Libri > Il diario del vampiro
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Autore: iosnio90    16/01/2014    7 recensioni
Bonnie e Meredith, nate e cresciute a New York come sorelle, si trasferiscono a Fell's Church per il loro ultimo anno di liceo, entrando nella vita dei loro tre nuovi compagni di scuola Stefan, Elena e Caroline per via di una festa organizzata da quest'ultima. Sia Bonnie che Stefan, a seguito di due grandi delusioni d'amore che li hanno lasciati feriti e disillusi, si ritroveranno tanto vicini da capirsi e appoggiarsi. Sarà il ritorno di Damon a gettare scompiglio e ad aprire le danze.
Come riconoscere il vero amore? Quanto è importante il perdono? Gli errori del passato quanto influiscono sul presente?
Ecco la mia nuova storia!!Spero che speriate di seguirla e che vi piaccia!^^ Oltretutto è anche il mio primo esperimento con personaggi tutti umani xD
BACIONI....IOSNIO90!!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Quasi tutti, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore, Elena Gilbert/Stefan Salvatore
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bacio di mezzanotte

Matt Honeycutt aveva poche certezze nella vita e sapeva che le persone sulle quali poteva davvero fare affidamento poteva contarle sulle dita di una mano sola. Era un ragazzo responsabile, forse fin troppo per la sua età. Ad appena diciannove anni avrebbe dovuto interessarsi a feste e ragazze, così come la grandissima maggioranza dei suoi compagni di corso, ma aveva trascorso l'adolescenza a preoccuparsi per sua madre e sua sorella e questo gli aveva inevitabilmente portato via gran parte di quel sacrosanto diritto al menefreghismo che i ragazzi comuni avevano. Non si lamentava, sapeva che, nella disgrazia, era stato molto più fortunato con quel poco che aveva di molte altre persone lì fuori nel mondo, ma a volte gli veniva da pensare che un po' di spensieratezza in più non gli avrebbe fatto male, forse l'avrebbe aiutato ad affrontare l'esperienza del college nel modo migliore, prendendola non solo come l'opportunità di costruirsi un degno futuro, ma anche come la possibilità di tirare un sospiro di sollievo e rilassarsi. Con sua madre che aveva trovato finalmente un lavoro stabile e sua sorella che, trasferitasi da alcuni zii a Boston, aveva trovato la voglia per terminare gli studi al liceo, ora Matt poteva vivere semplicemente per se stesso. Aveva un lavoro alla caffetteria interna del campus, l'NYU gli aveva garantito una borsa di studio completa per il football e i suoi voti erano abbastanza buoni da riuscire a mantenere una media adeguata affinchè quella borsa di studio non gli venisse revocata, poteva effettivamente rilassarsi, eppure non era certo di riuscire a farlo, non era certo neppure di sapere come si facesse di preciso a rilassarsi.
Negli anni precedenti, Bonnie e Meredith erano state la sua unica valvola di sfogo. Il rapporto con loro era profondo e sincero, stare in loro compagnia gli permetteva di distrarsi e, adesso, ne sentiva la mancanza. Aveva degli amici, certo, ma non era la stessa cosa, con nessuno di loro poteva parlare liberamente ed era questo ciò che più lo aveva stranito del college: il fatto che non fosse ancora riuscito a trovare nessuno con cui legare subito, che condividesse il suo modo di vedere le cose e i suoi interessi, i suoi
altri interessi, quelli che andavano al di là dello sport. Tantomeno era riuscito a trovare una ragazza a cui interessarsi sul serio. Matt non era tipo da storie lampo o da un notte e via, a lui piacevano il romanticismo e l'attesa, le cose fatte per bene, e questo non potevi pretenderlo da qualsiasi ragazza ti capitasse a tiro. Forse, si diceva, neppure avere come migliori amiche di una vita due ragazze come Bonnie e Meredith era d'aiuto nella sua ricerca dell'anima gemella, perchè, inevitabilmente, finivi col fare paragoni. E quindi una era troppo...eccessiva, l'altra era troppo superficiale, l'altra ancora era troppo vanesia e così via per una serie interminabile di difetti che non riusciva a non notare subito.
Gli piaceva essere presente per loro e sostenerle, era stato il primo, al momento dei saluti, a dire che la lontananza non avrebbe rovinato nulla e che avrebbero continuato a sentirsi e ad essere sempre gli stessi gli uni con gli altri perchè in quel loro rapporto avrebbero sempre potuto essere semplicemente Matt, Bonnie e Meredith, quei tre ragazzini che erano cresciuti insieme giocando a tirarsi le palle di neve d'inverno, le foglie secche in autunno, i fuori in primavera e i palloncini pieni d'acqua d'estate. Quindi attendeva con ansia chiamate e videochat, le attendeva come le sue personali boccate d'aria fresca. E trovava conforto nell'ascoltare Meredith e Bonnie, trovava conforto nell'ascoltare i loro problemi e pensare a quelli piuttosto che ai suoi che, in sostanza, potevano essere racchiusi in un semplice: malgrado ciò che aveva dato a bere alle sue migliori amiche, lui non si stava integrando per niente al college né viveva la sua nuova vita al massimo come diceva di fare.
