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Autore: gnappels    16/01/2014    1 recensioni
Questa è la mia prima fanfiction sui Bastille, quindi...boh spero vi piaccia!
A volte incontri decisamente poco casuali al British Museum, possono portare a delle conseguenze davvero inaspettate. Emma di certo non si aspettava che quell'incontro l'avrebbe portata in un tourbus a fare il giro del mondo.
Genere: Comico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#1.POMPEII

 

Il cielo di Londra era completamente coperto di nuvole che non aspettavano altro che riversare tutta la pioggia che contenevano sulla città, come se fosse una novità.
Da quando aveva messo piede lì, ovvero una settimana fa, c'è stata soltanto una mattinata in cui aveva avuto “l'onore” di scorgere un piccolo spiraglio di luce.
Ma in fondo, era meglio così, a lei piaceva quel clima, la pioggia, le nuvole e il freddo...strano detto da una nata e cresciuta nella soleggiata California.
Viveva a Santa Barbara e lì non pioveva mai, sempre sole, neanche una nuvola...sembrava surreale ma in fondo era quella che tutti chiamavano “American Riviera” non doveva stupirsi.
Non le era mai piaciuto vivere lì ma non sapeva come andarsene, insomma amava l'America ma aveva sempre avuto un debole per l'Inghilterra, adorava la parlata degli inglesi così diversa dalla sua, a volte faticava persino a capirli. Alla fine un modo l'aveva trovato, aveva deciso di darsi all'arte e alla fotografia così si era iscritta e laureata alla Columbia University a New York.
Una delle migliori sì, i suoi genitori non erano molto contenti della sua scelta, preferivano che avesse scelto una materia più “importante” come le avevano detto, tipo legge o medicina come avevano fatto loro. Sua madre è chirurga in cardiologia mentre suo padre un giudice. Famiglia di acculturati così si definivano e si aspettavano che loro figlia avrebbe seguito il loro esempio.
Lei aveva preso da sua nonna: creativa, con la testa tra le nuvole a immaginarsi chissà cosa e l'abilità di esprimersi attraverso l'arte.
Emma era fiera di questi tratti ereditati ma i suoi genitori un po' meno. Sbuffò, il solo pensiero di loro la faceva innervosire mentre fuori dal finestrino del taxi, il cielo plumbeo continuava ad incombere sulla città. Non era arrivata lì a Londra senza uno scopo, aveva un'amica che lavorava lì per una casa discografica, era una specie di tour manager o qualcosa del genere, l'aveva conosciuta tramite l'Università; Alison è il suo nome e ha fatto diversi stage in New York e si erano conosciute un po' per caso e un po' perché avevano disperatamente bisogno di un'amicizia su cui contare.
Non avevano mai perso i contatti durante gli anni e alla fine, quando ad Alison hanno chiesto se conosceva qualche fotografo davvero bravo e che fosse anche capace di montare video, lei non aveva avuto alcun dubbio nel fare il nome di Emma.
In ogni caso, Alison stava lavorando quel giorno e le aveva altamente consigliato di fare un salto al British Museum; Emma era titubante, insomma perché insistere così tanto su un museo? Sì, era una fanatica dell'arte e tutto ma c'erano un sacco di altre cose da fare a Londra, cose divertenti e aspettava da una vita di essere lì, non voleva chiudersi in un museo.
Alison non aveva voluto sentire ragioni comunque, così l'aveva accontetata ed ora si trovava lì, davanti l'enorme scalinata sormontata dalle colonne di stile classico greco, assomigliava al Pantheon effettivamente. Era un bellissimo museo persino da fuori.
Fuori erano appesi enormi poster che dicevano che all'interno c'era una mostra sulla città Pompei e l' Hercolaneum e visto che era anche un'appassionata di storia, perché no? Vederla non le avrebbe di certo fatto schifo.
Entrò nel museo e notò che era incredibilmente affollato, ma insomma era nel bel mezzo della settimana e nemmeno in un periodo di alta stagione, possibile che ci fosse tutta quella gente? Bah, gli inglesi chi li capisce.
Seguì il flusso di gente che la portarono direttamente nel luogo della mostra, c'erano telecamere e un anziano signore stava illustrando a un gruppo di quattro giovani ragazzi, lo scopo della mostra e aveva dato a uno dei quattro un grosso libro sul museo. I ragazzi ascoltavano interessati e annuivano di tanto in tanto, Emma era incuriosita voleva sapere anche lei della spiegazione e quei ragazzi sembravano interessanti. Il tizio anziano si stava impegnando molto a spiegare tutti i dettagli e le telecamere li seguivano ovunque, magari erano famosi...chissà.
