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Autore: AnnabethJackson    16/01/2014    4 recensioni
[Percabeth]
Annabeth deve badare al suo ragazzo che è malato... ma la vendetta arriverà!
Dal testo:
"Quella mattina, la ragazza, aveva ricevuto una chiamata al cellulare. Il suo ragazzo, Percy Jackson, aveva l'influenza. Ciò non la sorprendeva molto dato che qualche giorno prima, Percy aveva ballato sotto la pioggia per una scommessa persa fatta con Leo. Ovviamente, lei lo aveva avvertito, ma lui, orgoglioso e leale, si era spogliato, rimanendo solo con i pantaloni addosso, ed era uscito all'aperto, facendo uno stupido balletto sotto la pioggia. Leo era morto dalle risate finché Annabeth aveva detto basta."
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A come amore, P come Percabeth'
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Premessa:
Questa ff è il seguito di “Il regalo perfetto” e di “Alla ricerca del regalo perfetto”. Se volete comprendere e gustare meglio il finale consiglio calorosamente di leggere prima le altre (basta cliccare sul titolo). Altrimenti leggete questa e basta.



 
Annabeth si rivendica




Era il 16 Agosto a New York e pioveva. Per dirla meglio, diluviava. Da giorni.
Il che era assai strano visto che era piena estate e che i metereologi avevano previsto un caldo torrido.
Le acque dell'East River erano notevolmente aumentate e ora rischiavano addirittura di fuoriuscire dagli argini. Il povero fiume era più inquinato del solito perché le acque torrenziali trasportavano con sé tutti ciò che trovavano sul loro corso.
I tombini straripavano di acqua piovana e l'avanzo finiva per restare nelle strade, formando grandi pozze dove l'asfalo era irregolare.
New York era immersa nel traffico praticamente a tutte le ore della giornata ma, i pochi mezzi che riuscivano a procedere ad una velocità superiore ai 10 kilometri orari, superavano le pozzanghere spruzzando acqua in ogni dove, bagnando da capo a piedi quei poveri pedoni che camminavano tranquilli sui marciapiedi.
Tra i malcapitati c'era Annabeth Chase, figlia di Atena, che odiava la pioggia fin da piccola quando doveva tornare a casa da sola perché il padre era troppo impegnato a lavorare mentre la matrigna se ne infischiava. Puntualmente, nei rari giorni di pioggia, la povera bambina non riusciva più a trovare l'ombrello, come se questo fosse sparito per magia. In realtà erano i suoi compagni di classe che glielo nascondevano. Quando finalmente arrivava a casa, bagnata fradicia, la matrigna la sgridava e la metteva in punizione, lamentandosi del fatto che lei non fabbricava ombrelli costavano.
Ovviamente, essendo figlia di Atena, la bambina aveva imparato a difendersi dai compagni cattivi, ma quei brutti ricordi rimasero sempre legati alla pioggia.
Quella mattina, la ragazza, aveva ricevuto una chiamata al cellulare. Il suo ragazzo, Percy Jackson, aveva l'influenza. Ciò non la sorprendeva molto dato che qualche giorno prima, Percy aveva ballato sotto la pioggia per una scommessa persa fatta con Leo. Ovviamente, lei lo aveva avvertito, ma lui, orgoglioso e leale, si era spogliato, rimanendo solo con i pantaloni addosso, ed era uscito all'aperto, facendo uno stupido balletto sotto la pioggia. Leo era morto dalle risate finché Annabeth aveva detto basta. Una piccola – piccolissima- parte di lei, però, doveva ammettere che le era piaciuto molto guardare il suo ragazzo a petto nudo, con i capelli bagnati attaccati al viso e quelle piccole goccie di pioggia sulle labbra. Oh, quanto avrebbe voluto baciarle... Aspetta, da dove veniva quel pensiero?
In poche parole, ora, si ritrovava a dover badare al suo fidanzato, facendo tutto quello che lui desiderava. Povero piccolo.
Il suo cellulare squillò, facendola fermare in mezzo alla strada all'improvviso.
-Pronto?-
-Annabeth, angelo mio! Dove sei?- disse Percy con la voce bassa.
Angelo mio? La febbre doveva avergli dato alla testa!
-Sono per strada. Hai bisogno di qualcosa?- chiese gentilmente.
-No... cioè si! Volevo dire forse...- Sul volto di Annabeth comparì una smorfia. Che diavolo stava dicendo?
-Testa d'Alghe ti serve si o no qualcosa?-
-Riusciresti a comprarmi un bell'hambuger da Jimmy's House? Magari con l'aggiunta di un trancio di pizza ai mirtilli e una porzione di patatine fritte? Lo so che è lontano ma mi aiuterebbe a guarire.-
La ragazza sospirò chiudendo gli occhi. Non aveva molte possibilità... o andava a prendere il cibo, oppure lui l'avrebbe torturata finché non sarebbe scoppiata. E questo non doveva accadere.
-Certo, Percy. Arrivo tra mezz'ora. Nel mentre provati la febbre e mettiti sotto le coperte.- detto ciò chiuse la chiamata.
Il Jimmy's House, il locale preferito di Percy, si trovava dall'altra parte di New York rispetto a dov'era Annabeth in quel momento. Andarci a piedi voleva dire un'ora di cammino tra andata e ritorno. L'unico modo per arrivarci prima era prendere un taxi.
La ragazza si avvicinò al ciglio della strada, e stese un braccio all'infuori scuotendo la mano in direzione di una macchina gialla, poco lontana. Quella si avvicinò, ma compiendo una frenata improvvisa, spruzzò l'acqua della pozzanghera vicina, bagnando la povera Annabeth che non potè far altro che arricciare le labbra e storcere il naso, irritata.
Comprato l'hamburger, la pizza -che tra parentesi era davvero condita con i mirtilli- risalì su un taxi e diede l'indirizzo di Percy. A metà strada il suo cellulare prese a squillare di nuovo.
-Si?-
-Annabeth? Mi sono accorto di aver finito il sapone per lavarmi le mani, potresti prendermelo, per favooore?- chiese il ragazzo allungando la “o” come faceva ogni volta che supplicava la ragazza.
Essa scusse la testa, rassegnata.
-A che cosa ti serve il sapone per le mani?- era incredula.
-Beh, vedi, quando vado in bagno poi devo per forza lavarmi le mani. Tutti lo sanno.- rispose lui come se fosse una cosa elementare.
-Percy, hai vissuto anni senza curarti dei germi sulle tue mani, sopratutto durante le imprese!- gli fece notare lei.
-Lo so, ma ora non sono in missione, quindi...- sarebbe andato avanti a parlare se Annabeth non l'avesse fermato.
-Va bene, va bene, te lo compro. Serve altro?-
-No, no, tranquilla. Grazie, tesoro.-
Annabeth chiuse la chiamata e sospirò, sporgendosi verso l'autista.
-Si fermi pure qui. Grazie.-


