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Autore: Kiji    21/01/2014    2 recensioni
Avevo solo 13 anni la prima volta che lo vidi. Lo ricordo ancora, come se fosse impresso a fuoco nella mia mente. Era il suo concerto più grande, una stella fotografata su quel palco immerso da tante luci colorate. Ero ancora un ragazzino eppure, sentivo qualcosa nascere in me, debole ma selvaggio. Mentre cantava, in quel lago di scintille, mi sentii inutile a confronto con quell'idolo mascherato da stella. Volevo arrivare a lui, toccarlo e farlo mio, come nessun altro prima.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Mir
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo solo 13 anni la prima volta che lo vidi. Lo ricordo ancora, come se fosse impresso a fuoco nella mia mente. Era il suo concerto più grande, una stella fotografata su quel palco immerso da tante luci colorate. Ero ancora un ragazzino eppure, sentivo qualcosa nascere in me, debole ma selvaggio. Mentre cantava, in quel lago di scintille, mi sentii inutile a confronto con quell'idolo mascherato da stella. Volevo arrivare a lui, toccarlo e farlo mio, come nessun altro prima.
« Sei pazzo! E' un uomo.» Per quanto tempo aveva urlato quelle parole dentro di me, eppure, sembrava non potessi ascoltarle. Ogni notte, ogni istante ogni minuto di quei 9 anni da quel giorno, l'unico pensiero è stato lui. Vidi ancora il sudore scorrere sul suo corpo mentre cantava quella dolce melodia, le urla della sua voce graffiata dal vento e i suoi occhi pieni di candore.
- Ragazzino, cosa ci fai qui? - Poi l'incontro. Le sue mani ed il suo profumo, poi tutto si perse nei meandri dei ricordi, di nuovo.
- Mir sbrigati, è tardi! - La voce stridula di Joon mi riportò alla realtà. A fatica, lottando contro le ossa che scricchiolavano sotto le lenzuola bollenti del mattino, mi alzai. Ero abituato a quei sogni, ma non alle conseguenze che la mattina mi portavano. Sotto quell'acqua fresca, cercai di lavare via il suo odore, era così difficile farlo. Il tempo distrugge tutto! Guarirò, eppure era solo una bugia. Le cicatrici non spariscono nel nulla, non ne sono capaci! Possono rimarginarsi, ma non riescono a dimenticare. Mi preparai in fretta, le lancette si muovevano troppo velocemente e già la voce di G.O. mi rincorreva. Quando salimmo sulla macchina, che piano piano si muoveva in quell'affollata Seoul, mi sentii mancare. Per quale motivo quel giorno, così uguale al precedente, mi sembrava soffocante?
- Ragazzi, oggi ci sarà il meeting per il vostro prossimo MV. Sono tutti piuttosto entusiasti, quindi non fate errori. Ci sarà un'ospite d'eccezione, trattatelo con cura. - Sbuffai. Non mi piaceva lavorare con estranei, era faticoso. Tra di noi ci capivamo, eravamo una squadra da tempo ormai. Sebbene a volte litigavamo, avevamo creato un metodo per ottimizzare le nostre qualità personali, era qualcosa che solo con fatica ed allenamento, si poteva raggiungere. Affrontare artisti diversi, era troppo difficile per me che, a fatica, sopportavo i cambiamenti.
- Mir, non essere così felice mi raccomando. Forza sorridi. - Joon, con il suo solito sguardo allegro, mi dava sui nervi. Quel suo essere così integro, la sua idea del «vissero per sempre felici e contenti» era così illusorio. Sembrava come se, in tutta la sua vita dura e tempestata da frammenti di ghiaccio, non fosse mai stato ferito. Sapevo bene che non era così, eppure, invidiavo la sua forza di rialzarsi. Quando arrivammo in quel sontuoso palazzo in cui ero faticosamente giunto, con insidie e difficoltà solo per lui, mi sentii quasi uno stupido. Per quale motivo correvo così disperatamente verso quella persona quando a lui non importava nulla dei miei continui sforzi?
Era troppo tardi ormai, potevo solo avanzare a fatica, sperando di non cadere in quel grande ed oscuro abisso sotto ai miei piedi. Entrammo subito in sala conferenze, come ogni volta eccitati ma anche un pò impauriti. Il nuovo tema, la nuova copertina, il nuovo sound e quell'enigmatico guest che ci avrebbe scombussolati. Tanti interrogativi che aspettavano una sola risposta. Non appena prendemmo posto, insieme a tutti quei signori di mezza età che conoscevamo da tempo e che non ci erano mai stati simpatici, mi strinsi nelle spalle, ormai era ora.
- Il nuovo concept è pronto. Abbiamo dovuto faticare parecchio per trovare la nuova, formidabile, track che vi rappresenti. - Il Signor Kim, con bei baffi accennati e di cattivo gusto, la giacca stirata e la cravatta storta, era il più subdolo di tutti. Ero solo io che vedevo tutto distorto, o era solo la semplice realtà dei fatti?
- Il nuovo singolo « Smoky girl», immaginiamo già sarà un successo senza pari, non da meno è stato scritto e composto dal guest che parteciperà attivamente al nuovo MV. Prego. - Fu un attimo, la porta che si apriva rumorosamente, lui che lentamente entrava nella stanza come se tutto gli fosse dovuto e quello sguardo che non riuscivo a dimenticare. Bi Rain era di fronte a noi, con un sorriso raggiante e quella pettinatura semplice ma perfetta per il suo viso dettato dall'età.
- Salve a tutti, è un piacere lavorare con il miglior gruppo della mia compagnia. - Ero sconvolto, qualcosa che mi toglieva il fiato. In un solo istante, i miei incubi tornarono a tormentarmi. Lui che si avvicinava ad un me ragazzino, il mio cuore innamorato che batteva all'impazzata, i suoi occhi orlati d'oro che mi perseguitavano e le sue labbra sulla mia pelle immatura. Per quale motivo desiderava ossessionarmi ancora?
