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Autore: Alexandra_ph    14/01/2014    5 recensioni
"... Il fatto è che non so spiegarti cos’è successo. Non razionalmente, almeno.”
“Spiegamelo, allora, alla tua maniera irrazionale.”.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-10-

 Spiegare l’incomprensibile

 

 

Lenzuola morbide, che mi avvolgono come una carezza.
Un vago sentore nell’aria.
Piccoli rumori, quasi impercettibili.
Non sono nel mio letto. Ma neppure sulla Seahawk.
Non ci sarebbe questo profumo vagamente familiare. Neanche questo silenzio, solo leggermente interrotto. E non mi sentirei neppure tanto bene.
Gli occhi ancora chiusi, mi muovo lentamente, per stirare i muscoli rilassati dal sonno.
Subito mi accorgo che c’è qualcosa di diverso…
Sento un impellente desiderio di una tazza di caffè.
Nero. Forte. Bollente.
E, immediatamente dopo, ne percepisco l’aroma. Ma non solo. Sulle labbra ne sento anche il sapore…
Delizioso.
Così come il tocco delle dita che mi hanno appena sfiorato.
Socchiudo leggermente la bocca, per assaporare la goccia di caffè che mi è stata posata sulle labbra, ma al tempo stesso per leccare i polpastrelli che me l’hanno donata.
Apro gli occhi e sorrido.
Le tue dita proseguono, seguendo un percorso che tu hai ben chiaro in mente.
Scivolano sul mio collo, sfiorano le spalle e poi scendono a delineare il contorno del mio seno, lo accarezzano, lo provocano… scostano il lenzuolo che mi avvolge dalla notte… un groviglio informe che non ho mai ritrovato al mio risveglio.
Ma non ho mai trovato neppure te, al mio risveglio.
Preferisco decisamente le lenzuola aggrovigliate ed essere salutata da una goccia di caffè sulle labbra…
Soprattutto se a mettercela sei tu.
Osservo il tuo viso abbassarsi su di me, lentamente.
La tua bocca scende ad appropriarsi di un seno, poi dell’altro… le tue mani scivolano sui miei fianchi, sollevandoli leggermente.
“Voglio il mio caffè, prima…”
La mia voce trema ed è roca, perché le tue labbra stanno scendendo oltre e mi fanno impazzire.
“Voglio te, prima".
La tua voce, invece, è ferma. Decisa.
Ok, il caffè lo rifarò dopo…
Ho mai avuto qualche possibilità di discutere?

 

 

***

 

 

