-10-
Spiegare
l’incomprensibile
Lenzuola
morbide, che mi avvolgono
come una carezza.
Un vago sentore nell’aria.
Piccoli rumori, quasi
impercettibili.
Non sono nel mio letto. Ma neppure
sulla Seahawk.
Non ci sarebbe questo profumo
vagamente familiare. Neanche questo silenzio, solo leggermente
interrotto. E non
mi sentirei neppure tanto bene.
Gli occhi ancora chiusi, mi muovo
lentamente, per stirare i muscoli rilassati dal sonno.
Subito mi accorgo che c’è qualcosa
di diverso…
Sento un impellente desiderio di
una tazza di caffè.
Nero. Forte. Bollente.
E, immediatamente dopo, ne
percepisco l’aroma. Ma non solo. Sulle labbra ne sento anche il sapore…
Delizioso.
Così come il tocco delle dita che
mi hanno appena sfiorato.
Socchiudo leggermente la bocca,
per assaporare la goccia di caffè che mi è stata posata sulle labbra,
ma al
tempo stesso per leccare i polpastrelli che me l’hanno donata.
Apro gli occhi e sorrido.
Le tue dita proseguono, seguendo
un percorso che tu hai ben chiaro in mente.
Scivolano sul mio collo, sfiorano
le spalle e poi scendono a delineare il contorno del mio seno, lo
accarezzano,
lo provocano… scostano il lenzuolo che mi avvolge dalla notte… un
groviglio
informe che non ho mai ritrovato al mio risveglio.
Ma non ho mai trovato neppure te,
al mio risveglio.
Preferisco decisamente le lenzuola
aggrovigliate ed essere salutata da una goccia di caffè sulle labbra…
Soprattutto se a mettercela sei
tu.
Osservo il tuo viso abbassarsi su
di me, lentamente.
La tua bocca scende ad
appropriarsi di un seno, poi dell’altro… le tue mani scivolano sui miei
fianchi, sollevandoli leggermente.
“Voglio il mio caffè, prima…”
La mia voce trema ed è roca,
perché le tue labbra stanno scendendo oltre e mi fanno impazzire.
“Voglio te, prima".
La tua voce, invece, è ferma.
Decisa.
Ok, il caffè lo rifarò dopo…
Ho mai avuto qualche possibilità
di discutere?
***
“Allora, Mac?
Che mi dici della
Parker?”
Ti sorrido.
Sei seduta di fronte a me e,
finalmente, sorseggi il tuo caffè, nero, forte, bollente, con aria
soddisfatta.
Stavo ancora pensando se lasciarti
alzare oppure trattenerti ancora a letto per amarti di nuovo, quando
tu,
rapida, sei sgusciata fuori dalle lenzuola, hai rovistato brevemente
nel mio
armadio, per qualche attimo sei rimasta indecisa tra una mia maglietta
e una
camicia di jeans, dopodiché hai accettato il mio consiglio.
Maliziosamente hai chiuso solo i due
bottoni centrali e hai arrotolato le maniche appena sotto il gomito: in
questo
modo la mia camicia ti rende ancora più sexy, scoprendoti più che
coprirti.
Hai colto alla perfezione il mio
suggerimento.
Rassegnato, mi sono alzato
anch’io, infilandomi solo un paio di boxer… ho forti dubbi che
resteremo per
molto fuori dal letto.
Non mi rispondi.
Ti sei limitata a sollevare lo
sguardo e ora mi scruti, al di sopra della tazza di caffè che tieni con
entrambe le mani, i gomiti appoggiati al bancone della mia cucina, in
una posa
che ormai mi è molto familiare.
Mi osservi per qualche istante e
credo di sapere cosa ti stia passando per la mente.
Quello che ci è accaduto in questi
ultimi giorni, per non parlare di ciò che è avvenuto nelle ultime ore,
ha
dell’incredibile.
Presumo che, com’è successo a me,
ti abbia lasciato senza fiato e che, come me, tu debba ancora
assimilare per
bene tutto quanto.