In parte, si sentiva in colpa per il fatto di non aver detto nulla e, forse, avrebbe trovato la forza di parlare se non fosse saltata di nuovo fuori tutta quella faccenda di Damon che aveva travolto così duramente Bonnie. Ora come ora, però, non credeva che le sue stupide insicurezze fossero importanti. Quelle poteva risolversele da solo col tempo e qualche uscita in più magari, al momento doveva occuparsi del dolore della sua amica.
“Quindi, stavamo pattinando, e Meredith -che si presupponeva avesse preso lezioni di pattinaggio- cade a capitombolo dopo appena mezzo giro...” - stava raccontando. Dall'altro lato della webcam, Caroline Forbes faceva di tutto per trattenersi dal ridere e Meredith si copriva il naso con entrambe le mani.
“Dio, Matt, è così imbarazzante...” - mormorò, la diretta interessata.
“Ma non è finita qui!” - continuò lui, con un mezzo sorriso, sordo alle suppliche dell'amica - “Non solo è caduta, ma si è rialzata e, per darci dimostrazione del fatto che si era trattato di un caso isolato e che lei era davvero una gran pattinatrice pronta per le Olimpiadi, si è data una nuova spinta, ennesimo mezzo giro, resta bloccata con la punta di uno dei pattini nel ghiaccio e...BAM....viene giù dritta, batte la faccia e si rompe la bellezza di due denti!”
“Noooo. Due denti?” - Caroline, impressionata, si voltò a guardare Meredith che, per tutta risposta, mise in mostra la dentatura e battè un'unghia sui due incisivi in alto, annuendo.
“Ebbene si. Si ruppero a metà, così il dentista dovette ricostruirli.” - confermò.
“Ti lascio immaginare come era stravolta la nostra insegnante.” - riprese Matt - “La signora Jones. Noi andavamo alle medie e lei avrà già avuto sessant'anni all'epoca. Credo che ne perse altri cinque soltanto a vedere Meredith che si risiedeva sul ghiaccio e, impassibile, senza versare neppure una lacrima, guardava le metà mancanti dei suoi denti e si diceva che doveva dire ai signori McCollough di cambiare dentifricio perchè, ovviamente, quello che usavano non rafforzava i denti.”
“Non. Ci. Credo.” - Caroline scoppiò allora nell'ennesima risata della sera, non riuscendo più a trattenersi - “Questa è la cosa più assurda che abbia mai sentito.” - commentò.
“Beh, cara capo-cheerleader, questa è Meredith Sulez e questo è il suo proverbiale stoicismo.”
“E come sempre ti ringrazio, Matt, per aver reso alla perfezione la mia persona con uno dei tuoi fantastici racconti.”
“Sei materiale da racconto, Mer.”
“Da libro di barzellette, magari.” - intervenne Caroline, coprendosi subito la bocca con la mano.
Matt rilasciò una potente risata e Meredith, dopo un attimo di meraviglia, diede una leggera spinta a una spalla di Caroline e non potè far altro che mettersi a ridere anche lei, concludendo in bellezza quel pomeriggio fatto di storie raccontante ai suoi danni.
Quel clima divertito raggelò nello stesso istante in cui la porta d'ingresso al pensionato si aprì e si richiuse con un tremendo tonfo. La voce di Bonnie arrivò poco dopo.
“Non ci credo! Meredith! Devi insegnarmi subito quel calcio rotante in aria che hai imparato a karate che devo darlo in faccia a chi dico io!” - le urla si disperdevano per tutto l'edificio, lasciando particolarmente perplessa soprattutto Caroline.
“Sembra un po' alterata....” - il commento di Matt venne accolto con un'occhiataccia da parte di Meredith che, però, non ebbe il tempo di rispondere che Bonnie si presentò nel vano della porta aperta che dava sulla cucina. Era rossa in volta e i riccioli, sempre a posto, erano del tutto scombinati. Probabile -pensò Matt- si fosse messa le mani nei capelli lei stessa mentre urlava poco prima, così come le aveva visto fare ogni volta che si arrabbiava tanto da sfuriare. Era pronta a rifarlo, si vedeva lontano un miglio, ma la presenza inattesa di Caroline la trattenne.
“Oh. Caroline.”
“Bonnie.” - salutò l'altra, cauta - “Ero venuta a portare delle cose per la festa e mi sono trattenuta con Mere in video col vostro amico...”
Solo allora Bonnie, particolarmente distratta dai suoi stessi pensieri, sembrò accorgersi del viso di Matt e della sua mano che sventolava in segno di saluto dall'altra parte dello schermo.
“Matt! Stavo per chiamarti io.”
“C'avrei scommesso.” - rispose lui.
“Sicura di star bene?” - intervenne Meredith.
Bonnie, alle strette, guardò prima l'una, poi l'altro, infine portò di nuovo gli occhi su Caroline ed abbozzò un mezzo sorriso, cominciando a tamburellare col piede sul pavimento.
“Assolutamente si. Benissimo.”
Pura menzogna. E quel continuo tamburellare quasi isterico rese palese a tutti che mentiva e che avrebbe voluto un po' di privacy coi suoi due più cari amici per sfogarsi. Caroline non se la prese, la capiva, quindi prese tra le mani la borsa attaccata alla sedia e si rialzò.
