vita? Dio? Chi?
Ma non vi preoccupate.. la sorte di solito sarà generosa con voi, perché a farne le spese saranno, 4 volte su 5, gli altri... quelli che non c'entravano nulla... quelli che la sorte ha messo lì, davanti a voi... e vi assicuro, signori, che questo non sarà più tollerato.
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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«Era tutto rosso... sporco, e con le macchie. Non era un essere umano.»
Pausa di una dozzina di secondi, un affannoso respiro cadenzato di rantolo.
«Non aveva degli occhi veri... glieli avevano stati divorati. I vermi! Oh, quel lezzo tremendo, le sbucavano pure dal naso... da ogni fesso.. e le mosche deponevano uova.»
«Più uomo o più donna, dunque?»
«Non lo so...»
«Non lo sai o non ti ricordi, Victor? [...] Forse è perché eri ubriaco!»
Pausa di rantolio... parlava solo in fase d'espirazione.
«Ero fatto.»
«Capisco.» Disse il dottore, stropicciandosi l'occhio gonfio e attingendo pazienza dagli anni di lavoro e la psicoterapia.
Il gorgoglio dell'ossigeno era l'unico suono, con il rantolo, che rompeva un silenzio opprimente in quel reparto; era come un amico, stazionava, un parente, che era venuto a trovare anch'egli la giovane vittima. Ed che ogni tanto si alzava, misurava con piccoli passi il diametro dell'ambulatorio, ogni tanto se ne usciva in corridoio, o si sedeva su quella sedia di fronte al signor Sedjewick. Sembra quasi che avesse preso il posto della fidanzata di lui.

Quelle bolle gorgogliavano, come lo scroscio di pensieri del signor Sedjewick, che oramai aveva talmente impressa quell'orribile scena raccontata da chi l'aveva vissuta, da stare quasi a sognarla, vivida, come fosse accaduto a lui. Era un medico, e dagli anni della sua esperienza aveva imparato non solo ad empatizzare con le loro storie per risalire meglio e più in fretta a d una terapia solutiva, ma il distacco emotivo era essenziale ed oggi era essenzialmente morto, destando in lui ansia e preoccupazione. Cosa diavolo è successo a questo ragazzo? Il dottore era fondamentale ateo.
«Avevi una quattro per quattro, Victor?»
«Sì»
«Allora è probabile che lui sia sgusciato dentro quando tu badavi alla ragazza. Non ti sembra palese, Victor?»
Victor controllò.
«Non c'è nessuno... sento solo il suo odore: lei sa di pioggia, di terra campestre.. di fumo..»
«Anche lei aveva lo stesso taglio di capelli neri?»
«Sì.» disse, cominciando a roteare le pupille da sotto le palpebre; dunque arricciò il naso come se avvertisse un fetore.
Il dott. Sedjewick ne aveva sentite tante nel suo mestiere di ipnoterapeuta e questo in un certo senso lo intimoriva, perché i pezzi del puzzle che riemergevano dalla mente del suo paziente non presentavano incastri compatibili, ma di una cosa era professionalmente certo.. che erano veri, o almeno vere erano le febbri e le scie che il suo cervello incamerò in quella notte buia, soggettiva e deforme.

«Tranquillo, Victor, non c'è proprio alcun motivo di preoccuparsi: tu ora stai sognando e tra un po' ti sveglierai, d'accordo?»

Victor non rispose ma parve tendersi: le ginocchia si flessero leggermente a scatto, come interessate da un arco riflesso, e sferzava con più frenesia  i latrati dal buco del collo.
«Victor, dimmi che ti ha detto. Dimmi quelle tre parole che ti ha sussurrato!»
Victor si rabbuiò, si rammaricò come di non si sa cosa, di cui si attribuiva però tutta la colpa. Passò poi a increspare le labbra in una smorfia di dolore mista ad amarezza.
«Devo allacciare la cintura...»
«Cosa devi fare, Victor? Perché non l'avevi già allacciata?»
«Devo andarci piano. ...Più piano. Devo allacciare le cinture..»
«Perché mi parli della cintura, Victor? Ti ho chiesto di parlare della ragazza! Lascia perdere la cintura per il momento!.. devi rispondere senza obiettare a quel che dico io, è chiaro?»
Il gorgoglio era ormai ovattato, il silenzio rendeva nitido ogni stridio provocato dal rantolo, il neon che intermitteva a cinquanta Herz, la sedia che ospitava il vuoto.
«Umh!..»
«Continua a respirare, Victor..!»
«Perché mi fai questo...» gemette Victor.
«Chi ti sta facendo cosa, Victor, chi c'è lì con te ORA??»
Victor non rispondeva, ma era prostrato in un'espressione languida e quasi penosa.
«Per l'amor di Dio, Victor, rispondi a me!!»
«..Sta scrivendo!..»
«Quindi è stato lui, Victor?!? Lui ha scritto quelle cose su di te dopo lo schianto?»
Il neon bazzicava, la sedia era di fronte al dott. Sedjewick, nell'aria un odore di fermentazione, alcolica, tipica del mosto, improvvisa e pregnante. Ora Victor tremava quasi spasmodicamente.
« Lo giuro... giuro giuro giuro» disse egli, deglutendo il magone: la voce, un infantile falsetto isterico, come di un bambino che scongiura una matrigna severa: «Ti supplico...» voce rotta di pianto.
La seduta era ufficialmente terminata: il dott. Sedjewick a questo punto pensava solo a salvare capre e cavoli e prese a dire:
«Victor! Al mio 3 ti sveglierai categoricamente, capito!?? Uno, (du)...»
«...Mi hai ucciso!! MI HAI UCCISOOOOOOOOOOOOOOO!!!»
Spalancò gli occhi e flettè in alto il bacino, come se una corda lo sollevasse formando un ponte, la schiena contratta vistosamente, come un malato di tetano.
Il Dottore scattò a reggerlo, i polsi, i polpacci, se solo riusciva a vincere quella forza sovrumana! Victor vomitò una soluzione di succhi gastrici e di sangue, e nell'istante immediatamente successivo venne scagliato a tutta forza sullo stipite anticaduta del lettino, che andò a infossarsi sul coccige e lussandolo in due tronconi bianchi. Victor decedette sul colpo per trauma sacrale fulminante, ancor prima che l'emorraggia si espandesse.
Analogamente, il dottor Sedjewick, che non resse all'emozione, venne conteso da due istituti, uno psichiatrico e l'altro giudiziario, ma la faccenda si liquidò diversamente, suicidandosi in aula di tribunale mentre il suo avvocato cercava di patteggiare, ingerendo dosi massicce di qualche farmaco a lui noto.

  
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