“Credo che la Parker stia
mentendo".
Finalmente ti sei decisa a
rispondere. La tua voce è poco più di un soffio.
“Cosa te lo fa pensare?”
“E’ una donna troppo sicura di sé.
Non è il tipo di donna che un uomo molesterebbe…”
“Forse proprio per vendicarsi di
lei?”
“Mhm… e poi ho visto come ti dava
la caccia. E’ più probabile accusare lei di molestie! Ti voleva e
avrebbe fatto
di tutto per averti nel suo letto. Ed è rimasta parecchio contrariata
quando ha
capito di non avere chance… quando
si
è accorta di essere stata respinta”.
“Forse non avresti dovuto
respingerla, Mac!”
“Ah. Ah.
Spiritoso! E tu? Perché hai respinto Clay?"
Quanto mi mancava la tua
espressione infastidita e un po’ corrucciata, che assumi sempre quando
ti
faccio arrabbiare!
“Ok, ok… passiamo oltre… Cosa ne
pensi, allora?”
“Penso che la Parker potrebbe aver
accusato Ferrell solo perché lui l’ha respinta”.
“E’ possibile. Ma allora perché
Ferrell non si difende? Perché non ci fornisce la sua versione?”
“Continua ad eludere il discorso?”
“Gia…”
“Mhm… interessante. Non sei
riuscito a farlo parlare neppure tu?”
Eccola, la tua piccola rivincita!
La tua piccola soddisfazione.
Concediamotela.
“No. Neppure io”.
“Non mi dire! Neanche il grande
Harmon Rabb, insensibile al fascino e ai complimenti maschili, capace
di
intuire immediatamente quando qualcuno mente…. Neanche lui è riuscito a
far
parlare l’imputato?”
“Ti diverti, vero?” domando con un
sorriso.
“Mhm… un pochino…”
Mi allungo verso di te e ti
catturo una mano tra le mie. Ho bisogno di toccarti.
“Ok, Mac. Ho imparato la lezione.
Comunque continuo ad essere certo che Ferrell stia mentendo. Solo che
ora credo
che lo faccia per proteggere qualcuno”.
“Chi?”
“Melinda Parker”.
“Ma se lei lo ha accusato di…”
“Lo so, Mac. Ma prova ad
immaginare… Supponi che lei volesse andare a letto con lui. E che lui,
per
qualche motivo, l’abbia respinta. C’è una discussione tra i due…
qualcuno li
sente. O li vede. Lei sta cercando di andarsene… lui l’afferra per un
braccio… lei
per vendicarsi del rifiuto, lo accusa di averla molestata”.
“Sì, ma perché? Perché lui non ci
fornisce, allora, questa versione?”
“La sta proteggendo”.
“Ma perché?”
“Forse perché è innamorato di lei”.
“Allora perché rifiutarla?”
“Per non rovinarle la carriera, o
quella di entrambi, se fossero stati scoperti. Non dimenticare che è
lei
l’ufficiale più alto di grado… sarebbe stata quella che avrebbe perso
di più da
un’accusa di fraternizzazione”.
“Ma in questo modo è lui ad avere
la carriera rovinata…”
“Certo. Ma c’è chi è disposto a
tutto, anche a sacrificare la propria carriera, per salvare la donna
che ama…”
Abbassi lo sguardo per un attimo,
senza dire nulla. La tua mano è ancora tra le mie. Poi lo rialzi e ti
limiti a
guardarmi negli occhi.
Io faccio altrettanto.
E come ieri sera, quando ancora
eravamo ognuno nel corpo dell’altro, anche in questo momento sono le
nostre anime,
le nostre menti, a comunicare.
Attraverso uno sguardo.
“Tu lo hai fatto…”
“Sì, l’ho fatto. E lo rifarei
ancora”.
“Ti amo anch’io, Harm.”
Volevo sentirtelo dire. Sono mesi
e mesi che speravo in queste parole.