“Allora, Mac? Che mi dici della Parker?”
Ti sorrido.
Sei seduta di fronte a me e, finalmente, sorseggi il tuo caffè, nero, forte, bollente, con aria soddisfatta.
Stavo ancora pensando se lasciarti alzare oppure trattenerti ancora a letto per amarti di nuovo, quando tu, rapida, sei sgusciata fuori dalle lenzuola, hai rovistato brevemente nel mio armadio, per qualche attimo sei rimasta indecisa tra una mia maglietta e una camicia di jeans, dopodiché hai accettato il mio consiglio.
Maliziosamente hai chiuso solo i due bottoni centrali e hai arrotolato le maniche appena sotto il gomito: in questo modo la mia camicia ti rende ancora più sexy, scoprendoti più che coprirti.
Hai colto alla perfezione il mio suggerimento.
Rassegnato, mi sono alzato anch’io, infilandomi solo un paio di boxer… ho forti dubbi che resteremo per molto fuori dal letto.
Non mi rispondi.
Ti sei limitata a sollevare lo sguardo e ora mi scruti, al di sopra della tazza di caffè che tieni con entrambe le mani, i gomiti appoggiati al bancone della mia cucina, in una posa che ormai mi è molto familiare.
Mi osservi per qualche istante e credo di sapere cosa ti stia passando per la mente.
Quello che ci è accaduto in questi ultimi giorni, per non parlare di ciò che è avvenuto nelle ultime ore, ha dell’incredibile.
Presumo che, com’è successo a me, ti abbia lasciato senza fiato e che, come me, tu debba ancora assimilare per bene tutto quanto.
“Credo che la Parker stia mentendo".
Finalmente ti sei decisa a rispondere. La tua voce è poco più di un soffio.
“Cosa te lo fa pensare?”
“E’ una donna troppo sicura di sé. Non è il tipo di donna che un uomo molesterebbe…”
“Forse proprio per vendicarsi di lei?”
“Mhm… e poi ho visto come ti dava la caccia. E’ più probabile accusare lei di molestie! Ti voleva e avrebbe fatto di tutto per averti nel suo letto. Ed è rimasta parecchio contrariata quando ha capito di non avere chance… quando si è accorta di essere stata respinta”.
“Forse non avresti dovuto respingerla, Mac!”
“Ah. Ah. Spiritoso! E tu? Perché hai respinto Clay?"
Quanto mi mancava la tua espressione infastidita e un po’ corrucciata, che assumi sempre quando ti faccio arrabbiare!
“Ok, ok… passiamo oltre… Cosa ne pensi, allora?”
“Penso che la Parker potrebbe aver accusato Ferrell solo perché lui l’ha respinta”.
“E’ possibile. Ma allora perché Ferrell non si difende? Perché non ci fornisce la sua versione?”
“Continua ad eludere il discorso?”
“Gia…”
“Mhm… interessante. Non sei riuscito a farlo parlare neppure tu?”
Eccola, la tua piccola rivincita! La tua piccola soddisfazione.
Concediamotela.
“No. Neppure io”.
“Non mi dire! Neanche il grande Harmon Rabb, insensibile al fascino e ai complimenti maschili, capace di intuire immediatamente quando qualcuno mente…. Neanche lui è riuscito a far parlare l’imputato?”
“Ti diverti, vero?” domando con un sorriso.
“Mhm… un pochino…”
Mi allungo verso di te e ti catturo una mano tra le mie. Ho bisogno di toccarti.
“Ok, Mac. Ho imparato la lezione. Comunque continuo ad essere certo che Ferrell stia mentendo. Solo che ora credo che lo faccia per proteggere qualcuno”.
“Chi?”
“Melinda Parker”.
“Ma se lei lo ha accusato di…”
“Lo so, Mac. Ma prova ad immaginare… Supponi che lei volesse andare a letto con lui. E che lui, per qualche motivo, l’abbia respinta. C’è una discussione tra i due… qualcuno li sente. O li vede. Lei sta cercando di andarsene… lui l’afferra per un braccio… lei per vendicarsi del rifiuto, lo accusa di averla molestata”.
“Sì, ma perché? Perché lui non ci fornisce, allora, questa versione?”
“La sta proteggendo”.
“Ma perché?”
“Forse perché è innamorato di lei”.
“Allora perché rifiutarla?”