Entrò in un negozio sulla strada che vendeva oggetti di cancelleria. Comprò il sapone per le mani ed uscì dimenticandosi il resto alla cassa.
Distava veramente poco dalla casa di Percy quindi proseguì a piedi. Sul ciglio della strada incontrò una signora seduta per terra con una bambina in braccio, che si riparavo dalla pioggia stando sotto una tettoia. I vestiti che indossava non poteva essere definiti tali visto che erano tutti rattoppati e sudici. La bambina non era messa meglio. Tra le braccia di quella che probabilmente era sua madre, osservava tranquillamente le persone che passavano, con il pollice in bocca.
Annabeth osservò quella scena con un sorriso dolce, ricordando che da piccola aveva la stessa abitudine.
I pochi soldi che aveva con sè non sarebbero sicuramente bastati per pagare un pranzo sostanzioso. E quella bambina aveva il volto così magro da farle tenereza.
Si avvicinò lentamente e, accovacciatasi, posò il sacchetto con il cibo di Percy di fronte alla donna. Questa sembrò svegliarsi da un sogno e sbirciò immediatamente nel sacchetto di plastica, spalancando gli occhi per la sorpresa.
Alzò lo sguardò su Annabeth che le stava sorridendo. Negli occhi della donna, la figlia di Atena, potè leggervi una gratitudine non esprimibile a parole. Accarezzò la guancia ossuta della bambina poi si alzò, allontanandosi.


