Fumetti/Cartoni europei > Totally Spies!
Ricorda la storia  |      
Autore: telesette    18/01/2014    1 recensioni
Calvin era un ragazzo fondamentalmente triste, disprezzato da una società oltremodo benestante e arrogante, che a sua volta disprezzava le varie forme di ipocrisìa, per giunta arrivando ad interpretare in modo angelico una semplice manifestazione di affetto umano.
Per Calvin, Sam era l'angelo...
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sam
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Totally Spies! - Che Magnifiche Spie ( Totally Spies! ), edita intorno all'anno 2001 dalla Marathon Production e da TF1, è una serie a cartoni animati francese di genere misto tra avventura/spionaggio e una forte componente di comicità ultrademenziale.
La storia ruota attorno a tre giovani ragazze adolescenti: Clover MansionAlexandra Houston "Alex" Samantha Simpson "Sam", studentesse presso una scuola superiore nel caratteristico sfondo ultrabenestante di Beverly Hills. Nella loro normale vita da liceali, oltre che flirtàre con i ragazzi carini e litigare con la spocchiosa ed insopportabile Mandy, le tre ragazze vengono scelte per entrare a far parte dell'agenzia di spionaggio conosciuta come WOOHP ( World Organization Of Human Protection ), un'organizzazione che si occupa della protezione umana nel mondo. Agli ordini del capo Jerry Lewis, una versione "nonno" di James Bond, le nostre affascinanti protagoniste vengono dunque assegnate a risolvere svariati casi in giro per il mondo, spesso confrontandosi con dei supercriminali affetti da manìe di grandezza e di onnipotenza.

clicca qui per vedere la sigla italiana:
https://www.youtube.com/watch?v=5jxCoqxc_L8


 

Lacrime di angelo per Sam
immagini tratte da internet

 

- Non posso crederci - esclamò Sam, nel riconoscere il giovane dinanzi a lei.

Quando Jerry aveva descritto il profilo criminale del soggetto da ostacolare, ossìa quello di un frustràto reiètto della società intenzionato a distruggere tutti i palazzi più lussosi e le residenze più esclusive di Beverly Hills, sia lei che le altre non si sarebbero mai immaginate che si trattasse proprio di un loro tranquillo ed apparentemente innocuo compagno di scuola.

- Calvin... Brown - mormorò. - Non... Non può essere, no!
- Ciao Sam - rispose l'altro, guardandola con un sorriso misto ad amarezza.
- Ti prego, dimmi che non è vero - gemette Sam. - Ci conosciamo dai tempi delle medie, mi aiutavi con i compiti di disegno... Non posso credere che tu sia il pazzo dinamitàrdo che sta radendo al suolo Beverly Hills!
- Ho dovuto farlo - si giustificò Calvin con un filo di voce. - Questa città non ha alcun rispetto per quelli come me: la dignità di un essere umano conta solo in base al numero delle carte di credito e a quanto facoltosa sia la sua famiglia; chi non è ricco né socialmente elevato non vale più del bidone della spazzatura che c'è all'ingresso della scuola!
- E per questo motivo, stai facendo esplodere la città ?!?
- Sto facendo in modo che le differenze non esistano più - affermò Calvin tranquillo, lo sguardo chiaramente intrìso di follìa. - Quando avrò finito, e la città sarà ridotta ad un cumulo di rovine fumanti, non ci sarà più differenza tra una mendicante e quella viziata di Mandy con tutte le sue arie da snob...
- Tu sei pazzo, Calvin, hai bisogno veramente di aiuto!
- No, Sam, non ci provare - ciò detto, Calvin fece calare una spessa barriera di plastica impenetràbile tra lui e Sam.

Per quanto Sam potesse battere sulla lastra trasparente, cercando anche di ricorrere ai suoi gadget da spia, si rese conto che neppure il laser poteva nulla per romperla.

