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Autore: Soqquadro04    16/01/2014    3 recensioni
[Spoiler!3x03 | Possibile OOC | Riscrittura (3x03) | Implied!Johnlock da parte di Sherlock, appena appena]
«In realtà, Sherlock è un nome femminile.»
John riderebbe – tu rideresti.
(Nessuna tensione fra voi; nessun bombardamento emotivo; nessuno sconvolgimento – è un addio mascherato, come sono stati sempre i vostri.)
Sguardo vagamente arrossato; una smorfia sul viso che riusciresti a non tradire; un sorrisetto che lo ingannerebbe facilmente.
Nessuno si accorgerebbe che hai gli occhi lievemente lucidi – nemmeno John.
Se anche succedesse, darebbero la colpa al freddo.

Perché avrebbe voluto dirlo, lo avrebbe voluto davvero.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Autore: Soqquadro04
Fandom: Sherlock (BBC)
Disclaimer: appartengono a Sir Arthur Conan Doyle, che ha avuto l'idea per primo - e poi a Mark Gatiss e Steven Moffat. Comunque non sono miei - se così fosse, non sarebbe assolutamente finita così, maledizione!
Generi: Malinconico, Introspettivo
Avvertimenti: OOC, Spoiler!
Rating: Verde
N/A - Note dell'Autrice:
Sono disperata. Stava per dirlo. E' ovvio che stava per dirlo - gli si leggeva in faccia, per una volta nella sua vita, che ha cambiato idea all'ultimo momento, l'idiota!
Idiotaidiotaidiota.
Non ce la farò mai - è passata meno di una settimana e ho già reazioni isteriche di vario genere. Non ce la farò mai.
A parte che John è ancora più idiota di lui - ecco, vedete? Una coppia di idioti, perfetti <3
Ho avuto bisogno di sfogarmi, per questo ho buttato giù questa cosina - ovviamente siete autorizzati a lanciarmi addosso qualsiasi cosa, perché Sherlock è inevitabilmente OOC.
Ci ho litigato fino adesso e comunque non è venuto fuori come sarebbe dovuto venire.
Spero però non sia così terribile.

A presto,
la vostra Soqquadro

P.S. Qui, se vi interessa, il per adesso unico, oltre a questo, mio lavoro su Sherlock ù.ù
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Four seconds

L'amore è un castigo. Siamo puniti di non aver saputo restare soli.
Marguerite Yourcenar
 

Non rivedrai mai più John Watson.
La consapevolezza non è né nuova né tanto meno improvvisa – già lo sapevi, lo sapevi ancora prima di premere il grilletto, lo sapevi anche mentre attendevi il giudizio.

Era ovvio.

Mai più – due parole, sei lettere (mai più; mai dopo questo momento; ultimatum).
E ora dovresti dire qualcosa.

Mai più è definitivo; mai più è davvero mai più (stavolta non ci sono trucchi né piani).

Prima o poi sarebbe arrivato comunque, questo momento (anche senza Moriarty e senza Mary e senza Magnussen; è interessante vedere quanta sfortuna ti porti la lettera M (Magnussen, Mary, Moriarty, Mycroft) – non che tu creda a superstizioni e baggianate simili, ma è uno schema abbastanza ricorrente da essere quasi degno di qualche attimo di distratta valutazione prima di essere normalmente archiviato) – prima o poi, dopotutto era inevitabile, dopotutto un po' ti sei già rassegnato quando sei diventato un fantasma nella vita di John, un'ombra del passato (un salto e il rosso del sangue sull'asfalto).

Anche questo è un salto – in un certo senso (metaforico, forse, ma; non hai mai amato la poesia e i suoi riflessivi derivati (filosofia; vaneggiamenti sul senso della vita; robaccia da idioti romantici; noianoianoia) – troppi pochi fatti e troppa libera interpretazione) stai guardando verso un metaforico suolo proprio in questo momento, intento a valutare tutt'altro che metaforicamente le tue azioni per l'immediato futuro.

Mai più.

Hai due opzioni disponibili – due diversi scenari (e hai poco tempo (stimi quattro secondi); John aspetta (confuso (fronte aggrottata); ansioso (labbra serrate; movimenti nervosi delle mani); dispiaciuto? (sfugge il tuo sguardo; tenta di nascondere il volto – forse). Oh, John.) che si dispiegano rapidi in due possibili futuri.

 

«In realtà, Sherlock è un nome femminile.»
John riderebbe – tu rideresti.
(Nessuna tensione fra voi; nessun bombardamento emotivo; nessuno sconvolgimento – è un addio mascherato, come sono stati sempre i vostri.)
Sguardo vagamente arrossato; una smorfia sul viso che riusciresti a non tradire; un sorrisetto che lo ingannerebbe facilmente.
Nessuno si accorgerebbe che hai gli occhi lievemente lucidi – nemmeno John.

Se anche succedesse, darebbero la colpa al freddo.


Devi decidere – due secondi.
Respiri (inspirazione; espirazione – processo naturale. Fa male – perché?).

 

«Ti amo, John.»

Neanche questa è una consapevolezza nuova né tanto meno improvvisa – lo sarebbe per John,

(occhi sbarrati; accelerazione del ritmo cardiaco; deglutizione frenetica – rossore? No – ma; sorpresa assoluta)

ma non lo è per te – non può esserlo, per te (tu che noti tutto, tu che osservi tutto).
Sarebbe perfino
facile dirlo - lasciarsi scivolare dalle labbra quelle parole quasi per caso, quasi distrattamente (non sei mai distratto e John lo sa).

Hai studiato, esaminato e analizzato in ogni modo possibile quel sentimento sconosciuto che si è palesato piano, mormorando parole non tue nella tua testa.
C'è stata una sola conclusione possibile – e ne hai cercate, quante ne hai cercate.

Amore.

Non quell'amore che descrive il mondo, l'amore fatto di zucchero, baci, abiti bianchi e cenette romantiche (non sei capace di quell'amore – non è l'amore che tu puoi provare; puoi amare, sai amare (ne hai avuto la conferma e ne hai la conferma ogni ora, ogni minuto, ogni secondo), ma non così).

Un amore che ha giocato a rimpiattino (hai sempre detestato quel gioco – è perfino ironico che tu possa fare un paragone simile; devi trovare altri paragoni) per tanti anni, che non ha avanzato pretese e che ha atteso, paziente come solo John può essere con te.
(che odora di Baker Street; che è colorato dai lampeggianti blu e rossi delle sirene della polizia; che si appropria dei sussurri alti del violino per parlarti).

Un amore strano, un amore un po' rude nato nel silenzio e cresciuto nel silenzio (e morto nel silenzio) – vivo ancora in silenzi pieni di parole bisbigliate con gli occhi (un amore che non dev'essere esternato a voce alta per il suo stesso bene, per non romperlo, per non rovinarlo).
Non daresti a John il tempo di reagire – ti volteresti e te ne andresti, lasciandolo lì,


(lievi ansiti di sorpresa residua; ti chiamerebbe per nome – forse)

facendo cenno a Mary di tornare da lui.
Tu saliresti sull'aereo e tutto finirebbe.

Mai più.

Non ti raggiungerebbe.


Non puoi dirglielo (devi farlo); non puoi essere egoista (legarlo con una confessione tardiva - perché è troppo tardi, Sherlock, è sempre troppo tardi - è egoista) – hai promesso.

Uno.

 

«In realtà, Sherlock è un nome femminile.»

 

   
 
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