Epilogo
I tenui raggi del sole filtravano dai pori della tenda, spargendo
di una luce dorata i mobili color crema nella cameretta. Juliet piegò le
gambe, portandosi distesa sulla poltrona in un angolo della stanza. Un mugolio
proveniente dall’interno di una delle due culle la fece sorridere e alzare a
controllare. Si era appisolata per una buon’ora non appena era riuscita a
mettere a dormire i gemelli. Prima non aveva idea del tempo che fosse necessario
per convincere un neonato a smettere di urlare, ma in quelle tre settimane passate,
adesso Juliet sapeva molte cose:
A- Le occhiaie avrebbero fatto rizzare i peli anche ad una donnola
spelacchiata e le tette parevano due prugne cotte nel forno con un allattamento
dopo l’altro;
B- Se volevi che il bambino dormisse, allora dovevi fargli
ascoltare il rumore che produceva la ventola della cappa accesa in cucina ( niente domande,
sapeva solo che funzionava! );
C- L’area 51 non era niente a confronto dello stato del bagno,
quando c’erano di mezzo i pannolini sporchi;
D- Alla domanda del tuo compagno: “C’è qualcosa che posso fare per
te?” la risposta era decisamente un grosso grasso “vaffanculo”.
E- Tenere tra le braccia i propri figli era un’esperienza
indicibile, la più bella e appagante per una madre.
<< Chi è che fa i capricci? >> mormorò candidamente
con un sorriso sulle labbra, quando scorse lo sguardo in entrambe le culle.
Un esserino rosa contorceva le mani da una parte all’altra,
protestando che la copertina intralciasse lo scalciare dei piedi minuti.
Juliet ghignò orgogliosa. << Tuo padre avrebbe qualcosa da
ridire, Maggie, circa il tuo
comportamento da ribelle >>.
La bambina scalciò ancora di più, producendosi in una serie di
mugolii strozzati e Juliet ridacchiò, sollevandola e prendendola in braccio.
Come d’istinto, anche il maschietto sembrò recepire il messaggio della sorella.
Wyatt aprì leggermente gli occhi,
lanciandole un’occhiatina come voglioso anche lui di ricevere le meritate
attenzioni dalla sua mamma.
<< Va bene, state buoni. Che ne dite se vi racconto una
storia? Vi piacerà. Riguarda voi >> Detto ciò Juliet adagiò Maggie sulla
poltrona, distendendola con attenzione per poi fare la stessa cosa con Wyatt.
Fortunatamente la poltrona era abbastanza spaziosa da contenere i corpicini di entrambi.
Juliet s’inginocchiò davanti a loro, schiarendosi brevemente la
gola come per richiamare la loro attenzione. << Adesso vi spiegherò
l’origine dei vostri nomi >>.
In risposta Wyatt sbatté la mano sul bracciolo della
sedia.
<< No, ragazzo, non ci sarà alcuna spiegazione da dove
nascono i bambini se è quello che ti aspettavi. Non adesso, e per quanto mi
riguarda lascerò al tuo papà questo privilegio. Non mi priverò del divertimento
di vederlo sudare freddo e di andare nel panico >> sorrise tronfia.
Juliet sollevò il dito per posarlo delicatamente sul naso di suo
figlio, il quale aprì la piccola boccuccia con le stesse labbra morbide e
sottili di Louis, cercando di succhiarlo. << Dopo qualche ora che eravate
nati, ho chiesto alle infermiere di portarvi da me. Non avevo chiuso occhio, mi
sembrava impossibile farlo quando non avevo nemmeno avuto la possibilità di
vedervi. È stato nel momento in cui ti ho preso tra le braccia, che ho pensato
a mio padre. Porti il suo nome, di tuo nonno sai? Wyatt David Tomlinson. Devi
andarne fiero, piccolino. È
stata la persona più buona e onesta che abbia conosciuto, e la
migliore che potesse crescermi. La grinta di entrambi di voler
venire alla luce mi ha resa così fiera, che ho scelto per te il
nome Wyatt. Il mio guerriero… >> si sporse per baciare suo
figlio
sulla guancia liscia e morbida come il velluto, per poi spostare
l’attenzione a
sua sorella. << Lungi da convincere il tuo paparino a lasciare il
posto a
me quando era arrivato il momento di allattarti. Se avesse potuto,
credo che lo
avrebbe fatto lui! Ripeteva quanto fossi bella e importante per lui. Ti
accarezzava come se tra le mani avesse la perla più preziosa di
questo mondo, e
Margaret ci sembrò perfetto per te >> ne accarezzò
delicatamente la
testolina con le dita, << Non potevo permettermi di perderti, non
avrei
permesso che nulla ti separasse da me. Sei stata così coraggiosa
bambina mia,
hai lottato con me fino all’ultimo secondo senza mai arrenderti.
Ti hanno
tenuto nell’incubatrice per alcuni giorni per dei controlli, e alla
fine mi hanno
assicurato che eri perfettamente in salute. Come Wyatt anche tu porti
un
secondo nome, Audrey, che rappresenta la forza nobile che brilla nei
tuoi occhi.
>> Juliet teneva le mani ai lati dei suoi figli,
con un
sorriso fiero sulle labbra.
Le sembrava di aver vinto il più grosso dei montepremi alla lotteria, e
in realtà era così.
La sua famiglia era il suo premio: Louis, Maggie e Wyatt erano
insieme e si amavano. Dentro di sé, la sua vocina canticchiò entusiasta,
incredula che tutto questo adesso fosse finalmente suo.
Al diavolo l’aspetto di uno zombie, Juliet si sentiva
maledettamente bene, e avere ciò che le era sempre sembrato impossibile prima,
era una sensazione fantastica.
<< Ehi >> La porta si spalancò, e Louis entrò nella
stanza.
Juliet sentì un formicolio della pelle sulla nuca, il sangue prese a riscaldarsi alla vista del suo uomo.
Una settimana fa Vincent l’aveva visitata fornendole una diagnosi
di buona salute…e il via libera per il sesso.
Il che era ottimo, se non fosse stato che a Louis non sembrava
interessare. Non che non fosse stato la solita mamma chioccia di sempre,
rivolgendole tanta premura e affetto fin dal primo momento che l’aveva
riportata a casa. Ma a Juliet non era di certo sfuggito il suo modo evasivo
tutte le volte che lei aveva cercato un contatto un po’ più fisico.
Non aveva ancora affrontato quest’argomento con lui, troppo
occupata con i bambini per farne un problema, ma quel giorno avrebbe messo le
carte in tavola e preteso una spiegazione.
Il piano A non aveva funzionato, ma Juliet non cedeva. <<
Ehi >> gli rispose di rimando.
Lui si avvicinò alla poltrona, allungando una mano per
accarezzare i bambini. Entrambi avevano preso gli stessi suoi occhi
azzurri, e
Juliet moriva dentro quando lo vedeva sorridere, oppure la notte come
se lei
non lo sapesse, dopo che si era assicurato che lei dormiva
profondamente, lui
andava nella nursery cullandoli quando piangevano oppure in più
di un’occasione
lo aveva visto starsene a contemplare lei e i bambini con lo sguardo
mentre
riposavano sul letto tutti e tre insieme. << Sono tutti di
là. Ho pensato
di venire ad avvisarti così se vuoi puoi cambiarti, o…
>> alzò lo
sguardo, spostandolo verso il basso. Con un certo piacere, Juliet lo
vide
deglutire << …metterti un reggiseno se… >>.
Lei ghignò. Forse per il sesso c’era ancora speranza quel giorno.
Rispettando il piano B, Juliet si passò una mano sul collo,
lentamente e scendendo sul petto con le dita affusolate.
<< Non mi va di mettermi un reggiseno. Con il caldo che fa, mi piace
sentire l’aria fresca sulla pelle. >> mormorò con un tono di voce basso e
malizioso. << Credo che invece accetterò la proposta dell’andare a
cambiarmi. Porti tu Maggie e Wyatt dagli ospiti? >> non aspettò una sua
risposta. Gli si avvicinò, alzandosi sulle punte e posandogli una mano sul
fianco stuzzicandogli con le unghie la pelle da sopra la maglietta. <<
Grazie >> gli lasciò un piccolo bacio sull’angolo della bocca. Con
nonchalance gli si spalmò addosso, indugiando sul contatto dei seni sul suo
petto sodo quel tanto che bastò a fargli sgranare gli occhi. Un brontolio sordo
proveniente dalla gola di Louis risuonò nelle sue orecchie, quando lei si
staccò reprimendo una risata.
Un paio di minuti dopo, Juliet si unì alla folla di amici e
parenti, deliziata dello sguardo liquido che scoprì negli occhi
di Louis.
Aveva scelto un vestito tra il beige e il pesca di un tessuto leggero
dalle spalline sottili, i capelli lunghi erano legati in una coda
bassa, completando l'opera con una passata di lucidalabbra e un
pò di mascara.
Era più che soddisfatta del risultato raggiunto prima, ma il piano
C, quello che Allie definiva “l’infallibile”, sarebbe iniziato non appena gli
ospiti se ne fossero andati. Non aveva fretta: stuzzicarlo sarebbe servito da
preliminari.
Perciò ringraziò per i regali, gustandosi la torta che la
signora G aveva
preparato per festeggiare la nascita dei gemelli, le risate e le
conversazioni
con le persone a cui voleva bene. Allison teneva in braccio Wyatt; con
sguardo affascinato si adoperò a fargli una marea di coccole.
Sentì dirle: << Sono certa che diventerai un gran figo da
grande. Ancora qualche anno e zia Allie ti porterà a vedere la
tua prima partita di wrestling. Ah! Poi ti insegnerò ad andare
in moto, a diventare il più bravo calciatore di tutti i tempi, a
fare una gara di auto da corsa clandestine, e... >>. Vedendo
Niall sospirare e scuotere la testa con un sorriso di acceso
divertimento, Juls si mise a ridere.
Kyle sorseggiava il suo bicchiere di champagne, assorto e allo
stesso tempo con lo sguardo fisso sulla figura di Phoebe che stava
scherzando
con Nat. Juliet fece tintinnare il bordo del suo bicchiere con quello
di lui
per catturare la sua attenzione. << Fratello >> lo
salutò. Il
biondo le sorrise dal suo metro e novantadue di altezza. << Star,
c’è una luce nuova nei tuoi occhi che non ti avevo mai
visto e sono felice per te >> le confessò con sincero
amore e compiacenza,
prendendola tra le braccia.
