Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Shadow Nameless    03/06/2008    2 recensioni
Occhi impregnati di dolore, sorrisi avvolti dal rimpianto e ricordi che dilaniano l'anima.
Il passato ci ha distrutto, il presente ci uccide ed il futuro è solo una pallida speranza.
Che cosa ci è successo?
Genere: Mistero, Introspettivo, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

To dance on the water

 

  -You want dancing with me?-

 

E se non avesse fatto in tempo?

E se, anche andando da lui, non fosse riuscita a fare niente?

Era sempre stata debole.

 

Ma adesso non lo era più.

Combatteva per ciò che amava.

Stava andando da lui, questo ne era la dimostrazione…

Ma combattere non significava riuscire

 

Voleva… voleva solo poter ballare di nuovo con lui…

Ciocche bianche come la neve, un tempo nere come la notte incorniciavano un volto pallido e fino senza alcuna imperfezione, gli occhi erano di un verde talmente chiaro da sembrare come sfocato, irreale. Erano giovane e bella, quella donna, non fosse stato per quegli occhi…

Neji ingoiò a vuoto.

Occhi vitrei, spenti, tremendamente vuoti.

Come se quello che aveva davanti fosse soltanto un guscio e, come tale, racchiudesse il nulla.

Ma non era così, lui lo sapeva.

Lei era ancora viva.

Solo… dormiva.

Sì, da qualche parte, in quel corpo c’era ancora, con i suoi sorrisi, la sua forza e la dolcezza che metteva in ogni gesto.

Con… con il suo odio per l’odio, la guerra e le armi.

Sì… da qualche parte….

Avanzò, fino a che non le fu davanti. Era adagiata su dei morbidi cuscini blu, più scuri del chimono che indossava.

Si morse le labbra.

C’era… c’era ancora.

Inginocchiandosi davanti alla donna le prese una mano fra le sue.

Era fredda, come sempre e, come sempre, fece scorrere velocemente le dita fino al polso, tremando. Non sentire quel battito significava l’averla persa definitivamente.

Per…

Tu-tum

Sospirò sollevato, riportando lo sguardo al volto della donna.

Sorrise.

-Ciao mamma, come va?-

Nessuno gli rispose, come sempre.

Ma non sembrò darci peso e, continuando a sorriderle, come sempre, iniziò a raccontarle la sua giornata.

 

 

Fino ai quattro anni il mondo di Neji era perfetto.

Certo, quando gli avevano fatto quella cosa sulla fronte aveva fatto male.

Aveva pianto.

Ma… non era importante.

Significava che doveva proteggere Hinata-san e… ed era ok.

Hinata-san era tanto dolce e timida.

Quando lo guardava sorrideva e lui era felice.

Perché in quella casa non sorrideva mai nessuno, neanche il suo papà.

Ma la sua mamma sì!

Aveva un sorriso tanto bello e dolce che sarebbe stato a guardarla per ore.

Fino ai quattro anni Neji era felice.

Poi il suo mondo si tinse di nero.

 

 

Ogni volta che, finalmente, usciva da quella stanza si sentiva invecchiato di dieci anni…

Finalmente.

Che pensiero orribile.

Era sua madre, ma…

Aggrottò le sopraciglia affettandosi ad allontanarsi da quell’ala della casa.

Era sua madre, ma al tempo stesso non lo era più.

Verso il primo pomeriggio sarebbe dovuto partire per una missione, avrebbe dovuto raggiungere il Kazekage ad un avamposto di Konoha – Tsunade aveva detto che era a neanche un giorno di strada, ma non sapeva quanto fosse attendibile l’informazione, quando le aveva parlato l’Hokage sembrava vicina ad una cristi isterica per non sapeva che motivo. Li aveva letteralmente cacciati via a calci dal suo studio - e scortarlo fino a Suna. Inutile dire che dietro a quell’azione apparentemente inutile c’era la consegna di chissà quali documenti segreti, vero?

Una cosa molto noiosa, quindi, ma che poteva avere dei risvolti quantomeno interessanti.

Si trattava pur sempre del Kazekage quindi la missione era di per se pericolosa e non voleva partire senza averla salutata.

Non voleva morire con quel rimpianto.