Chiuse la porta d'ingresso e si diresse verso il salotto da dove provenivano due suoni; uno era sicuramente la televisione, l'altra era basso e interrotto.
La scena che si trovò davanti, fece sorridere Annabeth.
Percy era sdraiato sul divano, sotterrato da così tante coperte che la testa si vedeva appena.
Il respiro regolare, gli occhi chiusi e la bocca aperte, le fecero capire che stava dormendo. Russando. E sbavando.
Sorride, divertita da quel particolare che aveva gli aveva fatto notare la prima volta che si erano incontrati.
La ragazza si sedette sul tavolino, chinando il busto per avvicinare la faccia a quella di Percy. Posò una mano gelida sulla sua fronte. Era leggermente caldo.
Il ragazzo, a quel contatto, rabbrividì, e lentamente si svegliò.
Quando si accorse di Annabeth sobbalzò, con gli occhi spalancati e la bocca tutta una smorfia.
Lei sorrise, divertita, chinandosi per dare un piccolo bacetto sulla punta del naso di Percy.
-Ben svegliato, Testa d'Alghe, come stai?-
-Meglio. Mi hai portato ciò che ti avevo chiesto?- chiese, mettondisi seduto.
-Ecco qua il sapone.- disse Annabeth posando l'oggetto sul tavolino.
-Bene, è il mio hamburger?-
-Beh, ecco, vedi... Per strada ho incontrato una senzatetto con una bambina in braccio. Percy, dovevi vedere come era magra! Sembrava non mangiare da giorni! Così ho dato il tuo cibo alla donna...- Annabeth accennò un sorriso timido.
-Ma... ma... e io?- chiese Percy facendo la voce da cucciolo innocente.
Annabeth chiuse gli occhi sperando che il ragazzo non stesse facendo anche la sua faccia da cucciolo smarrito perché sapeva che non avrebbe resistito molto. Ma, sfortunatamente per lei, Percy aveva spalancato quei suoi meravigliosi occhi verdi e fatto il labbruccio.
-Percy, non fare il bambino! Ti preparo io ora qualcosa...- rispose lei alzandosi e dirigendosi verso la cucina.
-No! No, aspetta! Ti prego non cucinare niente!- urlò lui con evidente panico.
Annabeth, fermatasi, si voltò, assottigliando gli occhi e incrociando le braccia al petto.
-Che vorresti dire, Testa d'Alghe?-
Lui si guardò attornò in evidene difficoltà.
-Beh... ecco... dunque... il fatto è che il mio stomaco non sopporterebbe il cibo cucinato da te...- balbettò.
-Stai insinuando che non sono capace di cucinare?- gridò Annabeth, arrabbiata.
-Forse... ecco... si! Cioè volevo dire no! No, no! Sei bravissima ai fornelli, tesoro.- disse per nulla convincente.
Annabeth lo guardò furente, poi prese la giacca dall'ingresso e gli puntò un dito addosso.
-Va, bene! Andrò a comprarti un altro hamburger! Ma sappi che lo faccio solo perché sei malato.- detto ciò uscì dalla casa, sbattendo la porta.
Annabeth riconosceva che la sua cucina faceva schifo, a volte, ma anche Percy aveva i suoi difetti.
Per esempio non sapeva fare i regali. Oh, oh! Non sapeva fare i regali. Non gliel'aveva ancora fatta pagare per Natale. Inoltre, un paio di giorni dopo, Percy avrebbe compiuto gli anni.
Perchè non fagli un regalo anticipato?
Mentre chiamava un taxi, la mente intelligente della ragazza pensò ad ogni cosa.


-Percy? Sono tornata!- Annabeth posò la borsa con il cibo su tavolino in sala mentre Percy la raggiungeva.
-Annabeth ascolta...-
-No, ascolta tu. Mi dispiace per prima. Ho sbagliato, so perfettamente di essere una frana in cucina.-
Percy la guardò incredulo.
-Davvero?-
-Certo Testa d'Alghe! Ti ho comprato l'hamburger, la pizza, le patatine e, mentre tornavo, sono passata da South Ice per prendere il gelato.- gli occhi ci Percy si illuminaro.
-Wow, grazie tesoro!- si sedette sul divano, aprì il sacchetto e cominciò a ingurgitare il cibo, quasi senza masticare.
Quando finì Annabeth gli porse una busta colorata, sorridendo.
-Cos'è?- chiese il ragazzo perplesso.
-Il mio regalo per il tuo compleanno... ho pensato di dartelo in anticipo.-
-Oh. Grazie!-
Percy aprì la busta multicolor e tirò fuori il contenuto. Lo studiò, sfogliandolo.
-E questo cos'è?- chiese ad Annabeth più confuso di prima.
-Come cos'è? E' il tuo libro! Non ti piace?-
-Si certo... solo... che dovrei farci?-
Dalla borsa, Annabeth, prese due pennarelli, uno blu e uno azzurro, e li porse a Percy.
-Devi colorarlo ovviamente!-


-Allora, Percy, cosa ti ha regalato Annabeth? Una bella seratina romantica al lume di candela? Oppure una notte infuocata in un Hotel?- chiese Leo alzando e abbassando le sopracciglia.
-No, mi ha regalato un libro per bambini da colorare.- borbottò il ragazzo.
Tutti, persino i muri, scoppiarono a ridere.






Angolo Ross:
Buongiorno, lettori! Se siete arrivati fin qui è un ottimo segno. E' la terza OS che pubblico nel giro di tre settimane... oookai. L'ispirazione arriva a non si può certo lasciarla scappare. Questa storia è legata alle altre due anche se si può leggere da sola... credo. Grazie di avrla letta! Mi farebbe molto piacere se lasciaste un commento... SOPRATUTTO SE COSTRUTTIVO!
Mi scuso in anticipo per ventuali errori di svista/battitura.
Alla prossima storia, bacioni,
Ross <3


 
  
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