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Autore: ArwenNymeria    20/01/2014    2 recensioni
[Beyond: Due anime]
Jodie credette per un attimo di aver dimenticato del profondo vuoto lasciato dalla scomparsa di Aiden, dei giorni vissuti legati l'uno all'altra e di tutte quelle volte in cui Aiden la aveva salvata.
Ogni notte, però, Jodie piangeva anche se poi l'abbraccio caldo di Ryan la cullava di nuovo al sonno.
Una mattina però, intorno alle quattro, una chiamata svegliò Ryan nel bel mezzo del sonno, fu una telefonata rapida, Ryan quasi non rispose. Jodie si mise a sedere e una nuova preoccupazione rapì la pace cagionevole che si era creata.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Qualche mese prima -


«Pronto? Pronto? Cosa? Ok arrivo subito.»
Jodie si infilò la giacca, lasciò la tazza ancora piena di caffè latte all'interno del lavandino e si buttò tra le vie della città. Faceva freddo, più del solito, così Jodie si strinse nella giacca di pelle marrone e calò meglio la cuffia sulle orecchie.
Nuvole di vapore uscivano dalla sua bocca ogni volta che respirava.
Qualche metro più avanti si arrese e si avvicinò al bordo della strada agitando un braccio.
«Taxi?»
Un veicolo giallo si fermò subito accostando e Jodie salì tenendo lo sguardo basso.
«Madison Square Garden, grazie»
Il taxi ripartì e Jodie controllò il cellulare più volte. “Vieni al Madison, lì un'auto ti scorterà fino in centrale”.
Abbandonò la testa all'indietro incontrando il sedile. Il traffico era sempre più snervante, a Jodie mancava stare in campagna lontano da tutto e da tutti, Ryan però lavorava a New York e saltuariamente anche lei veniva richiamata per la sua ottima preparazione.
Il Madison Square Garden si avvicinò sempre di più, tuttavia il taxista non sembrava voler accostare. Jodie rimase in silenzio, però si alzò ritta sul sedile e cominciò a guardarsi intorno spazientita.
«Dovrei scendere qui, mi scusi?»
Jodie toccò la spalla dell'autista che non ebbe la benché minima reazione. La ragazza increspò la fronte e si sporse in avanti, abbastanza per accorgersi del colore lattiginoso degli occhi del conducente.
«Cos...?»
Jodie saltò sul sedile anteriore e sterzò con forza finendo contro un veicolo parcheggiato a destra della carreggiata. Altre macchine dietro cominciarono a suonare i clacson, qualche curioso si avvicinò al veicolo. L'autista fino ad allora rimasto passivo si mosse e strinse le mani attorno ai polsi di Jodie.
«Chi sei? Lasciami andare! Cosa volete da me?»
Jodie cominciò a sferrare calci fino a quando riuscì a sgusciare dalla sua presa e successivamente fuori dal veicolo. Una volta di nuovo in strada si trovò a dover passare tra molte persone che si erano avvicinate per vedere se andava tutto bene. La ragazza atterrita però non rispondeva, continuava ad arretrare. Il taxista sembrava essersi arreso e ora qualcuno lo stava tirando fuori dal veicolo. Jodie arretrò fino a finire addosso a un uomo alto almeno il doppio di lei, con gli occhi bianchi come nuvole.
«N-no!»
Jodie cominciò a correre a perdifiato verso il Madison Square Garden ed evitò tutte le auto mentre attraversava la strada pericolosamente.
«Ryan!»
Notò uno degli agenti mentre si guardava intorno vicino a una panchina e quasi gli finì addosso.
«C'è qualcuno che mi sta seguendo, io-io...»
L'agente estrasse la pistola e parlò a una trasmittente, prese Jodie di forza e la trascinò in auto.


