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Autore: xtomx95    18/01/2014    3 recensioni
Frammenti del racconto:
"Stranamente le persiane erano aperte e quindi lasciavano entrare tranquillamente la luce dell'alba; così pensai:
“è da tempo che non vedo la mia camera illuminata” e cominciai a guardarmi attorno. Inizialmente non notai nessuna differenza dal solito: essa era la solita topaia disordinata e maleodorante. Poi, però, uno strano luccichio mi saltò all'occhio.
Una piccola pietra del colore del mare era posta sulla mia scrivania."
"La balena arrivò a due centimetri dal mio corpo e spalanco la bocca. Seppur la cosa che mi venne da pensare era che quella enorme creatura potesse inghiottirmi, la calma non fuggi dal mio cuore. Rimasi li ferma, aspettando, con un sorriso, di vedere qualcosa. “Eccolo li” Pensai..."
Fanfiction sul libro "Pinocchio" di Carlo Collodi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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L'addio al mare lucente

 

Di certo quella non era una delle mie mattinate migliori (sempre che ne siano mai esistite). Una volta ho letto una battuta che diceva “non è voglia di dormire, ma semplicemente voglia di morire sul letto”; Questa frase dovrebbe fare ridere, ma in realtà descrive esattamente la situazione in cui mi trovavo. Mi guardai i polsi; osservavo con calma le cicatrici che avevo aggiunto alla mia collezione, la sera prima. Tentai di alzarmi, ma mi sentivo troppo debole (emotivamente, intendo).
Stranamente le persiane erano aperte e quindi lasciavano entrare tranquillamente la luce dell'alba; così pensai:
“è da tempo che non vedo la mia camera illuminata” e cominciai a guardarmi attorno. Inizialmente non notai nessuna differenza dal solito: essa era la solita topaia disordinata e maleodorante. Poi, però, uno strano luccichio mi saltò all'occhio.
Una piccola pietra del colore del mare era posta sulla mia scrivania. Mi alzai e mi avvicinai ad essa (la curiosità mi aveva donato un po' di stimoli). La presi in mano e la puntai verso il sole. Essa distorse i raggi del sole e proiettò delle immagini con lo stesso colore della pietra, sul pavimento.
Inizialmente erano deformate e poco capibili, poi iniziarono a muoversi. “Sarà che non riesco a tenere completamente ferma la pietra, e quindi il riflesso cambia” pensai.
La proiezione continuava a cambiare e i giochi di luce della pietra assunsero un ritmo così particolare da sembrare onde. Poi, però, qualcosa di arancione passò velocemente da lato a lato della proiezione. Rimasi sconvolta, senza parole. “è un abbaglio” pensai, ma sapevo che non era così. Rimasi per qualche secondo ferma immobile, poi accadde ancora, ma la cosa arancione passò più lentamente. Ero terrorizzata (e voglio vedere chi non lo sarebbe stato al mio posto).
Quando un po' mi ripresi, avrei voluto avvicinarmi, ma se mi fossi spostata dalla luce, quell'immagine sarebbe scomparsa. Ancora una volta passò quella figura, ma a questo giro si bloccò e riuscii a capire cosa fosse. Era un pesce di color arancione, lungo direi almeno trenta centimetri (ma con le misure sono negata). Non vi saprei dire che pesce fosse, ma era una creatura marina veramente stupenda. Le sue scaglie luccicavano così tanto da impedirmi di distogliere lo sguardo da esse. Mentre venivo distratta da quell'animale magnifico, l'immagine proiettata dalla pietra iniziò ad allargarsi sempre più. Si allargava ad una velocità tale che in poco tempo raggiunse i miei piedi, ed io sprofondai in essa.
Oramai ero li dentro e continuavo a fluttuare senza meta, lasciandomi trascinare dalla corrente di quel mare trasparente e luminoso. Sapevo che tutto ciò che mi stava accadendo era strano, ma era come se mi sentissi al sicuro. I miei polmoni continuavano a riempirsi e svuotarsi, nonostante non stessi respirando, e la mia pelle si fece più liscia e luminosa. Il mio pigiama rosso si trasformò in una tunica bianca, bloccata da una fascia color oro. I miei capelli, neri come la pece e corti come le setole di una spazzola, divennero azzurri, lunghi fino alla vita e mossi.
Nel che continuavo a spostarmi in movimenti delicati, lenti e irregolari, un gruppo di creature marine quali meduse, pesci d'ogni tipo e mante enormi si avvicinavano, e nuotavano attorno a me.
“Quanto sono dolci i miei sudditi” Pensai, ma senza capirne il senso. Ad un certo punto gli animali si fermarono, e pian piano formarono un enorme tunnel. Non capii subito, difatti solo dopo che intravidi una figura confusa avvicinarsi al branco ebbi tutto chiaro: stavano facendo spazio ad una balena. “Ecco un fedele compagno” Pensai ancora, ma tutto era confuso, e non capivo niente; sentivo solo una strana, ma piacevole sensazione travolgermi.
