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Autore: IshiMondoFangirl    15/01/2014    0 recensioni
Ci litigava in continuazione. Oowada Mondo non era affatto la persona con cui inziare una conversazione, sul piano intellettuale e su tutti gli altri fronti.
Perché provare interesse per una persone del genere?
Ma più Ishimaru si ripeteva questa domanda, più gli pareva che fosse priva di logica.
Come mia prima fic sulla Ishimondo credo mi sia venuta massimo decente. :''
Spero vi piaccia come piace a me. ^^
Genere: Demenziale, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ishimaru Kyoutaka, Naegi Makoto, Oowada Mondo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un teppista.
Non seguiva le regole,  non indossava i vestiti adatti all'ambiente scolastico, cafone e menefreghista.
Non avrebbe mai potuto interessare ad Ishimaru Kiyotaka.
Ci litigava in continuazione. Oowada Mondo non era affatto la persona con cui inziare una conversazione, sul piano intellettuale e su tutti gli altri fronti.
Perché provare interesse per una persone del genere?
Ma più Ishimaru si ripeteva questa domanda, più gli pareva che fosse priva di logica.
Lui era libero, dentro quella scuola infernale. Le lastre di ferro a porte e finestre non esistevano, per quel ragazzo dalla strana pettinatura.
Era come un uccello in gabbia: la sua prigionia non gli impediva di lasciar trapelare la sua bellezza.
Ma, anche se in qualche modo Ishimaru ne era attratto, non poteva fare a meno di detestarlo. Ogni occasione era buona per litigare.
Quel giorno, lui e Oowada stavano discutendo animatamente.
Sfortunatamente, Naegi era arrivato nel mezzo dell'accesa discussione e si era messo in mezzo, cercando di calmare i due ragazzi.
-Mi ha detto che non ho le palle!-, sbraitava Mondo adirato, rivolgendo a Naegi la sua ira.
Il povero ragzzo si faceva sempre più piccolo sotto all'enorme Oowada.
-Perché, non è forse così?-, ribatteva Ishimaru dalla cui voce traspariva una nota di rabbia. Rimaneva composto, le braccia rigide sui fianchi e le gambe chiuse. Come un piccolo soldato vestito di bianco.
-Ripetilo se hai coraggio!-.
Oowada cominciava a urlare, rivolgendosi a Ishimaru che lo guardava con gli occhi fissi nei suoi.
-Ogni volta che sei nei guai ricorri alla violenza, invece di risolvere normalmente le cose. Tu non hai le palle di affrontare le persone, e per questo prendi a botte gli altri!-, continuava a rispondere il moro, con lo sguardo puntato su di lui e le sopracciglia piegate dalla rabbia.
-Vorresti dire che le tue sono più grosse delle mie?!-.
-Normale!-. Ishimaru rispondeva pronto, continuando a sostenere il suo sguardo.
Naegi li guardava, incerto sul parlare. La paura di finire in una rissa lo faceva tacere, inchiodandolo al suo posto. 
-Allora facciamo una sfida! Chi rimane più a lungo nella sauna ha le palle più grosse!-, aveva sbottato Oowada.
-Va bene!-.
-E Naegi farà da giudice!-.
Il teppista prese il piccolo ragazzo, trascinandolo a forza per i corridoi della scuola seguito da Ishimaru, fino ad arivare davanti alla porta della sauna.
-Naegi, tu dovrai stare davanti alla porta e guardare dall'oblò chi vince! Ok?-.
Il povero ragazzo non aveva modo di rifiutare. La paura gli attanagliava le viscere costringendolo in un "ok" strozzato. 
Non appena i due ragazzi furono dentro, la sfida partì.
Ishimaru con solo un'asciugamano legata alla vita, mentre Mondo neppure si era spogliato, anzi, teneva un piccolo asciugamano sulla pettinatura allungata in avanti.
Poco dopo l'inizio della competizione, Naegi si era gia allontanato, lasciando soli i due, incurante della paura che gli faceva il teppista.
I due sfidanti neppure se ne accorsero.
Oowada stringeva i pugni sopra le ginocchia, urlando per farsi forza.
Ishimaru stringeva le mani piegato in vanti.
Il teppista era chiaramente in svantaggio. Vestito di maglia, giacca, scarpe e pantaloni, avrebbe dovuto cedere di li a poco, pensava il moro gurdandolo di sottecchi.
Cinque minuti. 
Dieci.
Quindici.
Il tempo passava, e nessuno dei due si decideva a mollare.
Si lanciavano occhiate furtive come se, ad ogni sguardo, uno dei due sarebbe crollato.
-Certo che... sei testardo. Forte-, aveva detto Mondo girandosi verso il ragazzo in asciugamano, ormai esausto e sudato e sul punto di cedere.
Sorrideva.
Ishimaru lo guardò, dapprima confuso, mentre il suo viso lasciava spazio per un sorriso che rivolse al ragazzo.
-Anche tu. E dire che sei anche vestito. Perché non ti arrendi?-.
-Prima che tu possa uscire da qui vincitore, dovrai passare sul mio cadavere-.
-Lo farò!-.
Nelle loro parole ormai non c'era più odio e rabbia, ma solo voglia di sfida.
Come due bambini che giocano a chi dei due rimane sott'acqua più a lungo, per decidere chi farà il re del castello di sabbia.
Uno dei due avrebbe sicuramente perso, ma l'altro lo avrebbe consolato offrendogli il posto di consigliere del re.
Sarebbero andati insieme a giocare, ridendo e scherzando fino a quando i loro rispettivi genitori non li avessero chiamati per tornare a casa.
Avrebbero dovuto salutarsi, ma non avrebbero pianto. Perché ora loro erano amici.
In quel momento, Ishimaru chiuse gli occhi lasciandosi cadere in avanti. 
Il suo corpo non toccò terra. 
Oowada lo prese per un braccio, mettendoselo in spalla, e portandolo fuori da li in silenzio.
Il ragazzo si svegliò in infermeria.
-Chi ha vinto?-, fù il suo primo pensiero.
Il teppista lo guardava. Anche se lo aveva portato fuori da lì, aveva pur sempre il suo orgoglio.
-Nessuno dei due. Siamo svenuti entrambi e Naegi ci ha visti, chiamando aiuto e portandoci qua-.
Orgoglio che aveva messo da parte per lui.
-Allora abbiamo le palle della stessa grandezza-.
Ishimaru si era messo a sedere sul lettino dell'infermeria, gurdando il ragazzo sorridendo.
-Sai, non sei male-, gli disse Oowada stravaccandosi sulla sedia.
Per la prima volta, il comportamento maleducato di Mondo non dava fastidio a Ishimaru, che lo guardava con ammirazione e rispetto.
Come un bambino che guarda il suo amico più grande, e nel suo sguardo non vi è invidia e malizia.
-Nemmeno tu, frà!-.
Si sorridevano, convinti del loro legame. 
Ma un legame, per quanto bello e sincero, si spezza con facilità. Guardarli sorridere spensierati non giovava alla trasmissione. 
Li guardava dalle telecamere.
-Uppupu-.


  
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