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Autore: Caesar    01/06/2008    2 recensioni
- Addio, Hermione -
- Ti amo -
Harry Potter appoggiò le proprie labbra su quelle di Hermione Granger, in un debole sfiorarsi.
Il lampo verde lo colpì in pieno alle spalle, e quell’ultimo bacio dal sapore del sangue suggellò la sua morte.
Genere: Romantico, Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Lucius Malfoy, Mangiamorte, Tom Riddle/Voldermort
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Incompiuta
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A Beautiful Tragedy

 

Prologo:

Un bacio dal sapore del sangue

 

La porta venne abbattuta dall’onda d’urto dell’incantesimo. 

La barriera eretta su di essa non resse, frantumandosi in miriadi di schegge azzurre, brevi schizzi di luce in quell’oscurità.

Il fragore fu assordante. E perché non sarebbe dovuto esserlo, quando il silenzio stesso lo era?

Harry Potter strinse maggiormente la presa sulla bacchetta nera.

[Era finita. Forse non era nemmeno mai iniziata].

Hermione deglutì rumorosamente, scostandosi una ciocca dei boccoli castani dietro l’orecchio.

Era una stanza buia, quella.

Constatò rapidamente la Granger, scoccando rapidamente un unico sguardo rapace all’ambiente circostante. 

Le iridi dorate brillarono d’intelligenza, consce che mancava davvero poco.

A cosa? Bè, quello non lo sapevano neppure loro. Alla morte? A un miracolo?

Dopotutto, erano stati in situazioni simili varie volte.

Ma non si facevano utopistiche illusioni, quegli occhi.

[La speranza era morta da tempo. Troppo, tempo].

Hermione abbassò le palpebre un istante soltanto.

Ascoltò, in quella frazione di secondo, l’ululare solitario del vento in quella gelida notte.

Lo stormire delle fronde del Platano, il respiro affannoso e agitato del compagno di Casa.

Perfino, concentrandosi, poteva quasi sentire i deboli echi del feroce combattimento che si stava svolgendo nella scuola. 

Più probabilmente, era solo la sua immaginazione.

Durò poco, troppo poco, quel momento di pace. Falsa e pallida pace.

Fu il cupo e lugubre eco degli stivali del traditore a strapparla rudemente da quel mondo.

Sguainò la bacchetta, puntandola dritta davanti a sé, ben conscia di quanto inutile fosse.

L’aveva visto all’opera. Aveva constato sulla propria pelle [sul proprio orgoglio] il suo potere.

Scrutò il nero denso oltre la soglia, ma non vide nulla. Ma era lì, lo sapeva.

[Doveva].

- Harry… -

Chiamò, con voce flebile e roca, senza distogliere lo sguardo da dove era stato fino ad allora.

- Sì, Hermione? –

Potter osservò la compagna di Casa come se fosse la prima volta. E forse lo era veramente.

Era bella. L’aveva sempre saputo, ma mai come in quel momento.

Perfino con quel rivolo di sangue che scendeva dalla tempia destra, il volto impolverato e le vesti in brandelli e sporche.

- Sei stato importante per me –

Disse la Granger, dopo un lungo respiro. 

Le parole aleggiarono per qualche istante in quel silenzio surreale, prima di perdersi per sempre nel buio.                                                                                         
Gli occhi smeraldini di Harry brillarono malinconicamente divertiti.

Fu un abbozzo di sorriso quello a piegargli le labbra.

- Anche tu –

Affermò, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Hermione si girò, incatenando le proprie iridi a quelle del grifone.

Rimasero muti, parlavano i loro occhi, squassati da dolori e rimpianti.

Oro e giada persi l’uno nell’altro.

Urlavano le loro anime, incatenate da chissà quali catene di luce.

Anime Gryffindor e Slytherin.

- Che scena commovente –

Fu una voce fredda quella a distoglierli dalle riflessioni.

Entrambi i grifoni si voltarono, le bacchette sguainate e gli occhi cristallizzati.

Da cosa? Dalla collera, forse, o forse, più umanamente, dalla paura.

Era un bel ragazzo quello a intagliarsi netto e cupo sulla porta.

Più nero del nero alle sue spalle.

La pelle alabastrina risaltava al contrasto con il mantello scuro e i capelli corvini.

Gli occhi blu, gelidi e sprezzanti, risaltavano sul bel volto.

Con le mano incrociate dietro le spalle, il ragazzo avanzò.