“Dio, è tardissimo. Devo cenare con mia madre, stasera.” - fece - “Quindi direi che è meglio andare. Oltretutto devo finire la nuova coreografia per le cheerleaders in vista della prossima partita.” - si scusò - “Grazie per il pomeriggio Meredith, ci rivediamo a scuola. Anche con te, Bonnie, ovvio. Matt è stato bello conoscerti, spero verrai a farci visita presto o tardi.”
“Contaci. Ho mille altri aneddoti imbarazzanti su Meredith da sbandierare ai quattro venti.” - rispose lui, cercando di stemperare un po' la tensione del momento.
Caroline, passando di fianco a Bonnie le toccò il braccio e le sorrise, quindi si allontanò verso la porta. La rossa si decise a parlare solo quando sentirono il rombo del motore di un auto che prendeva vita e si allontanava.
“Allora? Ce lo dici che è successo?” - fece Meredith.
Bonnie, finalmente libera di sfogarsi, sbuffò sonoramente, entrò del tutto in cucina e prese a fare su e giù da una parte all'altra.
“Voi non potete capire. Neanch'io riesco a crederci. Voi non avete idea di ciò che....quello lì ha osato dire e fare oggi.”
“Aspetta. Soggetto della frase? Damon?” - interruppe Matt.
Bonnie annuì.
“Si. Lui. Sempre lui. Quel dannato! Si è fatto trovare fuori le porte della mia scuola di danza, come se ne avesse il pieno diritto. Onestamente? Neppure ho capito che diavolo ci faceva lì.”
“Dio, quando la smetterà di essere un tormento? Lo prenderò presto a sberle, sei avvisata.” - decise Meredith.
“Fà pure. Ma aspetta che solo adesso viene il bello, perchè voi non avete idea di cosa ho scoperto!”
Bonnie raccontò, confusionaria come sempre, a grandi linee ciò che aveva scoperto dalla telefonata che aveva involontariamente ascoltato tra Damon ed Elena e ci aggiunse, ovviamente, tutte le sue supposizioni del caso, tutto ciò che aveva detto a Damon dopo e che lui non aveva neppure tentato di ritrattare. Meredith pareva addirittura presa in contropiede dalla notizia, sembrava confusa. Matt, che sapeva poco e niente di questa Elena, non sapeva che pensare tranne che avrebbe volentieri anche lui spaccato la faccia a quel Damon. Come, come si poteva tradire così una persona come Bonnie? Specie se innamorata come sapeva che Bonnie era stata innamorata di quel vigliacco?
“Elena Gilbert.” - fece Meredith - “Sicura di aver sentito bene? Che si trattava realmente di lei?”
“Ovvio che sono sicura. Oltretutto io stessa poi l'ho nominata nell'accusarlo, se si fosse trattata di un'altra Elena l'avrebbe detto.....credo.”
“E che lo trovo strano.” - continuò Meredith - “Insomma...a me era parso che a lei interessasse Stefan, a dirla tutta.”
Matt sgranò gli occhi.
“Che? Stefan, il fratello minore? Stefan, il ragazzo perfetto? Stefan, quello che piace a Bonnie?”
“Si, Matt. Lui. Non conosco molti altri Stefan. Tu?”
“Beh, Mer, io non conosco neanche lui, figurati!” - risposi - “Mi chiedevo solo...cosa te lo fa pensare? Da quando ne sento parlare non mi pare sia mai venuto fuori che questo Stefan abbia avuto qualcosa a che fare con questa Elena. Bonnie?”
Ma la sua amica aveva appena perso tutta la rabbia sfoderata fino a qualche istante prima che Meredith avanzasse con quella sua teoria e si era lasciata cadere sulla stessa sedia che poco prima aveva occupato Caroline, affranta.
“La mia vita è un disastro.” - sospirò - “Cosa volete che ne sappia io? Stefan non ne ha mai parlato. Anche se, se davvero lui interessa ad Elena, almeno questo spiega perchè lei è stata odiosa con me fin dal primo giorno.” - sospirò nuovamente - “Ho bisogno di un bagno caldo. Devo rilassarmi.”
“Si.” - concordò Meredith - “Io ti preparo qualcosa da mettere nello stomaco, nel frattempo.”
Bonnie annuì e poi si rivolse a Matt.
“Ci risentiamo domani?” - chiese.
“Certamente.” - rispose lui - “Tu cerca di calmarti, io adesso stacco che tra poco devo uscire per il turno serale alla caffetteria.”
“Va bene. A domani, Matt.” - Bonnie.
“Ciao, Matt.” - Meredith.
“A domani, ragazze. Tienila d'occhio anche per me, Mere.”
“Sempre.”
