Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: serensnixpity    19/01/2014    4 recensioni
«C'era una cosa che Santana dimenticava sempre e cioè che era un piccolo pasticcio e non faceva altro che mettersi nei guai. Non era silenziosa, non era posata e soprattutto non era aggraziata quanto lo era Quinn. Però era bella, la bambina più bella che Quinn avesse mai visto ed era la sua migliore amica...quasi una sorella.»
baby!disney!quinntana nel mondo di Frozen.
Genere: Angst, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Quinn/Santana
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Do you want to build a snowman?

 

«Just let me in
We only have each other
It's just you and me
What are we gonna do?
Do you want to build a snowman?»

Un alone si formò sul vetro incrostato di ghiaccio, mentre scrutava il giardino completamente ricoperto di bianco, la punta del nasino sottile premuta contro la finestra. Le piaceva la neve, era bianca, soffice e sembrava panna, come quella che la sua tata metteva sempre sui dolci. Quella notte però nemmeno la neve riusciva a farla sorridere. Sua mamma, l'attuale regina di Arendelle, le aveva svelato un segreto prima di metterla a letto e da allora Quinn non aveva più chiuso occhio. Il buio corridoio di pietra fuori dalla sua stanza le era sembrato un ottimo rifugio per la sua notte insonne. Chiunque avrebbe avuto paura delle lunghe ombre che si stagliavano in quell'area del castello, ma non lei, lei era una fiera principessina di soli sette anni e proprio per questo non sopportava quel pizzicore agli occhi. Lei non piangeva mai, non aveva pianto nemmeno quando la sua bambola preferita si era rotta o quando era caduta dalle scale sbucciandosi le ginocchia e le mani. Un broncio testardo le arricciò il bel visino, quando si trovò costretta a tirare su con il naso e una piccola lacrima fuggitiva le scese lungo la guancia tonda.
Mentre teneva la fronte appoggiata al vetro freddo, quello che sembrava a tutti gli effetti un piccolo starnuto, schioccò nel silenzio notturno del corridoio, facendola sussultare. I grandi occhi color nocciola scrutarono il buio con aria guardinga e un po' spaventata. La sua tata le raccontava sempre un sacco di storie su quello che succedeva in quei corridoi durante la notte, ma lei sapeva che era solo un modo per non farla uscire al freddo. Solo che in quel momento, per un attimo, si chiese se quelle storie fossero vere.
Fu solo quando una piccola ombra si mosse da dietro una delle colonne, che Quinn poté tirare un respiro di sollievo, sentendo il corpicino rannicchiato davanti alla finestra che si rilassava piacevolmente. Un frugoletto di qualche centimetro più basso di lei, dai grandi occhi neri e la pelle più scura che avesse mai visto, se ne stava nel buio ad osservarla, credendo di non essere vista. Un sorriso birichino, uno di quelli che non promettevano mai nulla di buono, si fece spazio sulle sue piccole labbra rosee, mentre distoglieva lo sguardo dall'angolo buio e tornava a guardare fuori dalla finestra. C'era una cosa che Santana dimenticava sempre e cioè che era un piccolo pasticcio e non faceva altro che mettersi nei guai. Non era silenziosa, non era posata e soprattutto non era aggraziata quanto lo era Quinn. Però era bella, la bambina più bella che Quinn avesse mai visto ed era la sua migliore amica...quasi una sorella.
Non ci volle molto perché Santana si decidesse a sgusciare fuori dall'ombra, strisciando in modo buffo contro la parete, evidentemente ancora convinta di poter essere invisibile. A dire il vero era colpa di Quinn se Santana era così convinta di passare inosservata. Era solo un momento di noia fra un gioco e l'altro e lei non aveva potuto fare a meno di inventare una storia in cui aveva fatto credere alla sua migliore amica che, se si fosse pizzicata le guance almeno dieci volte, sarebbe diventata invisibile ad ogni essere umano. Il risultato furono delle chiazze scarlatte sulle guance scure e paffute di Santana e una serie di disastrosi eventi in cui in un modo o nell'altro riusciva sempre a farsi scoprire.
Proprio come in quel momento, quando Santana si era avvicinata a lei camminando spavalda e facendole le boccacce, finché Quinn non aveva fatto un improvviso scatto verso di lei, facendola strillare e cadere di peso sul sedere, come il solito impacciato fagotto a cui aveva imparato a voler bene.