Il viaggio verso la centrale fu agitato, Jodie continuava a guardare fuori dal finestrino, poi nello specchietto per assicurarsi che l'agente non fosse stato “preso” da quella presenza di prima.
No, non poteva essere Aiden, suo fratello sarebbe tornato nella sua vita in un altro modo, più dolce. Doveva trattarsi sicuramente di qualcuno di più negativo. Come faceva tuttavia a ricordarsi di lei? Ora non aveva più Aiden con sé, era una ragazza qualsiasi. Qualsiasi.
L'agente parcheggiò all'interno dell'area militare e scese per aprirle lo sportello, Ryan corse verso di lei e la abbracciò.
«Avrei dovuto dirtelo prima», esordì stringendosela al petto.
«D-dirmi cosa?»
Ryan congedò l'agente e portò Jodie all'interno del suo ufficio. Lì oscurò i vetri e chiuse a chiave la porta.
«Pare che ci sia un problema.»
«Scusami?», si sentiva più confusa che spaventata.
«Quando il Rift è stato chiuso e Aiden ti ha lasciata...qualcosa è rimasto chiuso “fuori”, qualcosa che doveva rientrare ma ha trovato il modo di restare. Jodie so che questo sembra un incubo, ma dobbiamo trovare il modo per riaprire il Rift e spedirci dentro chiunque sia rimasto fuori.»
Jodie ora lo fissava con un'aria così confusa che sembrò non parlare la stessa lingua di Ryan.
«Mi stai dicendo che tutto quello che abbiamo fatto non è servito a niente?»
«Non a niente, il Rift è stato chiuso e la maggior parte delle presenze è tornata nell'aldilà, ma non questi individui. Cominciano a dare qualche problema, la CIA sta registrando un gran numero di...eventi di cui dobbiamo dare una spiegazione.»
Jodie rimase immobile, non riusciva a fare altro se non fissare Ryan. Pensava che fosse tutto uno scherzo.
«Abbiamo ragione di credere, sebbene sia troppo presto per dirlo, che anche Cole abbia qualche problema...Come lo hai avuto tu questa mattina.»
«Oh Cristo...», Jodie si passò una mano tra i capelli e distolse lo sguardo, «dobbiamo cercarlo, lui sicuramente sa come muoversi, era uno stretto collega di Nathan.»
Ryan annuì e per un istante guardò alle sue spalle, in direzione della porta.
«Credo che...debba lasciarvi soli qualche istante.»
Jodie lo guardò uscire con aria interrogativa, dopo qualche istante Cole entrò e la abbracciò forte.
«Piccola mia, quanto mi sei mancata»
«Cole stai bene?»
La ragazza provò un moto di tenerezza, che represse subito pensando alle conseguenze di quel nuovo incontro.
«Sì principessa, sto bene...ma c'è qualcosa che non va, Ryan te lo ha spiegato vero? Mi spiace doverlo dire ma...dobbiamo rimetterci al lavoro.»
Jodie scosse la testa e serrò le mascelle, trattenendo a stento una lacrima.
«No, Cole, io non posso più aiutarvi, lo sai...Aiden.»
Cole annuì e distolse lo sguardo, percorrendo tutta la stanza con i suoi occhi scuri.
«Lo so, ma se non noi, chi potrebbe farlo? Conosciamo meglio di tutti il Rift, sappiamo già contro chi dobbiamo combattere. Non sarà imminente, abbiamo tutto il tempo per prepararci di nuovo.»
La ragazza continuò a scuotere la testa, sempre più convinta.
«No Cole, l'ultima volta ci abbiamo quasi rimesso la vita, tutti e tre. E Nathan è morto.»
«Nathan è morto a causa della sua pazzia!»
Cole aveva sollevato un braccio a mezz'aria e indicò qualcosa fuori dalla portata di entrambi.
«Il suo posto era là dov'è morto, per lui non potevamo già fare molto in partenza. Ti prego, principessa... Ho già in mente qualcosa che potrebbe farti cambiare idea.»
Cole le sorrise e le carezzò una guancia.
«E se non funzionerà sarai libera di tornare a casa a fare quello che stavi facendo prima che Ryan ti chiamasse.»
Jodie lo scrutò confusa, al di sotto delle ciglia scure.
«Cosa hai intenzione di fare, Cole?»
L'uomo aprì la porta alle sue spalle, entrambi uscirono e trovarono Ryan appoggiato alla parete del corridoio con le braccia conserte. Il fidanzato annuì e sospirò, portando lo sguardo su Jodie.
«Si tratta di Aiden, Jodie. Sembra che ora sia sempre intorno a me, mi abbia lasciato più di un messaggio. Non è veramente entrato nel Rift, si è solo staccato da te e questo lo fa sentire male. Jodie dobbiamo provare a rimettervi insieme in qualche modo.»
La voce di Cole era vellutata, sembrava però essere sovrastata da un ronzio nato nella testa di Jodie.
«Aiden? E' qui?»
Cole scosse la testa e Ryan guardò altrove.
«Questo non posso saperlo, so che spesso trovo fogli disposti in modo strano in ufficio al mio ritorno, oppure scritte sui vetri del bagno o simboli sulla polvere dello schermo della tv, insomma tutte cose che mi ricordano il nostro passato.»
Jodie incredula rise e diede le spalle a entrambi.
«Cole se questo è uno scherzo devi smetterla subito perché mi stai facendo male.»
«No, principessa, questo non è uno scherzo. Seguimi.»
I tre percorsero un corridoio fino a giungere nell'ala degli uffici, dove Cole si era rintanato negli ultimi giorni.
«Questo è quello che abbiamo trovato io e Ryan stamattina dopo la colazione.»
Jodie lo guardò entrambi e poi si avvicinò alla porta, la aprì e guardò dentro.
All'interno sembrava fosse appena scoppiata una guerra, c'erano fogli ovunque, il monitor del computer fumava e la radio ronzava. I vetri di una lampadina rotta erano sparsi ovunque sul pavimento.
«Avvicinati alla scrivania, Jodie.», suggerì Cole.
Jodie calpestò fascicoli e cercò di scavalcare scatole di cartone completamente vuote. Non aveva mai visto un tale disastro, nemmeno in uno di quegli scenari post-apocalittici.
La scrivania era sgombra da fogli e oggetti vari, su di essa erano appoggiati solo una tastiera rotta, il monitor del computer e un foglio. Abbassò gli occhi su di esso e per un attimo tutto il mondo scomparve. Era il disegno di Aiden che aveva fatto da bambina, Cole lo aveva conservato e chissà come ora era di nuovo lì, perfettamente collocato sulla scrivania di mogano.
«Cole chiunque avrebbe potuto trovare il disegno e metterlo sulla scrivania, anche tu. Magari anche solo per convincermi. No, mi spiace io non crederò più a nessuno, una lezione mi è bastata nella vita.»
Qualcosa però si mosse e non poteva essere frutto della suggestione o della mano di Cole o di Ryan che si trovavano dall'altra parte della stanza.
Un colpo secco fece cadere il foglio dalle mani di Jodie, il disegno però invece di cadere fluttuò nella stanza fino a finire tra le mani di Cole.
«Non sto scherzando Jodie, Aiden è qui e vuole tornare da te.»
Solo allora Jodie non trattenne più le lacrime, rivoli caldi e salati scesero lungo le guance e il mento, per poi colare lungo il collo.
«Aiden? Sei davvero tu?»



