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Autore: walls    19/01/2014    4 recensioni
“Cosa darei per farti ridere, cosa darei per vederti vivere.”
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'ragazzi di carta'
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A Mariachiara, che mi ha dato l'sipirazione, e ad Elisabetta.



Ho sognato l’alba tra le tue braccia, il tramonto tra le coperte.
Ho sognato il futuro, ho sognato che c’eri, che avevamo una bambina, due cani e tre gatti.
 Ho sognato l’amore puro, bello, pieno di sentimenti.
E sai qual è il problema? Era solo un sogno.



Japan






19 Marzo

 

h 11:12 p.m.

 
“.. E vi preghiamo di riporre il bagagli a mano nelle cappelliere o sotto il sedile davanti a voi, tutti i dispositivi elettronici devono essere spenti. La durata del volo è di 12 ore. Assistenti pronti al decollo”
La hostess che ha appena parlato ha i capelli scuri, gli occhi azzurri e le labbra più rosse che Drew Evans abbia mai visto.
Ha uno strano accento, pensa. La segue con gli occhi mentre quella si accerta che tutti gli scomparti sistemati sopra la testa di ogni passeggero siano sigillati perfettamente, e le è subito chiaro che questo non deve essere il suo primo servizio: sposta lo sguardo da un cubicolo all’altro, un sorriso gentile ma appena incrinato, facendo scattare le chiusure come se ne avesse abbastanza di quel gesto, di quella vita. Quando la perlustrazione finisce, torna al suo posto senza dire una parola.
Drew sorride, lo sguardo basso sul pancione prominente che s’ingrandisce di giorno in giorno:  “Ti somiglia molto” dice, piano. Infila le mani nelle tasche del cappotto che tiene addosso, incrocia le caviglie sotto il sedile della ragazzina che le siede davanti e si lecca le labbra.
“Voglio dire – prorompe, gettando uno sguardo al ragazzo che le sta seduto accanto - nemmeno lei è brava a fingere che questo lavoro le piaccia”
Lui si volta a guardarla di rimando, sogghignando: “Mi stai dando del falso?”
Drew porta una mano fra i capelli spettinati e sbuffa, ma sorride ancora. L’aereo, nel frattempo, comincia a prendere velocità lungo la pista.
“Non mi permetterei mai – scherza, poggiando la testa sulla sua spalla - Dico solo che dovreste imparare a sorridere anche con lo sguardo, se volete essere convincenti, Zayn”
Il suddetto scrolla le spalle, spostando lo sguardo dal ventre pieno della sua fidanzata al paesaggio fuori dall’oblò.
“E’ una tale perdita di tempo..”
La ragazza sospira: “Dovresti essere grato per il lavoro che fai – ribatte, seria – Non tutti possono permettersi quello che puoi permetterti tu, lo sai”
Ma il sorriso triste che Zayn sfoggia qualche secondo dopo basta a farle capire che, in realtà, essere un componente della band più famosa al mondo non deve comportare solo vantaggi.
“Gli altri possono permettersi di assistere la propria ragazza durante la gravidanza, sorridere quando lo ritengono opportuno, viaggiare, e  farlo senza essere costretti ad incidere un disco o a esibirsi per giustificarsi”
Drew abbassa gli occhi, quasi colpevole. Con le dita sfiora pianissimo i contorni della sua pancia gonfia, chiedendosi come sarà la vita quando la loro bambina – “Voglio chiamarla Blake”, “Non se ne parla!” – verrà al mondo. Pensa al suo lavoro di architetto, alle visite mediche, le notti in bianco, le canzoncine che sarà costretta a cantare quando Zayn non potrà esserci, ai rimproveri, le litigate, al futuro incerto che li attende. Negli otto mesi che ha trascorso a letto, attenta al cibo e agli sforzi, non ha fatto altro. E fa comunque male.
“Non volevo che le cose andassero in questo modo..”
Zayn scuote la testa, afferrandole la mano e stringendola nella sua, sempre troppo fredda.
“Non pensarlo nemmeno – sussurra, e Drew sente le gambe tremare mentre le lascia un bacio a fior di labbra e poi chiude gli occhi, poggiando la testa al sedile – siete la cosa più bella della mia vita”
“Siamo un problema”
Lui sorride, “Non dirlo più”.
Sono in volo.


 

h O2:O4 a.m.