-Neji!- si girò di scatto vedendo arrivare una trafelata neo Gennin.

-Hanabi-san.-

-Fra quanto parti?-

-Qualche ora…-

-Bene! Mi alleni?-

Non che si potesse rifiutare.

Il ragazzo acconsentì suo malgrado, ma la speranza non è forse l’ultima a morire?

-E Hiashi-sama?-

-Riunione con non so chi.-

-Hinata-san?-

Sorrise all’espressione disgustata della bambina - sapeva che fra le sorelle non scorreva buon sangue, ma…

Ghignò.

L’adorava.

-Non lo so. Alla mamma ha parlato di una missione di qualche giorno. Dovrà scortare un cane o portare del raffinato cibo a qualche gatto.-

Il ghignò sul volto di Neji si estese.

Aveva già detto che adorava quella bambina?

No, perché se era così si doveva correggere.

La venerava.

 

 

Non pioveva, anzi il cielo era terso e le poche nuvole presenti erano bianche e dalle forme più divertenti e disparate.

Una giornata perfetta da passare fuori, al sole.

A giocare con la mamma e il papà o allenandosi con il sorriso sulle labbra.

Pensandoci bene a quel età non c’era molta differenza fra le due cose.

L’allenamento era un gioco.

Certo, ci si faceva un po’ male, però era divertente lo stesso.

Ma quel giorno suo padre lo aveva salutato.

Se n’era andato per non tornare più.

Ma quella sera sua madre aveva urlato.

Anche lei, se n’era andata.

Non come il suo papà, ma non c’era più lo stesso.

Neji aveva solo quattro anni e sorrideva com’era giusto che fosse.

Ma adesso Neji non aveva più la mamma e il papà e non riusciva più a sorridere.

 

 

Sopirò, schivando un kunai.

Era brava Hanabi-san, ma non abbastanza.

-Più precisione.- le disse paziente:- e più fantasia, sei troppo prevedibile.-

La ragazzina sbuffò, ma non contestò la sua critica.

Era riuscito a schivare, quindi aveva ragione.

Neji non ci aveva messo molto a capire che in quella casa la ragione non era del giusto, ma del forte e si era adattato.

Stava bene… sì, stava bene.

Una bella gabbia dorata.

Un luogo dove giorno dopo giorno affinava le sue tecniche, diventando sempre più forte, sempre più perfetto…

 

 

Solo e schiavo della sua stessa famiglia avrebbe voluto morire, così da poter rivedere il suo papà.

Ma no, sapeva che non andava bene.

La morte non sarebbe servita, però c’era l’odio.

Solo lo avrebbe portato alla distruzione, ma se…

Aveva rinunciato ai giochi da bambini, agli amici, a tutto.

Si era rimboccato le maniche.

Doveva diventare sempre più forte.

Per se stesso.

Per il sorriso di sua madre.

In pochi si erano accorti del suo cambiamento, ma una cosa era certa…

Hinata-san non lo guardava più sorridendo.

Aveva paura.

Di lui.

E Neji ne era felice.

Perché lei era la causa di tutto.

Era colpa sua, sempre.

 

 

Erano passati anni, molte cose erano cambiate. Il capoclan lo guardava con ammirazione e… ne era felice. Sapeva che non era suo padre, ma… erano così simili.

A pensarci bene tutti lo guardavano con rispetto.

No.

C’erano ancora quegli occhi.

Per quanto diventasse forte non vi vedeva riflesso né rispetto e ormai anche la paura che inizialmente lo aveva reso tanto felice era sparita.

Lei non lo guardava e basta.

Questa volta non riuscì a schivare il kunai.

-Meglio Neji-kun?-

-Ero distratto.-

Sospirò di fronte al sorrisino sfrontato della ragazza.

Mai sorelle avrebbero potuto essere più diverse.

 

 

Gli anni erano passati veloci, forse troppo, dopotutto poteva dire di essere felice di ciò che si era conquistato.

Rispetto. Ecco cosa provavano gli altri nel guardarlo.

Orgoglio, fiducia, grandi aspettative.

Tutti gli occhi del Clan erano puntati su di lui.

O quasi.

Lei aveva smesso di guardarlo.