 

Aprile -



«Eppure deve esserci un modo per aprire il Rift e contenere le creature. Dovremmo poter richiamare quelle fuggite e rinchiuderle nella stessa stanza dove poi riapriremo il Rift...Oppure no... Non lo so.»
Jodie nascose il viso tra le mani mentre si abbandonava sulla scrivania di Cole. Ryan dietro di lei le massaggiava una spalla sperando di darle conforto.
«Non possiamo solo contenere quelle creature, dobbiamo inibirle e “buttarle” all'interno del Rift. Tutto questo in pochi istanti, un secondo in più o in meno potrebbe compromettere l'esito della missione.»
Jodie guardò Cole attraverso le dita che aveva leggermente aperto. Ryan si allontanò da lei e pose sul tavolo la cintura che solo un anno prima avevano usato per proteggersi nel Rift.
«Cole saresti in grado di ricreare un paio di questi aggeggi?», chiese Ryan tentando di rendersi utile.
Aiden mormorò qualcosa a Jodie e scagliò via l'aggeggio dalla scrivania.
«Aiden dice che ci vorrà qualcosa di ben più potente o finirà come l'ultima volta. Dice che non riuscirà mai a tornare nell'Aldilà e lasciare qui me. Per questo quell'aggeggio deve essere calibrato in modo che sia io che lui rimarremo protetti e non verremo divisi.»
Cole cercò Aiden con gli occhi e sembrò guardare ovunque tranne dove veramente si trovava.
«Siamo riusciti a rimettervi insieme, ora non vogliamo separarvi di nuovo.»
Cole sorrise e raccolse l'aggeggio da terra e lo appoggiò davanti alla scrivania.
«Bene, comincerò a lavorare sugli appunti di Nathan e nel giro di un mese o due dovrei aver ultimato il progetto. Nel frattempo non possiamo starcene con le mani in mano.»
Jodie si tolse le mani dal viso e guardò Ryan con aria implorante.
«Non potete farmi questo, non di nuovo.»
Ryan distolse lo sguardo e si portò le mani sui fianchi, Cole invece sorrise e le strinse le mani.
«Non è come l'altra volta, ora le presenze sono pochissime, non farete alcuna fatica tu e Aiden. Dovete tornare nel vecchio laboratorio e recuperare un paio di cose, sono indispensabili.»
Jodie serrò la mascella e perse lo sguardo lontano, al di là delle spalle di Cole.
«Va bene, dimmi tutto.»

 

  
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