Il ragazzo alto dai capelli all'insu completamente spettinati, teneva il grande libro schiacciato contro il petto come se volesse proteggerlo da qualcuno che glie lo volesse rubare. Si vedeva dall'espressione che non si sentiva proprio a suo agio lì, era timido e aveva un sorriso imbarazzato.
Dopo una decina di minuti o poco più, nei quali Emma si era aggirata a leggere le varie spiegazioni dei manufatti che erano in esposizione, l'anziano signore annunciò che i quattro ragazzi avrebbero cantato una canzone intitolata appunto “Pompeii” in onore di questa mostra.
Si sistemarono al centro di una stanza, con solo uno strumento suonato da un ragazzo con la barba vicino a quello timido.
Ci fu un silenzio di tomba mentre la gente aspettava che cominciassero e poco dopo il silenzio fu spezzato da una voce pazzesca proveniente proprio dal timido ragazzo che sì, si vedeva che era ancora in imbarazzo, poiché giocherelleva con i lembi della sua felpa, teneva gli occhi chiusi e la testa bassa ma aveva una voce da far venire i brividi.
Emma era rimasta spiazzata e li guardava come ipnotizzata, erano veramente bravi e davano il ritmo battendo le mani contro le coscie e i piedi sul pavimento.
Il cantante timido si alzava sulle punte ogni volta che doveva toccare una nota più alta e arrivava a certe tonalità che Emma non pensava nemmeno esistessero. Quando finirono, fu la prima a battere le mani come un'isterica ma per fortuna, non fu l'unica, i ragazzi ringraziarono e la gente andò a congratularsi.
Emma non resistette, tirò fuori la sua macchina fotografica e cominciò a scattare qualche foto ai ragazzi, anche mentre facevano un servizio fotografico seduti su una specie di muretto con dietro una vetrata con dei manufatti.
-Ehi ragazzina, non può fare le foto!- Un omone alto circa il doppio di lei si avvicinò con aria minacciosa, lei alzò la testa dal suo obbiettivo pronta a scusarsi ma fu salvata in corner.
-Va tutto bene Alan, una foto in più una in meno...- Una voce tremendamente british e familiare la fece voltare, trovandosi davanti il timido ragazzo barra cantante con una voce paurosa. Il gigante borbottò qualcosa e poi se ne andò lasciando Emma in completo imbarazzo, beccata in pieno, non solo dalla sicurezza ma anche dai soggetti delle sue foto.
-S..Scusa...io...ehm...eravate così fotogenici- Si giustificò con un'alzata di spalle, il ragazzo ridacchiò ma non riuscì a nascondere un leggero rossore sugli zigomi. Quel ragazzo s'imbarazzava con niente ma era carino.
-Non ti preoccupare- Si limitò a rispondere con un sorriso accennato. -Ehi, però le voglio quelle foto- Aggiunse poi e fu allora che Emma alzò la testa e si scontrò con gli occhi così magnetici di quel ragazzo. Blu come l'oceano, vicino la pupilla erano più chiari ma poi andavano scurendosi ed erano così ipnotici, non poteva smettere di fissarli per perdercisi dentro ma la cosa era alquanto imbarazzante. Lui la guardava e lei lo fissava come una pazza feticista di occhi. Solo allora si riscosse, rendendosi conto che stava facendo una colossale figura di merda. Sentì le guance in fiamme quando lo sentì ridacchiare.
-Oh ehm certo...te le mando per posta- Accennò un sorriso per smorzare un po' l'imbarazzo che li circondava.
-Posso vederle?- Domandò il cantante avvicinandosi alla ragazza che annuì e accese la sua Canon, premette il pulsante “indietro”. La prima foto a comparire fu una dei ragazzi che sorridevano felici mentre il pubblico li applaudiva, poi altre in cui parlavano con alcune persone, un primo piano del ragazzo con barba e baffi che faceva il coro durante la canzone e infine un primo piano del cantante che sorrideva. Era in bianco e nero e sembrava così spontanea, naturale e semplice.
-Credo che questa sia la prima foto che a vederla non mi fa sentire a disagio- Celiò il ragazzo seguito da una risata che contagiò anche Emma.
-Beh sono contenta che sia la mia- Rispose soddisfatta la ragazza con una vena scherzosa nel tono che aveva usato. -Si vede che sei timido- Le scappò detto ma quasi si pentì subito, perché prendeva confidenza così facilmente con gli sconosciuti? Era incredibile, più provava a fermarsi più non ci riusciva...era capace di prendere confidenza persino con un muro se ne avesse avuta la possibilità. Il ragazzo tuttavia non parve turbato, anzi rise di gusto.