<< Mi stai dicendo che Louis sta cominciando a piacerti?
>> lo provocò.
<< Non esageriamo, sorellina. >> borbottò <<
Diciamo che il ragazzo ha contribuito in minima parte alla situazione, >>
minimizzò, << e per questo posso decidere di non prenderlo in giro…almeno
per oggi >> le strizzò l’occhio.
<< Gesto molto nobile da parte tua >> ridacchiò lei.
<< E tu invece? Ti ho visto prima. Avverto in te un po’ di
irrequietezza…ho ragione? >>.
Gli occhi ghiaccio di Kyle la schernirono con divertimento e
adorazione. << Sei diventata anche sensitiva adesso? Non ti bastava
essere mamma e azionaria di una notevole società di matrimoni eh? >>.
Juliet sbatté le palpebre innocentemente. << Sono anche una
persona paziente, dolce e affabile >>.
Suo fratello arcuò un sopracciglio, sardonico. << Stronzate
>>.
Lei fece spallucce. Riportò la domanda in primo
piano: << Phoebe? >>.
Kyle sospirò, annuendo lentamente. << Tre settimane fa,
quando siamo venuti a trovarti in ospedale è successa una cosa.
Dio…vederla con
in braccio Maggie è stato spiazzante e allo stesso tempo
decisivo per me, per noi. All’improvviso ho immaginato come
sarebbe stato vederla così in un futuro, e ho capito. >>
Si volse verso Phoebe, gli
occhi chiari sprigionavano una scarica di desiderio e possesso.
<< Ho
desiderato che tra le sue braccia ci fossero i miei figli. Voglio che
lei
diventi la madre dei nostri bambini…e mia moglie >>.
Juliet trattenne il fiato, mordendosi il labbro entusiasta. Era
così commossa della confessione di Kyle. Per molto tempo aveva prediletto lei e
Bethany nella sua vita, assumendo le redini della famiglia quando David se
n’era andato, conducendo comunque una bella vita con un buon lavoro. Lui non lo aveva
mai ammesso, ma Juliet era convinta che si fosse negato una possibilità con
Phoebe prima per non avere distrazioni e altri pensieri che non fossero il suo
benessere e quello di sua madre con tutto quello che la morte di suo padre
aveva comportato anche per lui.
<< Glielo hai già chiesto? >> gli domandò.
Lui scuoté la testa. << Tengo l’anello sempre in tasca, ma
non ho trovato ancora l’occasione giusta per domandarglielo >>.
<< Fallo adesso! >> lo spronò allora Juliet con un
mega sorriso. << Cazzo è l’occasione perfetta e siamo tutti qui!
>>.
Kyle arcuò le labbra in un sorriso cauto. << Pensavo che
ti attenessi alla regola delle madri perfetti: “Niente parolacce in presenza
dei bambini” >>.
Juliet alzò gli occhi al cielo, con un cipiglio di
disapprovazione. << Ma fammi il piacere! Sono una madre adesso, non sono
mica una santa, e non crescerò i miei figli in un mondo utopico >>
detto ciò alzò il mento. << Vuoi fare la tua mossa oppure no? >>
<< Non posso, Juliet. Mi sembrerebbe irrispettoso nei tuoi
confronti e del tuo compagno annunciare un fidanzamento in una festa per Wyatt e Maggie >>.
<< Sono assolutamente sicura che loro desiderino la
felicità
dello zio tanto quanto la mamma e poi voglio che il primo matrimonio a
cui parteciperanno sia il tuo, fratello! >> convenì
solennemente, dandogli un
buffetto sulla spalla.
Kyle era ancora esitante, sebbene cominciasse a sorridere.
<< Sei sicura? >>.
Juliet lo abbracciò stretto. << Voglio che tu lo faccia. Hai
fatto tanto per me e la mamma quando papà è morto, ci hai dato parte di te
assicurandoci protezione e sostegno, e adesso tocca a te dare a te stesso ciò
che meriti, Kyle. Questo è il minimo che io possa fare per te adesso >> mormorò.
Suo fratello le impresse un bacio sulla spalla.
Kyle prese coraggio, lasciando Juliet e avvicinandosi a Phoebe. Le
sussurrò qualcosa all’orecchio, poi richiamò i presenti nella sala. <<
Scusate un attimo, ragazzi. Vorrei dire due parole per Juliet e Louis >>.
<< Se pronunci il mio nome di battesimo Kyle, allora stai
per dirmi qualcosa di molto toccante. Devo preparare i fazzoletti? >>
commentò Louis, circondando le spalle di Juliet con un braccio. Lei gli
rimbeccò una piccola pacca nello stomaco: << Dai, Tomlinson per una volta
che mio fratello vuole dirti qualcosa di dolce non fare il guastafeste
>>.
Kyle alzò il bicchiere verso di loro. << Vorrei ringraziarvi
per aver reso partecipe tutti noi del vostro momento, probabilmente uno dei più
importanti della vostra vita. Propongo un brindisi per Maggie e Wyatt. Che
possano crescere nella miglior maniera possibile, e soprattutto sana dal
momento che avranno un padre come Louis! >>. Nella sala scoppiarono
risate e assensi, e tutti insieme brindarono.
Louis si chinò, sfiorando la guancia di Juliet con la sua
barbetta piacevolmente ispida. << Cosa dicevi a proposito del tuo
dolce
fratellino? >>
<< Uhm davvero ho usato queste parole? >> si morse il
labbro per non ridere.
Poi suo fratello aggiunse: << E c’è anche un’altra cosa…che
voglio dire ad una persona presente in questa stanza >>. Detto ciò, prese
Phoebe per mano. Nella stanza calò un silenzio rispettoso che coinvolse persino
Carota, tanto che aveva smesso di abbaiare parendo molto interessato a
quell’evento inaspettato.
<< Io…sinceramente non ho pensato molto a come doverlo fare.
Ma sono felice di farlo qui, adesso e tutto quello che so è che ti amo. Quindi
okay, dobbiamo farlo >>.
La riccia spalancò gli occhi, le guance si colorarono di rosso.
<< Come dici? >>.
Lui sorrise. << Non in quel senso...voglio dire che dobbiamo
sposarci, Phoebe >>.
Lei sembrò elaborare quell’informazione, finché un sorriso
meravigliosamente attonito cominciò a farsi strada sul suo viso. <<
Noi…ooh wow. Dio >>.
Un leggero imbarazzo divagò nel tono di Kyle. << Forse ti
saresti aspettata una dichiarazione migliore… >>.
<< No, no! È perfetta. Continua >>.
<< Voglio essere tuo marito e il padre dei tuoi figli se me
lo permetterai. Voglio delle promesse, un matrimonio, una casa insieme, e un
amore che duri per sempre. Perché ti amo e non potrei mai amare nessun’altra
che non sia tu. E potremo avere anche qualche gatto o pesce rosso se vorrai…bé
magari non tutti in una volta sola, ma purché ci sia tu con me io voglio tutto questo. >>
le sue mani tremarono leggermente, e dovette posarle sulle guance di Phoebe. << Tu cosa ne pensi? >>.
<< Dico… >> A quel punto lei decise di baciarlo, a lungo e
felicemente. << Dico che voglio anch’io quello che vuoi tu, Kyle
>>.
Un ulteriore brindisi venne fatto per ufficializzare il
fidanzamento tra Kyle e Phoebe. Juls abbracciò la sua amica che adesso avrebbe
potuto chiamare cognata, congratulandosi e promettendole che avrebbe fatto in
modo di trovare l’abito da sposa più bello per lei. Jade non mancò di
puntualizzare che la “mammina” doveva ancora aspettare i tre mesi d’astinenza
dal lavoro, e come risposta Juliet borbottò più di una protesta. Le mancava
tremendamente il suo ufficio, assaporare l’area di matrimonio che aleggiava a
Promesse quando c’era un evento da organizzare, e le sue clienti; ma sapeva
anche che ad aver più bisogno di lei adesso erano i suoi figli e a lei stava
più che bene così.
Più tardi gli ospiti cominciarono a sciamare via, non senza prima
aver baciato e stracoccolato i gemelli ancora un altro po’. Con un sorrisetto,
Juliet salutò sua madre e Joannah, poi chiuse la porta dietro di sé. Trovò
Louis a sistemare le coperte a Wyatt nella culla in cameretta. Lei colse
l’occasione per avvicinarglisi e cingendogli piano i fianchi con le braccia,
gli mormorò all’orecchio: << Dormono? >>.
<< Sì, Wyatt ha smesso di piangere e… >>
<< Mmh perfetto >> soffiò fuori lei con voce
seducente.
Louis si volse per poterla guardare, ma le parole gli morirono in
gola, quando la sua mano scese un po’ più sopra al cavallo dei pantaloni. Un
innalzamento di temperatura riempì l'aria intorno a loro, fomentato dallo sguardo
esplicitamente allusivo di Juliet e dal modo in cui strinse tra i denti il
labbro inferiore.
Gli occhi di Louis si scurirono, ma nei lineamenti della mascella
trasparì un certo disagio. << Credo che andrò a pulire il casino che c’è
in salotto… >> si mosse per andarsene, ma Juliet gli afferrò il braccio
facendo in modo che la guardasse in faccia. << Eh no! È da quando sono
nati i gemelli che mi eviti, voglio sapere perché >>.
<< Non so di che parli >>.
Juliet sentì un dolore sordo stringerle il petto. Con tono di
voce sommesso per non svegliare i bambini, disse: << Cazzate. Il dottore
mi ha dato carta bianca ma non appena cerco…qualcosa di più da te mi rifili
patetiche scuse, mettendomi a letto e aspettando che mi addormenti per poi
andartene. Perché? Ho fatto qualcosa di sbagliato? >>.
<< Dannazione Juliet… >>.
Sembrò in difficoltà, perciò lei convenne di non proseguire oltre
e di andarsene con un palese rifiuto nell’ego. << Tranquillo. È colpa mia
che non ho colto bene l’antifona >>.
Lo sentì imprecare a bassa voce, e raggiungerla fin dentro il
salotto. Stavolta fu lui ad afferrarla per il gomito. << No! >> le
prese il mento tra il pollice e l’indice. << No, non hai fatto
assolutamente nulla di sbagliato. Diavolo sono io che…cazzo io ti ho delusa
>>.
<< Tu? >> Juliet lo fissò confusa.
<< Non sono riuscito a starti accanto nella maniera che
meritavi >>.
