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Autore: trinkerbells    17/01/2014    0 recensioni
Chiusi nella libreria di un vecchio negozio abbandonato ci sono alcuni libri invenduti.. Cosa succederebbe se i protagonisti dei libri, non soddisfatti della loro vita, uscissero e girassero per le strade di Londra? E se poi non volessero più andarsene per poi tornare nel libro? E se non tornano nel libro, cosa succederebbe dentro questo? E se invece si perdessero e volessero tornare? Se trovassero l’amore fuori dal libro?
La risposta è in queste pagine..
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ed anche oggi ero riuscito a sopravvivere agli attacchi del branco degli Alpha. Torno a casa trascinando i piedi sull’asfalto bagnato e lascio che le gocce di pioggia mi bagnino. Ero stanco. Stanco di essere considerato quello che diceva cavolate, quello preso in giro da tutti, quello ignorato dalla ragazza che amava. Volevo far vedere che valevo anche io! Anche io potevo aiutare a sconfiggere il branco di Deucalion! Perché?! Perché nessuno mi considerava mai al pari degli altri?!
Arrivato a casa andai dritto in bagno per farmi una doccia veloce. L’acqua calda al contatto con la mia pelle congelata mi suscitò una sensazione di benessere e, in poco tempo, mi riscaldai per bene. Indossai un accappatoio e mi buttai sul letto con lo sguardo fisso sul soffitto. – Cosa devo fare? Ti prego.. Indicami la strada.. Dammi un segno.. – sussurrai. Non sapevo neanche io a chi mi rivolgevo, ma se c’era qualcuno ad ascoltarmi allora che mi aiutasse! Chiusi gli occhi per un attimo e ascoltai i rumori del continuo via vai delle auto fuori da casa mia. Senza neanche accorgermene caddi tra le braccia di Morfeo che mi cullò per ore facendomi ottenere un meritato riposo.
Mi svegliai circa alle 2 del mattino perché sentivo uno spiffero d’aria nel collo. “strano.. non pensavo di aver lasciato la finestra aperta!” pensai. Mi alzai dal letto e mi ricordai di essere ancora in accappatoio. Mi vestii e andai dalla finestra: chiusa. Ma allora da dove veniva l’aria? Girai un po’ per la stanza per cercare un punto dal quale potesse venire l’aria e mi fermai davanti all’armadio. Una leggera brezza fresca veniva da sotto l’anta dell’armadio. Aprii con cautela il mobile, ma non trovai altro che vestiti in disordine. Da dove veniva allora l’aria? Iniziai a frugare in mezzo ai vestiti finché non trovai una piccola porticina spalancata. Ecco da dove veniva! Ma.. Perché c’era una porticina di quelle dimensioni dentro al mio armadio? E soprattutto.. A cosa serviva? Mi avvicinai con cautela alla piccola apertura e ci sbirciai dentro con un occhio: vidi una piccola sala dove si affacciavano alcune porticine di forme bizzarre e con alcune scritte che non riuscivo a leggere poiché erano troppo piccole. Una voglia sfrenata di andare a dare un’occhiata a quel luogo mi pervase, ma come arrivarci? Dovrei ristringermi, ma come potrei fare?
Tornai a sedermi sul mio letto e mi scervellai per tutta la notte. Girai avanti ed indietro per la stanza fino a che non avvistai una piccola targhetta dove c’era scritto “l’immaginazione è più importante della conoscenza”. L’immaginazione..  ECCO LA CHIAVE! Ok, ora che sapevo come andare al di là di quella porticina dovevo pensare ad un’altra cosa: cosa portare con me? Ma soprattutto, chi portare con me? Subito pensai a Scott, ma sicuramente lui mi avrebbe fermato dicendo che era troppo pericoloso e che non ero abbastanza bravo e sveglio e cose del genere.. Poi pensai a Lydia ed Allison, stessa storia.. Dovevo pensare a qualcuno che non mi giudicasse e che non avesse tutti questi pregiudizi su di me.. Ed ecco che ebbi l’illuminazione: Derek! Certo! Lui avrebbe sicuramente saputo cosa fare! Decisi quindi di chiamarlo e gli spiegai tutto della porticina e di come oltrepassarla. -  Va bene, verrò con te. – mi disse alla fine. – Fantastico! – esclamai. Ci avvicinammo alla porticina e insieme immaginammo di essere al di là, e così fu..
