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Autore: SunVenice    04/06/2008    1 recensioni
“Itokosan!” Gliel’ho promesso! Ho promesso che ci saremmo riviste! Sono sicura che se non mantengo la parola Lei piangerà! Lei non merita di piangere! “Rivoglio la mia Itokosan!!!” Vi prego lasciatemi andare da Lei!!!. Attenzione possibili Spoiler ed alzamento di Rating in futuro! La storia é anche una trascrizione dello storyboard di un Fanmanga pubblicato su Deviantart. [sono viva! Rallentata a causa dagli esami imminenti ma comunque viva ed attiva! Stato del 25° capitolo: 0%; Cambio del titolo, motivo spiegato nel mio account]
Genere: Romantico, Avventura, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara, Sorpresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Attenzione! Questa Fanfiction è tratta da un fanmanga pubblicato su Deviantart coperto da copyright, ma tengo a precisare che il suddetto fumetto è una mia creazione, essendone l’autrice. Se avete qualche dubbio provate a contattarmi sul sito del fanmanga in questione, vi darò conferma anche lì.

 

Prologo

 

Quanto fa freddo in questo posto…

[Chissà dove sono poi?]

E’ tutto buio non vedo nulla

[Non vedo nessuno]

Sento tante persone che mi osservano, ma non so cosa vogliano da me.

Ho paura.

[Tantissima]

Non riesco a capire…

“No”

Perché non mi fanno andare via?

“Andate via!”

Perché non mi lasciano sola?

“Voglio la mia mamma!”

Perché non me la lasciate incontrare?

“Voglio il mio papà!”

Perché non me lo lasciate raggiungere?

“Mamma! Papa!..”

Sono davvero così cattiva?

Non merito neppure un poco di sollievo?

Se non posso andare né dalla mamma né da papà, allora lasciatemeLa incontrare!

Itokosan!”

 Gliel’ho promesso!

Ho promesso che ci saremmo riviste!

Sono sicura che se non mantengo la parola Lei piangerà!

Lei non merita di piangere!

“Rivoglio la mia Itokosan!!!”

Vi prego lasciatemi andare da Lei!!!

 

Capitolo 1: Via dall’inferno!

 

Apro gli occhi, mentre il mio corpo cade indolenzito sulla grata umida della mia vasca.

Sento le ginocchia pesanti e le gambe tremanti.

Mi rialzo a fatica, sentendo la pelle dei miei arti inferiori che si stacca dalla superficie reticolata della mia gabbia di vetro.

Barcollo leggermente. E’ difficile ritornare a camminare senza più quello strano liquido a sostenermi e a farmi galleggiare.

Le mie mani bianche poggiano sua superficie liscia del vetro che mi divide dal mondo esterno.

Il riflesso leggermente sfocato della mia figura è la prima cosa che il mio solo occhio sinistro incontra, per poi cercare di indagare oltre la lastra.

Sangue.

Tanto, tanto sangue.

E in mezzo a quel sangue stanno tante persone che però non so riconoscere.

Il rumore della porta automatica della mia vasca mi fa voltare: quella parte trasparente provvista di una chiusura speciale ora è aperta.

Che strano però.

Non si era mai aperta senza qualcuno che la sbloccasse da fuori…

Mi avvicino timorosa all’uscita della mia cella di vetro e faccio capolino oltre il portello con la testa, sbirciando fuori.

Come immaginavo sono morti tutti.

Mi guardo attorno mettendo finalmente piede sul pavimento bianco e polveroso d quel posto: ci sono almeno una decina di corpi esanimi a terra, ricoperti di sangue rappreso e di ferite, con i camici strappati.

Morti…tutti.” Sussurro stentando a crederlo, quasi saggiando con la lingua il suono delle mie stesse parole. Ho la bocca impastata.

Compio un primo passo verso la porta sfasciata di quella stanzetta a me assegnata, ma il mio piede si immerge in qualcosa di freddo liquido e leggermente viscoso.

