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Autore: shimichan    17/01/2014    8 recensioni
Sussurrasti un “…grazie…” che lei non udì neppure, troppo occupata a salvare la vita di entrambi, perché la sua anima era fragile come il cristallo.
La minima vibrazione sarebbe bastata per farla cadere e ridurla in pezzi.
Mai avresti pensato di essere tu, però, il vento in grado di farla vacillare.
Genere: Generale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Eccomi di nuovo ad invadere il fandom con la mia ultima...beh, come definirla? trovata? idea? pazzia?
Stavolta mi sono cimentata (per la prima volta) in una song-fic! E spero di aver capito bene come funziona...insomma visto che ho un piede rotto e non posso muovermi ho deciso di provare nuove strade (in senso figurato, purtroppo...-.-).
Dunque, tornando a noi: la canzone che ho scelto e mi ha ispirato è "L'anima vola" di Elisa (stupenda è riduttivo)...solo che beh...la storia è un pò particolare quindi penso che potrebbe non piacere a tutti...in ogni caso fatemi sapere cosa vi pare!

 
POSSIBILITIES


L'Anima Vola
Le basta solo un po' d'aria nuova
Se mi guardi negli occhi
Cercami il cuore
Non perderti nei suoi riflessi

 
“Sono una scienziata, Kudo-kun! È mia prerogativa credere solo in ciò che posso provare!”.
Te lo confidò in un sospiro che voleva sottolineare quanto fosse ovvia quell’affermazione, mentre un sorrisetto sarcastico le si incuneava tra le labbra alla vista della tua espressione sbigottita.
Era Ottobre e le strade imbrattate di ragnatele, zucche luminescenti e pipistrelli di cartapesta conferivano al quartiere un aspetto lugubre e grottesco. Perfino la casa diroccata in fondo alla via sembrava aver raggiunto il suo scopo divenendo perfetto scenario della storia di fantasmi che avevi raccontato ai bambini.
“Quindi non credi negli spiriti?”. C’era qualcosa di beffardo nella tua voce.
“Non credo nelle seconde possibilità. Esiste solo il corpo, Kudo-kun! L’anima è una storiella che hanno inventato per rendere la morte accettabile!”.
I suoi occhi ti trafissero più del suo tono perentorio. Tanto vacui da farti rabbrividire, non mostrarono alcuna esitazione, alcuna luce che potesse suggerirti una battuta al fiele per rimbeccarla e così in silenzio l’osservasti attraversare la strada e percorrere il vialetto, senza renderti conto che la sua anima scettica ti aveva tolto il sorriso.

 
Non mi comprare niente
Sorriderò se ti accorgi di me fra la gente
Sì che è importante
Che io sia per te in ogni posto
In ogni caso quella di sempre


Pessima, pessima idea, decidere d’incontrarsi al centro commerciale una settimana prima di Natale, quando i ritardatari rimbalzano da un negozio all’altro come palline da ping-pong alla disperata ricerca degl’ultimi regali.
Avevi sbuffato sonoramente, sgomitando tra borsette, pacchi e scatole di varie dimensioni per aprirti il passaggio, rimpiangendo la tua stazza di diciasettenne.
E la vedesti.
Era sotto l’enorme albero piazzato all’entrata, con il naso rivolto all’insù e le mani incrociate dietro la schiena.
Pensasti ad un colpo di fortuna.
“Ce l’hai fatta, Kudo!”.
Ti guardò come stupita da quelle capacità che, forse, sottovalutava troppo spesso, poi, però, sorrise. “Mi hai trovato”.
“Qual è l’emergenza?”.
Lei distolse lo sguardo ed il suo solito broncio si fece d’un tratto infantile. “Hai già comprato tutti i regali?”.
“Si”.
La tua risposta fu accompagnata da un gesto annoiato della mano e la sua espressione divenne ancor più corrucciata. “Anche il mio?”.
Si. Le avevi comprato una di quelle sfere di vetro con la neve, quelle che danno l’impressione di poter stringere un piccolo mondo tra le mani, eppure mentisti.
“No”.
Ai ti fissò per qualche secondo in silenzio, forse delusa, e soffiò. Credevi che ti avrebbe messo al muro con qualche frase imbarazzante, costringendoti infine ad ammettere l’esistenza di un pacchetto rosso, nascosto sotto il tuo letto.
“Meglio così. Ho desideri troppo cari per te, Kudo! Non te li puoi permettere!”.
E ti lasciò così, di stucco, incanalandosi nella trafila dei negozi.
Per quanto ti sforzassi non ti saresti mai abituato alla sua anima imprevedibile.

