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Autore: Shiori Sato    20/01/2014    1 recensioni
Dal prologo:
Sumiko Uchiha non pensava che la sua vita fosse perfetta, ma che ci andasse quantomeno molto vicino. Era una kunoichi rispettata da tutti, amata dai suoi genitori e da suo fratello Shisui, benvoluta da amici e compagni. Aveva davanti a sé un domani brillante, Sumiko, colmo di successi che le avrebbero garantito il futuro roseo che ogni ninja incallito vorrebbe.
Ma quel futuro che aveva sognato si sgretolerà sotto il peso dell'inspiegabile suicidio del fratello e lo sterminio del suo stesso clan.[...]
Fanfiction dedicata al meraviglioso mondo di Naruto. Siate buoni e usate i trenta secondi seguenti alla lettura per lasciate un commento, positivo o negativo che sia.
Genere: Azione, Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio, Naruto prima serie
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Cap.7

La strada nell’acqua

 

 

-Hokage…-

-Non insistere, Kakashi. Il discorso è chiuso.-

Il discorso non è chiuso affatto, pensò tra sé il jonin.

Ma si limitò ad annuire, cosciente del fatto che discutere con Hiruzen Sarutobi era solo una perdita di tempo.

Uscì dall’ufficio dell’Hokage con flemma, ma chi gli passava vicino poteva quasi sentire gli ingranaggi del suo cervello lavorare a pieno ritmo. L’Hokage non aveva voluto sentir ragioni: la testimonianza di quel moccioso condannava irrimediabilmente Sumiko. E Danzo Shimura era apparso quasi felice di poterla inchiodare, ansioso di scrivere definitivamente la parola “Fine” in quella storia di orrori che aveva scosso l’intero Villaggio.

Kakashi svoltò a destra, quindi prese una strada secondaria. Il chiacchiericcio della gente infastidiva i suoi pensieri che, in quel momento, doveva sentire con più chiarezza che mai. Lasciare Sumiko nella prigione sotterranea era fuori discussione. A breve il Consiglio del Villaggio si sarebbe riunito per decidere le sorti dell’Uchiha, ma c’erano buone probabilità che la jonin ci lasciasse le penne già da prima.

Qualcuno l’aveva incastrata usando Sasuke, ma perché? La Foglia avrebbe avuto comunque il proprio colpevole con Itachi Uchiha. Impossibile che quest’ultimo avesse fatto affidamento sull’arrivo della kunoichi per far ricadere la colpa su di lei, dato che Sumiko al momento della strage non era neanche nel quartiere.

Kakashi scosse la testa, conscio di non poter dare risposta a tutti quegli interrogativi. Sumiko aveva servito la Foglia senza mai discutere gli ordini e riportando costanti successi, una kunoichi di valore a cui nessun Villaggio avrebbe rinunciato senza un motivo più che valido. Ma allora perché non le era stato concesso neanche il beneficio del dubbio?

-Devo parlare con Sasuke.- mormorò il ninja dai capelli color gesso.

L’ospedale spiccava in mezzo ai palazzi come un pugno in un occhio. Un enorme edificio ad L bianco circondato da una recinzione di pietra grigia che non si sposava affatto con i colori caldi con cui era stata costruita Konoha. La grande croce rossa all’interno di un cerchio altrettanto rosso sovrastava la scritta “Ospedale”, giusto per cancellare qualsiasi dubbio sulla destinazione dell’edificio, ammesso che qualcuno ne avesse potuti avere. Nell’ingresso un giovane shinobi teneva tra le braccia una donna, probabilmente la madre, che piangeva coprendosi il volto con le mani. In fondo, seduti su un anonimo divano, una coppia discuteva sottovoce. La ragazza lanciava di tanto in tanto occhiate di fuoco ai danni dell’infermiera alla reception che indifferente leggeva una rivista di moda, ignara dello scandalo che stava dando la sua scollatura davvero esagerata.

Sotto la maschera Kakashi sorrise. Una volta, tre anni prima, Sumiko aveva lanciato gli stessi sguardi irati a Yui, una kunoichi con un seno troppo grande per le magliette aderenti che si ostinava a mettere.

Una chioma rossa lo distrasse dai suoi pensieri.

-Namijo,- chiamò -cosa fai qui?-

La ragazza si voltò di scatto, ed appena incrociò il viso di Kakashi abbassò velocemente lo sguardo.

-I-io…io sto cercando di diventare infermiera…- bofonchiò la rossa.

Cominciò a torturarsi il grembiule bianco mentre le guance diventavano dello stesso colore dei capelli.

-Come?-

-Sto studiando per diventare infermiera.- ripeté la rossa.

L’occhio di Kakashi si illuminò :-E sapresti dirmi qual è la camera di Sasuke Uchiha?-

Namijo sembrava essere vicina ad un attacco di cuore.

-I-i…N-non…Io…- prese un profondo respiro e si schiarì la voce -E’ in una camera isolata all’ultimo piano ma…-

-Ma?-

-E’ inaccessibile. Possono entrare solo un medico e un infermiere. Sasuke è praticamente guardato a vista e…-

Kakashi fece un vago gesto con la mano :-Ed io entrerò comunque.-

 

 

-Ma sei sicura?-

-Ma vuoi chiudere il becco?-

Kisame Hoshigaki rise di gusto. Irritare Sumiko lo divertiva almeno quanto spezzare il collo ai ninja che incontrava sul suo cammino.