- Vi ho viste arrivare, attraverso le mie telecamere di sorveglianza - spiegò il ragazzo candidamente. - Ho attivato le trappole per rinchiudere sia Alex che Clover in una delle celle sottostanti, così da non fare loro del male, e ho fatto sì che tu potessi raggiungermi qui nella sala-comandi da sola!
- Perché, Calvin - urlò Sam sconvolta. - Perché l'hai fatto, dimmi perché?
- Perché non tutti sono come te - rispose Calvin in poco più che un sussurro. - Tu sei un angelo, Sam, l'unica persona ad avermi accettato per quello che sono...

***

Samantha Simpson!
Capelli rossi, occhi limpidi e un sorriso buono e sincero...
Quando Calvin la conobbe, a differenza di tutti i ricchi ed antipatici ragazzini che erano soliti disprezzarlo o ignorarlo, lei era stata l'unica a mostrargli un sentimento di affetto puro e disinteressato.

- Scusami, è tuo questo album da disegno?

Sam aveva raccolto l'album degli schizzi di Calvin, laddòve Mandy e le altre lo avevano buttato via per spregio, e si era preoccupata di riportarglielo. Calvin non sapeva quasi come dirle "grazie", dal momento che nessun coetaneo era solito rivolgergli la parola se non per sbeffeggiàrlo, tuttavìa lei non ci fece neppure caso.

- Sono davvero belli - mormorò Sam, sfogliando i disegni di Calvin. - Sei molto bravo!
- Lo... Lo pensi veramente?
- Beh, sì: non me ne intendo, lo ammetto, ma si vede che dietro c'è l'anima di un artista... A proposito, scusa, non mi sono ancora presentata: io mi chiamo Sam!

Fu così che Calvin la conobbe.
Da un gesto gentile ed altruìsta, da un atteggiamento amichevole, Calvin vide in lei ciò che non aveva mai visto in nessun altro. Poche persone potevano vantare la dolcezza e la delicatezza di Sam, la generosità del suo modo di fare, mista al fascino ed alla spontaneità aggraziata del suo essere.

- Perché mi guardi così - domandò lei imbarazzata. - Non avrò mica la faccia sporca?
- No, è che... - balbettò Calvin in risposta. - E' solo che non... non sono molto abituato a parlare con le persone, scusami...
- Oh, scusami tu, a volte sono un po' invadente!
- Ca... Calvin...
- Come ?!?
- M... Mi chiamo Calvin... Calvin Brown!
- Lieta di conoscerti, Calvin!

Sam gli strinse la mano con calore.
Non era fredda e ripugnante, come le mani della maggior parte delle persone abituate a vivere nel lusso, e sapeva infondere un senso di pace e di tenerezza.
In quel momento, Calvin rimase profondamente colpito da quel gesto così semplice, incapace di scorgere alcuna cattiveria negli occhi di una ragazza tanto dolce.
Sam era buona.
Gentile.
Molto attraente, sia dal punto di vista fisico che come carattere, e Calvin non riusciva a credere che una cosa tanto bella potesse capitare ad uno come lui. E da quel giorno, a dispetto di tutto il "marcio" e della cattiveria presente in Beverly Hills, la sua amicizia con Sam aveva assunto un'importanza più che fondamentale nella sua vita.
Sam era più che un amica, per lui...
Era il suo angelo!

***

- Ti ho sempre vista come una persona speciale, Sam - ammise Calvin. - Un angelo, un vero angelo in carne ed ossa, e ora finalmente posso anche mostrarti... questo!

Così dicendo, Calvin tirò giù il pesante drappo, posto sulla parete di fianco ai comandi per attivare le bombe in città, e rivelò un magnifico dipinto a grandezza naturale di Sam.
Una figura angelica.
Sam si portò le mani alla bocca, incerta di come esprimere correttamente le proprie emozioni, davanti a quella interpretazione un po' forzata e oltremodo "esagerata" rispetto alla vera sé stessa.
Evidentemente Calvin aveva sviluppato una qualche forma di passione maniacàle nei suoi confronti, complice la sua visione folle e distorta della realtà, al punto da idolatràrla nella sua mente come l'incarnazione di un angelo.
Forse perché, secondo lui, Sam rappresentava l'unica forma pura e innocente che conosceva. Quali che fossero le ragioni, sia dietro al volto del quadro che a chi lo aveva dipinto, ormai Sam non aveva più dubbi.
Calvin era completamente e indiscutibilmente pazzo.
Un ragazzo vittima di forme allucinatìve, tali da fargli apparire giusto ciò che stava facendo, e tuttavìa dalle sue parole si avvertiva fortemente il peso di tutta la sua angoscia.