- Sei sempre la solita -

Cantilenò, l'ombra di un sorriso sulle labbra a cuore. Santana la guardò dal basso imbronciata e con le braccia conserte. I capelli neri erano legati in una treccia come la sua, solo che quella di Santana era sempre tremendamente arruffata.

- Questa cosa dell'invisibilità non funziona! Devi esserti dimenticata qualcosa...come sempre -

Borbottò sbattendo a terra un piedino, prima di rialzarsi goffamente massaggiando il sedere dolorante. Santana era la figlia della sua tata, avevano la stessa età ed erano cresciute insieme fra le mura di quell'immenso palazzo. Quella bambina era un tipo strano. Non era mai riuscita a farsi degli amici, diceva che erano tutti troppo stupidi e noiosi. E poi non sorrideva mai. Le uniche volte che l'aveva vista sorridere era quando giocavano insieme, anche se spesso finivano per litigare e Santana veniva messa in punizione. Eppure non aveva mai smesso di tornare a cercarla.

- O forse sei tu che sei troppo credulona -

Le fece presente Quinn con aria risoluta, sistemando elegantemente l'orlo della camicia da notte. Santana le fece la linguaccia, sollevandosi sulle punte e cercando di salire sul davanzale in pietra con un saltello. Niente da fare, oltre che goffa e pasticciona Santana era anche troppo bassa persino per salire sul cornicione. Quinn ridacchiò, tendendole la mano che l'altra bambina accettò con riluttanza ed issandola in modo che potesse sedersi di fronte a lei.

- Perché stai piangendo? -

La domanda di Santana arrivò improvvisa, spegnendo il leggero sorriso sulle sue labbra.

- Non sto piangendo -

Ribatté Quinn con aria oltraggiata, asciugandosi in fretta quell'unica lacrima, come se Santana non l'avesse già vista.

- Sì invece. A me puoi dirlo -

Il solito broncio era sparito sul viso della bambina dalla pelle scura. In quel momento stava guardando Quinn con un che di incoraggiante nei grandi occhi neri, sporgendosi verso di lei per posare il mento sulle sue ginocchia rannicchiate. Un sorriso sghembo le tese le labbra carnose e a Quinn quell'espressione era sempre sembrata la più buffa del mondo.

- Solo un pochino. Mia mamma mi ha detto che fra qualche anno diventerò regina, ma io non voglio -

Si arrese con un piccolo sospiro, abbassando lo sguardo sulle mani in grembo e parlando con il tono più triste che Santana avesse mai sentito. Santana odiava tante cose, ma quello che odiava di più dopo l'odore dei cavoli era vedere Quinn triste. La principessa era sempre così sorridente, l'esatto opposto di come era lei e forse era proprio per quello che andavano così d'accordo...sempre se una litigata al giorno si poteva definire “andare d'accordo”.

- Perché no? Quando sarai regina potrai comandare su quegli stupidi del villaggio...tipo Dave e i suoi amici e potrai appenderli per i pollici nelle segrete del palazzo -

L'entusiasmo di Santana era salito incredibilmente alle stelle, tanto che prese ad agitarsi sul posto rischiando di cadere di nuovo a terra. Per la piccola Santana l'idea di essere quasi una sorella della futura regina era qualcosa di elettrizzante e proprio non capiva perché Quinn fosse così triste.