<< Mi prendi in giro? >>
<< Mentre partorivi e tu eri lì sul lettino in preda a
dolori inimmaginabili, io ho indugiato nel corridoio perché non sapevo cosa
fare. E quando il medico ci ha detto che avresti potuto subire delle
complicazioni facendo nascere Maggie, non ci ho visto più. Avevo una paura così
folle che potesse succederti qualcosa che ho pensato alla mia vita senza di te
e stavo per perdere la testa. Poi tu mi hai detto di fidarmi di te… >>.
<< Lo hai fatto >>
<< Volevo così tanto che tu non mi lasciassi che non ho
pensato a nostra figlia…io… >> si passò una mano tra i capelli, gli occhi
pregni di sensi di colpa.
<< Ehi guardami. Stammi a sentire. >> Juliet prese ad
accarezzargli il viso. << È normale che tu abbia avuto paura. Ne avevo
anch’io, ma eri lì insieme a me quando è nata, tu hai creduto in entrambe. Ami
tua figlia, Louis >>.
<< Sì, amo tutti e tre più di me stesso >> Con voce
rotta, la baciò, con una timidezza che fece commuovere
l’animo di Juliet, muovendo le labbra con infinita dolcezza.
La lingua di Louis cominciò a valicare le labbra di lei,
perlustrandone ogni centimetro, finché Juliet la prese solleticandola e
leccandola con la sua. Mugolò una nota di piacere nell’aumentare l’intensità di
quel contatto.
<< Tigrotta >> Adorava quel nomignolo, e il ruggito
basso e profondo di Louis la infiammò nelle sue parti erogene più intime.
<< Voglio sentirti dentro di me…in ogni punto del corpo…
>> ansimò Juliet, massaggiandogli le spalle.
Louis la fece sdraiare per terra, sfilandole il vestito e
depositandole baci adoranti e famelici dalla gola alle clavicole.
Juliet gemette nel percepire le sue dita accarezzarne l’intimità
con piccoli e stuzzichevoli stoccate. << Louis? >>.
<< Sì? >> sussurrò roco, mordendole il collo.
<< Fa l’amore con me
>>.
<< Tutto quello che vuoi, bambina…devi avere tutto quello
che vuoi >>.
***
Niente
di meglio di una puntata di Peppa -odiosa, nauseabonda,
pallosa- Pig per iniziare la sua giornata, pensò Louis tra il
divertito e l'esasperato, versando con una mano il caffè nella
tazza. Nell’altro teneva la
piccola. Maggie se ne stava con il visino sepolto nell’incavo del
collo e della
sua palla, emettendo di tanto in tanto mugugni incomprensibili,
assomiglianti
in maniera esilarante a quelli di Juliet quando dava in escandescenze e
cercava
di frenare le imprecazioni stringendole tra i denti. E anche la bambina
non
scherzava, se c’era di mezzo una disputa con Wyatt, era quasi
sempre lei ad
avere la meglio e guai a chi osava toccarle quella dannata papera di
peluche
che si portava sempre dietro: cominciava a piangere come una forsennata
e Louis
poteva giurare che quando sarebbe stato il momento, la sua prima parola
sarebbe
stata “mia”. Le baciò un orecchio, e dalla boccuccia
tutta sbrodolosa e dentini
ne uscì fuori un sorriso che fece battere innamorato il suo
cuore.
<< Aah devo dirtelo…è da un anno che ho perso la testa per
te >> le confidò. << E non lo dico di certo a tutte. Solamente a te
e tua madre. Sono pazzo di voi due >>.
<< Ooh che cosa carina da dire, Tomlinson >> lo
punzecchiò amabilmente Juliet, sbucando nella cucina con Wyatt in braccio.
Era vestita in modalità lavoro, tailleur nero con una camicetta
bianca e scollata sul davanti e una coda alta a legarle i lunghi
capelli castani. Wyatt cercava di acchiapparglieli, estasiato del modo
in cui
oscillavano ad ogni passo. Anche Carota fece il suo ingresso in cucina,
con la
lingua dondolante e lo sguardo affamato. Mentre Louis versava da
mangiare al
cucciolo che ormai non era più un cucciolo, ma una bestia di
quasi un metro e
trenta, domandò a Juliet: << Pensavo che l’evento
fosse stato posticipato
a mercoledì. Cambio di programma? >>.
Lei annuì. << In realtà c’è stato uno sconvolgimento della
situazione. I genitori della sposa che vivono nell’Ohio hanno avuto un
disguido con la compagnia aerea che ha sbagliato la prenotazione del loro volo,
e adesso sono in Spagna. Questo ha portato ad una lite tra la sposa e lo sposo,
che non ne ha voluto sapere di cambiare la data per un certo momento ma con le
pressioni di Jade sul fatto di quanto contasse per la fidanzata sposarsi in
presenza dei genitori, alla fine ha ceduto. >> Prese fiato, mettendo
Wyatt nel seggiolone. << Un paio di giorni fa, i genitori della ragazza hanno
chiamato annunciando che da troppi anni desideravano fare un viaggio in Europa,
e che il destino gli aveva fornito una chance e non avevano intenzione di
sprecarla. Perciò tanti saluti. Dopo un paio di parolacce sputate fuori dai
suoceri, le lacrime mortificate di lei e la frustrazione di lui, si è deciso di
rispettare la data iniziale. >> sospirò sedendosi sullo sgabello.
Louis alzò un piatto, arcuando le labbra in un sorriso. <<
Ci sono i pancakes >>.
Gli occhi di Juliet s’illuminarono di botto. << Ti adoro!
>>.
Lui rise, quando lei n’afferrò uno con le mani. << Avrai
bisogno di energie per dare il meglio di te con questo matrimonio un po’
caotico >>.
Sì, lo voglio, pensò Louis con
ardore. Quando lei non disse nulla, lui alzò gli occhi dalla sua tazza e scoprì
che lei lo stava fissando con occhi e bocca spalancati.
Cazzo! Lo aveva detto ad alta voce?! Era stato un gesto del tutto
inconsapevole e per dio non del tutto perché voleva farlo. Voleva
ufficializzare la loro vita insieme, mettendole un anello al dito. Con tutti i
matrimoni che aveva visto scorrergli davanti, ora ne voleva uno
tutto suo, con la donna che amava. Ma non era quello il momento giusto per
dirglielo e per di più non aveva nemmeno l’anello. Idiota. Juliet non aveva mai
fatto nessun commento a riguardo, né messo in scena la domanda del perché ad un
anno dalla nascita dei gemelli non si fossero ancora sposati. Forse credeva che
non ce n’é fosse alcun bisogno oppure credeva che era lui a non volerlo
considerando i suoi precedenti? Prima di conoscerla, con il divorzio dei suoi
genitori, Louis aveva perso ogni fiducia in quell’atto. A differenza di Harry
che aveva vissuto la stessa sua situazione, Louis non ci aveva mai dato un peso
importante, e quando sua madre aveva deciso di mettersi in affari con l’agenzia
di Promesse, ci aveva visto solamente una buona fonte di guadagno. Tutto questo
prima che Juliet lo investisse con la sua euforia di mettere in scena fiori,
vestiti, musica, e soprattutto riuscisse a convincerlo con il suo amore a
cominciare a crederci anche lui. Gli ripeteva spesso che sebbene non tutti i
matrimoni andassero a buon fine, quell’unione davanti a Dio restava comunque un
atto voluto e soprattutto puro e sincero, e se le cose andavano guastandosi col
tempo non era colpa di nessuno.
E lui desiderava quell’unione con lei, per tutta la vita.
Prima però doveva rimediare al pasticcio che aveva combinato.
<< Volevo dire che lo voglio. >> si schiarì la gola << Mi
starà bene qualsiasi tua proposta >> spiegò.
Juliet lo fissò come se avesse appena mangiato un pannolino
sporco. << Ookay >> scrollò le spalle. << Allora vengo al
punto: starai tu con i gemelli tutto il giorno, perciò potresti cancellare i
tuoi impegni a lavoro per oggi? >>.
<< Va bene non c’è problema… >> Un momento. Louis si
bloccò. << Cosa?! Tutto il giorno? Io? E Luce? >>. Luce era la
bambina che si occupava dei gemelli quando sia lui che Juliet erano al lavoro
oppure nel weekend quando decidevano di uscire fuori a cena. Era una bambina di
13 anni spettacolare, che chissà come in sua presenza i gemelli non combinavano
nessun disastro. Louis aveva pensato che ci riuscisse tramite uso di droghe o
anestetici, perché i suoi figli erano adorabili ma di certo non degli
angioletti e Dio solo sapeva quanto tempo occorresse per farli addormentare la
sera.
<< Deve studiare per il compito di matematica di domani quindi
non può venire >>.
<< Mi stai dicendo che dovrò stare tutto il giorno a casa
con i bambini? Tesoro, non penso di potercela fare da solo >> commentò
tra il serio e il sarcastico. Badare ad un bambino era un’impresa, ma due erano
un bel paio di maniche e un forte mal di testa. Maggie gli poggiò il volto
sulla spalla, premendogli una mano sulla bocca.
<< Ah ma non devi preoccuparti, caro Tomlinson. >>
Juliet sorrise, in un modo un po’ troppo mieloso che cominciò a suonare il
campanello d’allarme nella sua testa. << Ovvio che non ti lascio da solo
con i gemelli! >>.
<< Ah no? >>.
<< Certo che no, sciocchino…altrimenti sarei costretta a
raccogliere i tuoi pezzi a mio ritorno… >>.
<< Carina >>.
<< Ecco perché ti propongo di restare a casa in cambio di un
aiuto. O per lo meno lui ancora non
lo sa, ma non sarà difficile convincerlo… >>.
Louis si accigliò. << Lui? Chi è? Non rimpiazzerò Luce con
un altro babysitter. Lei mi piace, e nessun perfetto sconosciuto per giunta
maschio metterà piede in questa casa e baderà ai miei figli >>.
<< Certo che no! E poi non è uno sconosciuto…lo conosci
anche piuttosto bene >> contestò Juliet sempre sul sorriso sulle labbra.
<< E chi sarebbe di grazia? >> la incalzò mellifluo.
Lei tossì sulla mano, pronunciando un nome che però Louis non
riuscì a cogliere. O per lo meno pregava di aver capito male. << Chi?!
>>.
Juliet stava per aprire bocca, quando suonarono al campanello.
<< Oh! Puntualissimo come sempre >> corse ad aprire, e Louis decise
di seguirla dopo aver messo Maggie nel seggiolone di fianco a quello di Wyatt.
