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Autore: Onira_    13/01/2014    0 recensioni
Tratto dalla storia
Amava riprodurre il cielo in tutte le sue sfumature, l'oro dei suoi capelli e l'azzurro ghiacciato dei suoi occhi.
Dipingeva anche i colori dell'erba, ma non era mai la stessa cosa.
I suoi capelli poteva toccarli, il cielo solamente osservarlo a causa della distanza...
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quattro - Il fato non può essere superato - 
 
Eravamo ormai a metà strada, eravamo anche riusciti a sopravvivere al Cocchio della Dannazione. Non potevamo piu tornare indietro a questo punto, anche se tutti e tre ci avevamo pensato abbastanza.
- Siamo a Missouri St. Louis. Manca poco ragazzi. - Ci incoraggiò Annabeth.
- Possiamo anche prendercela con calma. Non ho fretta di andare incontro alla morte. - Leo rise alla sua battuta. Mi sembrò una risata nervosa.
- Certo e magari ci prendiamo un the con i pasticcini. - Annabeth sembrò un po' strana. Sì a volte andava anche lei in tilt e si faceva trasportare dai nervi, ma quando gli parlò mi sembrò troppo secca, come se non fosse lei ad aver detto quelle parole.
- Basta litigare, manca poco per arrivare a destinazione. - Guardai il semaforo ed attraversai.
Poco piu giu c'era il Kansas, chissà se mia madre era in casa...
- Vuoi andarci a piedi? - Mi chiese Leo quando era gia mezz'ora che camminavamo per le strade di St. Louis.
- Vedi qualche taxi in giro? - Gli chiesi. Lui scosse la testa affranto. Passammo attraverso una piccola foresta che si espandeva proprio vicino alla strada.
- Non mi piace qui... - Annabeth si guardava attorno.
- Tranquilla, è l'inico posto per arrivare al Parco. Sentii qualcosa muoversi tra le chiome degli alberi ed istintivamente presi l'arco, immaginando che fosse uno scoiattolo o animali simili.
- Qualcuno ci sta osservando. - Sentii la voce di Leo tremare un po'. Ero nata in posti simili, sono la mia casa, ma anche a me quella foresta mi sembrava strana, quasi inquietante. Iniziai a mettermi una leggera paura. Se fosse stato Pitone? C'era sempre da rammentare le parole dell'Oracolo.
- Non fate i codardi dai. E' solo una foresta. - Dissi per mettere sicurezza soprattutto a me. Poi qualcuno saltò giu dall'albero. Sperai che fossero castori, ma la teoria andava bruciata, a meno che non esistessero castori alti un metro e settanta.
Eravamo completamente circondati da ragazzi all'incirca della mia età.
- Mezzosangue. - Mormorai a bassa voce. Poi, si fece avanti un ragazzo, che purtroppo conoscevo: Chris Rodriguez. Aveva continuato quello che Luke aveva lasciato inconcluso, quando era morto. Figlio di Ermes, non avevo molte speranze con un ventenne armato di una lancia enorme elettrica.
- Sapevo che Chirone vi avrebbe mandato ad uccidere il mio serpentello. - Disse con una voce odiabile, piu del solito intendo.
- Hai fatto risorgere anche Pitone? - Chiesi. Gli si accesero gli occhi.
- Luke ha riconosciuto i suoi errori, perchè tu no? - Gli chiese Annabeth per farlo ragionare. Il ventenne continuò a mantenere il silenzio, mentre tutti gli altri semidei ci puntavano con delle balestre.
- Al mio via, scatena l'inferno. - Sussurrai a Leo, che provò a sorridere.
Afferrai scattosa l'arco con le frecce e iniziai a uccidere semidei senza pietà. Annabeth iniziò uno scontro corpo a corpo con il suo coltellino e Leo infilzava la sua lancia sul petto di ogniuno di loro come se per lui fosse solo un'allenamento. In poco tutti i mezzosangue erano a terra sanguinanti, mentre Chris era restato a guardare senza muover ciglio. Poi disse qualcosa.
- Dovreste fare piu attenzione. Ricordatevi del "Piccolo gesto". - Quando disse le ultime due parole segnò con le mani delle virgolette, poi scomparve volando con le sue scarpe alate.
