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Autore: Edmond Dantes    18/01/2014    3 recensioni
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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You've got to hide your love away

 

Sono una granata.

Quell'orribile affermazione le rimbombava contro le pareti del cervello, e i rumori di Philip parvero, per la prima volta dopo molto tempo, insopportabili e troppo forti. Di solito le sembravano i potenti respiri di un drago, accucciato nel fondo del suo letto e pronto a proteggerla da ogni male, mentre ora le sue orecchie lo percepivano come il respiro di un assassino che girovagava per la stanza, che si accingeva a sferrare il suo attacco e porre fine alla sua miserabile esistenza.

Sono una granata, e se esplodo, farò male a chiunque mi sta attorno.

Durante il loro primo incontro, Augustus Waters aveva detto al gruppo del Cuore Letterale di Gesù che lui aveva paura dell'oblio, e Hazel, in quel momento, credeva di aver capito perfettamente cosa intendesse. Più specificatamente, non l'aveva capito proprio in quel preciso istante, ma qualche ora prima, quando si era trovata sola con Augustus, a parlare del viaggio ad Amsterdam. Perdersi nei suoi occhi, così profondi, le aveva fatto perdere la cognizione del tempo, e si era ritrovata nell'oblio.

Sono una granata, e se esplodo farò male a chiunque mi sta attorno, alle persone che amo.

Hazel era convinta di amarlo, e tanto, ma era anche convinta che se lo avesse baciato avrebbe poi fatto la figura di quella che si approfitta degli altri per ottenere ciò che vuole, una donna scarlatta¹, come le chiama sua mamma. Alzò lo sguardo al soffitto, dove un laser rosso proiettava l’ora sul muro bianco. 03:40. Se avesse mantenuto un minimo di lucidità avrebbe capito che era troppo presto per scrivere ad Augustus, ma lei era stanca, ed era convinta di essere una granata.

Sono una granata, e se esplodo farò male a chiunque mi sta attorno, alle persone che amo. E se gli permetto di avvicinarsi, sarà ancora peggio.

Prese in mano il cellulare, e, con una velocità incredibile per quelle corte dita pallide, scrisse il testo del messaggio: “Incontriamoci al Cuore Letterale di Gesù alle otto di domani. È importante”. Dopodiché tentò di chiudere gli occhi e addormentarsi ma, non riuscendovi, preferì contare le ore che le mancavano per vedersi con Augustus. Meno quattro ore, meno due ore e un quarto, meno un’ora e venti...
Alle sette in punto, Hazel urlò a squarciagola il nome di sua madre, che entrò trafelata nella stanza, spaventata dalle grida.

« Puoi staccarmi Philip? » chiese, mettendo su la sua espressione più angelica.

« Va bene, ma non urlare mai più così. » rispose la madre, mentre il viso si rilassava e la aiutava a liberarsi dell’enorme aggeggio.

Attaccata la bombola d’ossigeno, la ragazza si diresse verso la cucina, congedando la madre con un “puoi tornare a letto, ce la faccio da sola, e devo uscire presto”. Hazel iniziò ad armeggiare coi fornelli, cercando di cucinarsi qualcosa di mangiabile, ma decise di optare per una semplice mela quando la sesta fetta di pane che cercava di tostare prese fuoco. Tornò nella camera dei genitori giusto per prendere le chiavi della macchina, e li trovò abbracciati l'uno all'altra. Quante sono le coppie che rimangono insieme dopo la morte di un figlio? Poche, troppo poche, si rispose. Lasciò un bacio sulla fronte della madre, prima di uscire silenziosamente – per quanto il carrello dell'ossigeno le permettesse – e chiudersi la porta alle spalle, cercando di trattenere le lacrime.
Scese in strada e si diresse verso la sua macchina, che brillava sotto i pigri raggi mattutini. Dopo non poche manovre per far entrare la bombola, Hazel riuscì a partire, direzione parco. Non si chiese nemmeno una volta se sarebbe venuto, perché qualcosa le diceva che avrebbe mollato tutto per lei. E ciò non andava bene, perché lei era una bomba, una granata, e avrebbe fatto male a chiunque le stesse accanto.
Accese la radio, sperando di riuscire a dare un freno a quei terribili pensieri, e una splendida melodia, accompagnata da un'altrettanto bella voce, riempì l'auto. Heroes, di David Bowie, una canzone che Hazel aveva amato sin da bambina, e che la accompagnava nei momenti più importanti, belli o brutti che fossero. Spinse la levetta che faceva abbassare i finestrini, permettendo all'aria fresca di carezzarle la faccia e scompigliarle i corti capelli, ma ciò non impedì agli oscuri pensieri di tornare a galla.