“Che ore sono?”
“Le due”
“E’ ancora notte, allora”
“Già”
Drew sbadiglia, incrocia le braccia al petto e si stringe nelle spalle.
E’ incredibile – pensa Zayn - come riesca ad avere freddo anche così: porta addosso una canotta, un maglione, il cappotto, ma batte i denti come se fosse in biancheria intima, e lui si lecca le labbra, perché le fa tenerezza. La vede cercare con lo sguardo qualcosa che possa darle calore, sporgersi oltre il bracciolo del sedile e alzare la mano, chiedendo alla hostess se è possibile che le dia una coperta, e storce le labbra quando quella “No, mi spiace” le risponde, imbarazzata. Drew a questo punto si volta verso di lui e le sue labbra increspate dicono già tutto ciò che c’è da dire:  “Mi abbracci?”
 Zayn ci pensa, il sorriso obliquo: “Mi spiacerebbe uccidere mia figlia – dice e lei ride, scuotendo la testa – però se insisti..”
E in un secondo il suo braccio è attorno alle spalle della ragazza che ama, e allora va bene così.
Va bene che il Giappone, infondo, disti mezza giornata di volo dall’ Inghilterra, va bene che ci stia andando per incidere un pezzo che nemmeno gli piace, e va bene che sua figlia sia la loro, perché Drew è veramente bella e, se ha scelto lui, qualcosa di buono Zayn deve averlo per forza.
Blake sarà perfetta”
Drew però è furba e allora sorride. Ancora. Come sempre.
“Ci hai provato, tesoro, ma è Cara comunque. Un abbraccio non basta”
“Sei impossibile da corrompere!”
Un bacio; l’ennesimo.
“Già”

 

La sera in cui Drew gli ha detto di essere incinta, Zayn sa di non essere rovinato a terra per puro miracolo – o forse perché Liam Payne è arrivato a sostenerlo giusto in tempo, non lo ricorda. Ciò che non ha dimenticato, invece, sono stati i brividi lungo la schiena e un sinistro tremolio alle gambe, immancabilmente seguiti da una risatina isterica.
Che?
Aspetto un bambino. Ed è tuo
In ventitré anni di vita, non ci aveva mai pensato. Come si cambia un pannolino? Un neonato quante volte al giorno ha bisogno di mangiare, bere, dormire? E la vita, la vita? Che fine fa, quella? Gli amici? Le discoteche? La band?
Non sei seria
Invece sì”.
Per Zayn è cambiato tutto in quel preciso istante.
La pelle d’oca è sparita, così come il tremore, e all’improvviso gli è sembrato che tutte le risposte fossero negli occhi verdi di Drew, gli stessi che lo pregavano di non abbandonarla, di accettarla e amarla come le aveva promesso.
Sono spariti i sensi di colpa e gli occhi spenti. Sono sparite le discussioni avvenute in passato, le notti insonni e quelle d’amore. E’ sparito tutto.
Lui, Zayn Malik, padre.
“..Allora?”
Ma chi ti lascia.


 

h O7:O8 a.m.

 
Zayn socchiude gli occhi.
Quando l’aereo trema leggermente sotto il peso dei passeggeri, sul sedile davanti a lui una ragazzina sobbalza e un anziano signore vestito di tutto punto borbotta fra sé e sé. Tutti improvvisamente allungano il collo, chiacchierano.
Lui non capisce: cos’è stato? Stiracchia lentamente le braccia, strofina il dorso di una mano sulla fronte e cerca di risvegliarsi dal torpore che il suo pisolino gli ha procurato. E’ confuso, gli gira la testa.
“Drew?” chiama, spingendo delicatamente la sua fidanzata per una spalla. Lei non risponde, grugnisce e continua a dormire. Lui si guarda intorno.
“Che è successo?” domanda, incrociando lo sguardo vagamente preoccupato di una hostess che per caso gli passa vicino.
“Nulla, è solo una turbolenza
  si sente dire – Torni a dormire”.
Non si fida. La donna in uniforme lo guarda ancora per qualche istante, poi torna a camminare a passo svelto verso la cabina di comando e Zayn può giurare di averla vista trattenere un gemito di insofferenza.
Si lecca le labbra. Ora comincia a tremare un po’ anche lui.
Sistema meglio la schiena sul sedile, passa una mano fra i capelli e all’ improvviso uno scossone – stavolta lo ha sentito, non è stata una sua impressione – fa traballare le ali del mostro meccanico su cui sono in volo. Zayn s’irrigidisce.
L’aereo prende velocità e non sa nemmeno perché.
“Che cazzo sta succedendo?” si trova quasi a urlare, nel panico che pian piano si sta facendo strada fra i presenti.
Un ragazzo che deve avere più o meno la sua età, qualche fila più avanti, lo ascolta e indica un punto oltre la sua spalla. Lui si volta, fuori dall’oblò le nuvole sono nere come catrame. Capisce.
“Credo che gli assistenti vogliano attraversare un vuoto d’aria per sviare la tempesta”
Ok, d’accordo. Zayn annuisce, prova a respirare con calma.
“Grazie”
Poi è come se non fosse successo nulla e tutto torna come prima.
 