Abbasso lo sguardo e solo allora mi accorgo che anche il pavimento è inondato di sangue,  in modo tale che solo una piccola parte attorno alla mia vasca cilindrica sia lasciata libera da quel liquido dall’odore acre e dolciastro.

Ora ho le piante dei piedi rosse, ma non importa: quest’odore mi è anche fin troppo famigliare.

Con pochi passi raggiungo la porta e la sorpasso guardando la scritta sullo stipite destra della porta, intatta come me la ricordavo e miracolosamente pulita:

 

MR-03

 

La guardo un paio di secondi per poi continuare la mia avanzata nel corridoio principale, altrettanto pieno di cadaveri, scorrendo intanto le altre sigle presenti accanto alle porte delle altre stanze.

Le Loro Stanze.

La VN-08 è quella peggiore di tutte: piena di vetri e con il doppio di cadaveri presenti all’interno rispetto alla mia.

La S-09 invece è la più pulita. Dentro ci sono solo due persone morte, ma la vasca circolare provvista di catene sospesa in aria è sfasciata e piena di crepe.

La L-04 e la C-05 sono esattamente l’opposto l’una dell’altra pur essendo vicine tra loro: sono entrambe ordinate e con le vasche intatte, ma mentre la prima è completamente allagata da tantissima acqua, la seconda è piena di bruciature e macchie di fuliggine qua e là sulle pareti.

“Strano però…” sussurro continuando a camminare alla ricerca della successiva stanza: la Sua.

Passo davanti alla stanza  AO-02, però non mi fermo a guardarci dentro, anche perché la porta è ancora sbarrata o almeno sembra ben chiusa.

Poi la vedo: la stanza P-01. Mi avvicino alla porta e la apro con una lieve spinta, lasciando che l’uscio sfasciato si apra da solo.

Stessa scena.

Ci sono due persone morte ai piedi della vasca cilindrica uguale alla mia : un uomo e una donna.

Ma quando il mio occhio sinistro focalizza l’immagine della vasca non riesco a non avvicinarmi a bocca spalancata.

I miei piedi poggiano sulla superficie piatta e stranamente pulita della stanza mentre alcune ultime gocce del liquido amniotico che sta ancora attaccato al mio corpo e ai miei capelli cade sul pavimento sotto forma di piccole gocce.

Una lacrima mi scorre sulla guancia.

Ma…” sussurro spaesata, non capendo “…dov’è Itokosan?”

Continuo a guardare quella prigione di vetro emettere dalla sua grata delle piccole bollicine.

“La sua vasca é…” continuo con un nodo alla gola che quasi mi impedisce di parlare “…vuota.”

Poggio una mano sulla superficie liscia della lastra di vetro davanti a me.

[Voglio sapere..cos’è successo.]

Chiudo il mio occhio sinistro lasciando che le immagini affluiscano liberamente dalla vasca a me…

Un immagine mi entra nella mente come un lampo.

Mi basta, non mi serve molto per capire cos’è successo.

Ora sono felice. So la verità.

Comincio a ridacchiare mentre resto sempre in quella posizione.

“Lo sapevo…” sussurro divertita riaprendo l’occhio “…ci sei riuscita.”[sei fuggita]

Resterei lì tuta la vita se solo potessi. Rimarrei lì davanti alla vasca di Itokosan solo per rivedere quelle immagini.

“Allora, hai finito?” una voce spazientita parla dietro di me.

Riconosco questa voce, l’ho già sentita prima.

Mi volto.

Davanti a me sta una bambina con due code che le raccolgono i capelli biondi sporchi, chiaramente tagliati molto male, ha addosso un camice uguale al mio, è sporca in viso e sulle gambe di terra e i suoi occhi [verdi] sono arrabbiati [eppure distaccati e tanto tristi].

