Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Shadow Nameless    03/06/2008    1 recensioni
-Perché?- mormorò contro la sua spalla:- Perché?-
-Perché sono pazzo, Itachi-kun.-
Non stava scherzando, ma il più piccolo accettò quelle parole in silenzio, non osando chiedere altro.
In fondo sapeva che era la verità – la conosceva da sempre.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Shisui Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I personaggi non mi appartengono, sono tutti maggiorenni e comunque di pura invenzione. La fan fiction non è stata scritta a scopo di lucro.
 

 

 

Frammenti d’anima.

 

Itachi non ricordava, con precisione, in quale momento si accorse che Lui aveva qualcosa di strano. Forse fu verso i cinque anni, quando sempre più spesso lo sorprendeva con lo sguardo perso nel vuoto ed un vago sorriso sulle labbra, o accadde prima, ai tempi in cui si occupava di lui ogni qual volta i suoi genitori erano impegnati con qualche importante missione o con gli affari del Clan.

Non lo ricordava – importava?

Dopotutto la cosa divenne palpabile solo dopo che agli sprazzi di soffusa malinconia seguirono gli scatti nervosi, attimi di pura ira dove tutto ciò che egli sfiorava veniva fatto a pezzi – e se non aveva nulla accanto a se prendeva a pugni i muri sino a farsi sanguinare le mani.

Stava male – eppure nessuno sembrava accorgersene e lui, del resto, era solo un bambino la cui voce sarebbe rimasta inascoltata, così per anni si limitò ad osservarlo a pochi passi di distanza, avicinandosi solo quand’era certo che la sua stranezza si acquietasse mostrandogli la persona con cui era avvezzo a trattare, l’amico che per lui avrebbe dato la vita.

Solo dopo anni capì la sua immaturità in tal gesto – il dubbio che se gli fosse stato vicino, aiutandolo senza pretendere nulla, neppure una vaga spiegazione sul perché, avrebbero potuto limitare il suo male, evitandogli le tenebre che sembravano lambirlo ogni giorno con parole sempre più soavi, con dolci carezze degne della migliore delle amanti.

Ovviamente la possibilità più accreditata era che a nulla sarebbe valso il suo gesto, ma quel tarlo rimase aggrappato nella sua anima anche dopo ch’egli morì – che lo uccise.

Così come rimase il dolore di quella confidenza mai fatta – perché? Che cosa ti ha ridotto in questo stato?

Solo una volta osò iniziare quello scomodo discorso. All’epoca  aveva nove anni, un fratello rumoroso di cui occuparsi e lui aveva appena iniziato a nascondere gli specchi, nauseato dalla propria immagine.

Se i ricordi non lo ingannavano quel giorno si erano ritrovati seduti del cortile della residenza principale del quartiere Uchiha, dove abitavano Itachi e i suoi genitori; era stato chiesto ad entrambi di badare a quella curiosa peste di Sasuke mentre giocava nell’erba – era una giornata troppo luminosa per lasciare che un bambino già così poco abituato ai giochi all’aria aperta e al sole sulla pelle fosse segregato in casa.

Itachi, dopo aver controllato l’occupazione del fratello con un’occhiata veloce, gli si avvicinò pian piano, studiando la sua espressione ed i suoi gesti come avrebbe fatto con il più temibile degli avversari.

-Ti serve qualcosa Itachi-kun?- gli aveva sorriso senza neppure girarsi verso di lui, lo sguardo incatenato dalle piccole increspature del laghetto generate dai salti di qualche pesce vivace.

-Niente.-

-Come preferisci.-

-Veramente – sospirò piano:- vorrei sapere che cosa ti sta succedendo.-

-A che riguardo?-

-Lo sai.-

L’altro si girò piano verso di lui, un malinconico sorriso ad incurvargli le labbra facendolo sembrare più grande di quello ch’era in realtà:- Immaginavo che il primo, se non l’unico, a pormi questa domanda saresti stato tu. La tua curiosità non ha limiti, ma suppongo che più che altro tu sia preoccupato, giusto?-

-Sì.-

-Non eluderò questa domanda, né ti mentirò per quanto la mia risposta potrà sembrarti sciocca: sono solo nervoso e stanco.-

-Davvero?- sibilò il bambino inarcando un sopraciglio:- E perché la stanchezza dovrebbe comportare il rifiuto verso tutto ciò che rifletta la propria immagine?-

-Quando si è disgustati di se stessi è normale che sia così.-

-Disgustati da se stessi?- soppesò le parole, ripetendole con studiata lentezza, tentando si assaporarle il più possibile così da apprenderne appieno il significato – che restò eccessivamente vago ed inafferrabile.

-Sì- gli sorrise:- ma non credere che sia stato un mio errore o una qualche azione che, con il passare del tempo, mi ha levato il sonno. No, non ho un animo abbastanza grande per farmi sconvolgere da una cosa del genere.-

-E allora cosa…-

-Nulla- gli scompigliò i capelli in un gesto fraterno:- semplicemente odio questi occhi e quello che mi rendono in grado di vedere.-

-Se non c’è niente a pesarti sulla coscienza, perché odi…-

-Non ho detto questo, non ho mai insinuato di avere la coscienza a posto, fa attenzione a quello che ti dicono, Itachi-kun.-

-In definitiva- sospirò:- non vuoi spiegarti, altrimenti lo avresti già fatto.-

-Ma io ti ho risposto- ribatté:- solo ti ho rivelato quello che desideravo tu sapessi, non tutto.-

Itachi sospirò piano, non riuscendo a capire la ragione di tutti quei misteri, ma lasciò cadere la questione, conscio che l’altro non era disposto a rivelargli oltre.

