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Autore: jo_gio17    18/01/2014    10 recensioni
Il mondo era ancora in preda alla resistenza, le isole fedeli al Re dei Pirati cercavano ancora di ribellarsi, ma la marina aveva intrapreso un rigido sistema di punizioni. Dopo la tragedia di Alabasta, otto mesi dopo il Grande Conflitto, le acque si placarono un poco.
Il sole brillava nel cielo che copriva il Villaggio di Coco, lì la rivolta sembrava non aver attecchito particolarmente; la gente aveva paura e non erano abbastanza forti per contrastare la potente morsa della marina. Quello che una volta era Arlog Park, adesso era la sede di un’accademia per l’addestramento delle nuove reclute: Marine Park.
Proprio in questo clima di terrore e di disperazione nascerà la nuova speranza.
Spero di avervi incuriosito... Vi Aspetto!
Baci Baci
Jogio
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Nuovo personaggio, Sanji, Un po' tutti, Zoro\Robin | Coppie: Rufy/Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fino in Fondo '
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Ciao a tutti, sono riuscita a terminare il primo capitolo; sta iniziando una nuova avventura! Per chi non lo sapesse, questa storia è una sorta di seguito di un mio racconto precedente “Fino in Fondo”. In realtà non c’è davvero bisogno che la leggiate per seguire questo sequel, in quanto riprendo i fatti raccontati nella prima. Se qualcosa non vi è chiaro vi basterà leggere il primo e l’ultimo capitolo di “Fino in Fondo”. Detto questo, vorrei farvi presente che questa volta, i capitoli non saranno Os uniche, ma si può considerare una vera e propria long. Spero di aggiornare con tempi ragionevoli, ma purtroppo è iniziata la sessione degli esami e quindi sarò stra-impegnatissima con lo studio. Penso di avervi detto tutto, spero che la storia vi piaccia e che la seguiate in tanti. Fatemi sapere cose ne pensate, perché ho già gran parte della storia in mente, ci saranno molto colpi di scena e sono davvero curiosa di sapere il vostro pensiero/critica. Ok. Ho straparlato…. Buona lettura!
Baci Baci
Jogio  



 
 
Speranza




Un grido si alzò nell’aria insieme ad una forte imprecazione. – Portatemi da bere! Non ce la faccio! – urlò Nami con tutto il fiato che aveva in gola.

- Non puoi bere, il bambino è ancora dentro. Spingi! – Le urlò di rimando Nojiko.

La rossa stava praticamente stritolando la mano della sorella, ma era la prima volta da quando era tornata che sul suo viso si vedevano delle emozioni. Era un fantasma incinta che si aggirava per i campi di mandarini, non parlava quasi con nessuno, a parte Nojiko e quel suo amico, che era venuto con lei.

Un mese dopo il Grande Conflitto, che causò la morte di Rufy, Nami o quello che ne rimaneva di lei,  tornò nel suo villaggio natale. Ad accompagnarla fu Sanji; si sistemarono nella vecchia casa insieme a Nojiko. Il Villaggio di Coco non era cambiato di una virgola in tutti quegli anni, a parte il fatto che ora l’arcipelago ospitava Marine Park.

Finalmente la levatrice fece nascere quella splendida creatura. Nami tirò più di un sospiro di sollievo e allentò gradualmente la sua presa ferrea. Senza parlare allungò le braccia per prendere in braccio il frutto del suo amore, appena vide il suo piccolo e dolce volto si concesse un sorriso, il primo dal suo ritorno a casa. – Sei bellissima, ti chiamerò Saki.

Un sommesso sorriso si accese sul volto di Sanji. La levatrice lo aveva appena fatto entrare nella stanza. – Speranza… è un bellissimo nome.
Anche Nami finalmente sorrideva, ma quel velo di tristezza che ricopriva i suoi occhi stava già tornando. Guardò di nuovo sua figlia e una calda lacrima le rigò il viso. Avrebbe donato tutto l’oro del mondo per averlo lì, proprio in quel momento la piccola Saki mugugnò. Uno stupido verso infantile che la riportò bruscamente alla realtà. Rufy non sarebbe più tornato, ma le aveva lasciato un’enorme parte di lui. Di nuovo quella familiare morsa allo stomaco la strinse fino a farle male. Il pianto bruciava dietro le sue palpebre.

- Lasciatemi sola! – sbottò senza un’apparente motivo.

Nojiko si alzò dalla sedia accanto al letto, accarezzò la fronte ancora sudata della sorella e uscì dalla stanza, trascinando con sé il cuoco.
Quando fu sola, la neomamma si concesse di piangere liberamente. I forti singhiozzi le facevano vibrare il corpo, teneva ancora in braccio Saki, più la guardava più le sue lacrime aumentavano. Era davvero una neonata bellissima; le sua labbra erano rosee proprio come le sue, ma i suoi occhi erano due grandi buchi neri, proprio come quelli di Rufy. Passarono alcuni minuti e piano piano riuscì a calmarsi. – Non ti lascerò mai sola piccola mia. Tu sei il mio più grande tesoro. Sei la mia speranza.

Haruki, la levatrice entrò di nuovo nella candida stanza. Era una signora gentile e sempre sorridente, ma soprattutto era stata vicina a Nami durante tutta la gravidanza.

- Ora devi riposare mia cara. – le disse con dolcezza porgendole un fazzoletto. – Penserò io a Saki fino al tuo risveglio.

Nami le porse la piccola, dopo averle stampato un piccolo bacio sulla fronte. – Grazie.

Haruki le sorrise di rimando e prese la bimba; in silenzio uscì di nuovo dalla stanza.