Mi guarda ancora per qualche istante per poi continuare a dirmi:

“Sbrighiamoci ad uscire da questo inferno”

Io continuo a guardarla: per un attimo non la riconosco ma poi comincio a ricordare e un nome affiora dalla mia mente:

Coco-san” dico il suo nome sorpresa.

Come mai è qui? Credevo che la sua cella fosse ancora serrata.

Poi sorrido.

Non importa.

L’importante è che anche lei sia uscita.

“Sei sporca.” Dico divertita alludendo allo stato dei suoi vestiti.

Lei sbuffa sbattendo una mano sulla camiciola polverosa che ha addosso.

“Lo so.” Bofonchia chiudendo gli occhi.

Poi n apre uno e per un attimo mi sembra che abbia lanciato uno sguardo preoccupato ai due cadaveri sul pavimento.

“Lo hai fatto tu…questo casino?”

La sua domanda rimbomba nella stanza arrivando come una spruzzata d’acqua gelida: in effetti non mi ero accorta che le due persone fossero tanto coperte di sangue, ma , anche se io avrei potuto fare di peggio, non era opera mia.

No…” rispondo “…è stata Itokosan, a quanto pare è scappata.” Poi indico la vasca dietro di me:

“La sua vasca è vuota” ripeto con fare ovvio.

“Io non credo.” Mi risponde Coco-san.

Perché mai? Mi chiedo mentre la guardo con fare interrogativo.

Lei sembra però aver intuito la mia perplessità e si giustifica subito, sempre con quell’espressione matura e severa in volto. Dalla mano chiusa a pugno tira fuori un foglietto accartocciato e lentamente lo allarga.

“Ci avrebbe svegliato se l’avesse fatto, invece di andarsene lasciandoci qui.”

Ora il foglio è spiegato e tenuto da due dita di Coco-san, che me lo mostra.

“E poi ho trovato anche questo.“

Io rimango un poco confusa nel vedere il disegnino tracciato sopra: una specie di spirale con una sorta di becco finale .

“Ti dice niente questo simbolo?” mi chiede Coco-san, ma io non ne ho la minima idea.

Nella stanza cade il silenzio assoluto: non so cosa dire, non avevo mai visto quel simbolino anche se mi faceva venire in mente una foglia.

Alla fine non ce la faccio a rimanere ancora in silenzio a spremermi le meningi e le rispondo:

“No, perché? Dovrei?”

La vede rimanere allibita.

[Uffa, come al solito la sto facendo arrabbiare.]

“Non sei cambiata di una virgola…Moriko” sbuffa interdetta con una vena pulsante in testa, dicendo il mio nome con leggero rimprovero.

[Mi dispiace per averla fatta arrabbiare, ma non volevo.]

 Quello…” dice indicando con un dito il pezzo di carta “è il simbolo di Konoha, il villaggio della Foglia.”

Konoha…Foglia…perché mi sembrano così famigliari?

“È il luogo dove è nata la madre della Prima cugina.”

[Ora ricordo…Itokosan me ne parlava spesso, quando eravamo in cella insieme…come ho fatto a scordarmene?]

“Forse la prima cugina è stata mandata proprio lì…” dice guardando pensierosa il pezzo di carta ”e questo dovrebbe essere suo.”

Per qualche istante guardo ancora quel piccolo foglietto, in effetti il simbolo sembra essere stato scritto di fretta e disegnato  anche molto male.

Questo vuol dire che Itokosan sapeva che noi l’avremmo trovato.

[E adesso ci sta aspettando.]

So perché Coco-san mi ha fatto vedere questo foglio.

[Forse è addirittura rimasta nella sua cella ad aspettarmi per dirmelo]

È preoccupata.

[E come al solito non lo ammette]

Sorrido.

Coco-san?” chiedo attirando la sua attenzione, ma so bene che lei ha già capito cosa voglio dirle.

La guardo sorridendo gentile con l’occhio verde brillante che adesso non ha paura di incontrare gli altri suoi.

“Andiamo a cercare Itokosan.”

 

                                                                                                                                             Continua….

 

 

   
 
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