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Autore: Drunk on Love    19/01/2014    1 recensioni
Dal testo:
"Possono svuotarti la testa e riempirla con qualcos'altro, ma se non hai niente con cui riempirla, muori dentro. Muori ogni giorno.
E così Hermione moriva ogni istante."
Questa è la mia prima ff sulla saga di Harry Potter, per cui ho deciso di fare una one-shot. Per favore, siate clementi.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Sirius Black | Coppie: Hermione Granger/ Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Era stanca.
Non era neanche più sicura di essere viva.
Era in un abisso; ormai il fondo l'aveva superato da un pezzo, ma continuava a grattare.
Non riusciva a ritornare a quella che poteva essere considerata una vita.
Aveva perso tutto: amici, famiglia, nemici perfino.
Era l'alba, ma poteva benissimo essere il tramonto. Non si ricordava quale fosse la differenza.
Possono svuotarti  la testa e riempirla con qualcos'altro, ma se non hai niente con cui riempirla, muori dentro. Muori ogni giorno. 
E così Hermione moriva ogni istante.
Per una ragione indefinita decise di scoprire se era l'alba oppure il tramonto.
Stesa sul letto, costrinse gli arti pesanti a sollevarsi e ad andare verso la porta.
Era tanto, troppo tempo che non percorreva quei pochi metri. Era a letto da giorni, ore, anni forse. Non lo sapeva. Aveva perso la cognizione del tempo che passava inesorabile.
La mano debole forzò la maniglia.
Un tenue cielo mattutino la accolse, riempiendole i polmoni di aria fresca.
I suoi occhi erano gonfi e contornati da profonde occhiaie e i capelli spettinati.
Abbassò lo sguardo, fissando un punto imprecisato al di là della strada. Non era un punto: si avvicinava.
Era completamente nero, quattro zampe lunghe e affusolate e la coda fra le gambe.
Hermione avrebbe voluto chiedergli cosa ci faceva lì. No, avrebbe voluto urlargli contro, avrebbe voluto picchiarlo e gridargli la sua rabbia, ma i sentimenti faticavano a trasformarsi in parole o fatti.
Sirius Black le si parò davanti, annusandole le caviglie e guaendo.
La ragazza non si mosse, fissandolo e chiedendosi perché lui era lì. Non perché fosse di fronte a lei, ma perché fosse ancora in vita. Non aveva senso.
Tutti erano morti, nessuno escluso. Perfino Luna, mano nella mano con Neville. Anche Draco. Tutti erano morti, ma non loro due.
Erano gli unici superstiti ed era tremendamente doloroso ed ingiusto.
Ormai il rancore faticava a trasparire, così la ragazza liberò l'uscio, lasciando entrare Felpato.
Prese un ultimo lungo respiro, poi richiuse la porta.
Sotto i suoi occhi, l'animagus riassunse le proprie sembianza umane.
L'uomo tenne lo sguardo basso, incerto su cosa dire. Quando aprì bocca per parlare, fu anticipato.
«Cosa ci fai qui?» domandò Hermione quasi sussurrando, ma con una freddezza tale che un urlo sarebbe stato più confortante.
«Io...» cominciò Sirius.
«Perché sei vivo? Perché tutti sono morti tranne te?» quelle domande lo colpirono come un calcio in pieno petto, o come una maledizione Cruciatus.
Non riusciva a rispondere, perché si poneva le stesse domande da mesi ormai.
Aveva visto cadere amici e nemici come mosche sotto i suoi occhi. Aveva perso tutto.
´Il Signore Oscuro è stato sconfitto! Abbiamo vinto!´ erano le parole degli undicenni appena arrivati ad Hogwarts.
Sì, avevano vinto, ma solo lui sapeva che cosa avevano perso.
Lui che era sopravvissuto e lei, scampata anch'essa alla strage. Erano uguali.
Nessuno sapeva cosa si provasse a perdere tutto e tutti in una notte sola e rimanere completamente svuotati di felicità e voglia di vivere.
Nessuno, eccetto loro due.
«Non lo so.» fu la risposta tremante dell'animagus.
«Dove sono tutti? Dov'è Ginny? Fred e Geroge? Dove sono Neville e Luna? Dov'è Remus? E Tonks? Dove sono Harry e Ron?» era furiosa, ma la voce era spezzata dalle lacrime che per la prima volta dopo mesi le solcavano il volto.
«Non lo so.» ripeté sconsolato Sirius.
«Non è giusto. Perché tu sei vivo e loro no? Perché ci sei tu davanti a me, al posto di Harry e Ronald? Perché diavolo non sei morto anche tu?» prese fiato. Aveva detto tutto in fretta perché era certa che se si fosse fermata anche un solo secondo, non avrebbe trovato il coraggio di proseguire.
Sirius era stanco, aveva il volto scavato e profonde occhiaie. Era dimagrito e sporco.