 

h 1O:36 a.m.

“Mi sono spaventato”
“Davvero?”
“Da morire”
“Io non ho sentito nulla..”
“Perché il tuo russare ha sovrastato le urla altrui..Ahia, Drew!”
“Sei uno stronzo! Ora dormo per due, ho il sonno più pesante..”
“Mi hai fatto male!”
“Quante moine per uno schiaffetto..”
“Sei un’animale, D”
“E tu un fifone”
“…”, “…”
“Ma ti amo”, “Ma ti amo”.
 
 
 
 
 
“Buongiorno, signore e signori, sono il comandante Whitaker; se alzate lo sguardo mi troverete qui, nel galley anteriore, sto facendo un saluto - Zayn alza lo sguardo. Il pilota sorride, stretto nella sua camicia bianca con le mostrine nere e dorate, e parla attraverso quello che (da questa distanza) sembra un comune telefono fisso - Voglio scusarmi per la turbolenza di stamattina: evidentemente in Giappone non amano noi dell’Inghilterra!”
Drew sogghigna, si morde le labbra.  
“Vi chiedo di mettervi comodi e di rilassarvi, l’aria potrebbe storcersi un po’: consiglio di rimanere con le cinture allacciate. Gli assistenti di volo passeranno con acqua e snack, e atterreremo a Tokyo fra quaranta minuti. Buon proseguimento”.


 

h 11:16 a.m.



Dei quaranta minuti successivi all’augurio del comandante, comunque, Zayn ricorda solo le urla e gli strepiti di Drew e dell’equipaggio. Sente qualcosa di caldo colare lungo il viso dopo uno scontro frontale col sedile anteriore al suo, il respiro mozzato dal bracciolo contro cui ha sbattuto per cercare di non far prendere colpi alla sua fidanzata, la sua bambina, e il cuore martellante.
Ricorda di aver visto l’ala sinistra, l’unica che era possibile vedere dal suo finestrino, andare a fuoco.
Ha visto Drew mantenersi il ventre circondandolo con le braccia troppo magre, stringendo i denti mentre le assistenti di volo raccomandavano urlando di assumere la posizione di emergenza.
Ha visto le nuvole infrangersi contro le pareti del Boeing e spezzare componenti, piegare i carrelli di atterraggio.
Ha visto i fiori di ciliegio giapponesi coprire tutto, dai vetri ai corpi inermi dei passeggeri, in un intreccio folle si rami scheggiati.
Ha visto il mondo crollare, ha sentito lo scoppio dei motori in avaria e l’aereo schiantarsi contro il suolo.
Ha visto la sua donna accasciarsi e piangere.
Ha sentito sua figlia smettere di respirare, chiudere gli occhi e Zayn, i suoi, ha deciso che non vuole aprirli più.
Nell’aria c’è uno strano odore di morte e profumo di erba appena tagliata, fa caldo, fa freddo, non respira, ha una paura fottuta. Qualcuno lo chiama e lo stanno trascinando, perché non muove un muscolo ma la sua giacca striscia sul terreno. Non sa che pensare, è tutto buio.
Piange anche lui.