E dopo quella risposta lanciò un ultimo sorriso quindi chiuse la videochiamata. Si ritrovò nella sua stanza, da solo. Aveva un compagno di stanza, ma praticamente era più le volte in cui lo beccava nei corridoi che quelle in cui lo aveva in stanza. Si chiamava John e amava le ragazze – così gli si era presentato il primo giorno. Da allora, la loro conversazione più lunga era durata circa tre minuti -durante i quali John gli aveva spiegato il percorso più breve per la lavanderia- prima che una delle tante ragazze del suo coinquilino non venisse a portarselo via per una festa, un appuntamento, una gita tra amici e Dio solo sa cos'altro. Matt si era abituato presto alla solitudine, inoltre aveva comunque il lavoro e lo studio che gli tenevano la mente occupata e gli riempivano le giornate insieme agli allenamenti di football. Usò come distrazione il pensiero del lavoro anche quel giorno, per non pensare alla sua migliore amica ancora messa alle strette da quel Damon che non gli era mai piaciuto granchè. Troppo misterioso, troppo saccente, troppo vanaglorioso. Sapeva che avrebbe fatto soffrire Bonnie e così era stato. Ma poi lui aveva mantenuto almeno la sua ultima promessa ed era scomparso, Bonnie aveva sofferto, ma Matt aveva sperato che almeno quel trasferimento servisse a tirarla di nuovo su e, quando aveva ascoltato il tono che l'amica aveva nel parlargli di Stefan, aveva creduto davvero che lei avesse ritrovato la serenità. E ovviamente Damon era tornato in gioco, addirittura era il fratello maggiore del nuovo quasi ragazzo di Bonnie. Era normale che lei si sentisse turbata e frustrata, logico, perchè la cosa cominciava ad apparire quasi ridicola, a detta di Matt. Era il fatto di non riuscire ad aiutarla come avrebbe voluto che lo infastidiva.
Sì, qualche ora a servire caffè lo avrebbe aiutato a distrarsi.
Si cambiò velocemente, afferrò il suo borsone ed uscì dalla sua stanza, richiudendosi la porta alle spalle.
La vide già da qualche metro di distanza, mentre avanzava a passo fermo, tenendosi giusto al centro del cortile interno, come stesse affrontando una passerella. Il naso all'insù, l'espressione altezzosa, i capelli biondi che ricadevano ad onde sul giacchetto di pelle scura che indossava. Non appena anche lei si accorse di lui si fermò ed esibì la stessa espressione di Matt, con un sopracciglio alzato e gli occhi pieni soltanto di diffidenza. Matt, però, fece il primo passo e le si avvicinò.
“E tu che ci fai qui?”
“Ho deciso di seguire qualche corso.”
“Ma davvero?” - lo scetticismo era palese - “Non dovevi diventare una grande etoille, Bex?”
“Rebekah, prego. Ti sarei grata se usassi il mio nome per intero e scandito correttamente, Honeycutt.” - lo riprese subito - “Ricordati che gli amici di Bonnie McCollough non sono anche
miei amici.”



Si era messo senza neppure rendersene conto nel più grande impiccio in sui si potesse mettere. O almeno questo era ciò che gli suggeriva la coscienza.
Dannata! Tornava sempre a farsi sentire nei momenti meno opportuni. E lo spingeva a fare e dire cose che altrimenti non avrebbe fatto e non avrebbe dovuto fare affatto, a prescindere. Tipo seguire Bonnie e cercare di parlarle. A che pro? Non aveva intenzione di tornare con lei, troppo impegnativo e troppo complicato, quella ragazza era capace di portare le cose ad un tale livello di profondità che finiva col sentirsi a disagio. Lui, a disagio: quando mai si era visto?!
Quindi era colpa di Stefan, come sempre. Se non gli fosse presa quella strana fissazione con la sua ex probabilmente di Bonnie gli sarebbe fregato molto poco. Però il fratellino si era messo in mezzo, e adesso usciva con Bonnie, parlava soltanto di Bonnie, e Damon scommetteva che quando lo beccava assorto in silenzio in chissà quali grandi riflessioni in realtà stava pensando a Bonnie. E neppure si azzardava a pensare al modo in cui la pensava perchè, per quanto santo, Stefan restava comunque un diciassettenne maschio. Ovviamente era questo a spingerlo, il pensiero che fino a qualche tempo prima Bonnie era sua e che adesso suo fratello stesse cercando di prendersela. Perchè -ancora- la sua intenzione non era quella di tornare con Bonnie, ma solo di far sì che Stefan non l'avesse. Non Stefan. Per il resto, che la rossa andasse pure con chi voleva. Aveva altri obiettivi lui, e Bonnie si meritava e aveva tutto il diritto di trovare qualcuno come lei, che andasse bene. Tutti, ma non suo fratello.
Quando rientrò in casa era ormai sera. Ad aspettarlo trovò in un angolo all'ingresso una pila di scatoloni col suo nome.
“Tutta roba tua, immagino. Da New York. Metà l'ho già portata di sopra.” - Stefan se ne stava appoggiato a braccia incrociate allo stipite della porta che conduceva nella biblioteca al primo piano della villa, a qualche metro di distanza.
“Uhm. E a cosa devo tanta gentilezza?”
“Al fatto che quelle scatole ostruivano il passaggio fino alle scale. Ho dovuto spostarne alcune per forza.”
“A queste ci penso io.” - annuì Damon e Stefan alzò li occhi al cielo -un “grazie” da parte sua non l'avrebbe mai ricevuto nella vita.