Aveva lo sguardo pervaso da un dolore inimmaginabile.
«Perché tu sei viva?» stavolta fu lui a chiederlo. 
Hermione aggrottò le sopracciglia.
«Perché tu respiri e gli altri non più?» messa allo specchio, Hermione era debole.
Erano uguali.
Le stesse domande poste all'uno potevano essere poste all'altra.
«Dove sono James e Lily? Dov'è Remus? Dov'è Harry? Dove sono tutti?» 
«Basta... Smettila...» supplicò Hermione portandosi le mani alle orecchie.
Sirius le andò più vicino e le allontanò le mani dal viso.
«Non lo so perché siamo vivi. Non lo so perché il nostro cuore batte ancora, ma una cosa la so: so che dobbiamo vivere per chi è morto, dobbiamo continuare questa vita per chi non può farlo più. E so anche un'altra cosa.» Sirius prese fiato, avvolgendole il volto nelle proprie mani.
«Cosa?» chiese Hermione, lacrimando.
L'uomo sospirò e la guardò intensamente negli occhi.
«So che ti amo.» disse sottovoce.
La ragazza, con un nodo alla gola e gli occhi gonfi di lacrime, alzò lo sguardo in direzione del suo. 
Come poteva essere vero? Come poteva anche solo lontanamente credergli? Molto probabilmente tutto quello che stava vivendo era solo un altro dei suoi dolorosi sogni. Eppure quelle mani calde erano così vere, e quella voce così penetrante. Per non parlare dei suoi occhi.
No, non era un sogno, di questo ne era certa. Ma come poteva lui amarla? Lei era completamente sbagliata! 
«E' per questo che sei venuto?» gli chiese confusa.
Sirius si frugò nelle tasche, finché non trovò una piccola scatoletta.
«Dovevo darti questo.» rispose porgendogliela.
«Cos'è?» chiese la ragazza.
«Aprila.»
Hermione, dopo essersi asciugata le lacrime e aver tirato su col naso, aprì la scatola.
Conteneva un orologio da taschino, piccolo, con fregi dorati.
Guardò interrogativa Sirius.
«Devi aprirlo.» ripetè l'uomo.
Hermione obbedì.
Dentro c'era un foglietto ripiegato. Guardò meglio, distendendolo: era una foto.
La osservò attentamente; sembrava ritrarre il platano picchiatore di Hogwarts, in pieno autunno, lottare con gli uccelli.
«E' il posto dove ci siamo conosciuti, ricordi?» Sirius si sforzò di sorridere, ma realizzò che era troppo difficile.
«Già. Ricordo.» rispose Hermione.
Improvvisamente fu pervasa dalla memoria.
Harry le sfiorò il fianco per prendere la sua bacchetta. Remus e Sirius fermavano Codaliscia. Ron zoppicava. Remus si trasformò in lupo mannaro. Piton si contrappose tra loro tre e Remus. Sirius cadde in mano ai Dissennatori.
«Hermione. Hermione, basta. Così finirai per ucciderti.» la voce di quell'uomo sembrava così lontana.
La ragazza era paralizzata, tremava convulsamente e si martoriava i polsi con le unghie.
Sirius la abbracciò.
«Ti prego. Ti prego, non lasciarmi. Mi sei rimasta solo tu. Non andartene. Ho bisogno di te.» le sussurrò nell'orecchio mentre la cullava cercando di calmarla.
Torna tutto. pensò Hermione. Mi ama perché è come me. Siamo uguali. Come ho fatto a non capirlo subito? Anche io lo amo, anche io ho bisogno di lui. Perché non voglio ammetterlo a me stessa?
Hermione tornò in sè. Era pronta ad accettarlo.
«Sirius...?» mormorò.
«Si?»
«Profumi.» disse solo. Non era vero. Era bagnato fradicio a causa della pioggia della notte precedente, sudato e reduce dalle pulci, ma a lei parve che profumasse; la sua pelle profumava. Non di una fragranza in particolare. Lui profumava di vita. Lui profumava di amore.
Sirius rise a mezza voce: era tornata.
Le prese il volto tra le mani.
Era intenzionato a baciarla, ma lei lo anticipò.
All'inizio rimase un po' perplesso -in fondo lei era Hermione Granger, ma lui era pur sempre Sirius Black- però subito si abbandonò in quel bacio e ad entrambi sembrò di volare, di morire e rinascere sulle labbra dell'altro.
Era come se tutto il loro mondo girasse intorno a quel bacio, a quell'abbraccio così caldo eppure così doloroso. 
Avevano visto l'inferno scatenarsi intorno a loro, tutti i loro amici erano morti in una sola notte, erano rimasti soli.
Eppure, dopo tutto questo, non erano mai stati più felici.
Perché ora le loro labbra disegnavano l'Amore, che ha sconfitto la Morte e della Morte ne è l'antidoto.


-Spazio autrice-
Salve. Ci tenevo solo a dire che questa è la mia prima fanfiction su questa saga (che adoro) per cui, se recensiste mi fareste tanto piacere.
Spero vi sia piaciuta questa one-shot.
Baci ;)

-Drunk on Love-
  
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