- Non voglio farti del male, Sam - mormorò Calvin tra le lacrime. - Lo vedi anche tu: quella città non fa parte di te, perché non ha niente che ti assomiglia; non ha motivo di esistere, è solo un mucchio di cattiveria e di gente sporca dentro!
- Calvin, ti prego, cerca di ragionare - provò a supplicarlo Sam.
- Ma io l'ho già fatto - rispose l'altro con gli occhi sbarrati e fissi sul quadro e sull'immagine a lui cara. - Devo solo distruggere, per permettere agli altri di vedere; se non lo faccio, loro non lo capiranno mai...
- Ma non puoi farlo - gridò Sam disperata. - Molta gente è finita all'ospedale: alcuni hanno quasi rischiato di morire, se le esplosioni fossero state più violente...
- Non posso fermarmi - sussurrò Calvin. - Con l'esplosione di oggi, terminerò l'opera di purificazione: non vi saranno più ricchi e poveri, fortunati e diseredati, solo persone!

Calvin era chiaramente oltre il punto del non-ritorno.
Ormai era incapace di distinguere tra i propri rancori personali e l'abisso di follìa che aveva provocato, dando origine a quella serie di esplosioni computerizzate, e peggio ancora non si rendeva conto che stava rischiando di uccidere degli innocenti.

- Non farlo, Calvin - provò ancora Sam, in un estremo tentativo di convincerlo a ragionare. - Se è vero che sono tanto importante per te, devi ascoltarmi: rinuncia al tuo progetto, io e te siamo amici, posso ancora aiutarti; non dovrai affrontare le conseguenze da solo, ti starò accanto, insieme troveremo una soluzione e...
- No, Sam, è già tutto pronto - concluse Calvin. - Quando tutto sarà finito, tu e le tue amiche abbandonerete questo luogo attraverso l'uscita di sicurezza... dopodiché io attiverò l'autodistruzione!
NO - urlò Sam, premendo disperatamente le mani contro l'indistruttibile membrana trasparente. - Calvin... Calvin, ascolta... Tu non sei un assassino: le esplosioni erano controllate apposta, non è vero? Tu non volevi fare del male, ne sono certa, o non avresti neppure potuto dipingermi così nel tuo ritratto...

Calvin guardò di nuovo il dipinto con aria assente, come se si  sentisse improvvisamente svuotato, mentre due fili luccicanti continuavano a scendergli ininterrotti sotto le palpebre.

- Da piccolo, sognavo spesso degli angeli - disse. - Sognavo che uno di loro scendesse dal cielo e mi portasse via, lontano da quelle persone cattive che non facevano altro che disprezzarmi, ma poi sei arrivata tu... Tu eri l'unica a volermi bene perciò, mi dicevo, forse il mio desiderio era qui; forse che l'angelo era veramente sceso per me, per continuare a darmi speranza, e ho ringraziato il cielo per questo!
- Calvin...
- Perdonami, Sam - implorò il ragazzo. - Ti supplico, non odiarmi, anche se ho sbagliato... Ti prometto che pagherò per questo!
- Fermati Calvin, fermati... Fermati, dannazione!

Come in risposta al suo urlo disperato, sbucando fuori attraverso uno dei condotti di aerazione dell'edificio, Alex e Clover balzarono all'improvviso nella sala-comandi pronte ad affrontare direttamente Calvin.

- Ragazze - esclamò Sam sbalordita.
- Dannato farabutto - imprecò Clover furibonda. - Ho rovinato la mia messa in piega, per infilarmi attraverso quel tubo... Te la farò pagare cara!
- Lo stesso vale per me - fece eco Alex.

Entrambe assunsero una feroce posizione di combattimento, probabilmente ispirandosi a qualche celebre figura di Karate-Kid, e si avventarono addosso a Calvin con un doppio calcio volante combinato.
Purtroppo, a causa del violento impatto, le due ragazze spinsero l'avversario addosso al pannello di controllo. Il sistema di sicurezza andò in corto circuito, diffondendo scintille e scariche elettriche un po' ovunque, allorché Alex e Clover si guardarono l'un l'altra preoccupate.