- Sì forse. Ma non potrò più correre per il castello, rubare i dolci in cucina e... -

- E..? -

Una piccola ruga si formò fra le sopracciglia scure di Santana, che la osservava in attesa di quella risposta che Quinn non avrebbe voluto dire ad alta voce. La principessa non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo su di lei, mentre si mordicchiava il labbro inferiore, mormorando quelle parole fra i denti

- ...giocare nella neve con te -

- Oh... -

Sentì Santana trattenere il respiro, prima di lasciarsi sfuggire quell'unico borbottio carico di delusione. Le sue spalle esili sembrarono crollare sotto il peso di quella notizia e così fece anche il suo bellissimo e raro sorriso. Eppure, da come aveva inclinato il capo di lato e da come si mordicchiava l'interno della guancia, Quinn avrebbe potuto giurare che qualcosa stava frullando in quella testolina scapestrata.

- Già. Mio papà ha detto che non avrò più bisogno della tata e che troveranno una casa adatta a te e tua madre nel villaggio più vicino così io potrò crescere come una vera regina e tu...-

Sentì di nuovo quell'odioso nodo alla gola, lo stesso che aveva sentito quando il suo pony si era ammalato e l'avevano portato via, ma le sue parole tremanti vennero bruscamente interrotte da Santana che le prese una mano con uno strano sorriso sul viso. Le ricordò quella volta in cui la sua piccola amica aveva avuto la malsana idea di mettere una torta al cioccolato sulla sedia del loro insegnante privato, con conseguenze disastrose.

- E io verrò a trovarti di nascosto e quando sarò abbastanza grande ti porterò via da qui. Possiamo andare sulla montagna...guarda quanta neve! -

Quinn dovette stringerle di più la mano, aveva ricominciato ad agitarsi rischiando ancora di cadere. Sarebbe stato divertente vederla ruzzolare di nuovo sul sedere, ma non era quello il momento di prendersi gioco di Santana. Lanciò un'occhiata veloce verso la montagna. Quello era un posto in cui non era mai stata, era troppo pericoloso e imprevedibile, ma Santana ci era andata una volta e Quinn aveva passato una giornata intera ad ascoltare i suoi racconti. Le aveva parlato di tonnellate di neve soffice su cui gettarsi e sprofondare, le aveva raccontato di quante stelle si potevano vedere in cielo la notte e di quanti pupazzi di neve aveva fatto con sua madre. Ma quello che aveva lasciato Quinn senza parole era stato il racconto di quando Santana aveva visto un'alce. L'aveva descritto come un animale gigantesco, con le corna alte quanto le torri del palazzo. Quinn sapeva che Santana esagerava ogni volta, ma da allora aveva sempre segretamente desiderato vedere un alce dal vivo. A lei però non era permesso avvicinarsi ad animali che non fossero già stati opportunamente addestrati.
Sarebbe stato bello poter scappare con lei e vivere per sempre sulla montagna, ma Quinn non era ingenua come lo era Santana e non sognava così in grande. Sapeva che non sarebbe mai successo. Senza rendersene conto si ritrovò di nuovo a tirare su con il naso, la vista un po' appannata da qualche altra inopportuna lacrima.

- Smettila di fare la femminuccia! -

Esclamò Santana all'improvviso, dandole una spinta alla spalla con ben poca delicatezza.

- C'è ancora taaaanto tempo prima che tu diventi regina -

Quinn le lanciò un'occhiata storta, ma quando la vide allargare le braccia fino quasi a slogarsele, solo per ricordarle che avevano ancora molto tempo da passare insieme, non riuscì a non addolcirsi.

- Me lo prometti? -

Mormorò un po' insicura, gli occhi screziati di verde che osservavano la sua migliore amica in cerca di un qualsiasi segno di cedimento. Si fidava di lei, ma non voleva illudersi. Tuttavia era pur sempre una bambina di sette anni e il pensiero di avere così tante responsabilità senza qualcuno a cui voleva bene con cui condividerle, la spaventava più dei mostri sotto il letto.

- Sì...croce sul cuore -

Le rispose Santana con uno strano luccichio negli occhi, abbassando la voce come se potessero essere sentite e facendo una piccola croce all'altezza del cuore. Santana era una tipa tosta, ma era molto più bambina di quanto lo fosse Quinn e quel tipo di promesse le prendeva molto seriamente.

