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Autore: Temari    18/01/2014    3 recensioni
- A volte Ritsu si sentiva come una di quelle persone con una dipendenza che, pur inizialmente riluttanti ad ammettere di avere un problema, alla fine lo accettavano e mettevano piede in un gruppo di sostegno per cercare di depurarsi. -
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Masamune Takano, Ritsu Onodera | Coppie: Takano/Onodera
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Salve a tutti! =D
Non posto in questa sezione da secoli, a-haha... ^^" La poco-più-di-una-flashfic che segue è stata scritta per Mitsu, che mi chiede da un sacco di scrivere qualcosa per Ritsu e Takano, ma fra blocco e nuova ossessione per SnK non ero mai riuscita a far nulla... fino ad ora. XD Spero solo che il tutto che abbia un senso, l'intera fic è pensata come una metafora... in ogni caso scusate per l'eventuale confusione. OTL

Note: Ispirata alla domanda del giorno di Ask.fm "Qual è l’errore che continui a ripetere?".

Disclaimer: vedi pagina profilo.

Ja ne,
Temari


You're the Fix I've Been Missing



        A volte Ritsu si sentiva come una di quelle persone con una dipendenza che, pur inizialmente riluttanti ad ammettere di avere un problema, alla fine lo accettavano e mettevano piede in un gruppo di sostegno per cercare di depurarsi.
        Certo, era ridicolo sentirsi così, considerato che lui non aveva alcun tipo di problema con alcuna sostanza che potesse compromettere la sua lucidità. —Alcol? Lo reggeva talmente poco, e ne era conscio, che beveva appena una birra quando non aveva altra scelta. —Sigarette? Ne sopportava a malapena l’odore per via del fatto che doveva stare a contatto con gli altri e non poteva permettersi di essere scortese ma non gli era mai passato per la testa di fumarle. —Cibo? Mah, effettivamente il fatto che spesso saltasse i pasti non era salutare, ma di sicuro non aveva il problema contrario. —Droghe? Assolutamente no.
        Eppure, in un certo senso, una dipendenza l’aveva. Una droga l’aveva.
        Takano Masamune.
        I primi tempi erano stati difficili, i sintomi dell’astinenza avevano rischiato di farlo impazzire - aveva pensato di aver pianto così tanto da aver consumato tutte le lacrime che aveva in corpo, ma era solo un ragazzino al tempo -; ogni giorno che passava lontano dalla sua dose lo rendeva nervoso e lo metteva sulle spine.
        Pian piano l’agonia si era trasformata in un dolore sordo, costante ma che non gli impediva di proseguire con la sua vita. Il passaggio non era giunto, però, senza un’immane sforzo che era costato una grande parte di quello che era stato il ‘vecchio’ Ritsu - quello ingenuo, spensierato, felice anche solo di chiedersi da lontano come sarebbe stato avere un piccolo assaggio di quella che era la sua ossessione ma non ancora la sua dipendenza -.
        Dieci anni erano passati con una lentezza estenuante, ma a venticinque anni, Ritsu si sentiva come quelle persone che, grazie ad un gruppo di sostegno, riuscivano a guadagnarsi un gettone d’oro (be’, in realtà placcato d’ottone ma era solo un simbolo) per essere rimarti ‘puliti’ così a lungo, per non essere ricaduti in tentazione.
        Per dieci anni Ritsu si era sentito libero, pulito, depurato.
        Poi il mondo gli era crollato addosso sotto forma di penetranti occhi color cioccolato… una voce brusca ed al contempo suadente… delle mani che solcavano la carta senza esitazione mostrando con sicurezza gli errori, e che solcavano con altrettanta certezza la sua pelle svelando a una a una le sue debolezze… una bocca che dava ordini con freddezza, ma che rivolgeva dichiarazioni d’amore solo a lui…
        Aveva tentato di resistere, Ritsu.
        Aveva fatto di tutto per mantenere le distanze, per non respirare quell'allettante profumo che faceva urlare il suo animo per il disperato bisogno di provare nuovamente la sua droga - «Solo una volta, solo un assaggio!» aveva pregato il suo inconscio -. Aveva fatto l’impossibile per non cadere preda del desiderio di sentire quelle dita stuzzicare ogni centimetro del suo corpo, togliendogli il fiato mentre il calore quasi insostenibile del piacere si espandeva subito al di sotto della sua pelle.
        Eppure, un solo contatto - così peccaminosamente divino - era stato sufficiente a far capire a Ritsu che, in realtà, non si era mai liberato della sua dipendenza.
        Ricadere nel vizio, arrendersi all'astinenza durata troppo a lungo e cadere nelle braccia che potevano dargli la dose di cui aveva bisogno… non gli era mai sembrato più giusto e più appagante.
   
 
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