 
Un bacio è come il vento
Quando arriva piano però muove tutto quanto
E un'anima forte che sa stare sola
Quando ti cerca è soltanto perché lei ti vuole ancora


Osservavi una pozzanghera pensando che la piaggia fosse una costante nei momenti tristi, quando, davanti ai tuoi occhi, comparve un paio di stivali di gomma.
“Grazie di essere venuto, Kudo-kun”.
Tu scuotesti il capo, stringendoti le spalle sotto k-way e le mani dentro le tasche, e vi avviaste oltre il cancello.
Erano tre giorni che non ti rivolgeva parola e, dopo la rabbia iniziale per la sfuriata di cui eri stato oggetto, avevi cominciato a sentirti in colpa perché da un lato, anche se il tuo orgoglio non te lo avrebbe fatto mai ammettere ad alta voce, sapevi di essertela meritata.
“Scusa”. Lo mormorasti soltanto, un po’ per paura, un po’ per disagio, un po’ per la tua naturale arroganza che sperava così di farsi sentire. Ai ti lanciò un’occhiata bieca, ma fu subito chiaro ad entrambi che il rancore si era sopito.
Arrivaste alla tomba in silenzio e ti offristi di reggere l’ombrello, mentre lei disponeva un piccolo mazzo di gigli sul marmo. “Perché hai voluto me, Ai? Perché non il professore?”.
Esitò a risponderti. “Credi davvero che Akemi possa vederci, Kudo?”.
Normalmente, nel porgere una domanda simile, la sua voce avrebbe assunto un sottile tono sprezzante, mettendoti in difficoltà, ma in quell’occasione risuonò roca, flebile quanto lo scrosciare dell’acqua.
“Si”.
“Allora sei la persona giusta, l’unica che avrei mai cercato”. Irrigidisti d’impulso il braccio, avvertendo improvvisamente la stretta delle sue dita avvolgerlo.
L’anima gentile ha strani modi di mostrarsi, fu il tuo solo pensiero mentre ricambiavi l’abbraccio.

 
E se ti cerca è soltanto perché
L'Anima osa
E' lei che si perde
Poi si ritrova
E come balla
Quando si accorge che sei lì a guardarla


“Kudo potresti passare per un pervertito se continui a fissarmi con quell’espressione da ebete!”.
Aveva ragione, ma la tua bocca non poteva fare a meno di muoversi a vuoto, come quella di un pesce fuori dall’acqua.
“Tu…tu…tu…”.
“Linea occupata?” scherzò, schiacciandoti il naso per il puro gusto di farti perdere le staffe. E le avresti perse, probabilmente saresti anche scoppiato in una scenata sconveniente, se solo le parole non ti si fossero rintanate in gola, rischiando di soffocarti, mentre la vedevi mascherare le labbra con una mano per nasconderti il suo divertimento.
Era bastato quello a calmare la collera. Il suo sorriso.
“Suvvia, Kudo! Era solo un innocente bacio sulla guancia!” infierì, lo sguardo assottigliato che non preannunciava nulla di buono. “Mouri si aspetterà che tu regga ben altro, non puoi deluderla…”.
“Ai!”. Il tuo rimprovero, uscito simile ad un raglio, si abbatté sulla sua schiena già lontana.
La sua anima sarcastica aveva vinto. Ancora.