- Hey, vuoi fare un pupazzo di neve? -

Prima che la principessa potesse aggiungere altro, Santana serrò la presa sulla sua mano, trascinandola improvvisamente lontano dalla finestra. Quinn provò a ricordarle che era notte e che non avevano il permesso di uscire dalle loro stanze, ancora meno di uscire dal castello. Ma Santana non le diede retta e continuò a correre lungo il corridoio tirandola con sé, la lunga treccia nera che ondeggiava senza sosta. Quinn si arrese quasi subito, era davvero raro vedere Santana colta da tanto entusiasmo e non aveva davvero il coraggio di riportarla con i piedi per terra. Giunte in cima alla lunga scalinata che portava al salone d'ingresso, Santana si fermò bruscamente, scrutando la penombra con aria guardinga. Un attimo dopo si portò le mani alle guance e cominciò a pizzicarle, contando con un filo di voce e una concentrazione che non metteva nemmeno quando doveva fare i compiti. Una risatina sfuggì dalle labbra rosee di Quinn che le prese i polsi con dolcezza, scuotendo lentamente la testa

- Non ti vedrà nessuno, le guardie dormono a quest'ora -

La rassicurò abbassandole le mani per evitare che si tormentasse il viso inutilmente.

- E vaaaa beeeene -

Cantilenò la bambina dalla pelle scura, roteando gli occhi con fare teatrale. Quinn le diede un piccolo colpetto sulla spalla, incitandola a scendere le scale con lei. Rischiarono di ruzzolare a terra diverse volte, mentre scendevano dandosi piccole spinte e soffocando le risate per non fare troppo rumore. Se fossero state scoperte avrebbero subito una punizione esemplare.
Il portone d'ingresso era immenso e il vento che soffiava dall'esterno creava inquietanti suoni spettrali. Quinn lanciò un'occhiata a Santana, osservandola con la coda dell'occhio mentre fingeva di essere impassibile, ma nel frattempo scrutava lo spazio attorno a loro. Sicuramente si stava immaginando un attacco notturno dei fantasmi che popolavano il castello. Il palazzo di Arendelle era grande e poteva essere spaventoso, ma non c'era nessun fantasma lì dentro, nonostante Santana avesse affermato più volte di averne visto uno girare attorno ai suoi libri, proprio quando aveva tutte le intenzioni di mettersi a studiare.
Le ci vollero diversi tentativi e parecchia forza prima di riuscire ad aprire il portone, visto che nessuno sembrava intenzionato ad aiutarla. E con nessuno intendeva proprio quella piccoletta che aveva cominciato a saltellare nervosamente da un piede all'altro. Non appena il pesante portone di legno si mosse verso l'interno, una forte folata di vento gelido si insinuò nel salone investendole completamente. Quinn non batté ciglio, il freddo non le aveva mai dato problemi, si limitò solo a lisciarsi la vestaglia sui fianchi. Ma Santana non sembrava della stessa idea, dal momento che era indietreggiata di almeno dieci passi rischiando quasi di sparire nel buio del salone.

- Che c'è? Non volevi uscire a giocare con la neve? -

Domandò Quinn, aggrottando le sopracciglia mentre osservava una Santana incerta e tremante.

- Mi sono dimenticata che...ho il raffreddore -

Lo mormorò così a bassa voce che quasi Quinn non riuscì a sentirla. Ma lo starnuto che le sfuggì un attimo dopo rimarcò quello che aveva appena detto. Santana era fatta così, troppo impulsiva persino per ricordarsi del suo stesso stato di salute. Quinn sorrise, vedendo come la sua migliore amica si stringeva le braccia al petto, con lo sguardo basso come se si vergognasse. E allora l'idea più folle che le fosse mai venuta le balenò in testa e in un attimo il portone era chiuso e lei si stava avvicinando a Santana, sfregandosi inconsapevolmente le mani.

