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Autore: Artemide12    18/01/2014    2 recensioni
Sono passati venticinque anni da quando alieni e MewMew combattevano sulla Terra.
Ora su Arret – il pianeta alieno riportato alla vita grazie all'acqua-cristallo – dominano forze oscure che hanno interrotto qualsiasi contatto con il resto dell'Universo e costringono l'intera popolazione a vivere nell'ombra, schiava dei suoi padroni.
Nel disperato tentativo di ribaltare le sorti del pianeta, i cugini Ikisatashi e gli altri Connect fuggono e atterrano sulla lontana e ormai dimenticata Terra.
Ma quanto può essere sicuro un pianeta lontano anni luce se nasconde il proprio passato?
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Imprevedibile

 

«Che stai facendo?» chiese lei entrando e vedendolo lavorare con un cellulare.

«Dobbiamo pur mantenere i contatti con la Terra, se restiamo completamente tagliati fuori rischiamo di perderci qualcosa di importante.»

«E con chi vorresti rimanere in contatto?»

«Beh, non tutti hanno bisogno dei miei “metodi” per sopravvivere.»

Lei ci mise un po' a capire di chi stava parlando.

Sorrise. In effetti era un'ottima idea.

Proprio il giorno prima era stata dalla sua amica – non riusciva proprio a considerarla una cognata, anche se in realtà non lo erano.

«Hai già parlato con lui?»

«Certo. Dice che è una buona idea.»

Gli si sedette accanto osservando il suo lavoro.

«Sicuro che con quello riusciremo a comunicare anche oltre l'atmosfera terrestre?»

«Non siamo così lontani, non usciremo neanche dall'orbita.»

«Se lo dici tu.» fece la donna poco convinta.

L'alieno fissò il vuoto per alcuni secondi, poi lei.

«In effetti potrà farlo solo di notte.»

«Tanto per noi non fa differenza, no?»

«Non più di tanto.» confermò lui.

 

L'ascensore si fermò dopo diverse decine di piani in discesa.

Nevery si strinse al padre quando vide il corridoio completamente bianco che sembrava non finire mai.

«Starete qui prima di un nuovo ordine.» disse il soldato aprendo la porta scorrevole di una stanza.

Le pareti erano spessissime.

Felix si affacciò prima di entrare.

Su un materasso steso a terra e interamente sotterrato sotto una coperta grigia.

Ancorati alla parete c'erano due lettini sollevati da terra.

I due entrarono e la porta si richiuse alle loro spalle.

«Non ne usciremo mai, vero?» chiese Nevery.

Il padre lo guardò, ma non rispose. Non sembrava molto d'accordo, comunque.

La figura che dormiva emise un lamento profondo, ma basso mentre si svegliava.

La prima cosa insolita che notarono fu la coda.

Prima ancora che lo sconosciuto emergesse dalle coperte, una coda leonina arancione fendette l'aria con un moto svogliato.

Entrambi sgranarono gli occhi quando lo videro.

Aveva una massa informe di capelli blu petrolio, come gli occhi.

Era interamente arancione, dalla testa ai piedi.

Gli addominali scolpiti mettevano in risalto il corpo snello e atletico.

Si alzò in piedi un po' goffamente. Indossava solo un calzoncino nero.

Mani e piedi erano simili a delle zampe: le dita erano tozze e arrotondate, le unghie più lunghe e affilate, ma non retrattili.

Quando sorrise mostrò una collezione spaventosa di denti.

Felix si portò davanti al figlio con fare protettivo.

«Tranquillo, non voglio farti del male. È da un po' che non ho più compagnia.» la voce era roca e profonda, ma non ostile.

Nevery lo guardò da dietro il padre.

«Sei un chimero?» chiese poi.

L'uomo lo guardò stupito.

«I parassiti sono creature estinte, come hai fatto a capirlo?»

Nevery non rispose.

Sulla Terra i parassiti si erano evoluti e quando divenivano chimeri assumevano in tutto e per tutto, dimensioni escluse, l'aspetto di un animale realmente esistente.

Aveva visto una sola eccezione: Psiche. Quando quell'uomo aveva usato la sua forza vitale il chimero era identico a lei.

«Non puoi essere un chimero!» esclamò Felix senza muoversi.

«Credimi, ero convinto che fosse tutto una specie di incubo.»

I due si studiarono a lungo.

«Ian Gorgoyl» l'uomo-leone tese la mano.

«Felix Lyoko»

«Always.»

Ian si accovacciò a terra e gli altri due si sedettero a gambe incrociate davanti a lui.

«Volete che vi racconti?»

«Non penso che ci sia molto altro da fare.» rispose subito Nevery.