- Dici che... abbiamo esagerato?
- No... Non lo so, spero di no...
"Cinque Minuti all'autodistruzione" - esclamò dunque la voce del computer centrale.
AAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH !!!

Strillando terrorizzate, le due pasticcione si misero a correre di qua e di là, nel vano tentativo di trovare una via d'uscita. Fortunatamente per loro, essendosi ripreso immediatamente, Calvin riuscì ad attivare il generatore elettrico di emergenza assieme al dispositivo per l'uscita di sicurezza. Subito tre grosse capsule ovali calarono dal soffitto, chiudendosi provvidenziali sulle giovani spie, pronte per essere sparate fuori attraverso uno speciale condotto. Sam gridò e supplicò disperatamente Calvin di salvarsi assieme a loro.
Purtroppo questi, in un parziale quanto importante recupero di coscienza, non se la sentiva di guardare ancora il mondo... non dopo quello che aveva fatto.

- Queste capsule vi condurranno vicino al velìvolo con cui siete arrivate - spiegò il giovane. - Un volta fuori di qui, dovrete correre ed allontanarvi subito, prima che salti tutto in aria!
- Calvin - urlò Sam, battendo disperatamente contro le solide pareti della capsula nella quale era rinchiusa. - Vieni via anche tu, per l'amor del cielo...

Calvin si limitò a sorriderle.
Lo stesso sorriso di quando si erano conosciuti, o se non altro molto simile.
L'ultimo sorriso, prima di salutarsi per sempre.

- Addio - mormorò Calvin, spingendo il bottone per lanciare le capsule all'esterno.
Calviiin!

Mancavano meno di due minuti.
Clover e Alex dovettero costringere Sam a seguirla a bordo, dal momento che lei non voleva saperne di abbandonare il suo amico Calvin nell'esplosione, tuttavìa riuscirono tutte e tre a sollevarsi in volo giusto un attimo prima che la base segreta scomparisse assieme a colui che l'aveva costruita.
Un lampo accecante.
Un boàto spaventoso.
Non potendo far altro che assistere impotente a quella scena, Sam pianse calde lacrime di dolore.

- Oh, Calvin - singhiozzò. - Ti avrei aiutato, se me lo avessi permesso, avrei potuto salvarti... è tutta colpa mia!

Sia Clover che Alex non dissero nulla.
In quel momento Sam, pur dandosi ingiustamente colpe che non erano sue, non poteva semplicemente buttarsi dietro le spalle il fatto che Calvin fosse pazzo.
Era un suo amico.
Una persona a cui voleva bene, realmente e sinceramente, perciò la sua perdita non poteva che addolorarla.
In seguito si scoprì che Calvin, oltre a dilettàrsi di arte e pittura, aveva anche conseguìto brillantemente numerosi studi in ambito scientifico e tecnologico. Il suo sistema di esplosioni computerizzate, per quanto orribile e spaventoso, era davvero un'opera degna di una mente folle e geniale allo stesso tempo.
Ma per Sam tutto ciò significava ben poco ormai.
Nel suo dipinto, Calvin l'aveva addirittura paragonata ad un angelo.
L'immagine più pura e innocente dell'universo.
Quell'angelo, oltre a rappresentare un aspetto decisamente surreàle di Sam, rappresentava anche tutto ciò che Calvin sentiva di provare per lei: venerazione, affetto, stima, rispetto... come se Sam fosse l'unico punto di riferimento che aveva al mondo. 
Calvin era un ragazzo fondamentalmente triste, disprezzato da una società oltremodo benestante e arrogante, che a sua volta disprezzava le varie forme di ipocrisìa, per giunta arrivando ad interpretare in modo angelico una semplice manifestazione di affetto umano.
Per Calvin, Sam era l'angelo.
Lo stesso angelo che, pensando a lui, non poteva fare a meno di piangere per lui.

FINE

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Totally Spies! / Vai alla pagina dell'autore: telesette