“Non avevo intenzione di metterci mano.” - rispose, quindi fece per andarsene. Tuttavia, tutta quell'accortezza e quel riguardo da parte sua avevano sempre avuto uno strano effetto su Damon, lo infastidivano. Sapeva, in fondo, che Stefan non lo faceva a quello scopo, che semplicemente era nella sua perfetta natura fare sempre la cosa giusta e prodigarsi per gli altri -perchè lo conosceva fin troppo bene da sapere con certezza che, nonostante la ridicola scusa che gli aveva rifilato, suo fratello aveva messo a posto quegli scatoloni perchè voleva-, ma nonostante questo proprio non riusciva semplicemente ad accettare la cortesia così, a testa basta, senza vederla come l'ennesima dimostrazione di quanto fosse moralmente inferiore al suo fratellino, che lo aiutava anche se gli aveva dichiarato apertamente guerra.
E allora attaccò, con l'unica arma che aveva. Perchè, sebbene Stefan facesse il superiore e l'indifferente, credeva che stuzzicandolo un giorno sì e l'altro pure alla fine avrebbe ceduto.
“Ieri ho visto la tua amica, la sempre simpatica Caroline.” - buttò lì, sfilandosi la giacca di dosso per lasciarla cadere in cima alla pila di scatole - “Non mi sembrava così felice di rivedermi. Spero che la mia presenza alla sua festa non la disturbi troppo...”
“Come se la cosa ti importasse.” - fece Stefan, di getto, processando solo dopo qual era la reale informazione che Damon gli aveva appena passato - “Perchè, vieni alla nostra festa?” - chiese, quindi.
Damon scrollò le spalle.
“Elena ha chiamato nel pomeriggio per invitarmi e allora...”
“Nel pomeriggio.”
“Già.”
E Stefan abbassò la testa e curvò la bocca in una smorfia che tanto ricordava un accenno di sorriso.
Damon lo fissò a lungo, in silenzio, con gli occhi ridotti a due fessure e le labbra atteggiate nello stesso sorrisino del fratello prima di parlare.
“Lo trovi divertente?”
“Un po'. Sì.” - fece Stefan, ritrovando compostezza - “Ma spero che vi divertiate. Caroline non farà problemi, vedrai, me ne occuperò io.”- assicurò - “Ho solo una domanda: quel giorno tu ed Elena avete intenzione di uscire direttamente per la festa oppure vi vedrete da prima?”
“Usciremo prima. Noi due da soli.” - fu la pronta risposta di Damon.
“Bene. E tornerete prima a casa a cambiarvi oppure andrete dal vostro appuntamento alla festa?”
“Non ne ho idea. Non so i dettagli, ancora.” - tutte quelle domande cominciavano a dargli alla testa e il tono di Damon, così come l'espressione, inevitabilmente si era indurito - “Perchè vuoi saperlo?” - pretese.
“Perchè mi serve sapere se avrò casa libera tutta sera prima della festa oppure no.” - Stefan scrollò le spalle, con semplicità, come fosse una risposta talmente ovvia la sua che Damon avrebbe dovuto arrivarci da solo. E il punto era quello: lui ci era arrivato al punto in cui suo fratello era poi effettivamente andato a parare e la cosa non gli piaceva affatto.
“Ah! Hai invitato i tuoi amichetti qui così potete travestirvi tutti insieme?” - fece.
“Pensavo più ad una cena con Bonnie, a dire il vero.” - rispose Stefan - “Te l'ho detto, Damon: quello che state facendo adesso tu ed Elena è un gioco a cui giocate da soli. Io a quella festa ci vado con Bonnie, e l'ho detto anche alla stessa Elena proprio nel pomeriggio, poco prima che parlasse con te. Non mi interessa ciò che fate voi, sono serio.”
“E questo grazie a Bonnie? La rossa che ho visto con te?”
“Esattamente.”
“Non è tanto eccezionale.” - fece Damon - “Se ti affretti fai ancora in tempo ad invitare un'altra.”
“E perchè mai dovrei?” - il cellulare di Stefan cominciò a suonare in quel momento e lui lo sfilò dalla tasca dei pantaloni, dando un'occhiata veloce al display.
“Pensavo puntassi più in alto, a qualcosa di meglio.”
“Non esiste di meglio. Fidati, tu non la conosci.” - poi si allontanò e lo sentì rispondere alla sua chiamata.
Damon, rimasto solo con se stesso e le ultime parole di suo fratello, ripensò alla lite che nel pomeriggio aveva avuto con Bonnie, ripensò a tutto ciò che lei gli aveva detto da quando si erano rivisti lì a Fell's Church, al modo in cui gli aveva tenuto testa e al modo in cui l'aveva vista relazionarsi a Stefan, ridere e scherzare con lui. E poi ripensò di nuovo a quella ragazzina timida ed impacciata dai capelli di fuoco che aveva conosciuto sei mesi prima a New York, alla ragazzina che arrossiva ad ogni suo sguardo, a quella che parlava con un filo così sottile di voce che era quasi impossibile per lui sentirla. Ripensò a quella ragazzina che aveva distrutto e ridotto in lacrime quando l'aveva lasciata e poi ancora alla ragazza che qualche ora prima gli aveva urlato a chiare lettere ciò che pensava di lui. E capì che Stefan aveva ragione: forse, una volta, lui conosceva davvero Bonnie, ma adesso non più. Era diversa, era cambiata, in bene o in male non lo sapeva, ma sapeva che era colpa sua.



