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Autore: dichiarandoguerre    13/01/2014    2 recensioni
Abbiamo visto l'alba perso la calma, fatto di un errore in dramma, dell'amore un'arma, la puntavi su di me piangevi, ero la cosa più bella che avevi.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1.


Non ero con te quel giorno e magari non lo sarei stata mai più, non sai le lacrime che ho versato quando me lo hanno detto. Ho cercato di trattenere le lacrime, di trattenere il respiro, di non urlare. Ma quando succede qualcosa del genere come fai?
Non ho mai saputo come è successo, non me lo hanno mai detto. Forse per me, per mantenermi calma. Ma non ha funzionato. Perchè non ero con te e non ho impedito tutto questo? Perchè non c'ero?
“Ti devo dire una cosa, stai calma però.”
“Dimmi.”
Alice mi guardava e non capivo se stava trattenendo le lacrime oppure una risata e mi stava prendendo per il culo. Invece le parole sono uscite tutte di colpo e io non sono riuscita a scansarle e a proteggermi. Non ricordo davvero cos'ho fatto dopo, se ho urlato, se ho iniziato a camminare per mantenere la calma, se ho pianto in silenzio o l'ho fatto notare a tutti. 
“E' in ospedale, non so da quanto tempo, è in coma.”
Perchè non l'avevano detto a me? Perchè lo sono venuta a sapere proprio io? Volevano aspettare, magari si sarebbe risolto o cosa? No, la cosa non si era risolta e a questo punto avevano pensato di dirmelo. Ah si davvero? Solo ora?
Ti stavo perdendo e lo sentivo nelle ossa, forse ti avevo già perso e non lo sapevo, forse solo  qualche giorno e tutto il nostro lavoro non sarebbe servito più.
Ricordo che quel giorno ho mandato giù quelle parole e ho aspettato. Facendo finta di nulla. E le persone mi parlavano dei loro problemi, come se fossero più importanti dei miei. Senza sapere nulla, e non sai che avrei voluto mandarle a farsi fottere, tu non saprai mai nulla. 
“Abbiamo perso.”
“Io ho perso lui! Pensi davvero che ne me freghi qualcosa se avete perso una fottuta partita di calcio? Ho appena saputo che ha fatto un incidente ed è in coma! Chi ha perso davvero qualcosa ora? Chi?”
Avevo esagerato e mi hanno portato via, mi hanno seduta e  mi hanno portato un bicchiere di vino e una sigaretta. Ho fumato. Non ho bevuto. Magari tu stavo morendo a causa dell'alcool.
Sai nemmeno questo mi hanno detto, vuoi dirmelo tu, ora che sei a letto e provi a dormire nonostante la rabbia?
Mi sono fumata quella sigaretta in silenzio con le lacrime agli occhi e non so, ma avrei preferito morire in quel momento. La gente veniva e mi chiedeva scusa, come se bastasse a far tornare indietro il tempo. Cosa ti era preso amore, cosa volevi provare? Perchè lo hai fatto e  non me l'hai detto? Dove sei ora? Mi sono alzata troppo velocemente e la poca forza che avevo in corpo mi aveva fatto traballare. Alice era li e mi guardava, mi teneva la mano, Carolina mi guardava come per dire “Dai che ce la fai.” No, non voglio. Volevo urlare. Luca mi stava vicino, ma non diceva nulla, non mi guardava. Sembrava avesse paura di me, della morte. Della tragedia.
Poi mi ha preso e mi ha portata da te. Non me l'aspettavo, ma l'ha fatto, mi ha caricato in macchina con tutta la forza che aveva ed è partito. Io quel coraggio non l'avevo, non volevo vederti, vedere come eri ridotto, non volevo piangere. 
E invece ero lì, in piedi davanti a quella grande porta di vetro, senza entrare. Una spinta da dietro ed ero dentro, Luca camminava dietro di me. Mi teneva il braccio. Aveva paura che crollassi, che me ne andassi a terra senza respiro, senza vita. La sala d'attesa era davanti a me, avevo riconosciuto solo una persona. Tua madre. Con gli occhiali da sole, io non li avevo e magari la gente si era anche spaventata vedendomi. Mi vide lei, ero ancora sulla porta, aveva la faccia di chi non voleva che io sapessi di tutto questo, non si alzò non ne aveva la forza. Restò lì e mi consolò con gli occhi.
Volevo vederlo, ora non potevo farcela più, ma lei mi fece sedere, mi posò una mano sul braccio e continuò a fissare il vuoto. Io c'ero ma lui era ancora lì?
Eravamo cinque sedie occupate di una sala d'attesa, due corpi senza vita e senza forza appoggiati al muro. Le altre persone provavano a fare finta di niente, ma avevano quella faccia da compassione. Avrei voluto urlargli che non capivano nulla, che là dentro c'era l'amore mio! Sono stata zitta, e ho mandato giù di nuovo quell'urlo. Ho mandato a casa Luca.
“Rimango qui.” Mossi una mano per dire “Vai.”. Non avevo voce.
“Sei sicura?”
“Rimango qui, vai via, è troppo questo per te.”
  
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