La balena arrivò a due centimetri dal mio corpo e spalanco la bocca. Seppur la cosa che mi venne da pensare era che quella enorme creatura potesse inghiottirmi, la calma non fuggì dal mio cuore. Rimasi li ferma, aspettando, con un sorriso, di vedere qualcosa. “Eccolo li” Pensai; Infatti notai una figura in legno, poggiata sul centro della lingua della balena. Con grazia riuscii ad appoggiarmi sulla punta della lingua, e mi incamminai verso quell'oggetto. Quest'ultimo era una marionetta, grande quanto me, forse anche di più. Portava una giacca rossa, dei pantaloncini verdi e una piccola corona d'oro. Gli fui vicina e gli guardai gli occhi. Essi erano l'unica cosa viva di lui, anche se fatti di legno. Erano così veri che mi ci potevo specchiare. Difatti essi erano l'unico punto in cui potevo vedere il riflesso del mio volto, e ciò che vidi fu che il mio viso giovane pallido era divenuto un volto roseo e adulto, con uno sguardo così bello e profondo da lasciar intravedere ogni singolo mio stato d'animo. In quel momento, ad esempio, sembravo ampiamente felice e ansiosa di fare qualcosa , ma consapevole della calma che avrei dovuto avere. In un attimo la mia mente richiamò pensieri e immagini, immagini che non avevo mai visto, ma che sentivo fossero mie. Immagini che divennero miei ricordi. Allora capii tutto: capii chi ero, i pensieri che avevo provato fino ad allora; capivo tutte le emozioni che avevano attraversato la mia anima; comprendevo tutto il mio sapere; capivo persino chi fossero le creature attorno a me: erano i miei sudditi, i miei preziosi sudditi; Ma soprattutto avevo presente chi era l'uomo di legno che ora tenevo tra le mie braccia.
Mi chinai su di lui e, con delicatezza, poggiai le mie labbra sulle sue. D'improvviso le sue labbra presero vita e reagirono al mio tocco, dando inizio ad un bacio appassionato. Le fredde e dure parti di legno, divennero arti muscolosi ricoperti di una pelle morbida e calda.
Mi staccai da lui e con gioia lo guardai. Guardai il suo volto. Le sue iridi, prima inesistenti, si colorarono di un grigio luminoso. Il viso, prima completamente liscio, divenne roseo e ricoperto da una barba nera e corta. Anche i suoi capelli erano neri e corti, ed erano riccioli e pieni di volume.
Le sue labbra erano distorte in un sorriso.
Volsi nuovamente lo sguardo verso i suoi occhi, e quella sensazione che nel fluttuare di prima mi stava pervadendo, si rivelò senso di appartenenza; perché io mi sentivo appartenere a quel regno luminoso e pieno di vita, lo sentivo mio. Forse quella era sempre stata la mia reale vita, e non me ne ero mai ricordata. No! Senza forse, quella era la mia vera vita e quella donna ero veramente io.
Finalmente ricordavo chi ero: ero colei che regnava nei mari lucenti; colei che amava i suoi sudditi come fossero suoi figli; colei che con la sua magia aveva salvato l'uomo che amava, il quale è divenuto un saggio re.
-Ben svegliato Sir Pinocchio- dissi al re.
-Buon dì anche a lei, mia dolce fata dai capelli turchini, regina dei mari lucenti.- Mi rispose Pinocchio. Poi continuò con una lieve amarezza. -è un peccato però... che duri così poco...-
Lo guardai con un po' di tristezza, poi gli sorrisi e spiegai:
-Vedi Pinocchio, se sono qui è stato solamente per risvegliare te, colui che è divenuto da poco il re di tutta questa meraviglia, ma io devo partire ora. È difficile da spiegare, ma se anche questo è il mio luogo di appartenenza, ho doveri e dilemmi in altri luoghi che devo risolvere... Restare qui con te peggiorerebbe soltanto le cose.-
Pinocchio divenne ancora più triste, e poi disse:
-Quindi questo è un addio.- A quelle parole una lacrima cadde dal mio viso, perché sapevo bene che in parte aveva ragione, ma solo in parte; infatti gli dissi:
-No, non un addio, ma un arrivederci prolungato per molti anni. Io ti amo, Pinocchio- e a quel punto i nostri volti si riempirono di lacrime -ma restare qua, quando il mio destino è altrove, logorerebbe il mio cuore ed il tuo.-
Pinocchio, si riempì di collera, ma, dato che sapeva che non era diretta verso di me, cercò di placarla con tutte le sue forze, e mi chiese:
-Allora perché non posso venire con te? Perché non possiamo affrontare insieme quel viaggio?-
-Perché come amo te, amo anche questo regno, e ho bisogno di qualcuno che lo guidi in mia assenza. Pinocchio, tu sei l'unico che ha acquisito una saggezza tale da poter ricoprire il ruolo di re del mare luminoso.-
Dopo questa risposta, Pinocchio si voltò da un'altra parte, come per farmi intendere che era in collera con me. Io, però, sapevo che aveva capito benissimo e che ciò che faceva era solamente una reazione alla sua sofferenza. A quel punto, forse, avrei dovuto lasciarlo solo e farlo riprendere, ma decisi che era meglio agire in altro modo; difatti, con le mano, volsi il suo viso verso di me e lo baciai ancora una volta. Lui non oppose resistenza. Infine gli dissi con gli occhi ancora pieni di lacrime, ma con un sorriso vero e vivo:
-Non dubitar di me quando ti dico che tornerò.-
-Non dubiterei mai di te.- Mi rispose lui. Le sue lacrime cessarono, ma ancora stava combattendo con la sofferenza a cui il destino volle sottoporci.
-Il tempo sta per scadere...- Dissi io a malincuore -devo partire.-
-Va'!- Disse Pinocchio, con un tono che mi ricordava quello di un padre che impartisce un ordine -Ma vedi di stare attenta.-
-A presto Pinocchio.-
-A presto...-