Sono una granata, e se esplodo farò male a chiunque mi sta attorno, alle persone che amo. E se gli permetto di avvicinarsi, sarà ancora peggio. E non potrò mai essere l'eroe, perché l'eroe non ferisce, non uccide.

Hazel scosse la testa e alzò il volume, accelerando. Arrivò in meno di un minuto, e notò con piacere che la macchina di Augustus era lì, anche se era in anticipo di circa un quarto d'ora. Prese l'ascensore, premette il bottone e attese che le porte si riaprissero. Scorse Augustus vicino alla parete destra, dove di solito si trovava il tavolo coi biscotti, che appena la vide le venne incontro, aiutandola a portare il pesante carrello. Dopodiché prese due sedie e le posizionò, una difronte all'altra, nel centro della stanza, proprio nel Cuore Letterale di Gesù.

« Allora, cosa dovevi dirmi? » chiese, congiungendo le mani e sporgendosi in avanti.

« È sbagliato. » asserì Hazel, mentre il sopracciglio di Augustus si sollevava, in cerca di spiegazioni. « Non posso stare con te. Non posso e basta. Perché sono una granata, e se esplodo farò male a chiunque mi sta attorno, alle persone che amo. E se gli permetto di avvicinarsi, sarà ancora peggio. E non potrò mai essere l'eroe, perché l'eroe, non ferisce, non uccide. L'eroe salva, e io non ne sono più in grado. »

Le lacrime iniziarono a scorrere copiose sul volto della ragazza, lacrime che Augustus si premurò di asciugare, prima di avvicinare il viso a quello di Hazel e catturare le sue labbra in un dolce bacio. Augustus era più esperto di lei, e la guidò, impedendole di staccarsi. Hazel, all'inizio incerta, si lasciò trascinare dall'entusiasmo del ragazzo, infilandogli le mani nei capelli e spingendolo ad avvicinarsi. Lui le sfiorò i fianchi, come per chiederle il permesso, e lei sentì uno strano sfarfallio a livello dello stomaco, non del tutto sgradito. Si alzarono in piedi in sincrono, e lei spostò le braccia attorno al suo collo, facendo aderire i corpi alla perfezione. Le labbra di Hazel si dischiusero, permettendo alla lingua di Augustus di incontrare la sua e coinvolgerla in una danza che conoscevano solo loro due.
Il bisogno di ossigeno li costrinse a separarsi, le guance rosse e le labbra gonfie, ma a quel bacio ne seguirono molti, molti altri.

Non sono una granata. Una granata vive solo per uccidere, non prova sentimenti. Io di sentimenti ne provo, e ciò basta per differenziarmi da essa.

§§§

Hazel si era fermata a pensare, inginocchiata vicino alla tomba di Augustus. Pensare a ciò che credeva prima, quando pensava che a morire dovesse essere lei, e non Augustus. Credeva di essere una granata, ma, dopo ciò che era accaduto, non poteva pensare a Augustus come ad una granata.

Augustus non era una granata. Più che altro, era il momento prima dell'esplosione, quando si è contenti e liberi, e niente – tranne quella granata – potrà toglierti la vita e ciò che ami. Lui era il momento prima dell'oblio.


¹Obv, citazione di Harry Potter

Angolo autrice
Non so che dire. Non so nemmeno da dove mi sia uscita, ma so solo che, dopo aver letto il libro, avevo deciso che il modo in cui si erano messi insieme non mi bastava. E percui, eccolo qua. L'ho iniziata tantissimo tempo fa, appena finito il libro, percui, se notate qualche incongruenza, dite pure ♥
P.S. So che devo continuare la mia long, ma ci tenevo a pubblicarla!
Isobel

 
   
 
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