«Io sono in coma da almeno quindici anni, se non di più. Da quando ne avevo 25, comunque. Questo l'ho scoperto colo recentemente, per quanto mi riguarda sono rimasto in uno stato di relativa incoscienza che credevo non finisse più. Poi, un giorno, qualche settimana fa, mi sono sentito come risucchiare, per qualche istante ho creduto di essere morto. Poi mi sono risvegliato. In questo corpo.» si indicò in un gesto soddisfatto e spavaldo, ma anche spaventato. «Era orribile, vedevo il mio corpo steso sul letto, morto, senza forza vitale. Il resto è molto confuso, me l'hanno raccontato, ma sono abbastanza sicuro che sia la verità. Un uomo aveva una specie di allevamento di chimeri e uno era sopravvissuto. Lo ha usato con la mia forza vitale, non so perché. Lui era il mio creatore, il parassita che è in me gli doveva obbedienza. I suoi ordini mi risuonavano nella mente e opporsi era impossibile. Faceva male, ma proprio per questo obbedivo. A tutto.»

«Ma è... orribile!» commentò Nevery pensando a cosa avesse potuto provare Psiche.

«Ad un certo punto smetti di pensare e uccidi e pasta.»

«Uccidere?» sibilò Felix.

«È quello che mi ordinava di fare. Persone potenti, politici. Per questo mi hanno catturato. Mi avrebbero eliminato se i chimeri non si fossero estinti da anni. Hanno ucciso quell'uomo. Condannato senza processo. Sarei stato il prossimo, non riuscivano a tenermi fermo e la mia testa stava letteralmente esplodendo. Ma nel momento esatto in cui quell'uomo è morto la mia mente si è liberata. Non dovevo più obbedire a nessuno. Sono tornato ad essere me stesso. E loro se ne sono accorti.» parlava come se stesse raccontando una vecchia leggenda ad un pubblico affascinato «Mi stanno studiando. Ma prima o poi mi uccideranno. Non c'è posto per i mostri in questo pianeta.»

«Tu non sei un mostro.» ribatté Nevery.

Ian alzò di scatto la sguardo e lo guardò dritto negli occhi. In quel momento sembrò davvero un leone. Nevery si sentì mancare.

«Una persona normale sarebbe diventata un essere incontrollabile al mio posto. Io invece sono qui e posso guardare il mio corpo senza vita pensando a quanto sono fortunato. Una persona normale, un chimero normale, si sarebbe distrutto con la morte del suo creatore.»

 

Si allontanò da lui ansimando con gli occhi sgranati.

Che diavolo le era venuto in mente?

Lui era il nemico e lei lo aveva appena... baciato!

Cercò di riprendere fiato e di riprendere il controllo.

Continuava a guardarlo allibita continuando ad indietreggiare.

«Victoria...» ansimò lui muovendo un passo verso di lei.

Abigal indietreggiò di rimando continuando a tenere gli occhi sbarrati.

«No!» urlò. «Io non sono Victoria! Il mio nome è Abigal. Abigal!»

«Come possono averti manipolata in questo modo Victoria?» lui la afferrò per i polsi.

«Non mi ha fatto niente nessuno! Sono cresciuta su Arret con loro da quando sono nata e mi chiamo Abigal, capito? Abigal!»

«Chi è stato? È stato quel ragazzo? Che ti ha fatto?»

«Dalton!» strillò lei come se le avesse dato un pugno. «Lo hai ucciso!»

«Ti hanno fatto di peggio.»

«Io lo amavo!» ringhiò lei con insistenza.

Quelle parole sembrarono finalmente colpirlo.

La fissò come se avesse detto qualcosa di osceno.

Ma il primo stupore fu assorbito e schiacciato dalla rabbia.

Mentre la teneva ancora per i polsi la spinse a terra.

«Ti hanno messa contro di me!» la ragione aveva abbandonato i suoi occhi e Abigal non poté far altro che cercare di indietreggiare e impedirsi di tremare mentre la paura le confondeva i pensieri e non riusciva neanche ad evocare le sue armi.

 

Concentrarsi era difficile.

Ancora sotto forma di tarantola era ferma sulle mani intrecciate di Pit e Opter.

Non sapeva dove si trovava Silver, come poteva raggiungerlo?

Si ricordò di un trucco che le aveva insegnato New tempo prima.

Chiuse i suoi otto occhi.

Immaginò Silver e poi un piccolo spazio vuoto davanti a lui. Vece in modo da non dover vedere il pavimento e di non pensare alle pareti circostanti.

Tentò di teletrasportarsi.

