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Autore: finnicksahero    19/01/2014    1 recensioni
Dal testo:
Lei doveva tornare da me, anche per un minuto, poi avrei potuto morire, ma dovevo rivederla, almeno una volta.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Sapientona- chiamai, lei si voltò, gli occhi grigi carichi di felicità, i capelli biondi ricci le ricadevano sul viso, rendendola perfetta, passai il dito sul dorso della sua mano intrecciata alla mia.
Eravamo davanti alla sua capanna, le luci erano accesi e un leggero mormorio usciva dalla porta aperta -Buonanotte- disse, lasciò andare la mia mano, si girò senza fare altro, sorrisi e la tirai verso di me prendendola per la maglia, lei aprii bocca per protestare ma mi chinai a baciarla, lei sorrise sulle mie labbra poi ricambio il bacio con un'audacia.
Quando ci staccammo, lei ansimava, sorrideva in maniera quasi sognante, i suoi  occhi grondavano amore, un po' come i miei quando lei si faceva viva, negli ultimi tempi Annabeth mi rendeva sempre felice, allegro -Ora puoi andare- le sussurrai, lei continuava a sorride, sali i pochi scalini e poi scomparve dentro la sua casa.Andai verso la mia capanna, mi sembrava di essere leggero come una piuma, entrai chiudendomi la porta alle spalle, ero solo, come al solito, non mi tolsi nemmeno i vestiti, mi buttai nel mio letto e mi addormentai senza sognare niente, se non Annabeth.
Un bussare eccessivo mi svegliò, ero tremendamente in disordine, gli occhi erano ancora carichi di sonno e i capelli sparati a mille, andai alla porta, l'aprii e vidi il fratello di Annabeth, Malcomlo fissai -E qui?- chiese, aveva due occhi da pazzo, i capelli sparati ed aveva solo i boxer addosso, il sole dietro di lui si stava alzando, io mi accigliai -Chi?- chiesi sentendomi uno scemo, lui si passo una mano sugli occhi -Senti, non ti ucciderò, ma dimmi che lei è qui- disse, io gli posai una mano sulla spalla -Non so di chi stai parlando- replicai, mi stavo iniziando a stancare di quelle insinuazioni -Annabeth- disse.
Mi sentivo come se mi avessero dato uno schiaffo -Cosa?- chiesi strozzato, lui si appoggio allo stipite della porta -E' scomparsa- sussurrò, io lo spintonai e usci a grandi falchi dalla casa, non sapevo cosa dovevo fare, anzi si ma prima dovevo almeno avvertire Chirone.Urlai il suo nome con tutta la rabbia che avevo in corpo, lui arrivo con molta tranquillità, senza troppe esitazione mi lancia ad una supplica per andare a riprendere Annabeth -Ragazzo, domani sceglieremo insieme- disse io battei un pugno sul muro -No, io parto adesso- replicai, strinsi le mani a pugno e corsi alle stalle, non mi rigirai quando lui mi richiamò.
Blackjack dormiva, ma lo svegliagli montai in groppa e mi feci portare all'Olimpo.
Il vento mi scompigliava i capelli già scompigliati, faceva freddo, ma la mia rabbia mi riscaldava, atterrai davanti all'Empire State Builing , dovevo sembrare pazzo, un sedicenne con i capelli sparati gli occhi da pazzo che brandiva una spada che brillava.-Seicentesimo piano- dissi al portiere, lui alzò gli occhi e scosse la testa -Non esiste- dichiarò, gli puntai la spada alla gola e lo guardai furente -Seicentesimo piano ho detto- ripetei scandendo le parole, lui boccheggio e cedette sotto il mio sguardo.Non prestai ascolto alla canzone, ma sembrava la prima canzone che avevano cantato il 4 luglio della mia prima estate al campo, la prima volta che io e Annabeth ci eravamo conosciuti, scacciai quei pensieri e quando le porte si aprirono ero pronto a scatenare gli dei per riaverla.
Mi feci avanti, tutti protestarono ma non li ascoltai, andai semplicemente avanti, alla sala degli dei, loro erano seduti sui loro troni, con aria altezzosa, mi sali alla gola un'urlo, ma lo scacciai per poter rimanere lucido, sentivo le lacrime pungermi gli occhi. Non qui. Non ora.-Dov'è?- urlai, tutti si girano verso di me, alcuni di loro sembravano sorpresi, la maggior parte solo infastiditi, non mi degnarono di una risposta, li guardai uno a uno, incrociai gli occhi grigi di Atena, mi venne un groppo in gola, erano così simili a quelli di Annabeth -Lei sa dov'è- sussurrai, lei sembrò capire ma abbasso lo sguardo, scosse il capo in maniera impercettibile, una risatina si levò da un'angolo, mi girai e vidi Annabeth, ma poi sbattei un po' le palpebre e notai che era Afrodite -Cosa ha da ridere lei? EH?- gridai, lei alzo una mano e mi sorrise, dei quando sorrideva era proprio come la mia ragazza, non riuscivo a guardarla negli occhi.
Lei scese dal trono per venirmi incontro, aveva un'abito che le cadeva a pennello, era bellissima, troppo elaborata ma bellissima -Tu, la tua vita, l'ho resa interessante, ma questa poi, nemmeno nei miei sogni- disse battendo allegramente le mani, mi scompigliò i capelli e si mise vicino ad Era, la fissai con cattiveria -Perseus Jackson, era una cosa che andava fatta, per il bene del mondo- disse lei con superiorità, inizia ad agitarmi, mio padre intervenne prima che potessi insultare quella donna patetica -Figlio è stata la scelta migliore- disse, io scossi la testa -No, la cosa migliore è lasciarla stare con me- urlai -Potevate lasciarmi vivere la mia vita con lei per un po' di tempo?- urlai, poi gemetti per la frustazione e lascia cadere la spada, guardai Era dritto nei suoi occhi -Lei, mia cara è una persona orrenda, non pensa a noi, pensa a se stessa- dissi, la mia voce risultava vuota e spenta.
Voltai le spalle agli dei, raddrizzai la schiena, ricaccia le lacrime indietro, non potevo piangere dovevo rimanere lucido, dovevo ritrovarla.
Avevo deciso, avrei ritrovato Annabeth, fosse stata l'ultima cosa che dovessi fare, lei doveva tornare da me, anche per un minuto, poi avrei potuto morire, ma dovevo rivederla, almeno una volta.



  
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