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Autore: Yssel    16/01/2014    2 recensioni
Questa è una raccolta, una raccolta di vari episodi.
Vari episodi della vita di cinque ragazze che hanno realizzato il loro sogno.
Questa raccolta è tratta dal primo capitolo, che potete trovare qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2398761&i=1
Un insieme di istanti di vita e aggrovigliati ricordi di un passato non proprio rose e fiori.
A trascinarvi avanti e indietro, tra momenti di una vita da sogno e ricordi indimenticabili, sarà il quaderno nella mia mente, una terza persona che si adatterà spesso ad una bassista, Joh.
Benvenuti nelle "Cronache del Basso Scordato".
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Entrava uno spiraglio di luce dalla finestra chiusa, le tende erano raccolte ai lati della struttura di legno, il sole mattutino emanava calore fra le pareti, le coperte chiare lo assorbivano e lo facevano passare, come se fosse liquido, sulle gambe magre della ragazza mora che respirava piano, rilassata, con gli occhi semichiusi da poco svegli. Dall’ altra parte del letto, che aveva passato l’ ennesima notte insonne, c’ era Red, con l’ alta coda rossa scomposta. Aveva letto un libro, pensato di sfamare il suo stomaco alle due di notte con una piattata di pasta, e poi si era ritrovata a guardare la mora con aria sognante- cosa che non accadeva praticamente mai. Si perse in quelle clavicole, nell’ incavo del collo che scendeva e si ammorbidiva sul seno pronunciato, nascosto dalla vergogna e dalle lenzuola che lasciavano intravedere le curve contro la luce.
Red rimase incantata da quel viso che, per una volta, non era fasciato da un cappello nero o dagli occhiali ingombranti ed allungò le dita in una dolce carezza per poter fare subito sue quelle guance, quegli zigomi poco sporgenti e, soprattutto, le sua pelle.
“Buongiorno.”, disse allora Red.
“Buongiorno.”, rispose l’ altra. “Ho fame.”, continuò, lamentandosi e storcendo il naso.
“Hai sempre fame, Charlie.” Affermò la rossa, ridacchiando appena, senza farsi sentire.
Le due si guardarono per qualche secondo, dopodiché Red fece scivolare una mano su un fianco dell’ altra, con cautela, sotto le coperte, e percorse l’ intero profilo delle sue costole nude con la punta delle dita, provocandole una cascata fredda di brividi. Charlie mugugnò, si portò le mani alle tempie e ravviò i capelli all’ indietro, portandoli a cavallo dei padiglioni piccoli e arrossati. La mano di Red, prontamente, si avvinghiò ad una coscia della mora e, con uno scatto impulsivo, fece da perno per poterle salire addosso. Charlie si perse a sua volta in quelle iridi, spaesata, e quando realizzò che il naso congelato della rossa stava sfiorando il proprio collo, le cinse le mani dietro la nuca e rilassò le ginocchia, adesso nude dalle coperte e dalle lenzuola. Le dita di Red seminarono le loro impronte sulle ossa del bacino di Charlie e infine, con movimenti circolari e sicuri, il suo stomaco piatto.
“Anche tu hai fame?” Pigolò la più piccola, scuotendo la testa e sorridendo di fronte ai morsi controllati che le stampava addosso Red. Quest’ ultima, senza rispondere, marchiò la linea della gola di Charlie ed arrivò più giù, gli sterni sporgenti, per trovare riposo fra i due seni che slittavano sopra la scatola toracica. La mora sospirò con assenso, Red posò le labbra sulle onde, sulla pelle accaldata e sulle venuzze celate con un autocontrollo disarmante, con estrema dolcezza, come se fosse la prima che volte che faceva una cosa del genere. Con le mani, affondava nelle cosce della ragazza, attenta a non stringere troppo le falangi attorno alla carne diafana e pallida. Dalle labbra scure, allora, sorse la lingua, e la sua proprietaria divorò con una linea retta tutto quel petto, concludendo l’ azione con lo scoccare un bacio a Charlie e gioendo della sua smorfia dovuta al troppo zucchero presente in quel gesto.
Red si tirò sulle ginocchia e trascinò con sé la più piccola, che si aggrappò alla sua schiena tramite i talloni piantati nelle fossette di Venere appena visibili- e con lei attorcigliata al corpo uscì dalla camera per avviarsi verso la cucina, in cerca di qualcosa da far mettere sotto i denti al suo piccolo disastro.
Il caso volle che Joh, la bassista del gruppo, stesse proprio in quel momento versando il caffè alla sua Chelsea, a sua volta intenta a canticchiare una canzone fra i denti e che, appena viste le due ragazze nude entrare nella stanza, indietreggiò spaventata facendo finire il caffè sul tavolo. Chelsea si voltò distrattamente, sgranò gli occhi e si affrettò a coprirli.
“La dovete smettere con questa storia!”



































 
A Diggio e Giulia. 
  
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