Come una lampadina che si sta fulminando per un attimo credette di essere lì, arrivò lì, ma quello dopo si ritrovò di nuovo al punto di partenza.

C'era troppa energia opposta dove si trovava, non ci sarebbe mai riuscita.

Ma non c'era né tempo né modo di allontanarsi.

Riprovò.

Pensò a Silver e si costrinse ad indugiare sui particolari. Cosa che, a dirla tutta, non le dispiacque affatto. Silver le piaceva, anche New se n'era accorta.

Immaginò il volto concentrato, gli occhi blu, il mento un po' appuntito, il petto ampio, le braccia possenti, gli addominali scolpiti, …

Ringraziò il fatto che le tarantole non potessero arrossire. In realtà non sapeva come fosse sotto la maglietta.

Cercò inutilmente di riscuotersi.

Raccolse tutte le sue energie per il teletrasporto.

Lottò contro la forza contraria che tentava di riportarla indietro che la arpionava con forza e violenza trascinandola in mezzo alla battaglia. La testa sembrava volerle scoppiare, così come tutto il resto del corpo.

Ogni sua piccola fragile zampa tremava mentre temeva di non poter teletrasportare lei e i bambini tutti interi.

Lo aveva letto da qualche parte.

Un arrettiano ubriaco che si era teletrasportato da un aereo nella sua macchina che in quel momento. Solo parti del suo corpo erano arrivate. Uno spettacolo orribile.

Ma anche i bambini lo sapevano: mai teletrasportarsi quando si è in movimento.

Lei non avrebbe mai permesso che succedesse qualcosa del genere.

Si prosciugò completamente e quando riaprì gli occhi e si ritrovò davanti alla faccia stranita di Silver, seduto ad una scrivania, rotolò finché non si ritrovò sul pavimento.

«Evelyn!»

Era così esausta da non aver sentito né l'impatto con il suolo né il dolore.

Incapace di controllarsi riprese le sue sembianze umane.

Riuscì a ricordare di aver lasciato i vestiti sul campo di battaglia – una volta trasformata in ragno ne era uscita fuori. Con uno sforzo immane riuscì a rannicchiarsi in posizione fetale in modo da coprirsi almeno in parte.

Era coperta di lentiggini un po' su tutto il corpo.

Socchiuse gli occhi.

Vide Silver passarle un telo e distogliere lo sguardo ancora confuso.

Nonostante tutto non poté fare a meno di arrossire violentemente.

Cercò di dire qualcosa, ma aveva la voce impastata e nessuno capì nulla.

Oro guardò Silver in cerca di spiegazioni.

«Si è teletrasportata qui mentre era sotto forma di tarantola. I vestiti non si trasformano, dobbiamo portarceli dietro.»

«Fino a qui ci arrivavo. Ma perché? Non poteva venire vestita?»

«Che sta succedendo?» chiese Silver a Pit.

«Non lo so. Ad un certo punto hanno cominciato a combattere tutti contro tutti. All'inizio era solo un allenamento, ma poi hanno cominciato a fare sul serio. Sono impazziti tutti, glielo si vedeva in faccia che non ci stavano più con la testa.»

«Tutti tranne Aisha e Sharlot.» precisò Opter.

«Caos?» chiese Oro.

«Anche lui è impazzito. Ha quasi pugnalato Faith alle spalle. L'avrebbe fatto se Electra non l'avesse colpito con le sue stellette.»

«Stellette?»

«Tutti hanno evocato le loro armi.»

«Tutti?»

«Tutti!»

«Non è possibile.»

«C'era anche un uomo.» disse a quel punto Opter e Pit lo guardò per accertarsi che non stesse dicendo bugie, lui non si era accorto di nulla.

«Un uomo Opter?»

Il bambino annuì. «Un uomo con i capelli neri vestito di blu. Quello che ha tentato di rapirci.»

In altre situazioni Silver non avrebbe capito, ma l'immagine dell'alieno che lo infilzava era praticamente indelebile nella sua testa.

«Dobbiamo andare, subito!»

«no» fece Evelyn, tentando di sollevarsi facendo appello a tutte le energie che le rimanevano.

Riuscì solo a mettersi seduta appoggiando la schiena alla parete. Incrociò il telo sul davanti, poi lo annodò dietro il collo.

Fece dei lunghi respiri.

«Se andiamo lì verremo coinvolti anche noi, non c'è modo di fermarli.»

«Quel bastardo deve averli stregati.» ringhiò Silver.

«Aisha e Sharlot hanno resistito, però. Forse possiamo fare qualcosa.» commentò invece Oro.

«Cosa?» chiese il blu.

«Creare un buono scudo. Potrebbe liberarli.» ribatté Oro aprendo la valigetta.