 
- Peeta! Sorridi! Di qua! – un sacco di fotografi mi stavano assalendo appena uscito da casa mia, ma io li ignorai e finsi di correre ad abbracciare Katniss. Ci buttammo nella neve insieme per le fotocamere e mi baciò delicatamente. La recita stava andando alla grande, ma come al solito io morivo dentro: non riuscivo più a continuare così, io la amvo e lei lo faceva solo per le telecamere. Alcuni giornalisti ci fecero delle domande e poi ci lasciarono andare.
- Ottimo lavoro Peeta – mi sorrise Katniss
- Niente di che.. – balbettai io a voce bassa incamminandomi verso la stazione dove avremmo preso un treno che ci avrebbe fatto fare il Tour della Vittoria per tutti i distretti e rendere omaggio ai tributi caduti.
Salii sul treno seguito a ruota dalla ragazza di fuoco, così chiamavano Katniss negli altri distretti.
- Sei strano oggi.. Qualcosa non va? – mi chiese fermandomi per un braccio
- Guarda che non devi fingere più di interessarti di me, non ci sono più le telecamere. – risposi freddo
Lei abbassò lo sguardo – Peeta.. – provò a dire poi, ma me ne andai in un altro scompartimento che poi chiusi a chiave per evitare visite improvvise e inaspettate.
Mi sedetti su un divano e pensai a tutta la situazione che stavo vivendo e cercavo di capire quale parte era il vero e quale il falso.. Mi sembrava che mi avessero iniettato del veleno degli aghi inseguitori e mi avessero confuso le idee un’altra volta, ma sapevo che non era così. La mia confusione era principalmente legata a Katniss e alle telecamere che mostravano une me totalmente diverso.. Io cercavo di non cambiare molto mentre filmavano per rimanere me stesso, ma non ci riuscivo evidentemente. Poi tutte quelle cose che ci facevano fare per attirare l’attenzione di Capitol City tipo il matrimonio e l’annuncio di un bambino mi confondevano ancora di più. Avevo bisogno di stacare la spina, bisogno di una vacanza.
- Peeta, apri! Sono Haymitch! – sentii da dietro la porta dello scompartimento. Finsi di non aver sentito, ma il mio mentore continuò ad insistere.
- Non ho dell’alcool qui con me! – risposi scherzando
- Dai su, ragazzo! Ti devo parlare! – urlò di rimando da dietro la porta.
Mi convinsi ad alzarmi visto il tono misto tra l’arrabbiato e il preoccupato di Haymitch.
- Cos’è successo? – chiesi aprendo la porta
- Faremo una sosta imprevista in mezzo ai boschi, se scendi non allontanarti troppo. Abbiamo una specie di guasto ai motori, risolveremo nel giro di qualche ora. – mi informò il mentore. Io risposi con un cenno di assenso con il capo e tornai a sedermi mentre Haymitch se ne andò. Dopo neanche due minuti si sentì il rumore stridulo dei freni sulle rotaie e una frenata brusca mi fece cadere dalla mia poltrona. Decisi di andare a fare un giretto per i boschi, tanto cosa poteva accadermi? Ero piuttosto allenato al combattimento direi.
Mi avviai per un sentiero non tanto grande che mi portò ad un albero molto grande e vecchio. Decisi di sedermi all’ombra di quell’albero e prendere spunti per un prossimo disegno dalla natura circostante, ma, fatti tre passi sprofondai in un buco del terreno e caddi per quello che sembrava un buco senza fondo mentre il cielo azzurro diventava sempre più un punto lontano..
 
Usciti dal campo mezzosangue non si era più al sicuro dai mostri né dagli dei se questi erano arrabbiati con te, ma era un rischio che eravamo pronti a correre per poter stare insieme. Io, Percy Jackson, figlio di Poseidone, e la mia migliore amica, Annabeth, figlia di Atena, noi, avevamo fatto una scelta e non saremmo tornati indietro: volevamo fuggire dove i nostri genitori non ci avrebbe mai trovato. Ok, forse non era una delle nostre idee migliori perché come si fa a nascondersi da degli dei? Quindi saremmo scappati all’infinito.