- No! Non sono d'accordo. Non canterò mai le tue canzoni! - Dette quelle parole, guardandolo dritto negli occhi cercando una muta sfida, mi alzai e uscii di fretta dalla porta senza notare le parole dure del mio manager che mi intimava di fermarmi. Gli occhi stupiti dei miei compagni, l'esitazione di Joon, l'unico a sapere la verità e il mio cuore che smise di battere. Avevo le lacrime agli occhi ma non volevo piangere. Fuori da quella sala, mentre quelle voci si ammassavano, cercai un riparo, ma già sapevo che non sarebbe servito a nulla. Poco dopo lui uscì, proprio come mi aspettavo, fu di fronte a me. Era inevitabile, pensai. Dovevo affrontarlo!
- Cheol Yong, per favore non fare così! - La sua supplica, appena accennata, era sorda alle mie orecchie.
- Perchè tu? Per quale motivo, dopo anni di silenzio, torni a torturarmi? Non posso accettarlo! Non lavorerò con te. - Dissi quelle parole in modo autoritario, sebbene sapessi che non dipendeva da me quella decisione. Sebbene fossi un idol, c'erano ben poche cose che potevo scegliere con autonomia.
- Lasciami spiegare. Ho bisogno di parlare con te! - Fece per avvicinarsi, di un breve passo, ma potevo permettergli di annientarmi ancora.
- Strano perchè io non ho nulla da dirti. Se davvero avessi voluto parlare con me, avresti dovuto farlo 9 anni fa, prima di sparire nel nulla o anche 5 anni fa, quando entrai a far parte della tua compagnia. Tutti questi anni di silenzio, sono la prova che tra noi due è inutile qualsiasi spiegazione. - Mi girai in silenzio, volevo andare via e dimenticare. Dovevo far guarire il mio cuore, essere pronto per quel dolore che mi avrebbe schiacciato inevitabilmente.
- Me lo merito! Odiami pure, non posso chiederti il contrario, ma almeno permettimi di lavorare al tuo fianco. E' la mia sola richiesta. - Ebbi un fremito di rabbia, il mio corpo stava per esplodere, ma era tutto inutile.
- Non fare l'ipocrita. Sai bene che mi costringeranno a farlo, quindi chiedermi di accettare è solo il tuo modo egoistico di agire. Va bene, lavoreremo insieme, ma non accetterò altro. Non guardarmi e non rivolgermi la parola. Se non puoi farlo, smetterò di essere un cantante e mi ritirerò dagli MBLAQ. - Dette quelle parole, con un andamento lento e pacato, mi allontanai in quel corridoio grande e rumoroso. Ogni mio passo, era un tonfo in più. Non c'erano molti luoghi dove nascondermi, solo quel nascondiglio, il mio mondo e paradiso. La sala di registrazione, era l'unico posto in cui, anche se triste ed arrabbiato con l'universo, riuscivo a darà pace al mio cuore in tumulto. Stavo per addormentarmi quando sentii la porta aprirsi. Non mi mossi, sapevo bene chi era. Joon era lì, a guardarmi da lontano, abbandonato alla mia sfiducia.
- Ti sei calmato? Lo sai che hai fatto venire un colpo a quelle statue di cera? Erano contriti di rabbia, una scena apocalittica! - Rise di cuore, sebbene sapessi che era solo un modo per farmi svagare. In realtà conosceva il mio dolore, forse meglio di me stesso. Anche lui aveva amato, così tanto da farsi del male, ma era così diverso da me che non riuscivo a tornare in superficie.
- Se lo meritano, no? Anche se credo morirò presto per mano del Manager. - Joon entrò chiudendosi la porta alle spalle e si sedette accanto a me in quel piccolo divano di pelle nera scomodo.
- Come ti senti? Non ho potuto fermarlo, vi siete incontrati vero? - Mi prese la mano, con dolcezza. Aveva uno sguardo tenero, come un genitore che spera di attenuare il dolore del figlio malato.
- Va tutto bene. Cinque anni fa, quando lui mi rifiutò cercando di fingere di non avermi mai incontrato, decisi che sarei rimasto ugualmente. Anche con il rischio di imbattermi ancora in lui, non ho mai gettato la spugna. Dovevo prendermi la mia rivincita, diventare migliore di lui. Non ho dimenticato la mia promessa, neanche per un solo istante. - Lui mi prese il volto con la mano tremante e se la appoggiò al petto.
- Piangi quanto vuoi, farò finta di non sentire. - A contatto con il suo calore, non riuscii più a trattenermi. Il mio sfogo di rabbia e depressione, fu qualcosa che neanche io mi aspettavo. In quella stanza, isolata dal mondo, sentii il peso di quell'amore covato per anni e mai dimenticato. Di nuovo sentii la dolcezza del suo petto, le sua mani che mi accarezzavano i capelli corti e le sue dolci parole sussurrate in quel pomeriggio invernale.
«Hyung, dove sei Hyung?» Poi i miei pianti di bambino. Quel vuoto che non riuscivo a colmare e quel sangue che scorreva dal mio corpo. Non sopportavo quel passato, quella tristezza che avevo provato a seppellire ed ancora chiusi gli occhi.
- Su, stai tranquillo. Io sono qui, non ti abbandonerò. - Quelle parole sussurrate, sebbene provenissero dalla persona sbagliata, curarono un pò quelle ferite sanguinanti. Tutto si stava ripetendo, la mia vita sarebbe stata scombussolata ancora, ma certamente, non avrei mai mollato!
 
  
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