<< Ehi Star, perché mi hai chiesto di venire con tanta
urgenza? >>.
<< Fratello >> lo salutò Juliet radiosa, dandogli un
bacio sulla guancia.
<< Tu? >> Si arrestò, esterrefatto nel vedere l’ultima
persona su questa faccia della terra con la quale avrebbe voluto passare
nemmeno un minuto insieme figuriamoci un’intera giornata!
<< Lui? Sai scherzando, vero? >> si rivolse a Juliet,
scoppiando in una risata derisoria.
<< Io, cosa? >> Kyle arcuò un sopracciglio, cercando
nella sorella segni di spiegazioni.
<< È molto semplice, Kyle. Ti ho chiamato perché ho bisogno
che tu e Louis badiate insieme ai gemelli oggi >>.
Il biondo passò da un lampo di totale incredulità negli occhi a
puro sconcerto. << La maternità ti ha dato alla testa, sorellina. Come
puoi anche solo lontanamente pensare che io possa badare a due bambini e per
giunta con… >> lanciò a Louis una mezza espressione di disgusto. <<
Con lui >>.
<< Bé si dia il caso che neanche io voglia passare la mia
giornata in tua compagnia >> borbottò Louis.
<< Oh suvvia non siate cinici! >> Juliet assunse il
suo tono da “qui si fa come dico io e basta” incrociando le braccia al petto. <<
Kyle, presto ti sposerai. E naturalmente avrai dei bambini, quindi trovo che
questa sia un’ottima opportunità per fare pratica >> gli diede una
piccola pacca sulla spalla. Poi si girò per guardare verso di lui. Louis si
morse l’interno della guancia. Gli stava facendo gli occhi dolci. Era già bello
che fregato.
<< Siete gli uomini più importanti della mia vita. >>
Era sincera, ora i suoi occhi sprizzavano sincera serietà. << E non vi
chiedo che al mio ritorno dobbiate essere diventati amici per la pelle, ma ho
bisogno del vostro aiuto. Siete disposti a concedermelo? >>
Kyle lo guardò. Louis lo guardò. Si guardarono finché all’unisono
non esplosero in un sospiro sconfitto. In risposta Juliet regalò loro un
sorriso più che compiaciuto. Si sporse per baciare Louis sulle labbra, <<
Vi ringrazio >> e dopo aver baciato anche Kyle sulla guancia, raccomandò
loro: << Fate i bravi >>.
<< Puoi contarci, Star. >> alzò gli occhi al cielo il
fratello. Quando la porta si fu chiusa, si rivolse a Louis. << Prima
regola: stammi a due metri e mezzo di distanza >>.
Lui alzò entrambe le mani, facendo una smorfia. << Per me
non ci sono problemi. Fosse per me ne metterei almeno cinque! >>
<< Ottima idea. Sai non volevo essere troppo crudele
>> fece spallucce.
<< Idiota >> scuoté la testa Louis. << Neanch’io
sto facendo i salti di gioia, ma abbiamo dodici ore da passare insieme, quindi
direi che potremmo anche non scannarci adesso e di rimandare a dopo >>.
Kyle ci pensò un attimo, poi annuì. << Andata…perché stai
sogghignando? >>.
<< Perché scommetto le mie palle che fuggirai da questa
porta entro un’ora, massimo due >>.
Il biondo aggrottò la fronte, mettendosi una mano sul petto.
<< Sono colpito che tu voglia giocarti i tuoi pochi averi per me
>>.
<< Ridi quanto ti pare, Anderson, ma rimango della mia idea
>> ribatté con nonchalance, dirigendosi in cucina.
Sentì Kyle urlargli da dietro. << Se ce l’hai fatta tu,
posso farcela anch’io senza il minimo sforzo. Cosa vuoi che sia in fondo?
>> commentò ironicamente.
Le urla di Wyatt si erano fatte pesantemente insistenti da più di
una mezz’ora. Batteva frustrato i pugni sul divano, mentre Kyle guardava una
qualche partita di football in televisione. Louis invece stava seguendo il suo
istinto preparando qualcosa da mangiare a Maggie perché gli omogenizzati nella
dispensa erano tutti terminati, ma la bambina non sembrava aver gradito per
niente le sue arti culinarie dal momento che la prova giaceva molliccia sul
pavimento. Nemmeno Carota si era disturbato a ripulirla.
<< Kyle! Dannazione fallo smettere! >> urlò dalla
cucina, spazientito. Louis prese uno straccio, velocemente ripulì il disastro:
<< Tesoro, dopo andremo al supermercato a comprare quello che ti piace,
ma fino ad allora dovrai accontentarti dei cereali >>.
Maggie sgranocchiò i chicchi di mais che Louis le aveva versato in
una ciotolina, buttandone un paio al cane di tanto in tanto.
<< Ci sto provando. >> Sentì digrignare il biondo, e
alzando le braccia al cielo andò a controllare cosa stesse succedendo in
salotto.
<< Campione, cos’hai? >> si avvicinò chiamando Wyatt,
il quale cominciò a piangere più forte.
<< Non ne ho idea, ho provato di tutto, a prenderlo sulle ginocchia,
a fargli il solletico, ma mi sono beccato un bel morso sul dito! >>
intervenne Kyle mostrandogli segni d’incisivi sull’indice << Non avrà
mica fatto la…hai capito >> ipotizzò facendo una smorfia.
Louis scuoté la testa. << No, non ancora >>.
<< E come lo sai? >>
Lui dovette gridare per farsi sentire. << Dopo un anno
riesci a riconoscerne i segnali >>.
<< Ah fantastico. Allora perché diavolo fa così? >>
domandò con una nota di piatta esasperazione.
<< Non ho la palla magica, cretino. I bambini piangono per
tante cose >>
<< Sei di grande aiuto >> commentò sarcastico Kyle.
<< Perché tu stai facendo tanto invece! >> ribatté un Louis
borbottante.
<< Si dia il caso che stia giocando il Manchester City in
Campionato, e questa è una partita importantissima >> fece segno di
guardare lo schermo della televisione, sistemandosi il cappellino sulla testa.
Kyle si girò, e rimase impalato nel vedere Bugs Bunny e Daffy Duck al posto dei
giocatori. << Ehi! Che fine ha fatto la…? >>
Louis notò con stupore suo figlio che aveva smesso di piangere -
chissà da quanto tempo e non se n’erano resi conto - con
in mano il telecomando
in una presa possessiva, la bocca aperta e gli occhietti vispi
concentrati sul
programma.
<< Bene. >> Louis sorrise. << Anche Wyatt ha
espresso la sua opinione a proposito della tua importantissima partita
>>.
<< Grandioso >> mugolò il biondo.
Poco dopo essere ritornato in cucina, lo sentì ridere e commentare
per qualcosa che Bunny aveva detto a proposito dell’amico anatra.
Wow.
Piu tardi nella vasca da bagno, Louis lanciò un’occhiata a Maggie,
e sgranò gli occhi.
<< Kyle! >> urlò. << Vieni subito! >>.
Doveva aver usato un tono molto urgente, perché il biondo si
catapultò lì in un battibaleno con Wyatt in braccio. << Presto prendi tu
i bambini, io chiamo la polizia! >>
Louis scattò con la testa all’indietro, sbattendo le palpebre.
<< Che centra la polizia?! >>
<< Che cazzo ne so io, sei tu quello che ha urlato come una
femminuccia! >>
Louis lo ignorò, troppo impegnato a tirare fuori la bambina
dall'acqua. << Faccia da cacca, faccia da cacca. Allarme rosso!
>>
lo informò.
<< Ah no non se ne parla proprio che io debba… >>
<< Muoviti! >> tuonò lui.
Il biondo parlò a suo nipote: << Mi dispiace, Wyatt, ma devi
saperlo: zio Kyle non cambia i pannolini. Quando sarai grande t’insegnerò a
spezzare il cuore alle ragazze e a fornirti il tuo primo documento falso, e soprattutto a non
diventare come tuo padre. Fino a quel momento non contare su di me >>.
<< Presto presto è vicina, sta per farmela addosso! >>
esclamò Louis nel panico. << Alza la tavoletta >>.
Kyle poggiò delicatamente Wyatt sul pavimento, per fare
riluttante come gli aveva detto, ma imprecò. << Non si
apre! >> Una levetta
faceva da impedimento e non aveva idea di come fare per aprirla.
<< Usa
l’altro bagno! >> propose, assumendo gli stessi toni
agitati di Louis.
<< Non c’è tempo, sta per farla! >> si guardò intorno.
<< Prendila >> Kyle tese automaticamente le braccia per prendere
Maggie. Louis pensò ad una veloce soluzione, finché il cappello di Kyle non gli
sembrò la migliore. << Aah senti non dirmi niente eh! >> glielo
sficcò dalla testa, mettendolo sotto le natiche di Maggie.
<< NO! >>
urlò Kyle in preda all'orrore, mentre la bambina si riproduceva in una smorfietta
sorridente e un puzzo acre investì le narici di entrambi.
<< Mi dispiace… >> Louis non riuscì a resistere e
scoppiò a ridere, buttando da una parte il cappello pieno di Kyle, probabilmente
irrecuperabile. << Te lo ripagherò >> gli assicurò, tentando di
riprendere fiato, ma la faccia di suo cognato era troppo esilarante.
<< Avevo quel cappello fin dai tempi del liceo. C’era
l’autografo
dei migliori calciatori dell’MC lì sopra… >>
sbatté le palpebre, e Louis credette che lo avrebbe sgozzato, ma
fu colto totalmente di sorpresa quando le
spalle di Kyle si abbassarono e alzarono in una risata. Baciò
Maggie sulla
guancia, sospirando divertito: << Ti prego, non rifarlo mai
più >>.
Anche lui rise, quando un battito leggero di mani colse la sua
attenzione. Individuando la fonte di quel suono, per poco non gli cadde la
mascella. << Wyatt >> gracchiò con voce mozzata.
Kyle aggrottò la fronte, seguendo il suo sguardo. << Per la
miseria >>.
Il bambino se ne stava immobile in piedi, per la prima volta da
solo. Il cuore di Louis saltò un battito, poi cominciò a
battere forte per l’orgoglio. Stava assistendo ai primi
passi di suo figlio!
Sorrise a Wyatt. << Il mio campione…riesci a venire qui da
me? Piano piano, un piede alla volta come ti abbiamo fatto vedere con la mamma
>> lo incitò dolcemente.
