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Autore: Neal C_    15/01/2014    0 recensioni
[Keira Knightley]
Un mezzo sorriso, stop,
la mascella leggermente più a sinistra, di più, stop,
di tre quarti, stop, l’occhio un po’ più languido, si esattamente così tesoro.
Il capello più indietro, ti si deve vedere l’orecchio in tutto il suo splendore,
uno splendido padiglione auricolare.

[Inspirato allo spot di Chanel “Coco Mademoiselle Chanel”, diretto da Joe Wright, con Keira Knightley e Alberto Ammann]
Genere: Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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Il ne serait pas rien sans un parfum*




La luce del mattino filtra fra le tende  bianche svolazzanti.
Il fresco del mattino, un’alba tarda luminosa e non quelle oscure e invernali per cui è famoso il nord della Francia.  Ma Parigi è una città magica, orientale, sa di dolciastro, di arancio e di fiori .
Mademoiselle Coco si desta, leggiadra, lo specchio riflette la sua figura sottile, fragile, avvolta in un lenzuolo svolazzante a sua volta. Le sue labbra illuminate da una sottile striscia di lucidalabbra si incurvano in un sorriso, quasi sovrappensiero, mentre con le dita sottili, intinte di profumo accarezza la pelle, in quel punto concavo che congiunge lo sterno alle clavicole.
è in tempo per il servizio, è attesa a breve e una signora non si presenterà mai in ritardo o in anticipo, ma sempre nel momento giusto.
Il salto è rapido, dalla schiumosa vasca da bagno ai Sali speziati del mattino, alla plastica che come un’armatura di cristallo protegge la sua mise, una leggera tuta beige o crema a seconda della luce e delle sue mille impalpabili sfumature.
Beige la moto che romba e si riscalda sotto di lei, beige il casco che le schiacciano il vaporoso caschetto corto castano dalle falde rotonde e piene, beige gli stivaletti con tacco quadrato, alti e slanciati.
Davanti a lei sfilano Place Vendome e il suo obelisco che oscura un piccolo timido semaforo che interrompe la sua corsa- sfilata verso Place de la Concorde.
Si fa verde ma le moto dei suoi accompagnatori e compagni di strada in frac stentano a partire e la dama in beige sfila sotto i loro occhialoni da motociclista.
La moto romba al verde e si lancia impavida saltando la rampa di scale in discesa, passa davanti ad un fioraio dal quale esce una signora affaccendata, sullo sfondo.
Si infila in un palazzo;  grandiose architetture neoclassiche, eclettiche, e balconate liberty osservano la figura sdraiata sul mezzo, come una pantera sonnecchiante eppure con l’energia di un felino pronto allo scatto.
Ma non sono le sole. Il rombo del suo mezzo ha attirato l’attenzione del proprietario di casa, o meglio dire della casa-studio.
Mademoiselle Coco smonta e si ravviva i capelli sbirciando il suo regista che già è andato ad avvertire la sua troupe.  Si gira, che tutto e tutti siano pronti, le truccatrici, le costumiste, che facciano scende li vestito sottile e impalpabile che chiuderà la collezione. Questo si libra calando dall’alto, seguendo il percorso serpentino della imponente scala a chiocciola, grigio-prefabbricato.
Il regista accorre al campanello, con passo deciso ma non affrettato e la sua modella e musa è lì, che lo osserva, i capelli schiacciati e arricciati dal casco.
Uno sguardo intenso, elettrico e poi ecco che Mademoiselle Coco fa il suo ingresso sulla scena.
La attende il set, una camera da letto imperiale, tappezzata di oro e canneti bianchi, un matrimoniale color neve che troneggia sul set, un paio di comodini con lampade dal cappello nero e un divanetto napoleonico e tappezzato di bianco.
Intorno una serra dai soffitti color del cielo e un misto di luce da vetrata ed elettrica, emanata dalle lampade soffuse del set.
Un sorriso quasi sincero e una giravolta sono il primo scatto.
Comincia la sessione trucco, mentre la scena è preparata, la luce è offuscata da tende a pacchetto oscuranti, è il regista stesso ad occuparsene mentre tutti si affannano intorno a Mademoiselle Coco, curano il suo capello liscio e bombato, le sue labbra rosa e sensuali.
Poi si va in azione, comincia lo scatto vero e proprio nella semi oscurità della calda luce giallastra, elettrica.
I suoi capelli hanno riflessi d’oro e una morbidezza quasi tangibile, la tuta, una seconda pelle scompare e rimane solo lei, protanista assoluta della scena, di mille scatti.

Un mezzo sorriso, stop,
la mascella leggermente più a sinistra, di più, stop,
di tre quarti, stop, l’occhio un po’ più languido, si esattamente così tesoro.
Il capello più indietro, ti si deve vedere l’orecchio in tutto il suo splendore,
uno splendido padiglione auricolare.