Intorno a noi si espandeva un lago di sangue. Poi per mia sorpresa arrivò qualcuno che in momenti simili era uno dei pochi che volevo vedere. O forse no, non lo sapevo bene neanch'io.
- Allora ti vuoi battere con Pitone? - Un ragazzo sui vent'anni scese da un'albero. Era molto bello: Occhi azzurri, capelli biondi, lineamenti molto delicati. Indossava dei Jeans blu corti e una maglietta bianche senza maniche.
- Gia, sempre che per il sottoscritto non ci siano problemi. - Risposi senza mostrare stupore per la visita del ragazzo, forse assumendo un tono leggermente acido. Lui emise una piccola risata, poi guardò i miei amici. Annabeth si mise in una posizione strana.
- Buon giorno, divino Apollo. - Alzai gli occhi al cielo. Se c'era una cosa a cui mio padre non faceva caso era la formalità.
- Buon giorno Annabeth. E... Leo? - Chiese. Il figlio di Efesto si mise dritto con la schiena annuendo velocemente.
- Buona fortuna Jane. - Disse il Dio. Rimasi scioccata.
- Cosa? - Chiesi. Non succedeva tutti i giorni che mi parlasse così. Se lo avesse ripetuto lo avrei messo come suoneria del cellulare.
- Hai sentito bene. - Mormorò Apollo, continuando a sorridere. Era del tutto accecante, che neanche una luce da 100 watt avrebbe avuto la stessa luminosità. Poi fece comparire un'arco nelle sue mani (non so come) e scoccò una freccia nella mia direzione, ma mi sorpassò andandosi a conficcare nel petto di un mezzosangue che probabilmente era rimasto vivo alla battaglia di due minuti fa.
- Adesso vado. Buon viaggio ragazzi. Dategli qualche accoltellata anche per me. - Disse riferendosi a Pitone, poi scomparve nel nulla.
- Bene, andiamo? - Chiesi.
- Davvero incontrare tuo padre non ti fa nessun effetto? - Mi chiese Leo.
- Gia, sembri come se... Se non ne fossi felice. - Aggiunse Annabeth.
- Certo che sono felice. Ma perchè dovrei adorare un Dio arrogante come lui? Insomma si, è mio padre e ci sono tante cose che gli vorrei dire, ma con un tipo come lui mi devo sempre mantenere. Lui non  mostra tutto questo affetto nei miei confronti. - Dissi continuando a camminare. Dire quelle cose era automatico, le avevo sempre tenute per me senza parlarne mai con nessuno, perciò ormai erano uscite da sole.
- Certo che mostra affetto nei tuoi confronti. - Leo si avvicinò a me, che avevo iniziato a camminare con passo svelto.
- Sentite ragazzi, so come si comportava con i miei fratelli. Faceva i salti mortali per loro. Per me non si muove neanche dal divano. Cosa c'è tra me e mio padre lo so meglio io di chiunque altro e non mi aspetto che capiate. Ora, sto provando a concentrarmi sulle tattiche da adottare con i serpenti giganti. - Continuai a parlare senza volerlo.
- Apollo fa molto piu per te che per gli altri, fidati. - Annabeth fece un sospiro ed io non dissi un'altra parola, sperando che il discorso Apollo-Jane fosse finalmente arrivato al termine. E poi non volevo che quel Dio mi sentisse dire queste cose di lui.
Dietro di noi sentimmo una voce maschile e per poco non mi venne un colpo. Mi girai di scatto.
- Nico! Che ci fai qui? - Chiesi. Il figlio di Ade, Nico di Angelo era dietro di noi.
- Volevo venire. Non vengo mai scelto per missioni simili. - Disse il ragazzo.
- Posso venire con voi? - Chiese ancora, vedendo che non riceveva alcuna risposta.
- Dovresti tornare al Campo. Chirone sarà preoccupato! - Lo sgridò Annabeth.
- Ormai è qui... - Lo scusai io.
- Daccordo Nico, puoi venire. - Leo cedette per primo.
"L'unione di un mezzosangue gli eroi accetteranno. Ricordi Jane?" Una voce nella mia testa. Conoscevo quella voce.
"Apollo, esci subito dalla mia testa... Aspetta. Cosa hai detto? " Si sentì una risatina leggera.