Dentro c'era un paio di nacchere dorate sulla cui superficie era incisa l'immagine di un meraviglioso corallo tinteggiato di verde.

«Cosa sono?» chiese Pit.

Oro infilò dei guanti verde scuro, poi prese le due nacchere.

«Colpiscimi.» disse rivolto a Silver.

«Ma...»

«Sta' tranquillo.»

L'alieno indugiò, ma Pit afferrò una sbarra metallica e gliela lanciò contro.

Oro aprì le nacchere puntandole verso la sbarra e da entrambe fuoriuscì un getto di luce verdeacqua che si unirono a formare uno scudo luminoso sul quale la sbarra rimbalzò.

«Fortissimo!» esclamò Pit. «Cos'altro respinge?»

«Tutto. Una volta era una specie di incantesimo di attacco, ora è di difesa.»

«I guanti a che servono?» chiese Silver.

«A recuperare velocemente le nacchere nel caso io le perda. Come le ragazze con le frecce.»

«E come vorresti usarlo?»

«Resiste a qualsiasi incantesimo e si può estendere a chiunque mi stia vicino. Se riesco a “liberare” mio fratello insieme possiamo creare uno scudo abbastanza grande per tutti.»

«E poi per quanto puoi mantenerlo?»

«Non lo so.» ammise Oro «Ma è già qualcosa e mentre noi stiamo qui a parlare quelli si scannano, tanto vale tentare.»

«D'accordo.» acconsentì Silver. «Voi tre restate qui.»

«No! Io vengo.» ribatté Evelyn.

«Sei troppo debole.»

«Posso farcela.»

Silver si arrese con un sospiro. Le si avvicinò e fece per prenderla in braccio.

«Non ti ho chiesto aiuto.»

«Ma ne hai bisogno.»

Gli mise un braccio intorno al collo e si lasciò sollevare.

Oro si avvinò stringendo due valigette identiche che contenevano le sue nacchere e quelle del fratello.

Pit mese il broncio, ma Opter aveva già cominciato ad arrampicarsi dappertutto.

Non si materializzarono proprio al centro del campo di battaglia.

Si nascosero dietro a due grossi alberi.

Evelyn si fece mettere a terra.

La situazione era drammatica.

Riley era steso a terra, ma non sembrava ferito. Ethan era seduto a gambe incrociate davanti a lui e parava ogni tipo di attacco con il suo scudo.

Faith e Electra si coprivano le spalle a vicenda dagli attacchi di Aprilynne e Kathleen.

Raylene e Psiche se l'erano presa con Fosfor che spesso veniva aiutato da Electra e Faith.

Anche Catron era a terra, doveva aver preso un colpo in testa, ma nessuno si curava più di lui.

«Dov'è Abigal?» notò Silver.

Evelyn ritrovò con lo sguardo New, ancora priva di sensi. «Lì!»

Era stesa a terra, tremava come una foglia e Profondo Blu la sovrastava in tutta la sua altezza.

Aisha e Sharlot stavano tentando di tenere fermo Caos.

«Posso distrarlo.» disse Silver di malavoglia «Tu sbrigati.» fece per andare «Evelyn, tu cerca di portare via quelli svenuti.» la ragazza annuì.

«Ehi bastardo!» gridò Silver quando si fu allontanato dagli alberi.

Profondo Blu si voltò con aria infuriata.

«Tu! Sei un illuso se credi di potermi fermare.»

Un colpo alla schiena fece cadere a terra Silver, impreparato.

Riuscì a rotolare di lato e evitare un nuovo colpo.

«Psiche! Che stai facendo? Sono io, Silver, tuo fratello!»

La ragazza parve esitare.

Poi qualcosa attraversò la sua mente e partì di nuovo all'attacco.

Silver riuscì ad evocare la sua arma, ma non voleva colpire la sorella. Quella non era un chimero.

Avanti Silver, in fondo è colpa sua se sei quasi morto quella sera.

Cercò di resistere alle provocazioni, fece appello a tutto il suo autocontrollo, ma la voce dell'uomo gli rimbombava nella testa e rimbalzava coma una pallina dentro una scatola.

«No!» urlò il ragazzo.

Ti ha trascinato lì e non ha fatto nulla per salvarti.

«Non è vero! Non era lei!»

Avrebbe potuto opporsi, ribellarsi, invece...

Volente o nolente, il ragazzo dovette affrontare la sorella perché lei gli si scagliò contro con rabbia crescente.

 

Silver era già atterra quando Oro corse verso il fratello minore che si divincolava tra le braccia di Aisha e Sharlot.

Li raggiunse nell'arco di pochi minuti.

