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Autore: stillyna    17/01/2014    4 recensioni
[Ha partecipato al contest "Stammi vicino e sentirai il battito del mio cuore" di Giampiars]
"Eppure, ogni volta aveva un posto in cui tornare.
Un rifugio sicuro.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Crilin | Coppie: 18/Crilin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: stillyna
Titolo: Il suo posto, la sua famiglia
Genere: Fluff, romantico
Rating: verde
Pacchetto coppia: Blu
Avvertimenti: /
Note: Questa storia partecipa al contest Stammi vicino e sentirai il battito del mio cuore di Giampiasr. Si tratta di un semplice momento romantico fra Crilin e C-18. Ringrazio questo contest per avermi fatto scrivere qualcosa su questa coppia *w* Baci :3




Il suo posto, la sua famiglia

Ricordava benissimo l’atmosfera di quel giorno.
Crilin sedeva sulla spiaggia, a pochi millimetri da quel mare sconfinato che circondava il tanto familiare isolotto, sperduto nell’oceano.
Una lieve brezza soffiava dispettosa, squotendo le chiome verdi delle palme che ornavano la Kame House; ad essa si alternavano, con ritmo quasi costante, luminosi raggi di sole che curiosi battevano sulle pareti dell’edificio, infiltrandosi fra i vari solchi creando un continuo gioco di ombre. Uno di essi non risparmiò nemmeno il ragazzo, che infastidito portò una mano al viso abbassando lo sguardo, per poi tornare nuovamente a fissare l’orizzonte.
Completamente perso nei suoi pensieri, continuava ad osservare le infinite acque: fin da quando era bambino, la visione del mare aperto lo aveva sempre rilassato; così calmo e mite, nonostante l’assiduo venticello continuasse a stuzzicarlo.
Erano trascorsi anni, durante i quali aveva preso parte a diversi scontri, incubi che ogni volta divenivano sempre più letali.
E prima ancora, si era sempre sottoposto a duri allenamenti, talvolta in luoghi remoti e per lunghi periodi di tempo, impiegando sempre corpo e anima.

Eppure, ogni volta aveva un posto in cui tornare.

Un rifugio sicuro.


ll luogo da cui tutto era partito: dove aveva conosciuto amici fidati, che lo avevano presto coinvolto nelle loro, spesso bizzare quanto pericolose, avventure alla ricerca delle sette sfere del Drago.
Il posto in cui aveva affondato le proprie radici, crescendo come un valoroso guerriero, lottando sodo per raggiungere i propri obiettivi.
Ma soprattutto, quella buffa abitazione rosa, che emergeva dalla altrettanto singolare isola, era stata per anni la sua casa.
Dentro quelle mura, persone meravigliose come il maestro Muten lo avevano accolto, regalandogli tutto ciò che in fondo aveva sempre desiderato, ma inesorabilmente stato negato: una famiglia.

Per anni il sincero affetto dei suoi amici aveva riempito il suo cuore, colmando metà di quel vuoto che da sempre portava con sé.
Quell’allegra combriccola era tutto per lui.
Anche quando il male incombeva sulla Terra, anche quando tutto sembrava perduto, il solo pensiero di perdere tutti gli amici più cari lo tormentava.
Perché sentiva che, senza di loro, non era niente. Ed era per la loro salvezza che sacrificava se stesso in battaglia.
Senza mollare, anche se timore e sfiducia nelle sue capacità lo portavano sovente a vacillare.
Tuttavia dava il massimo, anche se nella maggior parte dei casi putroppo non bastava: consapevole, si faceva da parte, lasciando che fosse Goku a caricarsi il peso della responsabilità per le sorti del pianeta.

Ciò nonostante riusciva sempre a tornare a casa sano e salvo, chiedendosi fino a quanto avrebbe potuto godere della tanto bramata pace, in cui poteva bearsi della compagnia e del sostegno delle persone amate.
Non c’era cosa migliore per lui, e apparentemente gli bastava.
Arrivato a un certo punto della sua vita però, aveva iniziato a chiedersi se potesse aspirare a qualcosa di più.
In fondo, Goku aveva la sua Chichi, e anche Vegeta, per quanto ambigua fosse la posizione in cui si trovava, aveva in qualche modo fatto breccia nel cuore di Bulma, scoprendo quell’ignoto e tanto acclamato sentimento terrestre chiamato amore.

E lui, invece?

Anche Crilin aveva molto da offrire. Sebbene oscurato dagli altri, era anch’egli dotato di tante belle qualità. Pregi e difetti che, in qualche modo, erano da scoprire. Scavando affondo, al di là delle banali apparenze.