Mio padre, Poseidone, era dalla mia parte e mi avrebbe lasciato stare del tempo con Annabeth, ma sua madre assolutamente non voleva per una lite tra i due dei. Decidemmo di andare a visitare un piccolo laghetto a Long Island e di fare una nuotatina veloce: fino a prova contraria l’acqua era sicura, io ero il figlio del dio del mare.
Presi in prestito la macchina dal mio patrigno Paul guidai seguendo le indicazioni di Annabeth fino alle rive del laghetto che avevamo avvistato sulla cartina.
- Pronto per un bel bagno? – mi chiese Annabeth scendendo dall’auto
- Mi chiedi se sono pronto a tuffarmi in acqua? – scherzai seguendola
Arrivammo sulla riva e ci svestimmo rimanendo in costume.
- L’ultimo che si tuffa è uno stoccafisso! – urlò l’amica prendendo la corsa verso le acque cristalline del laghetto
Io esitai un attimo per sorridere e poi la raggiunsi in acqua.
- Haha sei uno stoccafisso! – disse Annabeth schizzandomi in faccia un po’ d’acqua.
- Vuoi la guerra eh? – scherzai
- Sì! – ribadì lei – Però non usare i tuoi poteri da figlio del mare! Sarebbe barare!- aggiunse poi. Annuii e sorrisi aspettando il via che fu segnato da uno schizzo che mi spruzzò Annabeth. Iniziammo a spruzzarci acqua in faccia fino a che non si creò sotto di noi una specie di vortice.
- Ti avevo detto niente poteri da dio del mare! – sbottò l’amica
- Ma non sono io! – mi scusai
Lei fece un’espressione veramente preoccupata. – Presto! Crea una bolla d’aria prima che.. – non riuscì a finire la frase che fu trascinata sottacqua dal vortice ed io la seguii subito dopo. I miei poteri non potevano contrastare questo turbine. Non sembrava fatto da un dio o simile, era una forza superiore. Riuscii ad afferrare un braccio di Annabeth e creai una bolla d’aria prima di morire soffocati. Il turbine ci portò sul fondo del laghetto dove c’era una specie di buco di scarico dove ci infilammo e fummo scaraventati in un tunnel lungo e buio dove defluiva tutta l’acqua..
 
- Harry, ci hai pensato bene? – mi chiese Hermione per la nona volta in 5 minuti
- Sì, ora devo andare, sennò perderò il treno. – risposi
- Verremo con te! – esclamò Ron trascinandosi dietro due zaini
- Ragazzi, ma.. – provai a ribattere
- Niente ma. Ron, sei un genio! – urlò l’amica entusiasta
- Ok, ma non so se torneremo, vi avverto.. Ne dove andremo. – insistetti
- Non importa. Sei un mio amico ed io ci sarò sempre per te. – Quando Ron decideva qualcosa diventava davvero testardo
- Ok. – dovetti cedere alla fine
Ci infilammo tutti sotto al mantello dell’invisibilità e sgattaiolammo fuori da hogwarts fino a raggiungere la stazione dei treni. Prendemmo l’espresso per Hogwarts, però in direzione King Cross. Il viaggio durò diverse ore e raggiungemmo la stazione centrale di Londra nella tarda serata. Uscimmo dal binario 9 ¾ con i nostri zaini sulle spalle mentre guardavamo tutti i babbani prendere i treni e correre su e giù per la stazione.
- Ok, non perdiamoci. – esclamò Hermione
Ci guardammo intorno e vedemmo dei loschi individui: i mangia morte. Questi ci riconobbero e scappammo subito indietro nel binarion 9 ¾ dove avremmo potuto usare la magia senza essere visti dai babbani. Ron ed Hermioneriuscirono a passare subito, ma quando passai io ci fu come un qualcosa che mi deviò da qualche altra parte ed infatti dall’altra parte del muro non c’era il binario con l’Hogwarts Express, ma..
  
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