Aveva poco tempo. Doveva sbrigarsi.

Le ragazze gli rivolsero degli sguardi interrogativi, ma non dissero nulla.

Si posizionò davanti ai tre, poi evocò lo scudo.

Caos prese un respiro improvviso, come di chi riemerge dopo un lungo periodo in apnea.

Si guardò intorno disorientato.

Oro gli avvicinò con un piede la valigetta.

«Sbrigati Caos!» urlò.

Guardò avanti e incontrò lo sguardo dell'alieno.

Lo fissava con astio.

Sentiva chiaramente la sua energia scontrarsi contro il suo scudo e mantenerlo attivo era difficile.

«Aisha, Sharlot, colpitelo.» ordinò mentre le braccia cominciavano a tremargli.

Entrambe scoccarono delle frecce, ma Profondo Blu le deviò tutte con la forza del pensiero.

Lo vide allungare la destra nella loro direzione.

Dalla sua mano si creò una sfera di energia azzurra.

Oro sgranò gli occhi «Caos sbrigati!» urlò.

Il fratello si mise in fretta e furia i guanti e prese le nacchere, ma non fece in tempo.

La sfera di energia la investì in pieno.

Oro fu scaraventato a diversi metri di distanza. Si scontrò contro un grosso albero.

Gli altri tre cercarono di rialzarsi, ma una nuova onda d'energia azzurra li investì e questa volta, oltre a volare a metri e metri di distanza, persero definitivamente i sensi.

Silver, che era riuscito a bloccare Psiche a terra e a disarmarla, si voltò a guardarli.

 

Evelyn riuscì finalmente a rimettesi in piedi.

Si guardò intorno.

Raylene aveva cercato di colpire Fosfor con la sua frusta, ma lui l'aveva afferrata e ora si davano la scossa a vicenda senza farsi scrupoli.

I terrestri erano tutti a terra. Così come Riley, protetto da Ethan, e Catron.

Kathleen e Aprilynne, che stavano avendo la peggio contro Electra e Faith, si erano rifugiate dietro Ethan che le proteggeva involontariamente.

Silver teneva ferma Psiche.

Abigal, rannicchiata a terra ai piedi di Profondo Blu, non faceva altro che tremare e singhiozzare.

New sembrava si stesse lentamente riprendendo.

Profondo Blu stava evocando una grossa sfera di energia e con lo sguardo puntava Silver, che non sembrava affatto nel pieno delle sue forze.

«Silver!» sussurrò Evelyn.

Il ragazzo non si era reso conto del pericolo, troppo preso dalla sorella.

Non poteva permettere che gli facesse del male! Non se lo sarebbe mai perdonato!

Vide che i terrestri cercavano di riprendersi, ma erano deboli e storditi, faticavano a guardarsi intorno.

Prese fiato.

Se fosse intervenuta troppo presto non sarebbe servito a niente.

Aspettò che profondo Blu fosse pronto, poi, mentre stava già scagliando la sua sfera energetica, si scagliò su Silver facendolo rotolare di lato appena in tempo.

Psiche evitò l'impatto per un soffio.

Rimase accucciata a terra. Nei suoi occhi c'era un velo di ragione.

Evelyn poteva vederla mentre lottava contro la voce di Profondo Blu nella sua testa.

Come poteva quell'uomo controllare tutti loro?

Possibile che bastasse così poco per metterli uno contro l'altro?

Mentre ancora si faceva quelle domande e Silver l'aiutava a rialzarsi, la sentì anche lei. La sua voce.

Vi trattano come burattini. Vi considerano sacrificabili. La loro vita viene prima della vostra. Vuoi davvero sottostare a tutto questo?

Evelyn per un attimo fissò Psiche con rabbia.

Mentre sentiva che quelle parola facevano effetto su di lei si costrinse a spostare lo sguardo su Silver.

Avresti potuto morire, solo perché lui viene prima di te.

Per me sì. Pensò Evelyn continuando a fissare gli occhi blu oltremare del ragazzo.

La rabbia scemò velocemente, così come era arrivata.

Le istigazioni di Profondo Blu le scivolavano addosso impotenti. Poteva anche ignorarle, fingere di non sentirle affatto, se continuava a specchiarsi in quei due oceani.

Con la coda dell'occhio vide Profondo Blu stringere i pugni e digrignare i denti, mentre Silver continuava a farsi fissare, cercando di capire il motivo di quell'intensità.

Chiuse gli occhi per non perdere quell'immagine da cui dipendeva la sua sanità mentale.

Si mosse verso Psiche e l'aiutò ad alzarsi.

«Non ascoltarlo.» le sussurrò nell'orecchio «Pensa a qualcosa di piacevole.»

