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Autore: Ollieparawhore    15/01/2014    3 recensioni
I suoi insulti riecheggiano per tutto l’isolato.
Corro senza mai voltarmi indietro, con il timore di essere investita da quella furia.
Non sento più le gambe ma so che devo continuare a correre.
Quando finalmente raggiungo casa mia, mi lascio semplicemente cadere nel giardino, ansimando.
Il mio fiatone in pochi secondi viene sostituito da un lago di lacrime.
Non capisco più nulla, la mia vita è stata stravolta nel giro di poche ore, ed il susseguirsi di fatti assurdi sembra inarrestabile. Tento di trovare un’unica certezza a cui aggrapparmi ma l’unica cosa che ho è solo l’inutile terra umida sotto di me.
Tutto ciò che so fare è cadere.
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I Paramore si ritrovano davanti ai loro grandi dubbi, sono fragili, hanno bisogno di certezze, e non stupide promesse. Vogliono crescere.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Hayley Williams, Josh Farro, Taylor York, Zac Farro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I wouldn't mind.


 



-Josh's point of view-

‘Ti ricordi perché abbiamo dato questo titolo al nostro album?’
‘Alcune volte, l’unico modo per guardare una persona ed amarla esattamente come hai fatto in precedenza è guardarla con un paio d’occhi nuovi’ risponde.
Il vento ci scompiglia i capelli, e stringo Hayley ancor più verso di me.
‘Pensavo a Jenna e sai, anche se provo a guardarla con occhi diversi non riesco più ad amarla come ho fatto prima.’
‘Forse non l’hai mai amata, Josh’
Sento una scintilla bruciare nel petto, perché so che ha ragione, ma vorrei non fosse così.
‘Hayley mi sento davvero un idiota. Non capisco come sono riuscito a combinare questo pasticcio. E’ come se continuassi a pretendere di aver ragione, e sentissi tutto crollarmi addosso. E’ come se avessi avuto dei paraocchi incollati al viso. Non riuscivo davvero a scorgere nulla oltre le nostre difficoltà, e la soluzione migliore mi è sembrata accantonare il problema, i miei sentimenti nei tuoi confronti, ed il lavoro di anni, e andarmene dalla prima ragazza che mi voleva. E’ stato tutto così poco sensato e improvviso, ma apparentemente era quello che mi rendeva felice. Ma in un modo o in un altro, a forza di girare intorno ti ritrovi un muro così alto che non sai più cosa fare.’
Tutta la stupidità umana si è raccolta in me, facendomi compiere le scelte più improbabili…
‘E non riesco a perdonarmi di aver coinvolto una persona che non c’entrava nulla. Cioè, ok, non era proprio il massimo Jenna, ma è pur sempre una persona, e mi sento così in colpa nei suoi confronti. Non riesco nemmeno a spiegare come si sia innescato questo meccanismo di rifiuto verso tutto ciò che un tempo mi rendeva felice. E’ tutto così privo di senso che mi sento male solo al pensiero. Sono stato davvero io a combinare tutto questo casino?’
Le parole mi si mozzano in gola, lasciando spazio ad un silenzio carico di tensione.
Continuo a fissare il cielo punteggiato di stelle e sospiro, non riuscendo ad esternare il caos che ho dentro.
‘Perché io, Hayley? Perché non Taylor, o Zac, o Chad? Perché loro non ti vanno bene? Perché continui a voler soffrire in mia compagnia?’
‘Perché è inutile un amore senza sofferenze. Nel senso che alla fine non è più amore. Se non hai mai vissuto nel terrore di poter perdere una persona, come puoi sapere il significato della vera gioia? Come puoi essere certo che quella che stai vivendo è felicità vera e genuina? E’ solo quando ti trovi sull’orlo di un baratro e senti sulla tua pelle il male, e qualcuno ti afferra per la mano portandoti via con se che sai davvero che quella è una persona che vale per te, e nella tua vita. Abbiamo un mare di incomprensioni che ci separano, ma veniamo colpiti dalle stesse onde. Non possiamo ostentare la nostra felicità a causa di difficoltà quotidiane. Devi imparare a vivere. Nel bene o nel male.’
‘E se poi non ci riesco? Se non riesco a sopportare più il peso della mia stessa vita? Come posso pretendere di rendere felice te? Sono terrorizzato come un bambino.’
‘Josh, le persone non si rendono felici, si è felici insieme. E poi, in due è più facile tenere in piedi un tetto, no?’
Le sue parole sono così profonde da sconvolgermi la coscienza, smuoverla nel profondo. Sento un solco nel petto, ed una piccola gioia che si fa avanti.
Sono così immaturo in confronto a lei.
‘Cosa faremo Hayley?’ inizio a piangere debolmente.
‘Non lo so, ma ora è tutto ok. Ci sono io con te, non è proprio il momento di pensarci, è il tuo compleanno dopotutto, no?’ mi dice sorridendo.
Rende tutto così semplice all’improvviso, con due parole ed un sorriso.
Si alza e mi tende una mano. La afferro.
‘Ti pare il modo giusto questo, di trascorrere il tuo compleanno?’
‘Finchè ti ho con me, qualsiasi cosa mi va bene, anche se, mettere qualcosa sotto ai denti non sarebbe male.’ Nonostante lo abbia detto in chiave ironica, mi fa strano essere così sentimentale, non mi sono mai scoperto così tanto.
‘Questo è l’ultimo giorno da fuggitivi e lo sai. Domani si inizia la vita vera.’ Mi dice con una piccola nota malinconica, ma pur sempre continuando a sorridere.
‘Dovevi ricordarmelo proprio ora? Quindi questa è l’ultima notte del nostro Paramour?’
‘Non ridirlo mai più con quell’accento francese, mi mette i brividi!’ ride lei.
Mi prende per mano e mi trascina verso il cancello del parco.
‘Ti va di andare in un posto? Giusto per tornare bambini innocenti per un po’?’
‘Mh, va bene.’
Hayley’s point of view.