 
 
Non mi portare niente
Mi basta fermare insieme a te un istante
E se mi riesce
Poi ti saprò riconoscere anche tra mille tempeste
Un bacio è come il vento
Quando soffia piano però muove tutto quanto
E un'anima forte che non ha paura
Quando ti cerca è soltanto perché lei ti vuole ancora


Pioggia. Pioveva anche quella notte.
“Ripetimelo ancora una volta, Kudo…”. Più che parole intere, le sue, sembravano singhiozzi, perciò ti risultò difficile capirle subito, poi prendesti un profondo respiro e, in un ansimo, glielo dicesti. “…non…morirò…”.
Ai scosse la testa fin troppo accondiscendente, lo trovasti strano. Trovasti strano anche che fosse la tua voce roca a suggerire tali incoraggiamenti: quello col petto lacerato da una pallottola, in fondo, eri tu.
“No…hai ragione…non te lo permetterò…”. Non l’avevi mai vista tanto angosciata. Continuava a premere sulla ferita, infischiandosene del sangue che le scorreva tra le dita, diluito dall’acqua.
La tua spavalderia era sparita, risucchiata da quel minuscolo foro di proiettile, proprio come aveva predetto Gin.
Tremavi, preda degli spasimi, e continuavi a rigurgitare schiuma rosata e saliva per liberarti del sapore ferroso che t’impastava la bocca. C’era anche sale.
Pensasti fosse la pioggia ad essere salata, prima di accorgerti del pianto di Ai.
I suoi occhi, dietro le lacrime, erano come due pesciolini dentro un mare troppo stretto.
Ti sfuggì un sorriso, poi il buio. E quel calore che, dalle labbra, riverberò per tutto il corpo. Ti regalò un istante felice, come quando lo eri e non ti accorgevi di esserlo, perché la felicità coglie sempre impreparati, tanto che se ne percepisce sempre e solo chiaramente o la nostalgia o la perenne attesa. Il pensiero di non provarla più ti spaventò tanto da costringerti a spalancare le palpebre.
“Ti ho riportato indietro, Shinichi, ti riporterò sempre indietro” esultò senza cessare il massaggio cardiaco.
Il tuo nome stava dannatamente bene sulla sua bocca e la sua bocca stava dannatamente bene sulla tua.
Sussurrasti un “…grazie…” che lei non udì neppure, troppo occupata a salvare la vita di entrambi, perché la sua anima era fragile come il cristallo.
La minima vibrazione sarebbe bastata per farla cadere e ridurla in pezzi.
Mai avresti pensato di essere tu, però, il vento in grado di farla vacillare.

 
Quando ti cerca è soltanto perché lei ti vuole ancora
E se ti cerca è soltanto perché
L'Anima Vola
Mica si perde
L'Anima Vola
Non si nasconde
L'Anima Vola
Cosa le serve
L'Anima Vola
Mica si spegne
 

Non sai darti motivo del perché questi ricordi affiorino proprio ora che la stai guardando andarsene, scivolando tra la folla. Te ne stai impalato sul marciapiede come un qualsiasi diciottenne capace di sgominare una banda criminale, ma non di fermarla, anche se sai che il vostro è un addio non pronunciato.
Ti ha salutato nello stesso modo in cui è entrata nella tua vita, reclinando leggermente il capo per mostrati il sorriso di chi ha troppo da nascondere. Ma avresti preferito sentire la sua voce consumare qualche parola, anche sarcastica, piuttosto che rimanere immerso nei rumori di fondo della città, perché il silenzio è sempre uno spazio troppo grande da esplorare. Ognuno può interpretarlo come meglio crede.
A te piace pensare che sia la coda dell’eco della vostra ultima conversazione, all’ospedale, quando per rompere l’imbarazzo seguito ai tuoi ringraziamenti, Shiho aveva scherzato: “Kudo, sei tu il fanatico dell’anima! Io ho solo cercato di tenertela attaccata al corpo!”.
E c’è riuscita, ignorando, però, di avertene rubato un pezzetto. Ne avverti la mancanza, ma sai che servirà per farvi rincontrare. Magari in corpi diversi, in vite diverse.
Forse un giorno, entrando in un negozio di oggetti rari, un ragazzo adocchierà una sfera di vetro con la neve e nel prenderla sfiorerà inavvertitamente la mano di una giovane donna. I loro sguardi s’incroceranno, riconoscendosi famigliari, e lui esordirà con un “Non ci siamo già visti da qualche parte?”.
Si. Ami pensare che ci sarà un mondo in cui Shiho crederà alle seconde possibilità.

 




Ps: ...si, lo so....il titolo non c'entra un'arciderbola, ma è l'unico che mi è venuto a quest'ora....
  
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