Road

L’eco di una caduta riempì il vuoto della strada buia e malfamata.
Un suono metallico seguì l’antecedente.

Lo aveva fatto.

Alla fine lo aveva fatto veramente.

Le mani prudevano di peccato e la pelle avvampava a causa del liquido che, scivolando sotto forma di rigagnoli, gocciolava dalle sue piccole dita, diramandosi insieme alla debole pioggia negli interstizi del sudicio lastricato.
I grandi respiri gli dilatavano e soffocavano i polmoni, mentre i battiti impazziti rimbombavano con violenza nelle tempie.
Fissò in completo silenzio il frutto della propria azione, stranito e confuso, ma appena il velo precario dell’incoscienza svanì come una bolla nell’aria, l’orrore lo investì in pieno.
Sbarrò l’occhio smeraldino; indietreggiò, agghiacciato a quella vista, e per poco rischiò di inciampare.
Le gambe gli tremavano, le sentiva deboli.
Un miasma incredibilmente forte lo frastornò con veemenza, suscitando in lui un violento disgusto.
Il retrogusto della bile gli invase presto la cavità orale, amplificando così la nausea.
Inspirò piano con il forte desiderio di calmarsi, ma quando si portò una mano per coprirsi la bocca il fetore acquistò intensità.
Con terrore si portò le mani dinanzi al viso.
La nausea rombò con aggressività.
Lo scroscio dell’acqua sfumò insieme all’echi del mondo, sconfitti dal precipitare cadenzato di quelle gocce.
Del debole suono del sangue che cadeva giù.
Cadde carponi e rigettò.

Lo aveva fatto.

Aveva ucciso qualcuno.

Il liquido vischioso gli circondò presto le palme. Tremò a quel calore spiacevole e digrignò i denti.
Provò a rialzarsi, ma riconsiderò subito l’idea.
Le gambe parevano talmente fragili da svanire ai suoi sensi come polveri a causa dello sforzo richiesto.
Morse con forza il labbro, sperando che i conati si attenuassero.
L’effluvio metallico del sangue mischiato all’odore sgradevole del rigetto lo soffocavano.
Cercò di inspirare piano dal naso, ma forti singhiozzi cominciarono a scuoterlo di più, sciogliendo e imprigionando quasi la nausea in quelle perle cristalline.
Un gemito gli sfuggì, e solo allora si accorse delle piccole gocce rosse che fiorivano dal labbro ferito.
Sbatté il pugno contro il lastricato, incurante degli schizzi di conato e pioggia che saltarono.
Le lacrime tracimarono copiose dal suo occhio gonfio e lucido.
Inarcò appena la schiena e singhiozzò forte, indifferente dell’apparenza che suscitava.

Si comportò esattamente come
un bambino della sua età.

«Devi imparare a difenderti e a combattere»
Come un’ombra, Bookman si materializzò dal buio del vicolo vicino. Strinse le palpebre a quelle parole. Tentò di rialzarsi, di contenere le emozioni, ma le ginocchia cedettero e si ritrovò dolorosamente sul mattonato.
«Devi rigettare il tuo cuore» l’anziano gli si avvicinò, lo sguardo basso, severo e colpevole.
«Per il futuro di Bookman»