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Autore: forgivemyfins    17/01/2014    1 recensioni
Spoiler!His Last Vow (lievi accenni)
Si ricordò di quando la Signora Holmes gli aveva raccontato di come la vita sia fatta di gioie e sofferenze.
Aveva cinque anni, ma quella frase se la ricordava bene.
L’oscurità e la luce sono come due facce della stessa moneta, una non può esistere senza l’altra.
Gli sembrava strano e bizzarro paragonare John al suo vecchio cane ma, in un certo senso, erano uguali. [...]
È così che Sherlock si era innamorato di lui, rimanendo segretamente incantato dalla meraviglia che riempiva gli occhi del Dottore ogni volta che il detective esponeva una delle sue deduzioni.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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COIN

 
Shadow and light are two sides of the same coin,
one cannot exist without the other.
[The Legend of Zelda – Twilight Princess]
 
 
Sherlock Holmes non era il tipo di persona capace di provare sentimenti.
Per lo meno, questo era ciò che aveva sempre sostenuto prima di incontrare John Watson.
 
L’aveva ripetuto più volte anche dopo, per essere precisi.
 
Il problema adesso era un altro: non ci credeva nessuno. No, nemmeno lui stesso.
 
« Al diavolo, mi annoio », sbuffò infastidito lasciandosi cadere sulla poltrona.
Annoiarsi non lo aiutava per nulla. Ritrovarsi la testa libera da omicidi e criminali portava la sua mente a vagare tra i più disparati pensieri, che credeva sotterrati nel cimitero del suo Palazzo Mentale. Tra questi, ovviamente, la domanda fatidica. E John? Cos’è John per te, Sherlock?
 
Il detective alzò gli occhi al cielo e si precipitò nella cucina del 221b. Inutile specificare l’enorme baraonda al suo interno. Fiale, strumenti scientifici e sostanze non identificate – tra cui anche una mano livida di qualche settimana prima che aveva dimenticato di riporre nel frigorifero – sommergevano il tavolo scheggiato e decisamente poco stabile.
Stava per lanciarsi nella grande impresa di preparare un tè quando una fitta lo colpì alle costole, piegandolo in due. Forse, tutto sommato, avrebbe fatto meglio a rimanere in ospedale.
 
Era vero che un colpo di pistola non era una cosa da nulla, però non poteva sopportare di starsene in quell’edificio. L’unica cosa che amava degli ospedali erano l’obitorio e i laboratori.
Quelle stanze occupate da letti dalla struttura ferrea gli mettevano ansia, sapevano di dolore.
 
Lo diceva proprio lui, che si era lanciato da un tetto.
 
Forse gli ricordavano quel bancone di ferro dell’ambulatorio veterinario dove aveva lasciato andare l’unico amico che potesse ricollegare alla sua infanzia.
 
Sherlock non voleva pensare nemmeno a Barbarossa.
Il cane dal manto rossiccio gli era sempre stato fedele, non gli aveva mai detto di no, gli era sempre stato a fianco, non l’aveva mai giudicato, non l’aveva mai considerato diverso.
Gli sembrava strano e bizzarro paragonare John al suo vecchio cane ma, in un certo senso, erano uguali. John si era mai rifiutato di correre accanto a lui?
 
È così che Sherlock si era innamorato di lui, rimanendo segretamente incantato dalla meraviglia che riempiva gli occhi del Dottore ogni volta che il detective esponeva una delle sue deduzioni.
Nessuno l’aveva mai guardato così. John non l’aveva fatto sentire diverso, ma speciale in un senso così assurdo e meraviglioso da darsi infinitamente dello stupido per non averci mai creduto prima.
Sherlock non considerava quello che aveva come dei doni, aveva sempre considerato la sua particolare abilità come una maledizione.
 
E per questo non c’era notte in cui non si chiedesse perché l’avesse lasciato andare.
Lui, il grande Sherlock Holmes, il genio che non si arrendeva mai, l’aveva lasciato a Mary, aveva ceduto.
 
Quasi rise al pensiero, spargendo per la casa gli indizi che aveva preparato per il Dottore. Primo fra tutti, il profumo sul tavolino da tè. Poi, la poltrona. Gli era quasi mancato quell’affare, ma non era riuscito a tenerlo dopo il matrimonio di John. Si era sentito solo, abbandonato e quella poltrona gli ricordava troppo i tempi passati.
 
Amava così tanto John da non voler nemmeno vedere la verità per proteggerlo.
Che ingenuo, ma l’aveva fatto per lui.
 
Sherlock aveva vissuto una vita avvolto dal buio. Prima la solitudine, poi la droga ed il fumo, poi di nuovo la solitudine. Ma se aveva visto sempre e solo oscurità, poi era arrivata la luce. John era stato la supernova della sua galassia priva di stelle, a portargli sollievo nel silenzio dell’oblio.
 
Che strano, come l’oscurità non possa esistere senza quel tocco di luce.
La notte ha le stelle.
Il buio ha le candele.
Il lago nero ha la luna.
Il silenzio ha un grido.
Il futuro ha una speranza.
 
E Sherlock Holmes… Beh, aveva John Watson.
Si odiava per essere l’altra faccia della moneta, quella che spesso voleva rimanere alla luce pur non essendone all’altezza. John era l’altra che se ne stava nascosta, appoggiata alla superficie di un tavolo, sacrificandosi per il bene della prima, rimanendole sempre vicino ma lasciandole il prestigio.
 
Sherlock afferrò il cappotto e uscì dal 221b.
L’avrebbe fatto per John, l’avrebbe lasciato andare un’altra volta.
John aveva bisogno di Mary, lui poteva sopravvivere…
 
Bugia, Sherlock Holmes.
 
Si ricordò di quando la Signora Holmes gli aveva raccontato di come la vita sia fatta di gioie e sofferenze.
Aveva cinque anni, ma quella frase se la ricordava bene.
 
L’oscurità e la luce sono come due facce della stessa moneta, una non può esistere senza l’altra.
 
 
 

Pseudo-angolo autrice.
Sinceramente, non so cosa mi sia passato per la testa per postare una cosa del genere.
In ogni caso, è da un po’ di tempo che frequento il fandom come lettrice e ovviamente sono ancora in fase post scleramento per la terza serie che è stata a dir poco sublime. :)
La one shot mi è stata ispirata dal mio videogioco preferito in assoluto, The Legend of Zelda. Sono tipo una maniaca fissata, vi avviso. Poi mettiamoci pure un pizzico di Pascoli e… Voilà. Vorrei sotterrarmi, giuro, tra l’altro è da un pezzo che non scrivo fan fiction e me ne esco con questa cosa. No-sense.
Ringrazio comunque di cuore chi leggerà e, magari, recensirà. :D

   
 
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