Le guancie di Mademoiselle Coco sono morbide e arrossate dal trucco, il fard lascia una leggera traccia rosea sulle mani del regista che le aggiusta una ciocca ribelle dietro l’orecchio.
Gli sguardi si incontrano, ma lei non mantiene quel contatto magnetico a lungo.
Si lascia cadere sul letto di schiena, lui le appare al contrario, il mondo è al contrario.
Mademoiselle Coco sorride alla telecamera, un sorriso appena accennato e sensuale –  “morditi il labbro, esatto, bene, avanti” consiglia il regista – e poi lascia scivolare la zip della tuta verso il basso, in un basso ronzio, scoprendo un gioiello di vetro e perla che luccica in mezzo al petto.
Lui la osserva per un po’, scatta un’altra foto e poi annuncia che va bene così.
Ecco che la stanza si svuota, tutti tornano al montaggio, alla musica, lui farà gli ultimi scatti.
Lei solleva la gamba in attesa e il suo regista la accontenta, apre la zip liberando la gamba dalla tuta aderente, poi le fila lo stivaletto dalla punta nera e lucida.
Si apre in un sorriso solare mentre quella rimane ancora indecifrabile con l’occhio truccato di nero, egiziano. Scopre il piede smaltato fango come le unghie corte della mano e quella giocosa subito si gira, calando lentamente la tuta e scoprendo la schiena bianca e spigolosa.
Di schiena sente gli scatti, può immaginare le inquadrature e i flash che impallidiscono la sua pelle – “girati, di profilo, un sorriso, si, così, adesso calati la tuta e poi ti avvolgi in quell’asciugamano, poi vieni verso di me…” – e quando avvolge il corpo sottile nella morbida spugna dell’asciugamano immacolato avanza gattoni, i suoi occhi scuri seguono sfidano l’obbiettivo con lascivia e con un cenno lo invita a farsi avanti, a sdraiarsi su di lei, su quel letto – “il tuo nome. Dillo in un sussurro” –  “coco mademoiselle”, lo sussurra come un segreto mentre fra le loro bocche la distanza è talmente ravvicina che possono sentire ciascuno il respiro lieve dell’altro, il profumo dolce che si irradia dalla signora in beige.
Lo spot è finito, il regista è finalmente deciso ad accogliere l’invito, ora che il suo lavoro è al termine.
Con la camicia aperta, si affretta a chiudere la porta, a far scattare la serratura, ma quando si gira la scena è vuota, la sua controparte è sparita,volata via dalla finestra con la rapidità furtiva di una volpe e lo osserva con un sorriso enigmatico, a cavallo della sua moto beige.
 Quando il giovane regista la raggiunge, un moto di sorpresa, quasi stupefatto, è ancora evidente sul viso.
Ma lei ha terminato e stringe nelle mani il suo bottino, una piccola bottiglietta quadrata di profumo che scompare di soppiatto nella tuta beige.
Intorno a lei scorre Parigi dorata, al tramonto.
“Coco Mademoiselle Chanel”.

“Ok bene, ragazzi per oggi può bastare”
“Grande, Joe, ho bisogno del mio Jeans e di un paio di converse”
“Ma come siamo selvaggi.”
“Sono un animale confortable, io.”
“Ragazzi qualcuno ha voglia di un caffè? Joe? Keira?”
“Albert, per me un the.”
“Conosco una sala da the molto carina. Ci allontaniamo dal casino dei macchinari e delle scene?
è praticamente dietro l’angolo.”
“Noi andiamo, tu vieni Keira?”
“Andate che vi raggiungo.”
“Ok, ti porto un caffè da Starbucks”
“Oh Albert, sei un tesoro.”
“De rien, mademoiselle.”






Note

* “Non sarebbe niente senza un profumo” liberamente riadattato dal verso “It wouldn’t be nothing without a woman” della canzone “It’s a Man’s World” di Joss Stone  

* Ispirato a Coco Mademoiselle Chanel – IL FILM
 Diretto da Joe Wright, con Keira Knightley e Alberto Ammann

*altre info e fonti utilizzate


Angolo dell’autrice

Questo è un omaggio ad un’attrice che amo molto, più per la sua bellezza e il suo stile inglese che per la sua bravura nella recitazione.
La storia sarà forse un po’ noiosa e inutilmente descrittiva, comunque non c’è e non ci deve essere approfondimento psicologico.
È uno sfizio.
Quello che tenevo ad incrociare sono i due piani di regia, un’idea che mi è molto piaciuta dello spot di Chanel: il piano di regia interno, che costituisce la storia (la modella che prova per un servizio fotografico) e un secondo piano di regia, quello di Joe Wright che gira lo spot con Keira e Alberto, personaggi/persone che si rivelano subito in netto contrasto con Coco e il regista, i personaggi che interpretano.
Mi piaceva semplicemente cogliere questo piccolo dettaglio, tentare del "metacinema" con l’ausilio del corsivo.
Have fun,

Neal C.

  
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