La voce nelle loro teste svanì e anche Silver sciolse i pugni, le unghie avevano lasciato dei solchi nel palmo della mano.

«Su di noi i tuoi trucchetti non funzionano più!» gridò spalancando gli occhi e fulminandolo con lo sguardo.

«Osi sfidarmi, ragazzina?»

«Certo.»

«Povera illusa.» ghignò allargando le braccia.

La terra cominciò a tremare sotto i loro piedi.

Psiche divenne un lupo e artigliò il terreno.

Silver e Evelyn si sostennero l'un l'altra.

Persino Profondo Blu sembrava stupito «I miei poteri sono quasi al completo!» esclamò e sul suo viso si dipinse uno dei sorrisi più minacciosi che gli altri avessero mai visto.

Il cielo si oscurò all'istante, come durante un'eclissi totale.

Faith, Electra, Aprilynne, Kathleen, Raylene e Fosfor, che stavano ancora combattendo, si fermarono, improvvisamente consci di ciò che stava succedendo.

Oro riuscì a rotolare e avvicinarsi a Aisha e Caos. Sharlot, invece, batté la testa contro qualcosa e perse definitivamente i sensi.

Tra le mani di Profondo Blu, intanto, era riapparsa la sua spada.

Silver sussultò ed evocò all'istante la sua arma.

Ma non servì a nulla.

Profondo Blu infilzò la spada nel terreno e la terra cominciò a spaccarsi.

E a pulsare.

Come una ferita sanguinante.

Aprilynne lanciò un urlo di dolore e si accasciò a terra con il fiato mozzato.

Raylene le si inginocchiò accanto – restare in piedi sotto la violenza di tutte quelle scosse era impossibile.

Aprilynne non era ferita, a parte qualche graffio stava bene.

Eppure era accucciata su se stessa e più la forza di Profondo Blu smuoveva la terra più lei urlava.

Persino Catron, che rimase privo di sensi, assunse un'espressione dolorante e sfinita.

Un vento impetuoso stava avvolgendo Profondo Blu e impediva a chiunque di avvicinarsi.

Una crepa sempre più profonda si stava avvicinando a Sharlot, Aisha, Caos e Oro, stesi atterra, minacciando di inghiottirli.

I due ragazzi recuperarono a fatica le armi e unirono i poteri creando intorno a loro quattro un guscio sferico che sembrava fatto d'acqua.

Quando la terra si spaccò in due sotto di loro, rimasero sospesi in aria.

Avevano le membra intorpidite e tutto ciò che riuscivano a fare era mantenere lo scudo.

Faith ed Electra, invece, sprofondarono nel vuoto.

Fosfor riuscì ad afferrare quest'ultima, ma, mentre cercava di ritirarla su, il vento fece cadere anche lui.

Lo scudo di Ethan si scontrava con il vento sempre più violento e il ragazzo era costretto ad indietreggiare.

Raylene si alzò e riuscì a ritrovare le sagome dei fratelli e Evelyn.

Si incamminò verso di loro.

«Raylene! No!» urlò la voce di Oro alle sue spalle.

Si voltò stupefatta e incontrò lo sguardo sfinito del ragazzo biondo.

«Sei impazzita?» le urlò.

I suoi occhi azzurri fremevano di terrore e sembravano un mare in tempesta. La supplicavano di non andare.

«Sono i miei fratelli. Devo farlo.» disse e, senza sapere se li fosse riuscito a sentirla, si voltò.

Oro urlò più volte il suo nome, invano, ma non smise.

Era terrorizzato.

Come se quel vento avesse potuto inghiottirla per sempre.

Psiche, intanto, ringhiava, ma in forma di lupo era più piccola del normale e presto in vento la scaraventò lontana.

Si scontrò violentemente con lo scudo di Ethan e cadde a terra uggiolando.

Kathleen era china tra Catron e la sorella.

Con lo sguardo cercava disperatamente i fratellini.

Vide il pick-up con cui erano arrivati. Era lì dove lo avevano lasciato e sembrava ancora tutto intero. Dentro c'era Nevery che dormiva beatamente.

Come diavolo faceva a dormire in mezzo a quel macello?

Trascinò fin lì Catron e poi riuscì a fare lo stesso con Riley.

Non trovò New.

Si nascose con Aprilynne dietro la macchina.

La verde tremava da far paura e ogni tanto lanciava strilli acutissimi.

Ethan e Psiche riuscirono a rifugiarsi dietro un grosso masso.

Abigal, stesa ai piedi di Profondo Blu proprio nel centro di quella tempesta di vento, si sentiva sempre più debole.

