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Autore: Margaret24    17/01/2014    3 recensioni
"Dov'è Ninfadora?" chiese preoccupata. [...]
L'uomo trasse un profondo respiro, sentendo le lacrime salirgli di nuovo agli occhi. Guardò Andromeda, le labbra contratte, e scosse il capo.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Tonks, Famiglia Weasley, Remus Lupin, Teddy Lupin, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di J.K. Rowling. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Colonna sonora consigliata: Another Story - Harry Potter e l'Ordine della Fenice



3 maggio 1998

 

Non sapeva dove avesse trovato la forza di farlo, ma Remus si Materializzò a circa cento metri da casa sua. Era una graziosa casetta di campagna, piccola e umile, con le pareti in mattoni marrone chiaro, il tetto spiovente e un breve vialetto che conduceva alla porta d'ingresso. La osservò da lontano, cercando di ricacciare in fondo alla mente i ricordi. Doveva essere forte, doveva resistere almeno per un po'.
Si incamminò verso il piccolo sentiero della sua dimora – cercando invano di non pensare alla loro dimora – superando gli incantesimi di protezione come se fosse entrato in un'enorme bolla trasparente. Si voltò e guardò il paesaggio dietro di lui. Pensò a quegli incantesimi ormai inutili, che non avevano impedito che la tragedia si consumasse in quella piccola famiglia dispersa tra le colline della campagna londinese. Sospirò e continuò a camminare, ingoiando passo dopo passo il lutto che ancora non riusciva ad accettare.
Si chiese che ora fosse. Quante ore fossero passate da quel momento. Il sole era alto nel cielo, seppur coperto da qualche nube passeggera. Non era importante.
Raggiunse finalmente la porta e alzò una mano per bussare. La guardò stupito: tremava ancora leggermente. Si rese conto che il suo corpo manifestava appieno quel concetto che non riusciva ancora a prendere una forma definita nella sua testa. Si immaginò pallido, esausto ed estraniato, il che non era poi così lontano dai suoi sentimenti. Ma anche quello non era importante. Bussò.
Andromeda Tonks aprì rapidamente la porta. Probabilmente l'aveva visto attraverso lo spioncino. Lo squadrò fugacemente, poi si sporse per guardare ai suoi lati.
"Dov'è Ninfadora?" chiese preoccupata.
Remus sbatté le palpebre, e abbassò lo sguardo. Aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono.
"Remus?" lo chiamò la suocera.
L'uomo trasse un profondo respiro, sentendo le lacrime salirgli di nuovo agli occhi. Guardò Andromeda, le labbra contratte, e scosse il capo.
La donna rimase bloccata per diversi secondi. Poi scosse il capo anche lei, dicendo:
"No. No. No, Remus, no, no, no, no..."
Remus le si avvicinò piano, e lei indietreggiò, una mano che copriva la bocca. In un gesto spontaneo, lui l'abbracciò con delicatezza, e Andromeda si lasciò andare ad un pianto intriso di disperazione. Gli afferrò la veste e la strinse nei pugni, scossa da singhiozzi incontrollabili e silenziosi, se non fosse stato per le sue brevi grida soffocate dal petto di lui. Remus le accarezzò la testa e la strinse a sé, nascondendo il volto tra i suoi capelli, e per un attimo gli ricordò la sua mamma, il suo profumo, i suoi sorrisi. Si arrese alle lacrime e ai singulti, mentre pensava a lei, a Dora, a tutti quelli che aveva perso per colpa della guerra, e sentì le ginocchia cedergli. Andromeda se ne accorse e prese ad accarezzargli ripetutamente la nuca, mentre Remus si aggrappava a lei, barcollando come se si trovasse all'improvviso di fronte ad un abisso. Finalmente le emozioni lo raggiunsero, tutte insieme, tante, troppe. Il dolore e il terrore di una vita senza Dora lo travolsero come una valanga. Non riusciva a respirare.
D'un tratto udirono i vagiti di un bambino. Andromeda si staccò da Remus, asciugandosi gli occhi e tirando su col naso.
"Va' da lui" disse con voce rotta. Lui esitò. Parte di lui non voleva lasciarla da sola in quello stato. Parte di lui non era pronta comunque, come se dovesse attraversare la stanza sui carboni ardenti.
"Va'" ripeté la suocera, un po' brusca, spingendolo leggermente. Remus si allontanò e si avviò verso la camera da letto, con un nodo allo stomaco. Udì Andromeda chiudere la porta d'ingresso.
La stanza non era come l'aveva lasciata. La suocera doveva averla riordinata. Provò un leggero fastidio misto a sollievo: fosse stato per lui, l'avrebbe tenuta per sempre come prima. Una maglia buttata lì sul cuscino, un rossetto finito sotto il comò, il letto disfatto. Aveva fatto caso alle piccole cose prima di andarsene, pensando di non tornare...
Un altro vagito. Remus cercò la culla con lo sguardo, e si precipitò vicino ad essa con passi felpati. Non appena vi guardò dentro, il nodo allo stomaco si sciolse, e il suo cuore sembrò gonfiarsi e tornare a battere. Il suo bambino lo osservava con sguardo sofferente e chiudeva gli occhi in un leggero lamento, mentre i capelli radi diventavano neri. Remus restò a guardarlo per qualche secondo. La gioia nel vederlo, che scavava in quel dolore così recente, era indescrivibile. Deglutì, poi lo prese in braccio, appoggiandoselo sulla spalla. Gli diede dei leggeri colpetti dietro la schiena e lo cullò, sperando che si calmasse.
"Shh-shh... Va tutto bene, piccolo mio" disse, non riuscendo di nuovo a frenare le lacrime. "La tua mamma non c'è più, tesoro. Non c'è più..."
Riprese a singhiozzare, riuscendo, però, a controllarsi questa volta, per il piccolo.
"Ma non preoccuparti, Teddy..."
Lo prese da sotto le braccia e lo guardò dritto negli occhioni scuri, profondi come quelli della sua Dora.
"... Ci sono io qui con te. E ti giuro, bambino mio, che non ti lascerò mai, mai"
E lo abbracciò delicatamente, e gli baciò la testa, si sedette sul letto e lo cullò, finché il piccolo non cadde nel suo sonno tranquillo.
"I cattivi hanno perso, figlio mio" sussurrò Remus, rimettendo il bambino nella culla. "E tu non dovrai mai più temere il suo nome"
Lo coprì e gli accarezzò una guancia.
"Mai più"





Angolo autrice:
Ok. Non so proprio da dove mi sia uscita questa idea, né perché ultimamente scrivo cose così spaventosamente drammatiche. Lo so. Dovrei concentrarmi su "In the Pensieve". Ma lo sapete, no?, quando è più forte di voi scrivere. Quando le idee prendono continuamente forma nella testa e non riuscite proprio a fermarvi...
Non so nemmeno dove andrà a parare questa Fanfiction, ma son sicura che qualcosa ne uscirà fuori comunque, e spero vivamente che vi piacerà.
Le recensioni, anche critiche (spero non solo), sarebbero graditissime =)
Detto ciò, non mi resta che ringraziarvi di cuore per aver letto fino alla fine. Un abbraccio a tutti.
Meg

  
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