-Oh dannazione, speravo di essere riuscito a nasconderlo!- Ormai non lo disturbava più il fatto che tutti sapevano che era timido e tutto il resto, lo era sempre stato, se da teenager lo considerava un orribile difetto ora era soltanto un tratto del suo carattere di cui era grato poiché gli impediva di diventare uno di quei divi della musica che pensavano solo alla fama.
Se c'era una cosa che lo faceva sentire incredibilmente a disagio, era essere al centro dell'attenzione.
-Tranquillo, non si è accorto nessuno- Lo tranquillizzò Emma con una leggera pacca sua una spalla, certo come se lo conoscesse da una vita. Si maledì da sola ma perché non stava zitta, ferma e buona? Chissà cosa stava pensando quel povero disgraziato che era capitato tra le sue grinfie e stranezze.
-Fai delle belle foto comunque, sei una fotografa?- Domandò lui cambiando argomento, sembrava davvero interessato negli scatti che aveva fatto.
Emma annuì. -Sulla carta, di fatto...rubo scatti agli sconosciuti giusto per il gusto di farlo- Disse tentando di mettere su un'espressione seria che non le riuscì.
-Ah quindi noi saremme le tue prede di oggi- Annuì il cantante con fare comprensivo.
-Esatto, non sei male neanche tu a cantare comunque- Affermò convinta mentre lui ridacchiava stavolta senza imbarazzo, magari si sentiva più a suo agio?! Emma si chiese com'era possibile visto che era capace di mettere in imbarazzo tutto e tutti, persino se stessa.
-Oh beh grazie!- Esclamò con un tono colpito molto teatrale, poi si misero a ridere, probabilmente era solo l'ennesima persona che glie lo diceva.
-No sul serio siete famosi o cosa? Non penso che facciano entrare chiunque a suonare nel British Museum così a caso- Domandò tentando di instaurare una conversazione seria ma sembrava quasi impossibile con quel ragazzo così strano, timido ma che non faceva altro che scherzare.
-Beh no, li abbiamo pagati infatti...ci serviva un po' di notorietà, cosa c'è di meglio di un museo?!- Emma scoppiò a ridere e trascinò con sé il cantante.
Furono interrotti dal ragazzo dai baffi e barbuto che appoggiò le mani sulle spalle del cantante e s'intromise nel discorso.
-Ehi mi chiamo Kyle!- Il ragazzo baffuto senza tanti giri di parole porse la mano e Emma presa in contropiede ci mise un attimo a realizzare il fatto che forse sarebbe stato intelligente stringerla.
-Emma- Rispose con un sorriso accennato, il cantante si voltò a guardare l'amico con un sopracciglio inarcato.
-Che c'è? Si chiama buona educazione- Borbottò questo in risposta e l'altro alzò le mani in segno di resa come a dire che non aveva niente in contrario.
-Beh sei venuto a mostrarmi le buone maniere o hai un motivo preciso?- Domandò quindi vedendo che il suo amico se ne stava lì a guardarlo senza dire niente, il che era un tantino inquietante.
-Dovremmo andare ma ti vedevo così concentrato sulla cara signorina Emma che non volevo disturbarti- Il ragazzo, appunto, arrossì leggermente e abbassò la testa quasi a non farsi vedere poi ridacchiò, maledicendo nella testa il suo migliore amico che non stava mai zitto.
-Grazie Ky, vi raggiungo tra un minuto- Kyle annuì e salutò Emma sventolando la mano per poi andarsene; Emma non aveva detto nulla, anche se vedere quel cantante con quella splendida voce per una frase innocente come quella che aveva detto il suo amico, era alquanto divertente.
-Beh è stato un piacere conoscerti cantante timido- La ragazza ruppe il silenzio e usò il nome che gli aveva affibbiato nella testa.
-Puoi chiamarmi Dan, credo sia più semplice e veloce da dire- Celiò il cantante ridacchiando.
-Oh ok Dan, allora...ci vediamo, buona fortuna con il tuo gruppo e...non hai alcun bisogno di sentirti a disagio, hai una voce spettacolare- Si lasciò sfuggire di nuovo una frase non voluta ma tanto, con ogni probabilità, non l'avrebbe più rivisto quindi chissene fregava? Lui questa volta non arrossì e non si imbarazzò, semplicemente sorrise contento.
-Wow, grazie Emma...buona fortuna per tutto e ricordati di mandarmi quelle foto- Le fece l'occhiolino subito dopo aver pronunciato quelle parole per poi salutarla e andarsene. Forse non l'avrebbe più rivisto, visto che neanche viveva lì, ma difficilmente si sarebbe scordata quegli occhi così blu e ipnotici e quella voce angelica.