Lei non guardava più nessuno, indifferente alle occhiati fugaci – preoccupate del padre e a quelle stranite della sorella, lei… guardava qualcosa che loro non riuscivano a scorgere.

O forse, semplicemente, non guardava niente. Nessuno.

 

 

Era una notte senza nuvole dove la luna risplendeva regina, una di quelle sere raccontate nelle fiabe, dove la magia serpeggia in ogni strada e gli dei scendono in terra per sorridere agli essere umani. Dei, spiriti, fate, maghe, elfi e folletti.

Sospirò lasciando il vento sfiorargli dolcemente il volto.

Amava il suo villaggio, soprattutto di notte quando tutto taceva. Quando nessuno piangeva e tutti dormivano sorridendo nei propri letti, al sicuro, felici.

E anche se, maligni, arrivavano degli incubi al rovinare il sonno di qualcuno non era importante, poiché l’indomani sarebbe sorto il sole e tutto sarebbe andato a posto.

Niente ombre, niente paure.

Solo luce.

Sospirò.

La missione era stata mortalmente noiosa, si era dovuto sorbire sabbia, sassi, sabbia, erba secca, sabbia, Rock Lee che spariva ogni due per tre con il Kazekage, sabbia, Tenten che si sarebbe volentieri fatta un tappetino con la pelle della sorella del rosso, sabbia, sabbia e sabbia.

Odiava la sabbia.

Non aveva niente contro Suna o il Kazekage, ma… c’era sabbia.

Tanta.

Entrò nella villa principale nel silenzio più completo e ringraziò che fosse ormai notte inoltrata, l’idea di dover fare tutti i saluti di convenienza lo irritava come non mai.

Colpa della sabbia.

Voleva solo…

Acqua.

Entrò nel cortile con il piccolo laghetto, per andare nella sua stanza e, lì, la vide… l’acqua.

Limpida e cristallina, trasparente, pura - pura?

Hinata, la bambina – no, era una donna ormai- che lo aveva temuto era lì, sull’acqua, avvolta da un leggero strato di Chakra e con un sorriso indecifrabile sulla labbra.

Non lo guardava, come sempre.

Probabilmente non si era neppure accorta della sua presenza.

Invisibile.

Come poche volte nella sua vita Neji si sentì trasparente.

 

Era cambiata.

In pochi lo aveva notato e quasi tutti avevano preferito ignorarlo.

Quasi.

Un padre per quanto duro è pur sempre un padre.

Certo, quell’uomo avrebbe preferito la morte piuttosto che ammettere di essere in pensiero per la figlia, ma…

Lui ne sapeva niente?

Era successo qualcosa di particolare?

Qualcuno le aveva fatto del male?

Qualche missione andata male? Qualche litigio? Qualcosa?

Qualsiasi cosa?

No, Hiashi-sama, non era a conoscenza di nessun fatto strano, ma lui ed Hinata… come dire…

Ricordava ancora lo sguardo preoccupato dell’uomo.

Invidiò la ragazza, perché aveva un padre che ancora si preoccupava per lei.

Ma, ghignò internamente, probabilmente si era svegliato troppo tardi.

 

 

Era strana Hinata-san quella sera.

Le sue labbra si muovevano, in una canzone muta.

Fece un’elegante piroetta su se stessa, chiudendo gli occhi.

Danzava, al suono di una melodia che solo a lei era concesso sentire.

Felice, come mai l’aveva vista.

Fece un passo in avanti, incerto, da un lato voleva che quella scena con tutta la sua assurdità finesse. Da un lato, ma dall’altro…

-Oh, Neji-kun, a cosa devo la tua presenza?- piroettò ancora una volta su se stessa, sorridendo.

Il ragazzo assottigliò gli occhi di ghiaccio.

Si stava prendendo gioco di lui?

Strinse i denti.

Non lo stava guardando, di nuovo.

-Torno da una missione, stavo tornando nella mia stanz-

-Stavi? Perché adesso cosa stai facendo?- rise e con un gesto l’acqua si alzò in aria, danzando con lei.

-E voi, Hinata-san, cosa state facendo a quest’ora?-

-Io? Ballo.- e si fermò, facendo un’elegante inchino verso il ragazzo.