Il bambino sorrise, concentrato sulle indicazioni del papà e provò
a mettere un piede avanti, ma barcollò. Louis saettò in avanti, prendendolo
delicatamente a sé per impedirgli di farsi male. Battendo le mani, Kyle lo
seguì: << Sei stato bravissimo! >> si congratularono e Wyatt
sorrise fiero, mostrando i piccoli dentini bianchi.
<< Dobbiamo dirlo alla mamma! Impazzirà di gioia quando lo
saprà >> Louis gli solleticò la pancia facendolo ridere e dimenare.
Kyle aveva avvolto Maggie in un asciugamano e lo guardava
dall’alto, negli occhi una luce di entusiasmo condiviso. << Stanno diventando
grandi >>.
Louis sorrise. << Già… >>.
<< Devo dire che…salvo l’incidente di prima, te la stai
cavando abbastanza bene nel ruolo di genitore >> ammise.
Lui alzò un sopracciglio, diffidente. << Mi prendi in giro?
>>
<< Nah per tua sorpresa Tomlinson, questo è un complimento
sincero. Goditelo per qualche secondo perché sarà l’ultimo >> ghignò.
<< Aah…bé allora grazie >> sorrise divertito,
alzandosi e prendendo Wyatt. << Essendo in tema di confessioni, non sei poi
così male nei panni del babysitter come pensavo. Sono passate cinque ore e sei
ancora qui >>.
Kyle fece spallucce. << Ho perso la partita e il mio cappello
adesso è un pannolino per la… >> si fermò cercando un termine meno
scurrile per i bambini << pupù.
Ma in compenso stare con i miei nipoti è una bella sensazione. E poi l’ho fatto
per Juliet >>.
<< E per il tuo amato Tommo >>.
<< E per… >> Kyle aggrottò la fronte.
<< Ah-aha convinciti pure >> lo schernì con un
angolo della bocca tirato.
Lui rispose al sorriso. << Kyle? >>.
<< Eh? >>
Un attimo di pausa. << Vuoi diventare mio cognato? >>
Il biondo sembrò colto alla sprovvista. << La puzza ha
peggiorato la tua già critica situazione mentale, Tomlinson? >>
Louis attese, mentre Kyle lo studiò in silenzio: era chiaro che
avesse compreso. L’aveva posta come una domanda scherzosa, ma in realtà era
velata di un senso molto importante. Non c’era bisogno che aggiungesse altro:
al di là del loro rapporto di avversione e punzecchiature, Louis aveva molto
rispetto di Kyle, e soprattutto del ruolo che aveva nella vita di Juliet.
Gli stava chiedendo la sua benedizione.
Come se gli avesse letto nel pensiero, il biondo gli diede una pacca
sulla spalla. << Se devo concedere mia sorella - una delle persone che amo
di più a questo mondo - nella mano di qualcun altro che non sono io, allora la
mia scelta sei tu, Louis. Ne sono convinto >>.
<< Grazie Kyle >>.
Lui fece un cenno d’assenso con la testa, poi quando l’aria sembrò
essersi fatta imbarazzante, disse: << Non te lo darò un abbraccio
>>.
Louis emise un suono di disgusto. << Non me lo sarei nemmeno
sognato, guarda >>.
Maggie sbadigliò, poggiando la testa sulla spalla dello zio. A
quel punto Kyle sospirò: << Dopo che riusciremo a farli addormentare,
voglio una maledetta pausa da questo “Asilo dei papà” >>.
<< Ah sì certo. Di solito dormono per una mezz’oretta
>>.
<< Fantastico. Giusto in tempo per vedere in pace un nuovo
episodio l’Orso nella Casa Blu >> annuì soddisfatto.
Louis alzò un sopracciglio allibito, trattenendosi dall’esprimere
un commento, stirò le labbra.
In fondo anche lui andava pazzo per quel cartone animato.
<< Tomlinson, vai più piano. Qui dietro c’è qualcuno che sta
cercando di non vomitare! >> sbottò Kyle nel retro del furgone, mentre
partiva all’inseguimento di una Maggie gattonante. La paperella di peluches
scivolava da una parte e l’altra del pavimento, e la bambina si stava
divertendo un mondo a cercare di acchiapparla, ma Kyle decisamente no. Ogni
volta che i vasi di fiori posti sugli scaffali attaccati alle pareti
tentennavano in maniera allarmante ad ogni fosso o frenata, perdeva dieci anni
di vita. Wyatt ridacchiava da solo, lanciando il mazzo di chiavi dell’auto di
Kyle e urlacchiando proteste accanite quando lo zio ci metteva tanto a
raccoglierlo e restituirglielo.
<< Siamo quasi arrivati! >> lo informò Louis alla
guida.
Nel pomeriggio era arrivata una chiamata dal suo dipendente
dicendogli che era tutto pronto e che i furgoni erano stati caricati per una delle
consegne a villa Promesse. Allora lui lo aveva interrotto, chiedendogli di
avere a disposizione un altro mezzo che avrebbe dovuto guidare lui. Juliet non
n’era a conoscenza e lui non stava più nella pelle per l’impazienza. Si era
messo la tuta blu dei dipendenti e un cappellino con il logo del negozio di fiori sulla
testa; aveva comprato l’anello, che ora era custodito con cura nella tasca dei
suoi pantaloni. Era stata un’impresa ardua riuscire a convincere la
proprietaria del negozio a non chiamare la sicurezza, quando credevano di aver
perso Wyatt e invece l’avevano trovato a leccare il vetro e a battere i pugni
su una delle vetrine. Sebbene fosse esausto quanto Kyle per i vivaci eventi di
quella giornata, Louis non riusciva a fermare il movimento frenetico della
gamba e il battito cardiaco a mille.
Era troppo eccitato al pensiero di dichiararsi a Juliet, e nella
sua testa la scena era perfetta:
1.
Si sarebbe inginocchiato;
2.
l’avrebbe guardata, prendendole la mano come in un film rosa;
3.
lei commossa quando lui le avrebbe fatto la dichiarazione;
4.
si sarebbe buttata tra le sue braccia con un Sì.
Sorrise gongolante, quando accostò nel vialetto di Promesse. Il
cuore gli traboccò dal petto, mentre come da copione, Jade aveva rispettato la
parte del piano e aveva mandato Juliet a controllare i rifornimenti. Scese dai
gradini, bellissima nel suo modo di camminare sicuro e sciolto.
Louis si alzò, spostando lo sguardo verso i suoi passeggeri.
<< Tutto bene? >>
Kyle era seduto, teneva i gemelli in entrambe le braccia, la
schiena poggiata al muro e i capelli scomposti gli ricadevano a ciocche sulla
fronte. << Ti odio >>.
<< Lo prenderò come un sì. >> annuì Louis, poi con un
profondo respiro, prese un vaso di gardenie tra le mani per nascondere il volto.
<< Okay bambini adesso dovete stare buoni in silenzio che inizia la
sorpresa per la mamma, va bene? >>
Maggie smise di agitarsi sul posto, reprimendo i suoi mugolii in
un attimo. Louis non ne fu per nulla sorpreso: bastava il nome di Juliet e
i gemelli vestivano i panni di due amabili angioletti.
Kyle gli fece cenno di andare con un sorriso
d’incoraggiamento, poi quando la voce di Juls fu vicina prese il telecomando e
aprì.
<< Buongiorno ragazzi. Grazie, potete mettere tutto qui. Ci
penserà il nostro staff a portarli dentro >> fece lei con un sorriso
cordiale nella voce.
Louis drizzò la schiena, camuffando la voce,
ma dalle labbra uscì un suono stridente e quasi femminile che fece sghignazzare Kyle. << Mi scusi,
signorina. Dove devo metterlo questo? >> urlò abbastanza per farsi
sentire.
Juliet si avvicinò, mettendosi proprio a due metri di distanza da
lui. << Ehm può metterla qui signore… >> rispose esitante, come se
lo avesse appena scoperto. Louis non perse tempo, e s’incamminò verso di lei
con il vaso tra le mani. << La ringrazio >> rispose esuberante.
Era quasi arrivato a lei, stava per abbassare di qualche
centimetro il vaso per permetterle di riconoscerlo, quando la sentì esclamare
all’improvviso: << Che diavolo… quella…una papera...sta’ attento! >>
<< Ah non si preoccupi, sono un esperto di… >>
cominciò a dire con nonchalance, quando qualcosa sotto il tallone causò una
sterzata involontaria del piede, e Louis perse bruscamente l’equilibrio.
Quello che ne seguì dopo fu tutt’altro come lo aveva immaginato
nella sua testa.
Cercò di riprendere il controllo del suo corpo, ma inciampò in
avanti, e Juliet urlò quando le sbatté rovinosamente addosso facendoli cadere
entrambi.
Louis sentì distrattamente la voce preoccupata di Kyle chiedergli
se stessero bene, ma non riuscì ad emettere suono, almeno finché le
imprecazioni di Juliet non inghiottirono tutte le esclamazioni degli altri
presenti.
<< Dannazione! >> ringhiò lei. << Ma che cazzo!
>>
Louis le si tolse di dosso, aiutandola ad alzarsi. Sollevato
che non si fosse fatta male e incredibilmente umiliato, gracchiò: <<
Juliet! Merda, mi dispiace così tanto. Non doveva andare così! >>.
Il vaso rotto giaceva a terra e grazie a dio non l’aveva ferita,
ma la terra nel vaso era completamente spalmata sui suoi vestiti, dal petto
fino a metà del collo.
<< Louis?! >> sbottò Juliet quando lo mise a fuoco.
Fissò i suoi vestiti in uno stato pietoso, per poi alzare lentamente lo sguardo
su di lui, rimanendo incredula. << Lou-is >>.
Stupido. Stupido.
Stupido.
<< Non posso crederci… >> soffiò fuori, senza alcuna
nota di rimprovero. Il lento sorriso che le increspò le belle labbra, era dolce
e divertito.
Per un secondo ne rimase perplesso, ma poi Louis capì, anch’esso
colto da un vivo ricordo.
Quella situazione era più che familiare per entrambi…
<<
Okay. Ti prego di perdonarmi. Sono un po’…>>.
<< Imbranato. >> lo aiutò lei con un ghigno.
Louis rimase interdetto dalla sua glaciale schiettezza. La ragazza afferrò il
panno bruscamente dalle sue mani. Che tipa, pensò, dato che non si era nemmeno
presa il disturbo di scusarlo, in fondo poteva succedere a tutti di commettere
qualche errorino e… una piccola piccola distrazione.