Al suggerimento di Sumiko di muoversi con cautela, Kisame aveva risposto sfondando una parete con la forza di un bulldozer, tanto per movimentare un po’ le cose. I malcapitati che erano accorsi per verificare la situazione non avrebbe visto l’alba del giorno dopo.

-Di qua.- disse Sumiko indicando una botola.

Il magazzino della prigione sotterranea della Foglia era una vera chicca per qualsiasi ninja. Protetto da una decina di sigilli, custodiva le armi sequestrate agli ospiti della prigione come una cassaforte custodisce i gioielli della padrona di casa.

Kisame provò ad aprire la botola tirando il grosso anello di ferro, ma una scarica elettrica lo respinse.

-Se pensi di poter entrare qui così come siamo usciti dalle celle…beh, se ci riesci tanto di cappello.-

-Non essere così sarcastica, Principessa, o ti verranno le rughe. Hai forse un’idea migliore?-

Sumiko sorrise di una soddisfazione infantile, quindi si avvicinò alla botola. Non era passato poi molto tempo da quando girava liberamente in quella base sotterranea, non da prigioniera ma da servitrice del Villaggio.

Una rapida sequenza di simboli eseguiti con precisione e la botola si socchiuse.

Scesero velocemente la scala a chiocciola, mentre le torce appese alla parete si accendevano al loro passaggio.

-Decisamente voi di Konoha non avete senso estetico.- commentò Kisame scrutando la grande stanza quadrata costellata di scaffali evidentemente presi d’assalto dalle tarme. Una visione squallida che andava a braccetto con l’asfissiante odore di chiuso che permeava nell’aria.

-Guarda quante cose interessanti… Prendiamo qualcosa?-

-Piantala di perdere tempo. Prendi la Samehada e filiamo.-

Sumiko guardava nervosa l’entrata mentre Kisame, in tutta tranquillità, leggeva le etichette delle varie armi riposte su di un cuscino di velluto nero o rosso.

-Ehi Uchiha, ma tutti ‘sti giocattoli li lasciate marcire qui?-

Sumiko quasi ringhiò :-Muoviti!-

Gli ANBU non ci avrebbero messo molto ad arrivare. Era ironico che proprio lei ne avesse paura, lei che aveva rinunciato così malvolentieri alla maschera in nome di una vita normale. Erano bastati una manciata di giorni perché da cacciatrice si trasformasse in preda, sola e impotente davanti alla più grande ingiustizia che si stava consumando sotto i suoi occhi.

-Bene, possiamo andare!-

La voce di Kisame risuonò forte e allegra, senza la minima traccia di nervosismo. Non vedendolo però arrivare, Sumiko lo raggiunse in fondo alla stanza.

-Se ci bloccano l’uscita dal magazzino faremo la fine del topo col gatto; che diamine stai aspettando?-

-Che arrivassi, Principessa.-

Kisame stringeva in una mano Samehada e con l’altra afferrò Sumiko stringendola a sé. La kunoichi distinse chiaramente il rumore dei passi sugli scricchiolanti gradini della scala a chiocciola: stavano arrivando.

Se proprio devo morire come traditrice, tanto vale che lo faccia affianco ad un ricercato di livello S, pensò abbandonando le braccia lungo i fianchi.

Pochi istanti e sentì una fastidiosa pelle d’oca lungo tutto il corpo. Il chakra di Kisame si era improvvisamente gonfiato in modo spropositato ed allarmante.

Ma dove l’ha presa tutta questa energia?

Sumiko, che disponeva di una quantità di chakra sopra la media, era prosciugata in pochi giorni dalla catena della sua cella. Con fatica aveva messo da parte abbastanza energia per incantare con lo sharingan una delle guardie e farsi liberare; come poteva, quindi, quell’uomo avere tanto chakra a disposizione?

Un boato terrificante assordò la kunoichi che alzò le braccia per difendersi dalla miriade di frammenti di pietra che le volarono addosso.

-Ma cosa fai?!- strillò terrorizzata

-Guarda e impara, Principessa.- rispose un istante prima di un’altra esplosione.

Dei rivoli d’acqua fuoriuscirono dalla parete. Ormai gli ANBU erano alle loro spalle. In pochi istanti gli sarebbero stati addosso.

Che il cielo mi assista…, pensò Sumiko prima dell’ultima, assordante esplosione.

-Trattieni il fiato Principessa.- le urlò Kisame con uno strano ghigno dipinto sul volto.

Sumiko sbarrò gli occhi fissando l’onda d’acqua che la investì con la forza di un uragano. E si aggrappò all’enorme complice che si tuffò nel fiume sotterraneo con l’agilità e la potenza di uno squalo.

 

 

 

Note d’autrice:

Finalmente siamo arrivati al settimo capitolo. E stavolta neanche dopo troppo tempo. Il prossimo capitolo conto di postarlo in un paio di settimane o un po’ di più, ma non disperate! Non farò passare di nuovo i mesi.

 

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