- Fermo! –

Intimò la Granger, ma il ragazzo non sembrò averla sentita. 

Continuò ad avanzare lento e sicuro, scrutando attentamente Potter.

Lo schiantesimo non verbale di Hermione volò rapido, squarcio sanguigno nell’oscurità.

Il ragazzo mosse con noncuranza la mano, e l’incantesimo fu deviato, andando a infrangersi contro il soffitto in una cascata di schegge vermiglie.

- Patetico –

Commentò, senza degnare di uno sguardo la ragazza.

Tutta la sua attenzione era concentrata su Harry. Si saggiò il labbro superiore con un movimento rapido della lingua, ghignando.

- Noi ci fidavamo di te –

Ammise debolmente Potter, scuotendo impercettibilmente la testa e abbassando la bacchetta, lasciando che il braccio ricadesse lungo il fianco. 

Il ghigno del ragazzo si smorzò, ma rimase intatto. Gli occhi blu brillarono, zaffiri incastonati nel nero del cielo.

- È sempre stato questo il tuo errore –

Affermò con voce strascicata e bassa. Mosse nuovamente la mano, e la fattura lanciata dalla Granger si perse nell’ombra.

- Mi ucciderai? –

Chiese malinconico Potter, benché sorridesse. Ma com’era triste quel sorriso!

Il ragazzo diventò serio. Lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi.

In una mano, la bacchetta bianca risaltava nell’oscurità.

I suoi occhi si scontrarono con quelli di Harry, in una tempesta cominciata anni e anni prima.

Si osservarono per pochi istanti, che tuttavia parvero eterni.

- Sì –

Rispose infine, in un debole sussurro. Il grido di Hermione lacerò violento l’aria.

Potter si limitò a sorridere, rassegnato. Quello spettacolo era durato fin troppo per i suoi gusti.

Era una bravo attore, lui, e aveva sempre conosciuto la conclusione di quella tragedia.

La sua anima era stanca, e ingorda peccatrice pretendeva l’atto finale.

Che questo giungesse, allora! Che il purpureo sipario si abbassasse!

Cosa importavano quei volti senza nome nè cognome che avrebbero pagato per questo suo sconsiderato e vigliacco gesto!

Il ragazzo puntò la bacchetta verso il suo cuore, senza distogliere lo sguardo da quello della sua vittima. 

Gli occhi blu si scontrarono con quelli di giada, in, un ultima, battaglia.

Nessuno dei due abbassò lo sguardo.

- Addio, Harry. Non conoscerai mai la verità, presumo –

Aggiunse poi, come pensandoci solo in quel momento. Sospirò.

- Non importa, sarà meglio per tutti, credo –

Abbozzò un sorriso, che però si spense subito. 

Gli occhi guizzarono un istante soltanto sulla figura statica della ragazza, prima di tornare a concentrarsi sul grifone.

Lo sguardo rimase concentrato nelle iridi smeraldine della sua vittima.

E lo sarebbero state fino alla fine, si promise.

- Avada Kedavra! –

Urlò, con voce gelida, come priva di sentimenti.

[Parvenze-da-rispettare]

Il lampo verde sembrò impiegare un’eternità a staccarsi dalla punta incandescente della bacchetta.  

- NO! –

L’urlo della Granger squarciò il silenzio irreale, che giunto come un nero velo si era posato su quei due magnifici attori. 

La grifona avanzò veloce, abbracciando Potter per fargli da scudo.

Il lampo verde era sospeso a mezz’aria, e incredulità e frustrazione e sorpresa si mescolarono negli occhi dell’assassino, mentre le sue labbra venivano deformate da una smorfia di rabbia.

Harry, senza nemmeno pensarci, si voltò tenendo stretta tra le braccia la ragazza, dando le spalle all’anatema.

- Addio, Hermione –

Bisbigliò all’orecchio della ragazza, i cui occhi aurei erano spalancati dalla sorpresa.

- Ti amo –

Aggiunse poi, come decidendosi solo in quel momento a dirlo.                                                              

Cosa aveva da perdere, ormai?

Sorrise, e com’era bello quel malinconico sorriso, la cui unica custode sarebbe stata la ragazza.

Harry Potter appoggiò le proprie labbra su quelle di Hermione Granger, in un debole sfiorarsi.

Il lampo verde lo colpì in pieno alle spalle, e quell’ultimo bacio dal sapore del sangue suggellò la sua morte.

   
 
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