<< Ascoltami bene, >> esordì lei continuando a pulirsi, ma invano.
Le macchie e lo sporco sembravano non voler andare via. << ora tu farai
come io ti ordinerò, perché non ho assolutamente tempo da sprecare. Ora tu
prendi il tuo furgoncino, o quello che vuoi, e porti tutti i prodotti che la
mia collega ha ordinato. Li porterai alla tenuta, seguito a ruota da me, e li
trasporterai dove ti sarà detto di metterli. >> Detto questo gli diede le
spalle e camminò a grandi falcate verso l’uscita.
<< Ti sembro forse un servo? >> domandò serio Louis incrociando le
braccia al petto.
Juls si voltò lentamente << Come dici? >> chiese a sua volta
flebile e pungente guardandolo per quel poco che ci riusciva.
Lui per un attimo non sembrò risponderla. Non riusciva a vederla bene con tutto
quello sporco in viso, ma aveva come l’impressione che quegli occhi fossero di
un colore ambrato. Poi sospirò rumorosamente << Potresti almeno
chiedermelo con gentilezza >>.
Juls si lasciò andare ad una risatina isterica << Gentilezza? Chiedere?
Sei fortunato se non ho aggiunto le spese per la lavanderia, cosa che comunque
non avrei fatto dato che i vestiti me li lavo da sola! Oppure riferire a tua
madre della tua piccola…ehm…inaccortezza? >> suggerì digrignando i denti.
<< Ti ho già detto che mi dispiace. >> ripeté seccato Louis.
<< E io ti ho già detto che NON ho tempo da perdere.>> ringhiò
dirigendosi alla macchina.
Juliet piegò a testa di lato. << Aah sei rimasto l’imbranato che ho conosciuto la prima
volta, Tomlison >> alzò maliziosamente gli occhi al cielo.
Louis le coprì quella bocca impertinente che tanto amava con la
sua, in un intenso bacio. Una volta dissipata la sorpresa, lei si aggrappò alle
sue braccia, e lui le prese il viso tra le mani, fregandosene dello sporco
che stava impiastricciando pelle e vestiti e colmandosi del dolce sapore di Juliet.
<< Non ti ho vista arrivare… >> pronunciò a corto di
fiato, staccandosi quel tanto per bastargli di incrociare i suoi occhi ambrati.
<< Ma non mi dire... >> arricciò le labbra lei.
Louis la baciò sul naso. << Mi hai preso alla sprovvista, ma
non cambierei nulla >>. Juliet lo completava ancor prima che scoprisse
che c’era qualcosa che gli mancava. Sogghignò, chinandosi per sussurrarle
all’orecchio: << Perciò devo farti una domanda, tigrotta. Cosa diresti se
adesso mi inginocchiassi per chiederti un
sì o un no? >>
Juliet lo fissò con quegli occhi lucenti e conquistati,
ghermendosi il labbro con i denti. Gli sussurrò: << Ooh…bè… >> Ed
ecco il ghigno appassionato che lo aveva steso dalla prima volta che
gliel’aveva visto fare, << Provaci e lo scoprirai >>.
Ed è quello che con molto piacere Louis fece.
***
Molti mesi dopo.
Una settimana prima, Louis le aveva detto che non aveva intenzione
di sposarsi nella tenuta di Promesse e Juliet era rimasta un tantino confusa da
quella scelta. Lui le aveva subito spiegato che non aveva nulla contro la casa
di Jade, ma voleva a tutti i costi portarla in un posto che era rimasto ignoto
a Juliet. Fino ad oggi. Non aveva voluto
dirle niente – e, in effetti, l’unica a non sapere era solo lei al punto
che persino Carota era a conoscenza del gran segreto! – e quando si era
svegliata, completamente sola, si era domandata con ironia se il ragazzo non se
la fosse svignata con i suoi figli.
Scese dal letto a piedi scalzi, controllò se ci fossero dei
post-it sul frigo o su qualche altro posto, ma nulla. Solo un messaggio da
parte di Jade sul cellulare che le chiedeva, anzi le ordinava “gentilmente” di
catapultarsi a casa sua immediatamente.
Sotto il getto caldo della doccia, sorrise.
Oggi mi sposo.
Una mezz’ora più tardi una Juliet euforica in vestaglia, gridava
nella Sala della Sposa insieme alle altre ragazze.
<< Stritolami un altro po’ e ci sarà una damigella in meno
nel corteo oggi! >> gracchiò Allison ridendo.
Juliet non smise di stringerla tra le braccia, ma le lasciò un
attimo di respiro solo dopo che ebbe voglia di rivedere l’abito da sposa posto
sul letto. << Non ho parole Al >> mormorò con voce mozzata.
<< Nemmeno io. Sono morte nei miei polmoni >> La mora
si batté un pugno sul petto, sospirando divertita.
Natasha prese le manine di Maggie per tirarle su in aria.
Sventolandole, lanciò un urlo d’approvazione. << Anche noi lo adoriamo!
>>
<< Non ho mai scordato l’espressione sul tuo viso quando hai
visto la bozza di quel vestito. Ho deciso di tenerla per me e lavorarci su. È
un Allison Hart originale unicamente creato per te >> le confidò la mora
strizzandole l’occhio.
Juliet si torturava il labbro inferiore con i denti. <<
Mancano poche ore… >> constatò.
Allie le schiaffò un bacio sulla fronte. << Sentiti libera
di ripensarci. Ho un cavallo d’emergenza su cui puoi fare affidamento >>.
Lei scoppiò a ridere. << Che grande amica!
>>
La mora agitò la mano. << Oh non dirlo nemmeno >>.
Nat si alzò in piedi, prendendo la macchina fotografica.
<< Sono delusa che tu non voglia fare nessuna foto pre-evento >>
mise il broncio.
Juls alzò un sopracciglio. << E chi ti ha detto una cosa del
genere, ragazza? Presto! >> si lanciò sulla parte libera del letto per
non sgualcire il vestito. << Venite tutte qui e mettiamoci in una posa
alla Miley Cyrus! >>.
Jade sbatté più volte le palpebre, non credendo alle sue orecchie.
<< Sei seria? >>
<< Assolutamente sì! Avanti >> mosse le braccia.
<< Ma non è dignitoso! >> contestò debolmente la
riccia.
<< Ehi, chi è qui la sposa oggi? Io. Perciò muoviti e porta
il tuo culo qui >> ghignò.
<< Signora G, sarebbe così gentile da scattarci una foto?
>> convenne allora Nat, con un sorriso accattivante.
Maggie raggiunse Juliet, saltando nelle sue braccia. << Io, io! >>
Lei la baciò sulla bocca. << Anche tu, certo >>.
Grace ridacchiò una volta scattato quel finale e felice momento del
suo Quartetto. Aveva gli occhi pieni di lacrime, e sapeva che non sarebbero
andate via facilmente.
<< Signora G, niente lacrime se non vuole far sclerare Jade
>>.
La riccia alzò un dito. << Assolutamente. Trucco e parrucco
saranno qui tra un’ora. Qualsiasi gonfiore sulla faccia non sarà assolutamente
tollerato >> dichiarò.
Juliet alzò un sopracciglio, ghignando. << Hai gli occhi
lucidi >>
<< Sono la damigella. È un mio sacrosanto diritto >>.
<< Io sono già a buon punto >> Nat si fece aria sul
viso per mandare via le “guastafeste”.
Bethany entrò nella stanza. << Juliet? >>
<< Ehi mamma >> sorrise Juliet tra le risate generali.
La vide esitare sul ciglio della porta. Inclinò la testa, corrugando la fronte
in maniera interrogativa, domandandole: << Tutto bene? >>.
<< Sì tesoro… >> la rassicurò
pacatamente. <<
C’è qualcuno che vuole vederti >> spiegò Beth
aprendo di più la porta per
lasciar passare la figura dietro di lei. Juliet strinse forte tra le
dita il tessuto della vestaglia, mentre tutti quanti nella stanza
caddero in un
silenzio tombale.
Jade si alzò. << Cosa ci fai tu qui? >> ringhiò.
Gli occhi blu di Allison s’infiammarono di astio. <<
Vattene. Non ti permetteremo di rovinarle questo giorno >>.
Juliet la quietò, posandole una mano sul braccio. << È tutto
a posto ragazze…è qui per me. Le ho chiesto io di venire >> ammise.
Natasha spalancò gli occhi. << Cosa? Perché non ce lo hai
detto? >>.
Juls scosse il capo. << Non volevo dirvelo... >>
sospirò con sguardo di scuse, << perché non sapevo se sarebbe venuta
>>. Non credeva nemmeno che avesse letto il messaggio che lei gli aveva
lasciato in segreteria solamente ventiquattr’ore
prima. << Puoi entrare, Linda
>>.
La donna incedette con passi che le parvero insicuri. Si era
tinta i capelli di nero, ma i lineamenti rimanevano ugualmente identici ai
suoi.
<< Potete lasciarci da sole, per favore? >> chiese
Juliet.
Bethany sembrò voler dire qualcosa a Linda, ma tacque rivolgendosi
a Juliet con espressione dolce. <<
D’accordo, faremo come dici. Però se non dovessimo avere un altro momento per
parlare prima della cerimonia, voglio che tu abbia queste, Juliet >>.
Sua madre le porse un pacco che lei scoprì essere un insieme di
lettere tenute da un doppio filo di spago intrecciato.
Beth le sorrise caldamente, posandole una mano sulla guancia.
<< Sono da parte di tuo padre. Mi ha detto di dartele, quando ti avessi
ritenuta pronta a leggerle. E questo è il momento migliore, bambina >>.
Juliet schiuse le labbra, premendosele contro il petto. <<
Mamma… >>.
Prima di andarsene, Bethany la baciò sulla guancia. << Ti
voglio bene. Ora vado a mettermi il mio vestito da damigella >> le fece
l’occhiolino.
<< Anch’io, damigella d’onore
>> puntualizzò.
Una alla volta le ragazze lasciarono la stanza, e Grace portò con
sé Maggie. Nat adocchiò prima Linda, poi Juliet. Si mise ad un palmo dal naso
di quest’ultima, sussurrandole: << Se fa la stronza, la bastonerò a sangue
freddo >>.
Lei le rivolse un piccolo sorriso accondiscendente, annuendo
assertiva.
<< È bellissima. >> commentò Linda, quando furono rimaste
sole. Si riferiva a Maggie. << Ha la tua stessa espressione caparbia
>>.