A poco a poco il vento si era fatto sempre più impetuoso, generando sulla superfice marina piccole onde ribelli; una di queste infrangendosi a riva toccò il piede del giovane - del tutto immerso nei meandri delle sue infinite considerazioni - che sorpreso dal gelido e inaspettato contatto rabbrividì. Tornato alla realtà, sentì dei passi leggeri in avvicinamento.
Non gli occorreva voltarsi per capire di chi si trattasse: con il tempo, aveva imparato a riconoscere quell’andamento, tranquillo e deciso insieme.
Col ventro fra i capelli e un’espressione impassibile, la splendida C-18 si sedette accanto a lui, senza proferire parola o rivolgergli uno sguardo.
Non era da molto che il misterioso quanto affascinante androide era entrato a far parte della sua vita, ma da quanto bastava al ragazzo per realizzare di non poter fare a meno della sua presenza.
Rimasero entrambi in silenzio per qualche secondo: per Crilin, il momento creatosi era così magico da non volerne spezzare l’atmosfera romantica - anche se quell’aggettivo stonava leggermente, se associato alla ragazza.

Eppure, anche senza mostrarlo con evidenza C-18 a suo modo sapeva essere alquanto romantica.

Alle talvolta inutili chiacchiere e smancerie, preferiva un sordo silenzio, che spesso sapeva rivelare più delle parole.
Inoltre, era dotata di un pregio che ogni volta sapeva sorprendere piacevolmente il suo compagno: dietro a quei misteriosi silenzi, celava infatti un’acutissima capacità di ascolto, nonché di saper leggere all’interno delle persone, scrutandone ogni angolo. Un intuito innato, che molto probabilmente, come ipotizzato da Crilin, aveva imparato a sviluppare in battaglia studiando a lungo gliavversari, e che all’occorrenza sapeva rispolverare anche con lui.

Giunto il momento adatto, fu proprio Diciotto ad interrompere quella voluta circostanza. Senza mai distogliere l’attenzione dall’orizzonte, accarezzò la fine sabbia alla ricerca della sua mano, mentre l’altro afferrò la sua prontamente, senza al contrario riuscire a scostare i profondi occhi neri da quelli color ghiaccio della amata, fino a quando la stessa si decise a ricambiare quel segno abbozzando un sorriso.
In quello che poteva sembrare un banale gesto, si nascondeva in realtà un significativo scambio di intese e complicità.
Con quel gesto infatti, C-18 mostrava a modo suo l’interessamento per il compagno, ultimamente spesso distratto, assorto in un mondo di dubbi e preoccupazioni.
Stringendo sempre più forte le sue dita, voleva fargli comprendere che avrebbe sempre avuto il suo appoggio, qualsiasi cosa gli passasse per la testa, senza dover necessariamente convincerlo ad aprirsi. Non era un’amante delle parole forzate, preferiva decisamente tenersi tutto dentro e quando proprio sentiva il bisogno di esternare qualcosa lo faceva quando se lo sentiva.
Per questo non insisteva con Crilin, assillandolo affinché le confidasse ciò che lo turbava, anche se era ovvio che morisse dalla voglia di saperlo.
Nonostante tutto lo amava e le doleva mostrarsi sempre così fredda e indifferente nei suoi confronti: in fondo, era l’unica persona di cui realmente le importava.
Conosceva le sue insicurezze e sapeva che senza l’aiuto di alcuni gesti necessari, come coccole frequenti o frasi tipo “ti voglio bene” , lui non sarebbe mai stato convinto di cosa lei provasse sinceramente. Aveva bisogno costantemente di conferme, per questo in determinati momenti si sforzava di essere più dolce, anche se in fondo non le dispiaceva.

«Sei bellissima»

Non era riuscito a dire altro, troppo estasiato dalla bellezza perfetta che si trovava davanti. Ma era fatto così e lei lo sapeva, non riusciva proprio a evitare di farle complimenti, anche quando lei avrebbe preferito una presa d’iniziativa più decisa.
Lo baciò caldamente, facendo come sempre il primo passo. E mentre si beava del soffice tocco dei suoi capelli dorati e del suo naturale e intenso profumo, Crilin lasciò che la sua mente si liberasse per un attimo di ogni pensiero, dubbio, domanda retorica e preoccupazione inutile.
Ricordava benissimo l’atmosfera di quel giorno e sapeva che non l’avrebbe mai dimenticata. Si trovava lì: su quell’isola, nella sua casa, con lei.
Il suo posto, la sua famiglia.
  
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