- La vuoi vedere una magia? -

Quinn sentì il cuore scalpitarle nel petto solo per averlo detto. Conosceva la passione di Santana per tutto ciò che era magico e sapeva anche quanto fosse testarda. Ormai non poteva più tornare indietro. Gli occhi scuri della bambina più bassa si alzarono lentamente sulla principessa, scrutandole il viso in cerca di una traccia di presa in giro. Ma Quinn era tremendamente seria e Santana non poteva proprio fare finta di niente.

- Tu non sai fare le magie -

Ribatté dopo qualche istante, il viso arricciato da una smorfietta scettica. Un sorrisetto sfacciato si dipinse sulle labbra della principessa dai capelli biondi e il solito sopracciglio si inarcò così tanto da rischiare di sparire

- Ah no? -

Fu l'unica cose che disse, mentre ancora si sfregava le piccole mani pallide. Pochi attimi dopo, quando aprì i palmi, delle piccole sfere scintillanti e azzurrognole vorticavano su di essi, senza nemmeno sfiorarla. Tutta l'attenzione di una stupita ed incantata Santana venne attirata da quell'autentica magia che stava accadendo davanti ai suoi occhi. Era così rapita che non si rese conto dei grossi fiocchi di neve che cadevano dal soffitto, imbiancando in fretta tutto lo spazio attorno a loro, finché non le colpirono la punta del naso strappandola dal momentaneo stato di trance. Era ancora a bocca aperta, mentre strabuzzava gli occhi guardando quell'immenso spazio in cui era solita giocare con Quinn, che veniva ricoperto di neve. Non solo quella sembrava neve vera, ma non era nemmeno così fredda e lei avrebbe potuto toccarla e giocarci per giorni interi senza mai ammalarsi.

- Hey Santana! -

Non fece in tempo a voltarsi verso Quinn che una palla di neve perfettamente rotonda la colpì in pieno viso, facendola barcollare fino quasi a finire di nuovo con il sedere per terra. Sorrise malignamente non appena si fu ripulita il viso, affondando una mano nella neve ai suoi piedi e raccogliendone un consistente mucchio, mentre Quinn aveva già cominciato a correre via dai lei ridacchiando allegra. Ben presto ingaggiarono una lotta a colpi di palle di neve, nascondendosi dietro piccoli cumuli e colpendosi alle spalle, ridendo e rotolandosi sul manto candido e fresco. Si stavano divertendo e in pochi attimi Quinn aveva già dimenticato perché, fino a poco prima, stava piagnucolando di fronte alla finestra. Era sollevata di aver finalmente confessato il suo piccolo segreto a Santana e soprattutto era contenta che la sua migliore amica non l'avesse presa come una specie di mostro.
Santana era di nuovo partita alla carica, ma questa volta Quinn sollevò le mani concentrando tutta se stessa sul cumulo di neve alle spalle della bambina. Le ci volle più energia del solito, ma pochi secondi dopo non c'era solo Santana a correre verso di lei, ma anche un grosso alce di neve che raggiunse la piccola e la caricò sulla groppa sollevandola con il muso. Santana strillò spaventata quando venne colta alle spalle e per un po' barcollò a cavalcioni sul dorso dell'alce, prima di realizzare cosa aveva appena fatto Quinn. Un suono così raro che Quinn non ricordava come fosse, scaturì dalla bambina con la pelle scura. Santana stava ridendo, aggrappata alle corna dell'alce, ma non era una risata qualsiasi, sembrava provenire esattamente dal cuore della bambina. Era felice e Quinn avrebbe osato dire che quella era la prima volta in cui vedeva Santana così. La principessa sorrise e rise con lei, lasciandosi contagiare dalla sua allegria, mentre la osservava scorrazzare per il salone a bordo dell'animale di neve, come se non avesse mai fatto altro nella sua piccola vita.

Santana fece fermare l'alce a pochi passi da Quinn, sporgendosi verso di lei per tenderle la mano, con il sorriso più luminoso che le avesse mai rivolto.

- Vieni con me -

E Quinn non se lo fece ripetere due volte, afferrò la mano di Santana stringendola con forza e si fece aiutare a salire sul grosso animale. Quasi non fece in tempo a sedersi per bene, che quello prese a correre di nuovo per tutto il salone, costringendola ad aggrapparsi con forza alla sua amica per non cadere.