<< Già. Lo dicono in molti. >> sorrise.
<< È passato del tempo dal nostro ultimo incontro, Juliet. E
mi ricordo che non è stato piacevole, anzi direi il peggiore. >> Ci fu
una pausa, durante la quale Linda si avvicinò all’abito da sposa. Guardandolo,
lo sfiorò con la punta delle dita. << Perché oggi sono qui? >>.
La risposta di Juliet, spiazzò entrambe. << Perché…avevo
bisogno di te >>.
Linda sgranò piano gli occhi, facendo un passo indietro come se
avesse ricevuto uno schiaffo. << Dovresti odiarmi.
Dopo che ti ho detto tutte quelle brutte cose… >>.
<< L’odio mi ha consumato per molti anni. >> Juliet
la guardò dritto negli occhi. << Non fraintendermi, Linda, il tuo
comportamento ha pesantemente influenzato sulle mie scelte.
Ero così spaventata di fare gli stessi tuoi errori, che ho anche lasciato
l’uomo che amavo di più a questo mondo. >>
<< Sono cambiata, Linda. Essere madre mi ha reso diversa.
Potrà non avere molto senso per te, ma oggi per me inizia una nuova vita in cui
non c’è spazio per i miei vecchi fantasmi. >>
Juliet la fissò profondamente, tanto da vedere la sua immagine
riflessa nelle iridi di Linda. Parlò piano. << Ho perdonato me stessa. Non potevo fare
questo passo senza aver perdonato te >>.
Un pomeriggio di un paio di mesi fa, mentre lei e Louis stavano
parlando dei possibili invitati al loro matrimonio, lui le aveva domandato con
molta cautela se fosse intenzionata ad invitare anche Linda. Juliet era rimasta
per così tanto tempo in silenzio, che lui le aveva chiesto scusa temendo di
averla in qualche modo ferita per essere stato inopportuno. Lei gli aveva
sorriso, prendendolo in giro, e non erano più tornati su quell’argomento.
Fino a qualche giorno fa, quando Juliet non aveva preso quel maledetto telefono
chiedendosi se il numero fosse ancora quello giusto.
Una parte di lei, quella che non demordeva e più
“credulona”
insisteva nel pensare che Linda sarebbe venuta. L’altra, quella
ferita e nascosta
era molto scettica e preparata ad un’altra delusione. Ma se
adesso lei era lì, e
l’aveva ascoltata con attenzione e silenzio, significava pur
qualcosa. L'odio rende vulnerabili, il perdono insicuri, ma se
c'è l'amore dietro l'angolo allora diventa la tua forza. E non
esistevano rimpianti nel cuore di Juliet. Nulla di quello che era
successo poteva essere cancellato o modificato, ma nessuno sa quanti
giorni ha a disposizione per vivere. E lei era decisa a non sprecarli
più.
D’un tratto, Linda si divincolò da lei, e Juliet lasciò subito la
presa. Temette il peggio, ma fu colta completamente di sorpresa, quando le
buttò le braccia al collo cedendo in un pianto.
<< Tu non sei come me…sei migliore, Juliet. Quella volta, ho
visto in te tutto quello che io non sarei mai potuta essere. Ero gelosa, una
stronza invidiosa
di te, e ti ho
ferita di proposito. Sapevo di avere potere su di te e l’ho usato
per farti del
male. Sono stata capace solamente a volerti addossare le mie colpe, a
reputarti
responsabile degli sbagli che ho commesso nella mia vita >> Tra i
singhiozzi irrequieti, la voce le uscì spezzata e incontrollata.
<< Devi
credermi, ti supplico! Mi dispiace così tanto, ma io non ti ho
mai odiata. Io
ti voglio bene, figlia mia >>.
Juliet la strinse a sé. << Ti credo mamma >> sorrise.
So perché ti sto scrivendo,
evitando di poter benissimo fare quattro passi e parlarti di persona.
Oggi sono andato dal
medico. Tua madre aveva ragione: quel calo di pressione che ho avuto in viaggio
non è stato un caso fortuito.
Ho il cancro. Non
voglio dirlo a te e tuo fratello.
Non odiarmi, non ti
sto mentendo se ti dico che sto bene. Io sto bene, e più lo ripeto più crescono
le speranze che non debba lasciarvi. È un po’ sciocco fare affidamento alla
fortuna, ma non sarà una malattia a sconfiggermi.
Guarirò.
Te lo prometto.
Papà.
Juliet si portò le ginocchia al petto, scorrendo gli occhi sulle
decine di lettere cosparse sul letto. Sulla busta erano indicate la data e il
mese in cui David le aveva scritte. La carta consumata e fragile, segno che
sua madre le aveva custodite in un luogo segreto e polveroso per tutto questo
tempo.
Ne prese un’altra, aprì la linguetta e lesse. Una dopo
l'altra, frammenti del passato ghermirono la sua mente, riempiendola di
ricordi. Ogni parola conteneva la forza vitale di suo padre. Le mani di
Juliet tremavano dall'impazienza di arrivare all'ultima lettera, ma si
prese del tempo. Sorrise quando giunse all'ultima frase. Pensò
che per questa volta Jade l'avrebbe perdonata per le lacrime che
segnarono le sue guance
Juliet,
Avevo progettato un
bel pomeriggio insieme oggi. Era tutto perfetto, noi sulla nostra piccola barca,
il fiume e il tramonto.
Il senso di colpa mi
assale in questo momento. Non doveva succedere. Sono stato un incosciente. I
medici mi avevano avvertito di non esagerare, e tu hai dovuto pagare le
conseguenze del mio errore.
Se non ci fossi stata
tu, l’ambulanza non sarebbe venuta in tempo e forse adesso non sarei nemmeno
qui. Questa stanza puzza, le infermiere sono acide come limoni, e il mio
compagno di stanza russa come un gorilla.
Mi dispiace di averti
fatta preoccupare tanto.
È arrivato il momento
di dirlo a te e a Kyle.
Non ha più senso fare
finta di niente.
Tuo David.
Juliet,
Immagino quanto possa suonare
egoista da parte mia chiederti di non essere triste, e il fatto che tu
oggi abbia
tenuto a freno il tuo dolore vuol dire che stai facendo il possibile
per accontentare il tuo vecchio. Sono giorni che mi tengono in ospedale
per dei controlli e finalmente
domani saprò quali siano i nuovi risultati. Ascoltarti mentre
leggi il giornale
e il tuo aggiornarmi sulle notizie che scorrono fuori da questa stanza,
fa
trascorrere in modo migliore le ore noiose che devo passare qui.
È stato divertente assistere
ai tuoi accanimenti contro l’infermiera, quando ti ha informato che l’orario
per le visite era terminato da un bel pezzo e che dovevi andartene altrimenti
avrebbe chiamato la sicurezza. Tu hai replicato dicendole chiaramente che non
avresti tolto il tuo ehm…fondoschiena… fin quando non sarei stato io a
chiedertelo. Rido con orgoglio.
Un profondo pensiero
ha fatto stringere il mio cuore in quel momento: Vivrò abbastanza per vedere la
donna che sei destinata a diventare?
Lo scoprirò domani.
Tuo David.
Juliet,
Fuori da quella camera
pregna del puzzo dei malati, nel retro dell’ospedale ho scoperto esserci un
rigoglioso prato verde. Non capisco perché nessuno venga a passare le sue
giornate qui. Non c’è quasi nessuno, tranne qualche vecchietto in carrozzella.
Tra cui io, che mentre muovo queste due ruote con le mani penso a quanto sia
bello poter respirare aria fresca e godere della vista di un paesaggio pieno di
vita.
Già, la vita! A
proposito di questo…ho chiesto a tua madre di non dire niente. Voglio che sia
io a farvelo sapere.
Perdona le lacrime che
forse hanno stemperato un paio di lettere su questo foglio. Non sono di
tristezza o di rabbia, ma di accettazione. Giuro che sto sorridendo, mentre
ripenso a quello che mi ha detto il dottore. Avrei voluto passare molto più
tempo con voi, ma evidentemente la buona Provvidenza ha tutto un altro piano
per David Anderson. Quale sarebbe la tua risposta se ti dicessi di accettarlo
insieme a me?
Non ho mai avuto paura
di morire…ma di lasciare te.
Mi resta poco tempo
mia preziosa Juliet…ma riuscirò a salvarti.
Papà.
Mia Juliet,
Dal momento che mi è
diventato più difficile muovere le mani, ho chiesto a tua madre l’enorme favore
di scrivere lei stavolta.
È la mia ultima
lettera, perché dentro di me sono consapevole che nell’arco di qualche ora sarà
il mio ultimo giorno. Il mio respiro è fiacco, la tosse pesante e le palpebre
cedevoli. Ma le mie parole saranno abbastanza forti e dovrai leggerle con
estrema attenzione.
Sono passati un paio
di giorni dall’ultima tua visita e non biasimo la tua riluttanza a venire a far
visita ad un vegetale. Sto scherzando, bambina. Non avercela con te stessa. Non
aver paura della mia morte. Non aver paura di rimanere sola, perché non lo
sarai mai. Ti conosco abbastanza bene da sapere che in un primo momento ti
sentirai esattamente così. Nelle settimane trascorse dal mio “ultimatum” non
hai voluto saperne di dirmi addio. Qualunque fattore ti porterà a rifugiarti in
te stessa, il dolore non andrà mai via. Molte situazioni e persone ti
porteranno a fare decisioni che ti faranno crescere e scoprire la vita. Avrei
tanto voluto essere tra quelle, ma non fa niente. So che non smetterai di
considerarmi “vivo” e che parlerai ancora con me. Ovunque sarai e qualunque
cosa stia accadendo, tutte le volte che vorrai immagina il tuo papà ascoltarti
con curiosità e calore mentre glielo stai raccontando.
Io sarò lì.
Ed io lo stesso, sto
immaginando te nella donna meravigliosa e forte che sono certo sarai adesso.
Probabilmente ci sarà voluto molto tempo prima che ti rendessi conto della
brava ragazza che sei. Io l’ho sempre saputo. Modestamente, ti ho cresciuta io.
Volevo dire NOI! ( puntualizzazione dovuta allo scappellotto di tua madre )
Se sei arrivata fino
qui a leggere, vuol dire che hai mantenuto la promessa: mi hai lasciato andare.
Ti amerò sempre,
bambina mia.