Capiva a mala pena cosa stava succedendo, consapevole solo di non essere del tutto padrona della sua mente.

«Smettila, ti prego! Basta! Lasciali stare. Lasciaci stare.» supplicava, non sapeva se ad alta voce o se lo pensava soltanto.

Lui non la ascoltava lo stesso.

Immagini confuse le attraversavano la testa così velocemente da non riuscire neanche a decifrarle.

Cercò di urlare, ma le uscì solo un verso straziante.

Ancora in balia del vento impetuoso, Raylene, Silver ed Evelyn che si tenevano stretti e cercavano di avanzare drizzarono le orecchie quando sentirono quel suono.

Si era alzata moltissima polvere e non vedevano più niente.

Era Evelyn a guidarli.

Lei sentiva la voce di New nella testa che le diceva dove andare.

Solo ad un certo punto, nessuno seppe bene quanto tempo dopo, arrivarono alle spalle di Profondo Blu, nonostante all'inizio fossero di fronte a lui.

Abigal girò la testa con estrema lentezza allungando la mano verso di loro e muovendo le labbra in una silenziosa preghiera di aiuto.

Silver si slanciò in avanti e si chinò su di lei per controllare che stesse bene.

Sembrava che l'avesse investita una mandria imbufalita, ma era intera.

Catturato dal rumore Profondo Blu si voltò. Il vento iniziò a diminuire, ma era ancora molto forte.

Rivolse uno sguardo di fuoco ai tre che non si accorsero subito di essere stati notati.

Alzando lo sguardo Raylene e Evelyn sussultarono, ma non ebbero il tempo di fare nulla.

Mentre il vento lentamente si calmava gli occhi di Profondo Blu si illuminarono di luce rossa.

Stese la mano verso le ragazze.

I loro corpi si illuminarono.

«No!» urlò Silver scattando in piedi, ma subito un torpore gli invase la mente. Si sentiva stordito e ogni suono gli arrivava in ritardo e rimbombava nel suo cranio.

Le immagini iniziarono a farsi sfocate.

Ora capiva come si sentiva Abigal in quel momento.

Mentre il vento si placava, incapace di reagire, vide Profondo Blu prendere le forze vitali di Raylene.

I loro corpi caddero a terra.

Le due sfere luminose, una piccola e rosa confetto e l'altra enorme e viola, contrastavano con i buio innaturale che si era creato.

Si fermarono sul palmo aperto di Profondo Blu.

I suoi occhi si illuminarono di nuovo di rosso.

E le due forze vitali esplosero.

Un urlo si sovrappose al suono come di vetri che s'infrangono.

Tutti si voltarono verso New che, per quanto piccola e gracile, in quel momento sembrava estremamente imponente.

Fissava Profondo Blu con tanta rabbia di cui nessuno credeva che quella ragazzina allegra fosse capace.

«Mostro!» urlò con voce ovattata che non era la sua.

«Erano solo due ragazzine.» ghignò Profondo Blu.

Silver, intanto, aveva raggiunto il corpo della sorella, ma non aveva il coraggio di toccarlo.

«Evelyn era come una sorella per me!» continuò New e la sua voce sembrava rimbombare nella testa di ognuno. «Questa me la pagherai cara, demone!»

Il corpo di New si illuminò mentre si sollevava leggermente da terra. Divenne azzurrino. E poi trasparente. La maggior parte dei tratti del viso sparirono, i capelli, anch'essi trasparenti, divennero una massa informe che si muoveva intorno alla sua testa come se ci fosse ancora vento.

La bocca e le labbra non erano che una serrata linea sottile che divideva la parte inferiore del volto. Le orecchie erano sparite. Nelle mani e nei piedi le unghie erano diventate un tutt'uno con le dita che a loro volta erano diventate palmate.

Tutto ciò che restava di lei erano gli occhi argentati.

I vestiti la attraversarono e caddero a terra.

Ma ormai il suo corpo aveva solo una forma “umana”, per il resto era liscio e trasparente e rifletteva la luce, quasi fosse stato solo un involucro d'acqua.

Al centro del suo petto solo leggermente arrotondato dalle forme femminili, brillava la sua forza vitale. Argentata.

Era umana? Aliena? Qualcos'altro?

In quel momento nessuno sapeva dirlo.

Nel buio che si era creato il suo corpo era l'unica fonte di luce.

La sua voce risuonava direttamente nella testa di ognuno.

«Ti cancellerò dalla faccia dell'intero Universo! Fosse l'ultima cosa che faccio!»

Le vibrazioni che scuotevano la terra si arrestarono.

Il torpore abbandonò le teste di Silver e Abigal.