Non so quante volte ho immaginato
di dirtele e di sentirmele dire… mi ero immaginato la scena in ogni
particolare, addirittura scene diverse…
Ciò che non avevo immaginato è
l’emozione che avrei provato. Per un attimo mi manca l’aria.
“Vieni qui…” ti attiro dolcemente
verso di me, prendendoti anche l’altra mano tra le mie. Tu scendi dallo
sgabello e ti avvicini al mio… lascio una delle tue mani per stringerti
alla
vita e ti catturo, immobilizzandoti tra il bancone e le mie gambe.
Ti scosto delicatamente i capelli dal
viso, lascio scivolare la mano dietro la tua nuca e ti bacio le labbra.
L’altra
mano sfiora la tua gamba e s’insinua, risalendo lenta, sotto la camicia…
“Cosa ci è successo, Harm?”
“Ho voglia di te…”
“Intendevo… in questi giorni…”
Ho capito che ti riferivi a
quello. Solo che, non sapendo darti una risposta, cercavo di sviarti
dal
problema. O, semplicemente, di assecondare il mio desiderio.
“So cosa intendevi, Mac… il fatto
è che non so spiegarti cos’è successo. Non razionalmente, almeno”.
“Spiegamelo, allora, alla tua
maniera irrazionale”.
Mi piace questa tua richiesta.
“D’accordo, Mac. Io credo che
abbia prevalso il desiderio… il desiderio che esiste tra noi. Quello
che
abbiamo represso per anni…”
“Anche tu?”
“Anch’io. Soprattutto ultimamente.
Odiavo come si stavano mettendo le cose tra noi. E non solo per Webb:
non mi
piaceva esserti così distante, anche sul lavoro. Anzi, sai cosa credo?
Che quando
eravamo in sintonia come amici e colleghi, il desiderio che provavamo
riuscivamo a tenerlo, per così dire, sotto controllo. Perché ci
appagava, e
molto, già il rapporto che ci univa. Ma incrinato quello…”
“Tutto è cambiato dal Paraguay…”
“Lo so. Cosa volevi da me, Mac?”
“Forse che mi dicessi, e non solo
mi facessi capire, che mi amavi”.
“Io, invece, volevo che tu lo
capissi, che ci credessi davvero, prima di dirtelo. E comunque sai che
non sono
mai stato bravo a dire certe cose. Ma ora posso capire quanto avevi
bisogno di
sentirtelo dire… Il fatto è che io avevo un disperato bisogno che tu lo
capissi, senza che te lo dicessi. Gli altri uomini te lo dicevano… per
me
volevo che fosse diverso…”
“Lo so, Harm. Ora lo so. Ho sempre
pensato che fossi freddo, controllato. Che le emozioni, quelle vere, ti
sfiorassero soltanto. Invece ho scoperto che dentro di te esplode una
tempesta
di sensazioni e di emozioni, per ogni cosa: da quando voli, a quando
ami…
semplicemente sei molto abile a tenere tutto sotto controllo, meglio di
quanto
sappia fare io…”
“Tu lotti ogni giorno con il
desiderio di alcol… come puoi dire che non sei in grado di
controllarti?”
Mi osservi per un istante,
pensierosa. Ti starai domandando come faccio a saperlo.
“Forse hai ragione… Tornando a ciò
che ci è accaduto… ritieni allora che sia stato il nostro desiderio
inconscio a
farci catapultare l’uno nel corpo dell’altro?”
“Credo di sì. Questo ci ha
permesso di capire molte cose… di scoprire come siamo davvero… di
comprendere
cosa vogliamo realmente”.
“Molte volte mi sono ritrovata a
domandarmi cosa avresti fatto tu in un certo frangente… cosa avresti
pensato…”
“E’ successo anche a me. Forse è
qualcosa che tutte le coppie, tutte le persone che si amano dovrebbero
imparare
a fare e non dimenticarlo mai, soprattutto nei momenti di crisi”.
“Cos’è successo, poi?”
“Abbiamo fatto l’amore…”
“Questo lo so…”
“Intendevo dire che, facendo
l’amore, ci siamo ritrovati”.