 
 
***
 
- Non può andare avanti così!- Nojiko camminava isterica avanti e indietro per la piccola cucina di legno scuro.

- Le serve ancora tempo. – Le rispose Sanji, che era seduto su una sedia vicina al tavolo, accostato alla finestra.

- Non posso vederla in questo stato, non ce la faccio più, sto impazzendo. E tu smettila di giustificarla. Deve reagire.

Il cuoco si accese una sigaretta e poi alzò lo sguardo verso la donna, che ora aveva smesso di rimbalzare come una palla per tutta le stanza e lo fissava con le mani sui fianchi. Sorrise tristemente e scosse la testa – Tu non puoi capire, Nojiko.

- Anche io ho perso delle persona care nella mia vita Sanji! Certo che posso capire.

Questa volta fu Sanji ad alzarsi in piedi. La sua figura alta e magra sovrastò la giovane donna. – Tu non c’eri. Io si. – Il suo tono risultò più duro di quanto volesse, ma lui era il primo a soffrire se Nami stava male. Anche lui avrebbe voluto che le cose fossero andate diversamente.

Senza scusarsi imboccò la porta, lasciando Nojiko immobile e a bocca aperta. Quella reazione non se la aspettava proprio, molto, troppo spesso si dimenticava che anche Sanji era lì quel maledetto giorno e che anche lui aveva perso Rufy e gli altri suoi compagni.

L’aria fresca della sera lo calmò. Gli dispiaceva molto aver risposto così male a Nojiko. Sapeva che anche lei si preoccupava per la sorte di Nami, ma oggi non era un buon momento per discuterne. Oggi la vita le aveva fatto un enorme dono e lei aveva sorriso, dopo così tanto tempo, il suo volto si era illuminato di nuovo. C’era ancora speranza.

Un fruscio alla sua destra, verso il campo di mandarini attirò l’attenzione di Sanji. I suoi occhi vigili scrutavano il buio, quando si accorse che dal suo petto stava spuntando un braccio. La mano gli indicò il campo; senza pensare si incamminò lentamente verso la distesa di alberi.

Erano tornati!

Attraversò l’intera coltivazione fino ad arrivare alla rupe dove una c’era la vecchia tomba di Bellemere. Adesso l’area era stata recintata con una staccionata di legno, colorata di giallo. Non era più solo il luogo di riposto della mamma di Nami. Decisero di seppellire in quel posto anche i loro compagni. Lo sguardo di Sanji si posò sulle scritte incise nelle croci di legno. Asop, Franky ed infine la più lontana, Rufy. Fu proprio accanto a quella croce che li vide. Robin e Zoro.

- Ce l’hai fatta cuoco da strapazzo!

- È bello vederti Sanji.

Il biondo si avvicinò sorridendo. – Mia bella Robin, sono contento che tu stia bene! – poi lanciò uno sguardo a Zoro – Bentornato Marimo.
Poi come fossero attratti da qualcosa, tutti si girarono verso la croce di Rufy. Il suo cappello di paglia pendeva dall’asta verticale. Robin lo sfiorò con le dita.

Fu Sanji a rompere quell’attimo di silenzio. – Avete scelto un ottimo giorno per tornare. La bambina è nata. Il suo nome è Saki. Robin alzò lo sguardo verso di lui – Nami ha scelto davvero un bel nome. È proprio quello che ci serve… la speranza.

- Dobbiamo aggiornarti di alcune cose cuoco! La piccola dovrà aspettare.

- Non sono più “il cuoco” – rispose tristemente.

- Per noi lo sarai sempre. – il dolce tono di Robin, lo commosse un po’. Aveva ragione loro sarebbe stati per sempre compagni.
- Mi sento a disagio a parlare qui. – cambiò discorso Sanji. Questa volta fu Zoro a sbottare. – Ti senti a disagio a parlare su una tomba vuota! – l’ira che lo colse era segno che anche lui soffriva molto per questa cosa.

Alla fine del Grande Conflitto, i marine prelevarono il corpo ferito del loro capitano, senza che loro potessero nulla per fermarli. Fu proprio Akainu, il suo carnefice a prelevare il corpo.

- Proprio di questo ti dobbiamo parlare. Sembrerebbe che quel bastardo senza onore abbia nascosto il corpo di Rufy perché la gente non potesse piangerlo. Siamo riusciti a scoprire che si trova ad un quartier generale. Purtroppo non siamo riusciti a capire di quale si tratti. Il casino di un mese fa ad Alabasta ci ha tenuto molto impegnati.

Un tremito scosse il corpo di Robin. Il ricordo di Ohara non sarebbe mai scomparso ed il nuovo Buster Call richiamato per distruggere l’isola di Sunday, aveva riaperto quella vecchia ferita.  

- Per fortuna siamo riusciti ad intercettare con il lumacofono nero le intenzioni della marina, siamo riusciti a far evacuare l’isola quasi per intero, ma molti innocenti non ce l’hanno fatta. – il viso di Robin era una maschera di dolore. Zoro si avvicinò a lei, pronto a sorreggerla, come sempre. Le posò una mano sulla spalla e continuò.

- Dragon ci sta usando, come unità speciale dei Rivoltosi. Le sue condizioni di salute sono pessime, Chopper è rimasto con lui alla base. Anche tu e Nami siete richiesti.

- Siamo diventati dei simboli a quanto pare.

Robin annuì – Come dicevo prima, anche le persone hanno bisogno di sperare. E soprattutto, abbiamo fatto una promessa.

- Fino in fondo. – sussurrò Sanji.

- Fino in fondo. – risposero all’unisono gli altri due.
  
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