Aprilynne smise di tremare e di urlare.

Ma nessuno si mosse.

Profondo Blu, il volto dipinto in un'espressione di incredulo stupore, si rendeva a mala pena conto che New gli era entrata nella mente e che senza il minimo sforzo stava utilizzando i suoi poteri per annullare i suoi stessi incantesimi.

Quando si riscosse era troppo tardi.

Il buio si stava diradando liberando un sole rosso e lontano che già stava tramontando all'orizzonte.

«Tu...» cercò di dire.

«Vattene!» ordinò New alla sua mente con la stessa facilità con cui lo aveva fatto con il chimero topo di diverse settimane prima.

Senza sapere come o perché, Profondo Blu ubbidì.

Si teletrasportò via.

New, come in un flash, tornò all'improvviso normale e cadde a terra.

In un attimo si rinfilò i vestiti.

«Evelyn!» singhiozzò inginocchiandosi accanto al corpo dell'amica.

Le lacrime sgorgavano dai suoi occhi come da una sorgente.

Lentamente gli altri uscirono dai loro nascondigli.

Faith, Fosfor e Electra sbucarono dal terreno volando a fatica e irregolarmente, come se avessero in singhiozzo.

Aisha, Sharlot, ancora priva di sensi, Caos e Oro atterrarono e la bolla verde scomparve.

I due ragazzi erano esausti, ma Oro riuscì comunque ad alzarsi in piedi e a raggiungere il corpo di Raylene.

Silver riusciva solo a guardarla, non aveva il coraggio di toccarla.

Sapeva già cosa avrebbe sentito.

Lo vedeva.

Era fredda.

Non respirava.

Il suo cuore non batteva.

Oro allungò la mano sulla sua spalla, ma, appena la sfiorò, il suo corpo si dissolse in una nube nera.

Silver lo guardò senza capire, ma il ragazzo ne sapeva quanto lui.

I suoi occhi azzurri si erano fatti di ghiaccio.

Abigal si sollevò sui gomiti.

Fissava il vuoto.

Quel nome, Victoria, le rimbombava nella testa senza trovare collocazione.

Psiche, non più in forma animale, corse tra le braccia del fratello.

Mentre Ethan aiutava Riley ad alzarsi, si era appena ripreso, Kathleen uscì da dietro il pick-up.

Aprilynne era stesa priva di sensi accanto al fratello.

«Lo odio!» fu tutto ciò che riuscì a ringhiare Silver.

Abigal gli lanciò un'occhiata di fuoco «Sei un bastardo!» gli gridò «Non bastava Dalton, vero? Dovevano toccarti la sorella perché ti rendessi conto che quello è un mostro.»

Silver rimase spiazzato da quell'accusa e non seppe cosa rispondere.

«Se solo un'egoista.» concluse Abigal tornando a fissare il vuoto davanti a sé.

 

Dopo l'ennesimo calcio spalancò gli occhi.

Aveva tentato di addormentarsi dopo il terremoto, ma era stato impossibile.

Il bambino sembra essere diventato all'improvviso irrequieto.

La luce era tornata da poco, ma Arlene non ne aveva accesa neanche una.

Si sollevò sui gomiti.

Guardò sgomenta il suo pancione.

Era sicura che prima del terremoto fosse molto più piccolo. Prima poteva essere scambiato per uno di sette mesi un po' grosso, ora era vicinissimo ai nove.

E il bambino non stava fermo un momento.

Terrorizzata si alzò lentamente dal letto e si diresse verso il soggiorno.

Sentiva Marcus parlare al telefono.

Era agitatissimo.

Rimase dietro la porta ad ascoltare.

Dire che lo amava era poco.

Nonostante quello che le stava succedendo le era stato più vicino che mai dimostrando un sangue freddo ammirabile.

Capì che stava parlando con una donna.

Forse una segretaria.

«No, questo va oltre ogni nostra idea, potrebbe far saltare tutto, compromettere settant'anni di lavoro! … Lo so che non potete intervenire, è troppo rischioso e troppo presto, ma... Non mi importa! Voglio solo aiutarla! … ma come puoi dire che è solo una gravidanza? Ti rendi conto di quello che sta succedendo?»

Fece una lunga pausa durante la quale rimase in ascolto.

«Lo so. Non è colpa vostra.» disse poi. «Era qualcosa di...

imprevedibile



ok, ok,
scusate il ritardo e perdonate l'apocalisse che ho creato.
Potrebbe risultare un po' confuso, ma questa volta era proprio questa la mia intenzione.
Se qualcosa vi è sfuggito chiedete pure.
Con affetto,
Artemide12



p.s.
lei è Arlene Garden
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