Ad Elena interessava Stefan -così aveva detto Meredith. E quella era esattamente l'ultima cosa che Bonnie avrebbe voluto sentire quel giorno.
Non si era mai sentita più frustrata in vita sua, e neppure più arrabbiata. Arrabbiata con la vita, col mondo e con la Gilbert, una ragazza con cui aveva si e no scambiato quattro parole in croce, ma che si era scoperta essere la rovina della sua felicità passata e, se non stava attenta, anche di quella futura.
Quel trasferimento avrebbe dovuto facilitarle la vita, crearle nuove opportunità per nuove amicizie, invece, per quanto effettivamente avesse conosciuto davvero delle persone nuove, in realtà queste non facevano altro che incastrarla sempre più nel momento più brutto della sua vita, quello che si era decisa a dimenticare. Forse era un tantino melodrammatica, forse era davvero esagerata nelle sue reazioni, ma Bonnie, in fondo, si conosceva abbastanza da riconoscere in se stessa un animo romantico, di quelli che ti fanno prendere una cocente delusione d'amore a diciassette anni come un affronto durissimo da superare. Avrebbe dovuto fregarsene di meno? Forse sì, forse si sarebbe risparmiata tanti casini e tanti pensieri, ma proprio non ci riusciva. Ricordava ancora troppo vividamente come si era sentita quando Damon.... -bè si, adesso poteva dirlo- ...quando Damon l'aveva lasciata per correre dietro ad Elena e non voleva più trovarsi in una situazione del genere. Non l'avrebbe sopportato, non di nuovo. E se Meredith aveva ragione su Elena e Stefan allora ne stava correndo nuovamente il rischio e non era accettabile. Non che potesse dirsi di già innamorata di Stefan così come era stata innamorata di Damon nel momento in cui l'aveva lasciata, lo conosceva troppo poco, ma poteva ammettere di star cominciando a provare qualcosa, qualcosa che poteva trasformarsi sì in quel genere d'amore intenso che desiderava da sempre, che aveva già creduto di aver trovato per poi essere amaramente delusa. Non voleva che succedesse ancora, non voleva essere ferita nuovamente, quindi si avvicinò allo specchio nella sua camera, si guardò risoluta e confermò a se stessa che era giunto il momento di parlare apertamente con Stefan, del passato di entrambi e di come affrontare il presente.
Un ticchettio alla finestra la colse alla sprovvista. Si guardò intorno, convinta di aver sentito male, ma poco dopo vide chiaramente un piccolo sassolino che colpiva il vetro chiuso della finestra che dava sul giardino sul retro del pensionato, rimbalzava e ricadeva giù. Si avvicinò, allora, cauta. Per un attimo le passò per la mente che potesse trattarsi dell'ennesima bravata di Damon e stava già lì lì per urlargli di andarsene e spegnere la luce, quando scorse la reale figura che le sorrideva dal giardino e allora si rilassò, sorridendo di rimando, addirittura con un pizzico d'imbarazzo visto il ridicolo pigiama che indossava: maniche corte, pantaloni lunghi, in cotone rosa e ricoperto di stampe a forma di fragole e lamponi. Non esattamente l'emblema della sensualità fatta persona, insomma.
Gli fece cenno di aspettare, infilò sul pigiama la leggera e morbida vestaglia che le aveva regalato la signora Flowers qualche anno prima e scese di sotto, attenta a non fare rumore e a non svegliare né Meredith né Teophilia vista l'ora tarda . Si accorse di essere a piedi nudi soltanto quando uscì in giardino e sentì l'erba fresca e bagnata sotto la pelle.
“Stefan.” - salutò, trattenendo a stento l'entusiasmo per la piacevole sorpresa. Entusiasmo e preoccupazione, anche, perchè non se l'aspettava e temeva che fosse successo qualcosa di spiacevole o che Damon avesse parlato dopo la sfuriata che gli aveva fatto nel pomeriggio, per puro dispetto - “Cosa...cosa ci fai qui?”
Lui parve improvvisamente in imbarazzo. Si portò una mano sulla nuca e scosse i capelli, chiaro segno di nervosismo.
“E' tardi. Hai ragione. E' che...volevo sapere come stavi.”
Che? Ecco, quella Bonnie non l'aveva prevista. A cosa si riferiva?
“Come sto?”
“Sì, Caroline mi ha telefonato prima di cena e mi ha detto che ti ha vista oggi e le eri sembrata un po'...sconvolta. Ma non prendertela con lei. Non voleva fare l'impicciona. In realtà mi ha chiamato perchè credeva che fosse colpa mia e voleva farmi la ramanzina.”
Bonnie avrebbe voluto scoppiare a ridere, ma non riuscì a fare altro se non abbozzare un sorriso. Improvvisamente l'aria si era fatta più fredda e carica di una tensione che non riusciva a spiegarsi e non sapeva se fosse un bene oppure solo il presagio di qualcosa di brutto.
“Sto bene.” - rispose, soltanto.
“Sicura?”
“Si. Certo. Tu non c'entri, davvero.”
“No?”