“Ossia il nostro desiderio è stato
soddisfatto… quindi non serviva più che fossimo l’uno nell’altro?”
“Il mio desiderio non è stato
affatto soddisfatto. E spero neppure il tuo…”
“Oh… suvvia, Harm! Hai capito cosa
intendo!”
Sorrido, divertito. Certo che ho
capito cosa intendi. Ma è un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela
sfuggire.
Ho preferito approfittarne e chiarire per bene la mia posizione.
“Intendevo qualcosa di più…
romantico. Ossia che, facendo l’amore, le nostre anime si sono unite,
come i
nostri corpi, e sono diventate una cosa sola…”
“Lo hai sentito anche tu?”
“Quando non si capiva più dove
finiva il tuo corpo e iniziava il mio?”
“Anche. Ma anche quando la mia
anima era dentro di te e poi è tornata nel mio corpo… c’è stato un
momento in
cui mi è sembrato che fossimo entrambi fuori, che le nostre anime
fossero lassù,
quasi oltre le stelle, e osservassero… insieme, abbracciate,
esattamente come
lo erano i nostri corpi intrecciati… osservassero tutto dall’alto… per
poi
ritornare sulla terra. E’ stato allora?”
“Che siamo tornati ognuno nella
propria pelle? Sì, credo di sì.”
“E’ tutto molto strano… quello che
ci è successo nei giorni scorsi ha dell’inverosimile”.
“No. Forse non più di tanto”.
“Che intendi dire?”
“Che forse è quello che provano
tutte le persone che si amano. Ogni volta che decidono di rinunciare ad
una
parte di se stessi per la persona amata è come se entrassero
nell’altro…”
“Sei diventato saggio”.
“L’ho solo capito per la prima
volta”.
“Credi che se non avessimo fatto
l’amore, saremmo mai ritornati ognuno nel proprio corpo?”
“Non lo so, Mac. Forse è meglio
non domandarselo”.
“Mi piace pensare che non sarebbe
mai più successo…”
“Sarei stato condannato ad una
vita di tacchi, caffè e trucco?”
“E io? Donne che ti saltano addosso,
immangiabili cibi vegetariani e orologi con le lancette!”
“Preferisci uomini che ti saltano
addosso? Uomo, vorrai dire…”
“Chi? Tu?”
“Vedi qualcun altro?”
“Mhm… potrei sempre telefonare a…”
“Zitta. Non dirlo. Non dire quel
nome, per favore!”
“E’ stata così dura?”
Mi sfiori una guancia,
chiedendomelo.
“Durissima… quell’uomo non si
arrende facilmente!”
“Avrei dato non so cosa per essere
stata presente… Anche a Skates l’idea divertiva da morire… a proposito
di
Skates…”
Oh, no… temevo questa domanda.
“Che cosa le avresti detto di così
importante quella sera che sembrava fosse l’unica cosa che le avrebbe
permesso
di credere a tutta la faccenda?”
Esplicita e diretta. Non posso
neppure fingere di non capire ed eludere la domanda.
“Le ho detto una cosa che era
assolutamente certa che non ti avrei mai rivelato… pertanto non potevo
essere che
io”.
“E quale?”
Ti guardo negli occhi, mentre ti
stringo più forte tra le braccia.
“Le ho detto che sono innamorato
di te. Ti amo, Mac.”
Non dici nulla, ma i tuoi occhi
brillano di lacrime.
Ti bacio, sfiorandoti le labbra
dolcemente. Improvvisa mi assale di nuovo la voglia di te.
“Che ne dici di un esperimento?”
ti sussurro roco, all’orecchio.
“Che genere di esperimento?”
domandi divertita, mentre cerchi di tenere a bada le mie mani che,
indisciplinate,
stanno sfuggendo al mio controllo.
Hai la pelle così morbida…
“Facciamole tornare di nuovo lassù,
oltre le stelle”.
“E se ci ritrovassimo di nuovo
nella pelle dell’altro?”
“Correremo il rischio…”
Fine