La luce dell'acqua diminuiva sempre più, e tutto intorno a me diveniva più sfumato; il mio abito divenne nuovamente un abito rosso; i miei capelli li vidi lentamente accorciarsi e la mia pelle divenne di nuovo pallida.
Mi ritrovai distesa sul letto nel pieno della notte. Mi alzai di scatto, scaraventandomi sulla scrivania per cercare la pietra, ma di essa nessuna traccia. Cercai poi uno specchio, ma quando lo trovai le lacrime coprirono ilo mio volto. I miei occhi avevano il solito colore verde, ma erano spenti e coperti di occhiaie. La pelle del mio viso era pallida e sciupata. I miei capelli erano corti come le setole di una spazzola. Con amarezza ricordai i frutti del mio mal di vivere, e mi guardai i polsi; erano marchiati di cicatrici fresche, procurate in attimi di pazzia.
Ricordai la fata che ero, la fata che sono, e subito pensai: “ma come ho fatto a ridurmi così?” e mi accasciai a terra dalla disperazione.

Il giorno dopo, però, decisi di provare a fare una passeggiata percorrendo le sponde di un fiume. Non riuscivo a godermi nulla di tutto quello che c'era attorno a me. A forza di camminare, raggiunsi un paesino pieno di bellissimi parchi. Mi addentrai in uno di essi, e cercai una panchina per sedermi. Il volto lo tenevo costantemente puntato verso il basso, guardando le mie scarpe da ginnastica nere, ormai distrutte; ma una voce lieve mi richiamava dicendo:
-Signora! Signora!-
Alzai la testa. Era un bambino che teneva in mano un burattino con i fili tagliati:
-Guardi che cosa mi ha regalato mia madre.- Io sorrisi, sia per la dolcezza del bambino, sia per il ricordo di Pinocchio. Ad un tratto mi venne un'idea.
-Mamma quanto è bello!- Esclamai, poi continuai a parlarle -Senti, vuoi che ti racconti una storia su una marionetta proprio come quella?-
-Sì, per favore...-
Il bambino si sedette a fianco a me e stavo per iniziare la storia, ma poi pensai di aver saltato un passaggio in tutto ciò. Quindi risolsi tutto chiedendo:
-Come ti chiami piccolo?-
Lui arrossì, poi mi rispose:
-Io sono Carlo Collodi.-


Note di quel malato dell'autore:

Un ciao

Ok... è un tantino particolare...

Questa storia è stata per metà un parto e per metà una cosa di getto, quindi ci sta che dei punti possano risultare un po' forzati. Se c'è questo tipo di errori o anche altri, non abbiate paura a dirmelo in una recensione: scrivo su EFP apposta per leggere le critiche sulle mie storie e migliorarle.

Volevo ringraziare chi ha letto e chi leggerà le mie storie. Ringrazio chi recensisce e chi legge in “silenzio”. Ringrazio, inoltre, Yume Kourine. Questa ragazza mi segue sempre, anche nella mia pagina su facebook. Grazie Yume.

Ah! Non fate caso al periodo di tempo in cui ho messo Collodi. Fate finta che sia tutto normale XD

A presto
xtomx95.

   
 
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