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Autore: DO4PE    12/01/2014    0 recensioni
La variabile indipendente scandisce le nostre giornate, le nostre vite. Solo una cosa può fermarla. (consiglio di leggerla lentamente; a me piace di più leggerla con calma). ps. recensite e mi renderete felice.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sin da piccolo temevo questo momento: parenti in piedi in una stanza d’ospedale e io fuori, con le gambe molli per la tristezza, immerso in pensieri sconnessi di chi non sa più dove rifugiarsi. Il sottofondo di voci e suoni e bip “tizio è richiesto in sala rianimazione” bip mi fa ancora rabbrividire e mi riporta alla prima volta che ci venni, in un ospedale. Sono sempre stato bizzarro.
Un giorno mi dissero che ero immaturo e sciocco, ma io a otto anni avevo già in testa la Morte; per la paura che il nonno morisse, ogni sera, prima di andare a dormire, passavo davanti alla stanza dell’uomo che mi stava crescendo e trascorrevo due o tre minuti fuori la porta, per accertarmi che il nonno respirasse regolarmente. Quando sentivo i sospiri lenti e ritmati anche il mio cuore riacquistava coraggio, ma non questa sera.
Mio cugino (medico, l’uomo realizzato, dicevano) aveva tentato di salvarlo, ma il tempo passa e scade. La mia paura più grande è proprio questa: crescere e perdere tutti, per colpa di un nemico che non può essere fermato o combattuto. La variabile indipendente. E lo stesso tempo di ogni giorno ora mi sembra un’eternità, una sera che dura mesi, e mesi che durano anni. Anni e anni con la terrificante fobia di perdere qualcuno; tutta la mia vita. E sto pensando a mille cose e a niente, ho un dolore alla parte bassa del ventre - che non è un vero dolore - quando la sento. La donna della mia vita mi passa accanto e non capisco, davvero non capisco, come tutti, infermiere, infermieri, medici, inservienti, pazienti, non si fermino e non la guardino con gli occhi spalancati. E’ la persona più bella che io abbia mai visto e mentre mi guarda con uno sguardo malinconico (non patetico, come spesso mi riconosco quando guardo il mio riflesso allo specchio) apre lentamente la porta della camera 105, si volta e inclina la testa quando dolcemente la richiude. Tre secondi o poco meno di sbigottimento, ma mi sto riprendendo. E’ la camera di mio nonno. Sento il tremendo impulso di alzarmi, di spalancare la porta e con la mano sulla maniglia mi accorgo che lo sto facendo, sto letteralmente buttando giù il legno della 105 per farmi spazio e capire il perché. Non appartiene allo staff dell’ospedale e di sicuro non era un’amica di famiglia. Varco la soglia e percepisco dagli sguardi degli adulti che qualcosa è cambiato. Compassione e tristezza in una ciotola; mescolate tutto e avrete le facce dei miei parenti. Io l’ho capito, io lo sento anche nell’aria e le lacrime mi scorrono. Io non so fermarmi. Non voglio abbracci, non voglio parole di conforto o condoglianze. Voglio solo un posto sicuro, trovare qualcosa che mi permetta di non pensarci. Io non posso abituarmi alla morte della persona a cui tenevo di più. Io non posso andare avanti.

Saranno le tre e le coperte calde del mio letto mi riscaldano anche se sicuramente non fa freddo per gli altri. Sono passate poche ore, ma il tempo per me ha ancora una vita tutta sua. Non posso ricordare tutte le cose belle che abbiamo fatto insieme, tutti i momenti tristi e non posso nemmeno bisbigliare il suo nome e il nostro cognome nel silenzio della casa. Non so che effetto potrebbe farmi e non voglio alzarmi e piangere rumorosamente; non voglio che tutti sentano quanto io sia debole e quanto ora sia solo. Ma si fa spazio nei miei pensieri con una forza prorompente il ricordo della donna dagli occhi chiari e i capelli corvino della sera passata. Non l’ho più vista nella camera, eppure ci è entrata. Ero scosso quando ho fatto irruzione nella calma piatta della stanza, ma sono sicuro che ci fossero solo i miei zii e dei cugini.
Serro le labbra, spalanco gli occhi.
E se la donna della mia vita fosse lei, la mia Lilith?
Non metaforicamente parlando… “questa donna è la mia fine!”, ma letteralmente. Questa donna è la mia morte. Questa donna è la Morte.
Io devo rivederla. Devo stringerla a me e dirle come mi fa sentire. Mi riempe come riempirei una buca con del terreno. Prosciuga l’acqua pacata e calma del mio animo (che gli ultimi eventi hanno tormentato) con la sua bollente bellezza. Io farò ogni cosa mi chiederà. Io non riuscirei a vivere senza il suo volto impresso nella mia mente.

Sono le sette. Nessuno si aspetterebbe una cosa del genere. Di mattina siamo tutti troppo occupati a dirci “magari oggi è il tuo giorno sì e ti capiterà qualcosa di bello”, ma per qualcuno sarà un giorno davvero speciale. Sarà il sacrificio per un amore sacro, un balcone per due amanti, un ponte per due anime. Io non voglio essere crudele, ma siamo animali ed è lecito pensare prima a se stessi e poi agli altri. Ho solo una vita per amarla e per cercarla e per farla mia. Spero vivamente che sia possibile. E se non dovesse venire? Se decidessero (dall’alto o dal basso, che ne so io chi decide queste cose) di cambiare all’ultimo il Mietitore? Io non potrei sopportarlo.
Il silenzio che urla nella mia testa e le stradine strette e lunghe della mia città. Ci sarà qualcuno qui per noi?
Lo vedo ma non conosco il suo nome; non voglio sapere nemmeno il suo sesso, se ha figli o se beve il caffè. Io lo uccido e con le mani insanguinate guardo il cielo. Ti prego, scendi o sali. Ti prego, ti preghiamo. Guardo gli occhi morenti di quel che tra poco sarà solamente stato e mi siedo per terra. Se avessi sbagliato?
Lilith gira l’angolo e mi sorride amabilmente, ma con tristezza autentica e mi rattristo anch’io. Mi sento uno sciocco egoista e vorrei, anzi io ho bisogno di sapere cosa pensa. Guardami e amami, com’è giusto che sia. Ma Lilith si avvicina al nostro tramite, si piega con grazia e lo bacia velocemente sulle labbra. Prende il suo ultimo respiro e svolta l’angolo. E’ per la sua vista che ho lottato e non riesco a sentirmi amareggiato. Non l’ho stretta eppure sono euforico e felice. Ho letto e ho capito che mi ama. La Morte insaziabile ed eterna mi ama.

Sono anch’io insaziabile. Lei è come dolci fatti in casa: non puoi smettere di mangiarli, ed ho bisogno davvero di baciarla, come lei bacia le anime che accompagnerà altrove. Ma sono pronto?
Allaccio le scarpe ed indosso la mia camcia, i pantaloni e l’anello che mia madre mi regalò prima di morire. Io le sento tutte le vostre voci ed ho la gola secca. Arido deserto sono le mie fauci. Ingoio una manciata di pillole e ti aspetto. Cerco di non addormentarmi, devo vederti. I miei occhi cedono perché hanno tanto bisogno di chiudersi, ma sento la tua presenza; ti sento vicina. Avverto il tuo viso e i tuoi capelli, i nostri nasi che si sfiorano. Le tue labbra sono sulle mie e finalmente tutto finisce: siamo una cosa sola ed io non ho più paura di te.
  
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