“Per non rovinarle la carriera, o quella di entrambi, se fossero stati scoperti. Non dimenticare che è lei l’ufficiale più alto di grado… sarebbe stata quella che avrebbe perso di più da un’accusa di fraternizzazione”.
“Ma in questo modo è lui ad avere la carriera rovinata…”
“Certo. Ma c’è chi è disposto a tutto, anche a sacrificare la propria carriera, per salvare la donna che ama…”
Abbassi lo sguardo per un attimo, senza dire nulla. La tua mano è ancora tra le mie. Poi lo rialzi e ti limiti a guardarmi negli occhi.
Io faccio altrettanto.
E come ieri sera, quando ancora eravamo ognuno nel corpo dell’altro, anche in questo momento sono le nostre anime, le nostre menti, a comunicare.
Attraverso uno sguardo.
“Tu lo hai fatto…”
“Sì, l’ho fatto. E lo rifarei ancora”.
“Ti amo anch’io, Harm.”
Volevo sentirtelo dire. Sono mesi e mesi che speravo in queste parole.
Non so quante volte ho immaginato di dirtele e di sentirmele dire… mi ero immaginato la scena in ogni particolare, addirittura scene diverse…
Ciò che non avevo immaginato è l’emozione che avrei provato. Per un attimo mi manca l’aria.
“Vieni qui…” ti attiro dolcemente verso di me, prendendoti anche l’altra mano tra le mie. Tu scendi dallo sgabello e ti avvicini al mio… lascio una delle tue mani per stringerti alla vita e ti catturo, immobilizzandoti tra il bancone e le mie gambe.
Ti scosto delicatamente i capelli dal viso, lascio scivolare la mano dietro la tua nuca e ti bacio le labbra. L’altra mano sfiora la tua gamba e s’insinua, risalendo lenta, sotto la camicia…
“Cosa ci è successo, Harm?”
“Ho voglia di te…”
“Intendevo… in questi giorni…”
Ho capito che ti riferivi a quello. Solo che, non sapendo darti una risposta, cercavo di sviarti dal problema. O, semplicemente, di assecondare il mio desiderio.
“So cosa intendevi, Mac… il fatto è che non so spiegarti cos’è successo. Non razionalmente, almeno”.
“Spiegamelo, allora, alla tua maniera irrazionale”.
Mi piace questa tua richiesta.
“D’accordo, Mac. Io credo che abbia prevalso il desiderio… il desiderio che esiste tra noi. Quello che abbiamo represso per anni…”
“Anche tu?”
“Anch’io. Soprattutto ultimamente. Odiavo come si stavano mettendo le cose tra noi. E non solo per Webb: non mi piaceva esserti così distante, anche sul lavoro. Anzi, sai cosa credo? Che quando eravamo in sintonia come amici e colleghi, il desiderio che provavamo riuscivamo a tenerlo, per così dire, sotto controllo. Perché ci appagava, e molto, già il rapporto che ci univa. Ma incrinato quello…”
“Tutto è cambiato dal Paraguay…”
“Lo so. Cosa volevi da me, Mac?”
“Forse che mi dicessi, e non solo mi facessi capire, che mi amavi”.
“Io, invece, volevo che tu lo capissi, che ci credessi davvero, prima di dirtelo. E comunque sai che non sono mai stato bravo a dire certe cose. Ma ora posso capire quanto avevi bisogno di sentirtelo dire… Il fatto è che io avevo un disperato bisogno che tu lo capissi, senza che te lo dicessi. Gli altri uomini te lo dicevano… per me volevo che fosse diverso…”
“Lo so, Harm. Ora lo so. Ho sempre pensato che fossi freddo, controllato. Che le emozioni, quelle vere, ti sfiorassero soltanto. Invece ho scoperto che dentro di te esplode una tempesta di sensazioni e di emozioni, per ogni cosa: da quando voli, a quando ami… semplicemente sei molto abile a tenere tutto sotto controllo, meglio di quanto sappia fare io…”
“Tu lotti ogni giorno con il desiderio di alcol… come puoi dire che non sei in grado di controllarti?”
Mi osservi per un istante, pensierosa. Ti starai domandando come faccio a saperlo.
“Forse hai ragione… Tornando a ciò che ci è accaduto… ritieni allora che sia stato il nostro desiderio inconscio a farci catapultare l’uno nel corpo dell’altro?”
“Credo di sì. Questo ci ha permesso di capire molte cose… di scoprire come siamo davvero… di comprendere cosa vogliamo realmente”.