Bonnie scosse la testa, ma in realtà la mente le si era affollata di domande e dubbi. Eppure, stranamente, guardando in quegli occhi verdi si sentiva coraggiosa come mai lo era stata prima, si sentiva pronta ad affrontare con Stefan quel discorso che rimandava da giorni, battendo sul tempo Damon e qualsiasi cosa avesse in mente di fare. Stefan l'avrebbe capita, e insieme avrebbero affrontato la cosa. Capì che quella tensione che avvertiva non era dettata dalla paura, ma dall'euforia, era il suo corpo che l'avvertiva che era emotivamente pronta, che ne aveva la forza. Di certo non poteva immaginare che anche Stefan stesse facendo più o meno gli stessi pensieri in quello stesso momento.
“Stefan devo dirti una cosa...”
“No, aspetta, fa parlare me per primo.” - la fermò lui - “Se non lo faccio ora ho il timore di non riuscire a parlarne più in seguito.”
Bonnie, stranita da quella svolta inattesa, annuì.
“E' tutto apposto?” - chiese, incerta.
Stefan sospirò.
“Non proprio.” - ammise - “Cioè sì, è tutto apposto e vorrei che le cose continuassero a rimanere così, ma oggi ho parlato con mio fratello e...non so, non mi è piaciuto. Ci penso da un po', ho paura che possa venirti a dire qualcosa che possa allontanarti da me solo perchè sa che con te sto bene e vuole rovinarmelo. Lui è fatto così. Mi odia, credo.”
Ecco, quello....quello era del tutto inaspettato. Non era lei quella che aveva paura che Damon potesse raccontargli cose che potevano allontanare Stefan? E invece veniva fuori che per lui era lo stesso. E che Damon conosceva un po' troppi segreti per i suoi gusti. Tuttavia....cosa poteva dirle di un ragazzo tanto gentile e a modo come Stefan da convincerla a lasciarlo perdere? Le veniva in mente soltanto una cosa: la teoria di Meredith.
“Vuoi parlarmi di....Elena, per caso?” - tentò, cauta, ma lo sguardo sbigottito che ricevette in risposta fu più che sufficiente a farle capire che aveva centrato il punto.
“Tuo fratello non mi ha detto nulla.” - chiarì subito - “In realtà è stata Meredith. Lei ha occhio per le persone, anzi per ogni cosa a dire il vero. E mi ha detto che le sembrava che Elena fosse interessata a te...”
“Non lo chiamerei interesse. Io preferisco definirlo un capriccio.”
Bonnie annuì e serrò le labbra, in attesa, perchè onestamente non sapeva come e se continuare il discorso. Stefan, però, le prese le mani e riprese a parlare.
“E' una faccenda un po' lunga. Ma il succo è abbastanza semplice. Conosco Elena fin da quando eravamo ragazzini, siamo cresciuti insieme, è stata il mio primo amore e, diventati abbastanza grandi, decidemmo di metterci insieme. Siamo stati una coppia fino a qualche tempo fa. E in tutto quel tempo ho sempre saputo che anche Damon era interessato a lei. Era bella, spigliata, stava sempre in casa nostra, era naturale che anche lui, visto il carattere, si facesse avanti e non me la sono mai presa neppure quando lei ci faceva un po' la civetta perchè sapevo che in realtà era innamorata di me e perchè non sapevo che quelle scenette tra loro due si ripetevano anche fuori da casa, quando si incontravano tra loro. Poi Damon è partito per l'università e tutto è filato liscio fino a due mesi fa, quando sono andato da Elena, sono entrato in casa sua e l'ho trovata con mio fratello, a letto. Non è stato uno spettacolo piacevole. E lì ho perso ogni speranza con lui e ho capito che lei non mi ha mai amato davvero, che era innamorata solo dell'idea di averci in due ai suoi piedi.” - le raccontò, e nella sua voce Bonnie potè scorgere ancora una leggera nota della passata tristezza e del vecchio rancore- “Ora lui è tornato e non fa che stuzzicarmi. Ho visto Elena, ho parlato con Elena, uscirò con Elena, andrò alla festa con Elena.... Ma non mi tocca e lo sa, non mi tocca grazie a te e la cosa lo deve infastidire parecchio perchè oggi ha usato un tono che...non lo so...mi ha fatto temere che potesse venire a dirti chissà cosa e non volevo. Non voglio che ti faccia pensare che tra me ed Elena ci sia ancora qualcosa perchè non è così, davvero. E' una storia finita. Per quanto possano dire e possano fare, io sto bene con te.”
C'erano lacrime negli occhi di Bonnie. Non sapeva spiegare come si sentisse in quel momento né poteva tentare di spiegarlo a Stefan, non ancora. Ma provava così tanta empatia nei suoi confronti, una connessione così grande e così profonda...perchè avevano vissuto, senza saperlo, lo stesso dolore, perchè erano stati feriti, senza saperlo, nello stesso momento e dalle stesse persone. Eppure eccoli lì, si erano trovati, per chissà quale scherzo del destino. E stavano bene. Stefan aveva ragione.
Non rispose, non sapeva cosa dire o come dirlo. Piuttosto preferì lasciarsi trasportare dalle sensazione del momento e lì, sotto la luna di una nuova mezzanotte, si spinse sulle punte dei piedi, portò le mani sul viso del ragazzo che aveva davanti e poggiò le labbra sulle sue, lasciandosi completamente andare quando le braccia di lui le circondarono la vita. C'era dolcezza in quel bacio, tenerezza e serenità. Niente irruenza o sfrenata passione, ma una languida lentezza e un'intensità tale da riuscire a toccare ogni recesso dell'anima. Bonnie si sentiva sicura e tranquilla, protetta come mai prima di allora.