Non aveva mai pensato, nelle sue fantasie, ad una spiaggia come
luogo di celebrazione delle sue nozze. Ma era proprio quello che adesso gli
occhi di Juliet stavano guardando. Alzò lo sguardo verso il cielo, così che i
caldi raggi settembrini le riscaldassero la pelle, mentre l’aria salmastra del
mare le riempiva i polmoni di una frizzante freschezza. Aveva un sorriso
estatico da un orecchio all’altro. Quando erano arrivati, Juliet aveva
trattenuto il fiato riconoscendo la casa di Matt, il loro vecchio amico di
famiglia. Era moltissimo tempo che non veniva a fargli visita nel
Southend-on-Sea, un paesino poco distante da Londra, dove si era ritirato con
la famiglia per allevare i suoi cani da slitta. La modesta tenuta precedeva la
battigia, e sorgeva su una dolce collina verdeggiante. C’erano profumi e colori
accostati in armoniose cromie ovunque intorno a lei, dai vasi alti in pietra
bianca colmi di viole, ciclamini e calle, agli intrecci di girasoli e
solidaghi che abbracciavano l’arco di legno scuro sopra la sua testa. Louis le
aveva regalato un sogno che non aveva mai nemmeno provato a immaginare. Era
così presa da quello spettacolo, che si accorse appena in tempo che il prete,
Don Michael, che conosceva fin da quando era piccola, aveva chiesto a Louis di
pronunciare la sua promessa.
Juliet si morse il labbro, quando lo vide chinarsi per prendere
uno degli anelli che Wyatt teneva su un cuscinetto. Il piccolo le fece un
delizioso sorriso sdentato, al quale lei rispose con un bacio.
Poi rivolse tutta la sua cieca attenzione a suo marito, che in
camicia bianca, giacca e sexy bretelle nere le prese la mano sinistra. Juliet aveva insistito
affinché le indossasse, dal momento che sapeva quanto detestava la cravatta e
in fondo a lei era piaciuto esattamente così.
<< Io, Louis William Tomlinson, desidero con tutto me stesso e di
più diventare
tuo marito. Adoro svegliarmi e sentire il calore del tuo corpo nel
letto. Adoro il tuo modo di arrabbiarti specialmente quando usi quel
tuo borbottio sexy e roco per cercare di rimanere seria mentre ti
faccio le boccacce per indispettirti. Mi fa impazzire il mondo in cui
pronunci il mio cognome, non te l'ho mai detto ma ho cominciato ad
apprezzarlo di più perché suonava molto meglio
pronunciato da te che dalle mie insegnanti; di solito quando lo usavano
un attimo dopo ero nell'ufficio del preside. Penso che una delle
ragioni principali per cui siamo qui adesso di fronte a questo
rispettabile Signore è che voglio annunciargli che ho capito
cos'è davvero l'amore e cosa significa. Voglio darlo a te e ai
nostri figli. Prometto che anche quando sarà
più difficile, io lotterò insieme a te, perché
siamo una squadra. >> si portò la mano di lei al petto,
dove batteva il cuore << Voglio ritrovarti qui oggi, domani
e per tutti i giorni della mia vita. >> La sottile striscia
dorata
scivolò perfettamente nell’anulare di Juliet.
Con un sorriso appassionato lei fece lo stesso, quando fu il suo
turno. Alzò la sua mano intrecciata alla sua.
<< Con quest’anello, io Juliet Anderson divento tua moglie.
E mi dispiace per te, ma io ti amerò sempre, quindi preparati ad avermi intorno
finché avrò respiro in corpo perché non ho nessun’intenzione di passare questa vita
senza di te, Tomlinson >>.
Louis sospirò, quasi gemendo. << La prego, mi dica che posso
baciarla perché non ce la faccio più! >>
Il prete parve trattenere una risata, limitandosi ad annuire
compiaciuto. << Con immenso piacere vi dichiaro marito e moglie. Può
baciarla adesso >>.
<< Finalmente! >> Detto questo, Juliet si godette il
bacio appassionato di suo marito.
<< È bellissimo qui >> mormorò Juliet affondando le dita dei piedi nella sabbia soffice e fresca. << Posso farti una domanda? >>
Mentre tutti erano ai festeggiamenti, Louis aveva deciso di rapire sua moglie, per fare una passeggiata sulla riva. Le diede un bacio sul collo. << Sì, ma devi pagare un pegno >>.
<< Che genere di pegno? >>.
<< Tua la domanda, mio il pegno >>.
<< Mmh e sia. >> Teneva la schiena poggiata al suo petto, entrambi seduti a bearsi del lento calare del sole.
<< Perché hai scelto proprio questo posto? >>
Louis percepì chiaramente il sorriso nella voce di Juliet, ma anche un pizzico di consapevolezza. Girò il collo per guardarlo meglio con quei suoi occhioni ambrati, i capelli ondulati che gli accarezzarono dolcemente la guancia.
Louis sorrise, la voce impastata per l’imbarazzo. << Volevo trovare un modo per farti sentire tuo padre vicino. Matt mi ha detto che non venivi qui da quando è successo…volevo un posto in cui i nuovi e i vecchi ricordi si sarebbero potuti unire in modo speciale >>.
Lei sospirò, gli occhi brillavano di lacrime: << Ti amo >> disse solamente, ma quelle due parole erano tutto ciò che lui aveva bisogno di sapere.
<< Anch’io. Ora devi pagare >>.
<< Uhm cosa devo fare? >>
<< Devi toglierti il vestito. Da quando hai attraversato quel tappeto, non sono riuscito a staccare lo sguardo. È una tentazione infernale. >> l’accusò severo.
<< Ooh mi dispiace… >> Juliet arricciò le labbra alzandosi da terra e scrollandosi i granelli di sabbia dalla gonna in satin di seta. I raggi di luce rifletterono sul corpetto velato e tempestato di cristalli. Lo scollo a cuore mostrava in maniera suadente le forme dei suoi seni perfetti; il bustier in trasparenza arricchito da qualche spruzzata di luccichio, rivelava le parti giuste del suo ventre liscio e abbronzato.
<< Non posso di certo rifiutarmi di scontare questo pagamento >>.
C’era una luce pericolosa nei suoi occhi felini, e Louis ne fu rapito. In un gioco di lacci, con fare esperto Juliet slacciò tutti i nodi. D’istinto Louis si guardò intorno, accertandosi che nessun altro all’infuori di lui avrebbe dovuto vederla. Erano vicino una piccola insenatura rocciosa, poco lontano dalla tenuta ma abbastanza nascosta. Juliet era favolosamente nuda con delle mutandine di pizzo bianco, che indossata da lei era tutt’altro che il colore dell’innocenza. Louis si alzò lentamente, ma lei fece un passo indietro, con un sorriso furbesco. In risposta, il sangue prese a scorrergli in un flusso eccitante di adrenalina. << Vieni qui >>.
Lei schioccò la lingua, dispettosa. << Aah no! Questo non faceva parte del patto. Se mi vuoi, prima devi prendermi >>. Juliet rise del suo sguardo sbalordito, quando puntò verso l’acqua.
<< Vuoi farti il bagno nuda?! È gelata! >> gridò togliendosi velocemente la camicia e il pantalone.
<< Muoviti! >> Juliet prese a correre più veloce, quando lo sentì avvicinarsi.
Louis scattò un braccio in avanti, zampilli d’acqua ghiacciati gli investirono la pelle nuda, quando Juliet frenò bruscamente appena un’onda la sommerse fin sotto il bacino. Lanciò un urlo rabbrividendo. Rise opponendosi a denti stretti, quando lui l’afferrò alzandola da terra per la vita e prendendola con un sacco di patate minacciando di buttarla in acqua.
<< Fredda fredda fredda >> mugolò Juliet, divertita. Lui la riportò con i piedi sulla sabbia, premendole i palmi caldi sulle guance. Le accarezzò le gote con i pollici, sussurrandole con voce roca, quasi ansimante: << Sei mia, tigrotta >>.
Juliet ghignò, chiudendo gli occhi. << Sono sempre stata tua, Louis >>.
Alle
mie lettrici
Cos’è la fine senza uno dei miei tanto adorati monologhi? Di là dalle parole che sono
state battute nel corso di un anno e più per creare The dress of seduction, è il
lettore che permette alla storia di vivere appieno, con il suo spirito d’immaginazione,
il senso critico e partecipativo fa sì che i personaggi diventino reali per se
stesso. Ho letto recensioni di ragazze che mi dicevano di riuscire ad
immergersi nel racconto; di come si sentivano un po’ nei panni della
protagonista. Tempo fa in un libro che mi è capitato di leggere c’era scritto:
<< La lettura è un patto di generosità tra l’autore e il lettore: ognuno
fa affidamento sull’altro, ognuno conta sull’altro. Un libro prende corpo
soltanto con la lettura ed è il lettore che gli da vita >>.
Io non sono una scrittrice, sono consapevole della quantità d’imprecisioni
che hanno toccato punti della storia, probabilmente è questo che non la
rende abbastanza buona da essere messa in un piano più alto.
Ed ecco perché…
Tu, mia carissima lettrice che in qualsiasi luogo ti trovavi nel
momento in cui sei arrivato qui, a questa pagina e quindi hai dedicato il tuo tempo
prezioso a questa storia, sei stata fondamentale per me. Quanti “grazie” hanno
riempito i nostri discorsi, e ancora so che potrebbe suonare melenso allungare
di qualche eee questa parola, perciò non lo farò, il mio è un grosso e grasso
GRAZIE.
Per il tuo occhio caduto sul titolo, su un capitolo, e forse anche
più di uno;
Per aver inserito il nome di TDOS nella lista dei tuoi interessamenti;
Per aver fatto di me un’autrice preferita, un’amica o anche una
simpatica conoscenza se vogliamo;
Per aver premuto qualche lettera dandomi un’opinione, e anche per non
averlo fatto ma ciononostante il tuo silenzio non era sinonimo d’abbandono;
Per avermi dato la tua fiducia, immensa e gentile anche quando
nella tua mente sognavi di sbattermi la testa contro il muro.
Tengo a te, anche se non ti ho mai vista in viso. A tutte voi
arriverà un messaggio, che spero riesca insieme a questo piccolo
angolo a farvi capire quanto mi mancherete. Sono stata fortunata ad
avere ognuna di noi in questo tempo.
Grazie... La vostra Ella vi stringe forte, dicendovi: arrivederci♥
Fanno parte della serie:
Happy Ever After: Natasha and Zayn
Happy Ever After: Jade and Harry
PROSSIMAMENTE: Happy Ever After: Allison and Niall