“Molte volte mi sono ritrovata a domandarmi cosa avresti fatto tu in un certo frangente… cosa avresti pensato…”
“E’ successo anche a me. Forse è qualcosa che tutte le coppie, tutte le persone che si amano dovrebbero imparare a fare e non dimenticarlo mai, soprattutto nei momenti di crisi”.
“Cos’è successo, poi?”
“Abbiamo fatto l’amore…”
“Questo lo so…”
“Intendevo dire che, facendo l’amore, ci siamo ritrovati”.
“Ossia il nostro desiderio è stato soddisfatto… quindi non serviva più che fossimo l’uno nell’altro?”
“Il mio desiderio non è stato affatto soddisfatto. E spero neppure il tuo…”
“Oh… suvvia, Harm! Hai capito cosa intendo!”
Sorrido, divertito. Certo che ho capito cosa intendi. Ma è un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Ho preferito approfittarne e chiarire per bene la mia posizione.
“Intendevo qualcosa di più… romantico. Ossia che, facendo l’amore, le nostre anime si sono unite, come i nostri corpi, e sono diventate una cosa sola…”
“Lo hai sentito anche tu?”
“Quando non si capiva più dove finiva il tuo corpo e iniziava il mio?”
“Anche. Ma anche quando la mia anima era dentro di te e poi è tornata nel mio corpo… c’è stato un momento in cui mi è sembrato che fossimo entrambi fuori, che le nostre anime fossero lassù, quasi oltre le stelle, e osservassero… insieme, abbracciate, esattamente come lo erano i nostri corpi intrecciati… osservassero tutto dall’alto… per poi ritornare sulla terra. E’ stato allora?”
“Che siamo tornati ognuno nella propria pelle? Sì, credo di sì.”
“E’ tutto molto strano… quello che ci è successo nei giorni scorsi ha dell’inverosimile”.
“No. Forse non più di tanto”.
“Che intendi dire?”
“Che forse è quello che provano tutte le persone che si amano. Ogni volta che decidono di rinunciare ad una parte di se stessi per la persona amata è come se entrassero nell’altro…”
“Sei diventato saggio”.
“L’ho solo capito per la prima volta”.
“Credi che se non avessimo fatto l’amore, saremmo mai ritornati ognuno nel proprio corpo?”
“Non lo so, Mac. Forse è meglio non domandarselo”.
“Mi piace pensare che non sarebbe mai più successo…”
“Sarei stato condannato ad una vita di tacchi, caffè e trucco?”
“E io? Donne che ti saltano addosso, immangiabili cibi vegetariani e orologi con le lancette!”
“Preferisci uomini che ti saltano addosso? Uomo, vorrai dire…”
“Chi? Tu?”
“Vedi qualcun altro?”
“Mhm… potrei sempre telefonare a…”
“Zitta. Non dirlo. Non dire quel nome, per favore!”
“E’ stata così dura?”
Mi sfiori una guancia, chiedendomelo.
“Durissima… quell’uomo non si arrende facilmente!”
“Avrei dato non so cosa per essere stata presente… Anche a Skates l’idea divertiva da morire… a proposito di Skates…”
Oh, no… temevo questa domanda.
“Che cosa le avresti detto di così importante quella sera che sembrava fosse l’unica cosa che le avrebbe permesso di credere a tutta la faccenda?”
Esplicita e diretta. Non posso neppure fingere di non capire ed eludere la domanda.
“Le ho detto una cosa che era assolutamente certa che non ti avrei mai rivelato… pertanto non potevo essere che io”.
“E quale?”
Ti guardo negli occhi, mentre ti stringo più forte tra le braccia.
“Le ho detto che sono innamorato di te. Ti amo, Mac.”
Non dici nulla, ma i tuoi occhi brillano di lacrime.
Ti bacio, sfiorandoti le labbra dolcemente. Improvvisa mi assale di nuovo la voglia di te.
“Che ne dici di un esperimento?” ti sussurro roco, all’orecchio.
“Che genere di esperimento?” domandi divertita, mentre cerchi di tenere a bada le mie mani che, indisciplinate, stanno sfuggendo al mio controllo.
Hai la pelle così morbida…
“Facciamole tornare di nuovo lassù, oltre le stelle”.
“E se ci ritrovassimo di nuovo nella pelle dell’altro?”
“Correremo il rischio…”

 

 

Fine

  
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