- Non dirmi che hai paura -

La prese in giro Santana, voltando leggermente il viso verso di lei con un sorrisetto storto, uno di quelli che le faceva spuntare un'adorabile fossetta. Quinn, in tutta risposta, sollevò il mento con aria fiera, fingendosi oltraggiata, mentre si mordeva l'interno della guancia per fermare la nascita di un sorriso divertito. Quinn non aveva paura, ma dall'espressione che nacque sul viso tondo di Santana non appena l'alce prese a sgretolarsi sotto di loro, avrebbe giurato che fosse lei in realtà ad averne. Crollarono a terra, atterrando su un soffice cumulo di neve, il fantasma di qualche risata che ancora le scuoteva. Per una lunga manciata di secondi rimasero in silenzio, stese a quattro di spade sulla schiena, le guance arrossate e il respiro affannato. Finché Quinn voltò improvvisamente il viso verso l'amica, mordicchiandosi il labbro inferiore

- San? -

- Mhm? -

- Non lo dirai a nessuno, vero? -

Mormorò incerta, cercando il suo sguardo. Santana si voltò a guardarla, un leggero sorriso sulle labbra

- Sarà il nostro segreto -

La sua migliore, e unica, amica sapeva fare la magia più bella dell'universo e probabilmente Santana avrebbe dovuto mordersi la lingua più e più volte dal momento che non era proprio la persona più discreta che esistesse. Ma per quanto odiasse buona parte del genere umano, non avrebbe mai tradito l'unica persona a cui era legata. Lei manteneva tutte le sue promesse.

 

***

 