Da quel giorno tentò con tutte le sue forze d’ignorare il problema, evitandolo quando vedeva quello sguardo spento che aveva ucciso anche la rabbia.

Come potesse la sua famiglia restare all’oscuro di quella particolarità lo lasciava allibito – oh, certo, l’altro era un ottimo shinobi, uno dei migliori di tutto il Clan, ma…

Capì d’esser circondato da persona frivole.

E Lui continuava a sprofondare. Non tentò neppure di porgergli una mano per far si che si rimettesse anche se barcollante in piedi, per far si che strisciasse fuori dall’abisso in cui stava sprofondando. Sapeva ch’erano quelle tenebre il desiderio, il fine ultimo dell’altro – glielo leggeva negli occhi.

Prima ho sbagliato dicendo che Itachi si preoccupò di parlargli di quel discorso solo una volta, poiché ebbero un altro dibattito sull’argomento anche se, effettivamente, non parlarono. Itachi si limitò ad urlargli contro tutta la sua esasperazione, il suo astio, il suo dolore ed il suo affetto – non voleva perderlo come stava rinunciando a tutto il resto della sua famiglia.

Era da molto che voleva riaffrontare quell’argomento, ma vigliaccamente si diceva di dover aspettare il momento giusto, dove l’amico sarebbe stato più incline a lasciarsi andare, ma si tirava indietro ogni volta che lo vedeva sereno – come poteva turbare quei pochi attimi di pace che si concedeva?

La sua disperazione esplose solo al volto ricoperto di graffi dell’altro e alle braccia da cui scorreva un denso liquido rosso – ringraziò in eterno il capriccio di Sasuke che lo aveva condotto da lui per chiedergli se avesse qualche stupido libro per bambini.

Lo curò con esasperante lentezza – quanto tremavano le sue mani? – conscio che l’altro non si dibatteva solo perché troppo debole, non per reale rimpianto del gesto o volontà di vivere. Dopo averlo steso sul letto ed aver ripulito tutto quel sangue dal pavimento si sedette in un angolo, il volto nascosto fra le braccia ad aspettare – l’odore di sangue iniziava a dargli la nausea.

-Itachi?- una voce incerta, fievole come un soffio di vento, ruppe il pesante silenzio della stanza facendogli alzare piano la testa.

Osservò il volto pallido dell’altro per qualche istante, poi iniziò ad urlare.

Disse cose che non pensava ed altre che covava da fin troppo tempo dentro il suo animo. Gridò come non aveva mai fatto fino ad allora, sputandogli in faccia tutto il suo odio, la sua vigliaccheria – non seppe bene come si ritrovò singhiozzante fra le braccia dell’altro, ma gli credette quando gli promise che una cosa del genere non si sarebbe ripetuta, che non lo avrebbe lasciato solo.

Forse erano bugie, ma in quel momento sapeva di averne un disperato bisogno.

-Perché?- mormorò contro la sua spalla:- Perché?-

-Perché sono pazzo, Itachi-kun.-

Non stava scherzando, ma il più piccolo accettò quelle parole in silenzio, non osando chiedere altro.

In fondo sapeva che era la verità – la conosceva da sempre.

 

Come sapeva che lo sguardo che gli rivolse sentendo il fiato mancargli ed i polmoni riempirsi d’acqua non fu d’odio, ma di gratitudine.

Gli aveva concesso la libertà esentandolo dalla promessa che da quel lontano giorno in cui fu stipulata lo aveva solo portato alla disperazione – legato a quella vita non gli era concesso neppure perdersi nel limbo della dolce follia. Doveva restargli accanto. Doveva…

Sorrise, mentre gli occhi del cugino si riempivano di lacrime che non dovevano essere versate.

-Addio Shisui.

Rimpiangerò la persona che mi è sempre stata accanto, come soffrirò per il te stesso dallo sguardo malinconico. Ma ci rincontreremo, dopotutto siamo entrambi pazzi, no? Ci sarà anche un girone per quelli come noi e forse lì mi dirai cos’era che ti ha distrutto a tal punto. Fino a quel momento lotterò per guidare una persona, come tu hai fatto con me.-

 

 

Lo so, non ha senso – colpa di Leopardi. Leo-paaar-di.

Ah, ma finalmente inizio a capire la storia della “modalità one-shot” ! Wah! Grande conquista!*_*

Ringrazio ryanforever, shooting star, Capitapercaso e cicoria per aver commentato, chi mi ha aggiunta a preferiti e chi ha solo letto. A chi interessasse su http://hiems.iobloggo.com troverete tutte le mie storie e, sopratutto, lì gli aggiornamenti sono più regolari^^.

 

26-05-08

 

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Shadow Nameless