Aveva passato il resto del pomeriggio a girare per il museo, anche perché fuori aveva cominciato a piovere – com'era prevedibile – e quindi non c'era molto altro da fare. Quando cominciò a sentire lo stomaco brontolare per la fame, decise che forse era meglio tornare a casa da Alison, che probabilmente aveva anche finito di lavorare, e mettere qualcosa sotto i denti.
Per sua fortuna casa sua era molto vicina al British Museum, giusto quei cinque o sei minuti di metro ed era già sotto il portone.
Come immaginava Alison era già a casa quindi non si stupì più di tanto quando la trovò a cucinare qualcosa che solo lei sapeva, sperava soltanto che non avesse preso la brutta abitudine degli inglesi di cominare distrastri in cucina. Erano incredibili, potevi dargli gli ingredienti migliori del mondo ma erano capaci di sputtanarli craendo una cosa schifosissima da mangiare.
-Ehilà, finalmente sei tornata! Pensavo ti forsi persa...- Celiò la ragazza ai fornelli con un sorriso raggiante.
-Oh no, il museo è stato più interessante del previsto- Rispose ripensando al pomeriggio appena passato, Alison ghignò.
-Immagino...quante sorprese al British Museum eh?- Affermò con una risatina nervosa, se non fosse che la conoscesse così bene, avrebbe pensato che fosse del tutto non voluto ma non era così.
-Che cosa nascondi?- Domandò Emma inquisitoria avvicinandosi all'amica con le mani sui fianchi.
-Chi? Io? Assolutamente niente- Rispose con un tono di voce più alto del normale.
-Sai...- Cominciò Emma avvicinandosi con un sorriso serafico. -Oggi ho fatto un incontro molto interessante al museo, una band ha cantato in onore della mostra su Pompei...ne sai niente?- Era più che evidente l'agitazione di Alison, probabilmente voleva farle una sospresa ma non era per niente brava a tenere i segreti, non lo era mai stata.
-...No...proprio no...- Borbottò concentrandosi quasi furiosamente sul sugo per la pasta che stava preparando.
-Dici?- Emma la guardava così insistentemente che Alison si sentiva a disagio, quasi come se le stesse leggendo l'anima o qualcosa del genere.
-Eh va bene!- Sospirò arrendendosi, era impossibile. -Ho voluto mandarti a tutti i costi al museo per farti conoscere la band che seguirai in tour come fotografa ufficiale e per il montaggio dei filmati...i Bastille- Ok, questo proprio non se l'aspettava. Li avrebbe seguiti in tour, dopo le cinquanta figure di merda che aveva fatto in quei dieci minuti di conversazione, doveva anche seguirli in tour...oh Gesù, forse era meglio se si andava a sotterrare nel giardino.
-Loro sono la band?!- Boccheggiò completamente spiazzata.
-Sì...perché? Cos'è quella faccia, non ti sono piaciuti?- Domandò Alison perplessa, Emma scosse la testa come in trance.
-No sono veramente bravissimi...è solo che non me l'aspettavo che mi avessi proposto per un incarico così importante, cioè loro sono famosi e io...- Balbettò quasi in preda al panico, le ricordava Dan quel pomeriggio che arrossiva per il nulla e subito si tranquillizzò. Le venne quasi da sorridere.
-Che hai da sorridere adesso?- Alison la guardava sempre più sconcertata, ok si stava comportando da pazza. -Non preoccuparti, ho fatto vedere al manager del gruppo i tuoi scatti e non vede l'ora di conoscerti- La rassicurò Alison felice quanto lei.
-E quando sarebbe questo?- Chiese allora Emma rilassandosi, avrebbe avuto tempo per prepararsi, magari facendo qualche foto più figa o si sarebbe inventata qualcosa comunque, per fare colpo.
-Domani!- Oppure no...


Angolo autrice:
Saaalve, come già detto questa è la mia prima fic sui Bastille e li adoro e volevo scrivere qualcosa, quindi ecco qua...ho molte idee per la testa e spero che vi piacerà! Commenti e critiche sono ben accetti, anzi mi aiuterebbero moltissimo e soprattutto...so che da questo capitolo Emma non è ben delineata, ma piano piano vi mostrerò tutti i lati del suo carattere, quello che non so è...IL VOLTO!
Non ho idee, consigli?! Come ve la immaginate Emma?
Ringrazio in anticipo tutti coloro che vorranno leggere o commentare o qualsiasi cosa! :D

  
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