La nostra metà è l’unico Luna Park di Franklin. E’ piccolo, un posto dove generalmente le famiglie portano i figli, o dove si danno appuntamento i ragazzini della scuola li vicino. Mi piaceva andarci. Era sempre pieno di gente sorridente e luci rendevano l’atmosfera vibrante.
Sono sempre stata una fan dei parchi divertimento, partendo dal più sofisticato come Disneyland (potrei abitarci), al più piccino come quello dove stiamo andando.
Non capisco perché, ma infondono una strana e piacevole sensazione di gioia che mi fa andare su di giri facendomi tornare bambina.
Basta un quarto d’ora di macchina, ed io mi ritrovo in fila per dello zucchero filato circondata da bambini.
Josh ride e porta una mano alla fronte, osservandomi.
Ho bisogno di accantonare le preoccupazioni da una parte, e riuscire a godermi quest’ultima sera come se tutto filasse liscio.
‘Salve, cosa desidera signorina?’
‘Umh, lo zucchero filato più grande, quello arancione’ rispondo gioiosa.
Afferro lo stecco e mi accorgo che è praticamente più grande della mia faccia.
‘Sono quattro dollari e cinquanta’
‘Pago io’ Josh è al mio fianco e porge una banconota da cinque alla signora del banco.
‘Tenga pure il resto, arrivederci.’
E così ci incamminiamo.
E’ tutto così sereno, che per un attimo, mi sembra di essere tornata una semplice quindicenne al suo primo appuntamento.

***


‘Grazie’ dice in un sussurro.
Mi limito a sorridere, senza saper cosa aggiungere di preciso.
‘Sai, non ho più paura. Per sempre è un bel po’ ti tempo, non trovi? Ma non mi importerebbe se lo trascorressi insieme a te.’ Aggiunge, e si avvicina, lasciandomi un lieve bacio sull’angolo delle labbra e la guancia.
Mi sorride, e si avvia giù per la strada.
Rimango lì immobile per un tempo che sembra infinito, sulla soglia di casa, con le budella che fanno i salti mortali ed il cuore che tenta di ricomporsi in un battito cardiaco accettabile.



 
Bene, potete iniziare a lanciare i pomodori.
Sia per il capitolo che per l'attesa improponibile. Mi dispiace da morire,
ma in tutto questo tempo ho davvero avuto un sacco di cose per la testa,
che mi impedivano di scrivere e aggiornare, chiedo umilmente scusa.
Spero che ne sia uscito fuori qualcosa di leggibile, e grazie ancora per tutto il sostegno!
Spero di poter aggiornare presto, con affetto,
//Oliver.
P.S. Si mi andava di fare la romanticona nel capitolo, perdonatemi ;_;
  
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