-Ballate?-

La ragazza sospirò:- Veramente anch’io sono appena tornata da una missione, ma non ho sonno.-

Guardava il cielo, ma non lui.

-Comunque sia è tardi, dovreste andare a dormire.-

Rise:- Davvero è così tardi?-

-Eh?-

Temeva che non stesse più parlando del tempo, ma di quello che credeva fosse un tabù, un…

-E’ tardi da così tanto tempo… non trovi?-

-Hinata-san?-

Rise, ancora.

Iniziava ad odiare quel suono.

-Oh, Neji-kun, vuoi ballare con me?- e per la prima volta dopo anni quegli occhi furono di nuovo su di lui.

 

 

Bhà, non era un problema suo.

L’importante era che il capo Clan continuasse ad allenarlo e a riporre grandi speranze in lui.

Anzi, ad essere onesto, era infastidito da questo cambio di posizione.

L’avevano ignorata per anni e ora… !

Oh, non poteva negare che fosse strana.

Se prima era timida adesso sembrava…

Disinteressata.                     

Attivò il Byakugan.

Probabilmente era solo una sua impressione.

Fece un giro completo su se stesso.

Sì, perché le persone non possono cambiare.

Sorrise.

Hinata era una nullità e tale sarebbe rimasta per tutta la sua vita.

 

 

No, no che non voleva!

Ma perché no?

Avanzò lentamente verso di lei. Gli sembrava di essere sotto incantesimo, di osservare tutto da lontano. Hinata sorrise, arretrando di un passo, invitandolo a raggiungerla sullo specchio d’acqua.

-Neji, sai ballare?-

-Non ho mai…-

-Non è difficile, è un po’ come combattere, solo che le mani non diventano rosse.-

La ragazza sorrise, avvicinandosi, un passo ancora e lo avrebbe sfiorato.

-Allora Neji-san, mi concede l’onore di questo ballo?- gli porse una mano.

E vide.

Vide le sue mani sporche di sangue.

-Ma cosa… ?!-

-C’è qualcosa che non va?- sei davvero così ingenua, piccola Hinata?

-Le tue mani!-

-Che cos’hanno di strano?-

Ghignò la dolce Hinata avanzando di un passo e facendo combaciare i loro corpi. Neji fece per indietreggiare ma, velocemente, le mani di lei s’incrociarono dietro il suo collo.

Rise la timida Hinata mettendosi in punta di piedi a pochi centimetri dalle labbra del ragazzo.

-Sono sporche?-

 

 

E se… fosse diventata più forte?

Se lui fosse tornato ad essere uno della casata cadetta, ad essere di nuovo pari ad uno schiavo?

Il suo schiavo?

No, no, no.

Tutto ma non quello.

Scosse la testa, scacciando l’assurda voglia di mettersi a tremare.

No… lui sarebbe stato il più forte, sempre.

Sì, sempre.

 

 

Hinata spostò una mano, sfiorando con i polpastrelli il volto latteo del ragazzo

-Ah, Neji-kun? Sono sporche?- gli soffiò sulle labbra.

-Io…-

Sorrise, ghignò, la debole Hinata mentre sfiorava le labbra di Neji con le sue.

-Ma è normale che siano sporche, dopotutto io lo sono.- e ad ogni parola le loro labbra si sfioravano ancora e ancora.

-E tu Neji? Come sei? Pulito? Candido come i tuoi occhi?-

-H-Hinata…-

Ah, povero ragazzo, come non capirlo? Come non capire la sfumatura d’incomprensione nel suo sguardo?

Dopotutto il suo mondo stava crollando.

Lei, per gioco, lo stava distruggendo.

Chissà… forse il magnanimo destino gli avrebbe concesso la capacità di restare in piedi.

O, come suo solito sarebbe rimasto indifferente.

Ridendo, nel vederlo precipitare.

 

 

 

Altro capitolo scritto parecchio tempo fa XD. Ringrazio Kikichan, chi ha letto e chi mi ha aggiunta tra i preferiti.

Ah, a chi interessasse ecco l’indirizzo dl mio blog-archivio storie^^: http://hiems.iobloggo.com.

 

06/07/2007

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Shadow Nameless