Erano piccole e ingenue, non importava quanto si sentissero grandi e migliori di tutti, alla fine la realtà era piombata su di loro. Quella notte ormai lontana, Quinn e Santana erano state scoperte dal re e dalla regina. Non si erano rese conto di aver fatto troppo rumore ed erano state colte sul fatto, stese nella neve che ricopriva l'intero salone. Quello che Quinn non si sarebbe mai aspettata era che Santana si prendesse tutte le colpe. Aveva provato a protestare, a dire che non era vero, a ricordare ai suoi genitori che loro sapevano cosa lei fosse in grado di fare. Ma sembravano sordi ad ogni sua parola, in fondo non potevano permettere che la futura regina venisse ricoperta da una tale vergogna. Santana e sua madre erano state allontanate dal regno e nessuno aveva più avuto loro notizie. L'ultimo ricordo che aveva di lei erano i suoi occhi colmi di tristezza, mentre veniva cacciata dal castello e quel gesto appena accennato di una croce sul cuore.
Ma gli anni erano passati, era troppo tardi e nessuna promessa era stata mantenuta. Quinn era stata incoronata e ormai era a tutti gli effetti la regina di Arendelle. Per tutto il giorno non aveva fatto altro che guardarsi attorno, fingendo di essere interessata alla sua incoronazione, ma in realtà sperava di vedere quegli occhi scuri da qualche parte e l'inconfondibile colore della sua pelle che sapeva di paesi lontani. Aveva persino sentito le farfalle nello stomaco quando i suoi genitori le avevano detto che aveva una visita, ma nemmeno in quel caso era lei. A farle visita era soltanto un qualche principe di un qualche regno lontano. Blaine, era il suo nome, e Quinn l'aveva trovato alquanto buffo e insolito. Avrebbe potuto risultarle anche simpatico, se non avesse scoperto che in realtà era il suo promesso sposo.
Dalla notte in cui lei e Santana erano state separate, il regno di Arendelle era piombato in un inverno perenne, come se il tempo riflettesse lo stato d'animo dell'ormai regina. Aveva provato a controllarlo, aveva cercato di essere felice per il bene del regno, ma c'era sempre qualcosa di profondamente malinconico in lei che non aveva più fatto tornare l'estate.
A nulla era servito quello spesso paio di quanti che i genitori l'avevano costretta ad indossare da quella notte lontana. Le avevano ricordato che poteva essere pericolosa per le altre persone e alla fine lei era cresciuta con la convinzione che ci fosse qualcosa di incredibilmente sbagliato in lei e che mai avrebbe potuto trovare la felicità. Quei guanti glielo ricordavano ogni singolo giorno, gli stessi che ora stringeva in un pugno premuto contro il petto, mentre si costringeva a non versare lacrime amare. Era ormai sera e i festeggiamenti per la sua incoronazione imperversavano all'interno del palazzo, ma lei non era dell'umore per festeggiare, non lo sarebbe mai stata. La neve che continuava a cadere sembrava essere la sua unica consolazione. Poterla sentire sulle mani, sul viso, che si posava leggera come carezze, riusciva a farle dimenticare per qualche minuto quanto fosse triste e miserabile la sua vita. Sollevò il viso verso il cielo, dopo aver camminato verso il boschetto appena fuori dalle mura e rimase lì a fissare la sfera lattiginosa nel cielo, sperando un giorno di poter vedere quella stessa distesa di stelle di cui le parlava Santana e che si poteva vedere solo dalla montagna.
Un rumore, a pochi passi da lei, la fece sussultare. Era ritmico e sempre più forte, come se qualcosa di grosso e pesante si stesse avvicinando velocemente al limitare del bosco. Quinn non aveva mai avuto paura di niente e rimase a fissare il buio nel fitto del bosco, sentendo i palmi delle mani formicolare, come un meccanismo di difesa.
In un'ondata di foglie secche e spruzzi di neve, dal nulla sbucò quello che sembrava essere l'animale più grosso che Quinn avesse mai visto. Mentre lo guardava ad occhi sgranati, nella sua testa risuonò la voce di Santana a soli cinque anni, quando le descriveva in un modo tutto suo come fosse fatto un alce dal vivo. E aveva ragione, era grande, non proprio come il palazzo di Arendelle, ma le sue corna erano così lunghe e vaste che sembravano inondare il cielo.
Fu allora che notò un paio di occhi scuri osservarla dalla cima dell'animale e il cuore le sprofondò fino allo stomaco. Un sorriso obliquo accolse il suo sguardo incredulo, dipinto su un bellissimo viso dalle fattezze di donna, una donna ormai cresciuta e fiera. I capelli lunghi e neri si muovevano con il vento, incorniciandole il viso in modo quasi selvaggio. Non poteva che essere lei, ma se ne convinse solo quando le tese la mano dicendole

- Vuoi fare un pupazzo di neve? -

La sua voce era roca ora, calda come il sole che non splendeva sul regno da troppo tempo. Non ebbe più dubbi, quella era Santana, la sua migliore amica, sua sorella, l'altra metà del suo sorriso e come aveva promesso era tornata per lei. Senza indugi afferrò la sua mano, lasciandosi issare sulla groppa dell'alce e quella volta era un alce vero. Si strinse a lei con forza non appena l'animale prese la sua corsa, spingendo Santana a voltare leggermente il viso verso di lei

- Non dirmi che hai paura -

La sua adorabile fossetta era ancora lì, insieme al sorriso sghembo che ora aveva qualcosa di incredibilmente attraente. E mentre scuoteva la testa ridendo e affondando il viso nei suoi capelli neri, a Quinn sembrò che non fosse passato nemmeno un giorno, come se Santana fosse sempre stata con lei e non si fossero mai dette addio.

*******************

Hellooow. Sarò breve, giuro! Sapete che ogni tanto ho lo schizzo di dover scrivere una OS e ogni volta è roba senza pretese fatta perché la long mi mangia via il cervello. Però non ho potuto non cedere alla tentazione di scrivere una baby quinntana in stile elsanna (se non avete visto Frozen FATELO e se non shippate elsanna we can't be friends u.u). E buh niente, spero vi abbia fatto sbudinare un po' perché la quinntana in versione Disney è tipo "vi mangio le guance". Ci vediamo all'aggiornamento di LFH (per chi la segue) ;)



 

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: serensnixpity