"L'unione di un mezzosangue. Nico, l'Oracolo... Ti dice niente?" Mi chiese. Riflettei un attimo. Cosa dovevo fare? Ormai era qui, e comunque sarebbero tornati a casa solo in due: Teoria uno: Lo avessi costretto a tornare al Campo, magari sarebbe stato assalito da qualcuno e boom, fuori uno. Teoria seconda: Lo facciamo venire con noi, ma potrebbe morire.
"Che devo fare?" Chiesi a mio padre.
"Quello che ti senti dolcezza."
"Parlo seriamente Apollo, metti da parte quelle stupide poesie e haiku e aiutami!" Dissi. E non avevo tutti i torti, ho dovuto sopportare per anni quei suoi dannati haiku, che sono finita per odiarli io stessa. La voce del Dio non si sentiva piu, probabilmente se ne era andato prima.
"Approvo quello che ho detto prima su di lui." Borobottai nella mia mente, ormai sola.
"Ho sentito sia questo che quello che hai detto prima Jane. " La voce del Dio del sole risuonò nella mia mente. Dannazione, aveva sentito quello che avevo detto riguardo al nostro legame (quasi totalmente inesistente, per altro).
- Jane? - Annabeth mi scosse, come se avesse notato che non ero connessa.
- Si? Si, che c'è? - Chiesi scuotendo la testa.
- Tu dirigi l'impresa. Per te va bene se Nico si unisce? - Mi chiese. Guardai il ragazzo che mi fissava intensamente. Il suo sguardo mi bucava l'anima.
"Che devo fare? Apollo? Hey, ci sei?" La mia mente era vuota davvero questa volta. Forse mio padre si era offeso... Teoria che avrei molto, molto probabilmente scartato. Riflettei senza distogliere lo sguardo dagli occhi neri di Nico. Eravamo amici da parecchio tempo, ma è figlio di Ade, e non so se fidarmi, è come fidarsi di un pitbull, ma se ha fame non gli interessa chi sei, ti stacca minimo minimo un braccio.
Presi una decisione.
- Vieni con noi. Ma fai qualche mossa idiota ti uccido. - Lo misi in guardia. Mi guardarono tutti un po' strano (soprattutto il sottoscritto), eccetto Annabeth, che probabilmente aveva capito la mia paura.
Camminammo ancora per un bel po' di minuti.
- Jane, dove è questo serpente? - Mi chiese Leo. Effettivamente avevamo perlustrato bene tutto il parco, e si erano gia fatte le dieci di sera.
- Andiamo in un albergo adesso, domani controlleremo meglio. - Proposi, così ci diressimo in città e ci stabilimmo in un albergo.
- Domani mattina andiamo a caccia di serpenti allora? - Mi chiese Nico sdraiandosi sul letto.
- No, non tu. - Dissi.
- Secondo l'Oracolo saranno in due a tornare, non voglio che prendi parte a questa morte. - Gli dissi appoggiandomi sul davansale davanti alla finestra. Guardai la luna attraverso il vetro.
- Ma io sono venuto per combattere Jane. Non puoi proibire la morte al figlio del Dio degli Inferi! - Il discorso filava effettivamente, ma non potevo lasciare che morisse. Non avrei dovuto permettergli di seguirci, questo è poco ma sicuro.
- Moriresti. - Intervenne in mio aiuto Annabeth, che si mise seduta sul letto con il computer.
- So badare a me stesso. Non ho piu tredici anni! - Disse.
- Nessuno si salva da solo Nico. Ricordati che per quanto tu possa essere forte, non riuscirai mai a fare troppa strada da solo. - Gli dissi, persa nei miei pensieri. Si sentì solo il sospiro di Leo, poi il silenzio, interrotto ogni tanto dal rumore dei tasti che la figlia di Atena premeva sulla tastiera.
- Che fai? - Gli chiesi.
- Informo il Campo. Will ti saluta, Chirone è arrabbiato con Nico, e Percy e Piper ci salutano. - Mi rispose.
- Daccordo ragazzi, non sono figlia della saggezza, ma credo che sia una cosa intelligente metterci a dormire. Domani... Domani metteremo in atto la profezia. - Dissi arrendendomi al fatto che non sarei mai riuscita a superare le leggi del fato.
  
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