“Devo dirti anch'io una cosa di me, del mio passato....” - mormorò, scostandosi dopo attimi che erano parsi ore, tenendo però ancora la fronte contro quella di Stefan.

Non adesso. Per stasera ne abbiamo avuto fin troppo di passato.” - rispose lui.
“Devo farlo. È importante.”
“Nel weekend. Ci vedremo per la festa e passeremo tutta la sera insieme. Saremo soli e parleremo di ciò che vorrai.”
“Nel weekend?”
Stefan annuì, cercando ancora le sue labbra per un bacio leggero e fugace.
“Però prometti che mi ascolterai fino in fondo e che mi capirai, qualsiasi cosa io ti dica?”
“Farò di più. Ti prometto che, qualsiasi cosa tu mi dica, io ti risponderò con un bacio.”



NOTE:
Allora, allora, allora.... altri due mesi, lo so, sono imperdonabile, sarei da prendere a bastonate, scusatemiiiiiiii!!!! Ma, stavolta, ho dei motivi piuttosto validi per spiegare il mio ritardo. u.u
Punto primo: A Natale ho avuto parenti a casa e dopo Capodanno son stata via quasi due settimane senza pc, diciamo che l'ho riavuto giusto oggi xD
Punto secondo: Ho rivisto tipo...enormemente i miei piani originari per la storia e di conseguenza ho rifatto un pò le vecchie trame. Ho inserito nuovi pg, cioè...non pg nuovi, ma pg di cui non ho mai scritto, un po' come ho fatto per Caroline, presi dalla serie TV. E penso che trovandovi improvvisamente Rebekah spuntata fuori dal nulla tra le strade di New York possiate capire a chi mi riferisco. Di questo possiamo dare la colpa (xD) o il merito a Klaroline99 con la quale ho chiacchierato a lungo in chat su fb e che mi ha incitato a continuare coi vari cambiamenti.
Punto terzo: Ho avuto un po' la testa occupata per l'arrivo, giusto prima di Natale, di una fantastica notizia: insieme alla mia migliore amica sto per pubblicare il mio primo libro scritto a quattro mani!!!! Il titolo è Doppelganger (non ha nulla a che vedere coi vampiri, né con TVD, chiariamo xD) e racconta la storia di indagine, amore e morte di una giornalista che si troverà coinvolta negli intrighi delle tre famiglie più in vista di Città del Messico. Che dire....devo molto al sito per questo traguardo, perchè credo che senza EFP non mi sarei mai decisa a scrivere nulla di mio e a permettere ad altri di leggerlo. E ovviamente devo molto a voi che mi avete sempre spronata, spesso e volentieri, anche proprio a cimentarmi con qualcosa di originale!!! Quindi...milioni di Grazie!!!!
Ma tornando al capitolo.... non è un capitolo al cardiopalma, ma rimane ricco di cose. C'è l'introduzione di Rebekah e quindi della nuova fase della storia e anche del POV Matt, che apre il racconto anche alle vicende che succederanno ai pg ancora a New York che, quindi, non sarà solo più di ambientazione ai flashback Bamon. Mentre le due scene successive mostrano, da un lato Damon e tutta la frustrazione che si porta dietro, e dall'altro Stefan e Bonnie al momento della confessione di lui, della decisione di lei di rivelargli del suo passato e del loro primo bacio. A questo punto è logico quindi pensare che Stefan scoprirà tutto a breve e, in effetti, così sarà, è possibile immaginare quando, ma per il come....diciamo solo che Elena non starà così ferma nei prossimi capitoli. Qualcuno in una recensione mi ha scritto che, mentre di solito tendevo sempre a lasciare uno spiraglio per una possibile redenzione di Elena, in questa storia pare che non ci sia. Beh...forse sarà proprio così xD
Per la famosa festa bisogna aspettare i capitoli 10 ed 11, mentre le cene qui preannunciata tra Damon ed Elena e quella tra Stefan e Bonnie avverranno nel capitolo 9. Se vi state chiedendo cosa succederà quindi nel prossimo....beh....Rebekah non arriva mica da sola nella ff xD Altri arrivi, ragazze! Ben tre; uno per Alaric, uno per Caroline e l'altro per Elena. Idee??
Ora vi lascio che ho scritto un papiro xD Il prossimo capitolo arriverà a breve, tempo dieci giorni se non di meno. E stavolta è vero!!! Giuro!!! xD
Qui sotto vi lascio qualche link, se volete contattarmi o dare un'occhiata agli spoiler del mio libro.
Mia pagina facebook, son sempre là: https://www.facebook.com/valeria.cosentino.180
Pagina Facebook dedicata al libro in uscita, con, tra le altre cose, schede pg e scritti vari, vi aspetto: https://www.facebook.com/langolo.di.goethe.8890
Alla prossima....Grazie mille a chi ha letto e/o recensito lo scorso capitolo....BACIONI...IOSNIO90!!!











   
 
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