 

 26 Marzo

  
 
Sono le nove e mezzo di sera, fa freddo e la stazione è sempre più vuota.
Zayn ha un pacchetto di Lucky Strike fra le mani, gli occhi più scuri, un gran freddo e le gambe incrociate.
Se ne sta seduto sopra una panchina ghiacciata accanto al binario principale, mentre i treni passano veloci insieme ai suoi anni e il cielo si fa sempre più nero; immobile, col k-way largo sui fianchi, tre messaggi nel telefono e le spalle leggermente curve, inclinate.
Alza di poco lo sguardo sulle rotaie sgombre, stringe un po’ di più le dita attorno alle sigarette.
Londra  non è mai stata una città così terrificante e inutile come oggi. Perché le strade sono ancora impeccabilmente pulite, i grattacieli esattamente dov’erano ieri, le persone sempre frenetiche e poco disponibili, l’erba perfettamente tagliata nei pochi prati rimasti e l’aria ancora fresca, ma se lei non è qui, a baciarle le guance e a dirle che “E’ andato tutto bene” è davvero tutto così perfetto e in ordine? Va davvero tutto bene come gli ripete sua madre da ore, mesi, forse anni?
Zayn scuote la testa, gli occhi gonfi chiusi e arrossati.
“Hai mangiato qualcosa? – Louis, appena arrivato, glielo chiede piano, cercando di non suonare troppo invadente – Sei qui dalle tre del pomeriggio e non hai una bella cera”
Lui non risponde. Si lecca le labbra, rivolge al suo amico uno sguardo veloce e getta a terra il pacchetto di sigarette ancora mezzo pieno perché si sente uno stupido e cazzo!, perché proprio il Giappone?
Louis scuote la testa. Gli si siede accanto, le caviglie incrociate e il cappuccio calato sui capelli: “Drew ha bisogno di te – dice, serio come non lo è stato mai - dovresti tornare a casa”
Già, casa. Il posto dove ci sono i suoi, e i genitori di lei che lo aspettano. Dove c’è un letto sfatto da riempire, la piastra per capelli di Drew ancora inserita nella presa e una camera interamente dipinta di rosa. Ci sono anche i piatti della cena sistemati sulla tavola, gli spartiti abbandonati sotto il tappetino del mouse, il plettro che ha sottratto a Niall per imparare a suonare la chitarra e le canzoni dell’ultimo album che non imparerà mai.
Quella che non c’è, comunque, è e sarà sempre – e solo – lei e gli occhi gli bruciano tanto da far girare la testa.
Zayn prende un respiro, passa una mano fra i capelli nerissimi, trema.
“Io resto finché non torna”
Lo sussurra così piano che Louis deve chinarsi appena e tendere le orecchie per capire quello che ha detto, e lui stringe le labbra subito dopo, perché non doveva dirlo, non può dirlo ed entrambi sanno che non lo dirà mai più.
Semplicemente perché Zayn Malik non resta. Soffre, tiene le urla in gola, piange, sbraita e si morde le labbra; al massimo piega la testa da un lato per qualche secondo, si alza, buffa e poi scappa. Ma non resta. Mai. E non dovrebbe nemmeno questa volta, soprattutto perché la persona che sta cercando non può tornare e non potrebbe nemmeno se lo volesse.
Però sono le dieci meno un quarto, la stazione è deserta e lui è ancora lì, con le lacrime sul viso e il cuore a pezzi.
Louis resta in silenzio, allunga un braccio attorno alle sue spalle e lo stringe. Ma non basta.
Non basterà mai.



 
 

h 11:16 p.m.

 
 
Zayn ricorda di aver sentito da qualche parte che la vita di un guerriero conclusa precocemente ma con onore, rimanda ai petali che cadono a terra durante un temporale improvviso come gocce di sangue che, secondo una leggenda giapponese, avrebbero colorato in rosa tenue la fioritura di ciliegio degli alberi ai piedi dei quali questi venivano seppelliti.
Adesso, a distanza di una settimana dall’incidente, mentre Drew è di fronte a lui sdraiata su un letto d’ospedale con la pancia piatta, sa che non è così.
L’unico sangue che ha colorato quei fiori, quello che ha macchiato la sua esistenza, appartiene all'unica guerriera che non è stata in grado di difendere la propria vita.
Quello di sua figlia.









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(molte battute sono liberamente tratte da "Flight", film che amo e dal quale ho preso ispirazione per scrivere questa os)
Spero che né voi, né Zayn me ne vogliate. Sono in vena di cose  deprimenti, per cui scusatemi se ho ucciso la figlia a questo povero ragazzo.
Non ho descritto le scene nel dettaglio volutamente, perché mi piaceva l'idea di "confusione".
..Questo angolo autrice è inutile.
La prima os che pubblico e fa veramente vomitare.

((amo tutti!))


 

 
   
 
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