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Autore: jas_    21/01/2014    19 recensioni
“Ma chi se la caga una make-up artist? Va’ a fare la modella” era stato il commento di Deb quando, il primo giorno di convivenza, avevano chiacchierato un po’ delle loro vite e dei loro sogni. Wynne le aveva spiegato che era proprio il non essere presa in considerazione dal mondo intero che le piaceva, voleva il successo a modo suo, senza essere accecata dalle luci della ribalta.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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1
 
 
 
Sei felice?
No
Troppo netto.

Poco credibile.
Wynne si portò la matita alle labbra e cominciò a mordere la sua estremità fino a quando si rese conto che non era sua. L’allontanò dalla bocca e si affrettò a scrivere “abbastanza”.
Cosa devi fare tra due ore?
Wynne aggrottò le sopracciglia: ma che razza di domande erano? Inarcò le sopracciglia mentre osservava le altre domande alle quali avrebbe dovuto rispondere prima di iniziare quel benedetto trattamento di bellezza al quale era stata costretta a sottoporsi.
Sua madre gliel’aveva regalato per il suo compleanno… Di un anno prima. In quasi 365 giorni non aveva trovato il tempo (e la voglia) di andare in quella spa e “trovare la pace dei sensi”, come affermava il dépliant appoggiato sul tavolino.
Scosse la testa e tornò al questionario. Cosa doveva fare dopo?
Studiare per gli esami, aggiornare il mio blog, provare i nuovi rossetti di Mac…
Wynne si portò una mano sulla fronte e scosse la testa. Quel trattamento doveva essere una specie di antistress, o almeno questo era quello che ricordava le avesse detto sua madre, un anno prima. “Sei pallida tesoro, tutto bene con la scuola? Mi sembri molto stressata, questo ti farà bene”. Meno stressata sembrava, meno sarebbe durata quella tortura. Che poi “stress” era un’esagerazione, sua madre era sempre stata troppo apprensiva, quale studente universitaria sotto esami non era stressata? Eppure c’era qualcos’altro che sembrava fluttuare nella sua mente ma che non riusciva a focalizzare. Quella lista di cose da fare che si era affrettata a cancellare non era completa, doveva fare qualcos’altro oltre che provare i nuovi rossetti di Mac…
«Cazzo!» esclamò Wynne appoggiando con violenza la matita sul foglio del test.
Stephanie alzò lo sguardo dall’agenda degli appuntamenti. «Tutto bene tesoro?» domandò.
Wynne annuì, affrettandosi a completare con poco interesse il resto delle domande.
Lou. Doveva essere da Lou alle quattro per posare come modella per il suo nuovo libro. Se n’era completamente dimenticata.
Si alzò dal divanetto e si avvicinò a Stephanie porgendole il foglio del test. «Possiamo iniziare?» domandò, fingendosi entusiasta del regalo di sua madre.
La donna annuì, le fece strada verso gli spogliatoi mentre leggeva le sue risposte.
«Allora non hai niente da fare dopo la seduta?» domandò, mentre le porgeva un accappatoio e delle ciabattine di carta che avrebbe dovuto indossare.
Wynne scosse la testa. «Niente. Sono perfettamente rilassata quindi direi che i massaggi e quant’altro possono durare anche un’ora. Tu che dici?»
Stephanie scosse la testa. «Spogliati e indossa questi. Lascia nell’armadietto cellulari, iPod, iPad e qualunque altra diavoleria elettronica che voi giovani utilizzate. Dalle due e mezza alle quattro e mezza devi estraniarti dal mondo esterno.»
Wynne annuì, aspettò che la donna fosse uscita per prendere il cellulare e scrivere a Lou per avvertirla del suo ritardo. Si cambiò come richiesto e prima di uscire impostò sul telefonino la modalità vibrazione e lo nascose all’interno delle mutande.
«Che schifo» mormorò mentre camminava lentamente verso la camera in cui Stephanie l’aspettava.
«Mettiti a pancia in giù, inizieremo con un massaggio ai piedi, immagino che tu stia molto in movimento, magari su dei scomodi tacchi…»
Wynne si limitò ad annuire nonostante quella non fosse l’esatta verità. A parte le rare corse mattutine che s’imponeva di fare, più che stare seduta dietro un banco a lezione o in biblioteca quando doveva studiare, non faceva molto. Le ore più movimentate erano probabilmente quelle in cui curava Lux quando Lou non aveva proprio nessun’altro a cui affidare sua figlia. Si chiese cosa le avesse detto sua madre quando le aveva preso l’appuntamento. Forse Stephanie pensava che fosse una donna in carriera che lavorava in un prestigioso ufficio della City, sarebbe stato imbarazzante confessarle che in realtà era soltanto una studentessa alla University of the Arts di Londra.
«Sì, è massacrante la cosa. Quando arrivo a casa la sera devo farmi dei lunghi bagni in acqua tiepida per scaricare la tensione accumulata…» inventò Wynne mentre sentiva le mani calde e delicate di Stephanie cominciare a massaggiarle la pianta del piede.
Cercando di evitare movimenti bruschi abbassò la mano destra verso le mutande, scostò leggermente l’elastico fino a quando non sentì la custodia gommosa del suo iPhone. Estrasse il telefono e non appena se lo portò sotto il viso, stando attenta a non farsi vedere da Stephanie concentrata nel suo lavoro, lo schermo s’illuminò.
Wynne aprì il messaggio prima che il cellulare prendesse a vibrare.
“Quattro e mezza, non più tardi! L.”
“Sarò puntuale, a dopo :) W.”
Wynne inviò il messaggio e bloccò il telefono che emise un rumore inaspettato.
Stephanie arrestò il suo lavoro all’istante.
«Che cos’era?» domandò.
Wynne si guardò in giro confusa. «Che cos’era, che cosa?»
«Quel rumore.»
Stephanie si allontanò dal lettino e si avvicinò al viso di Wynne che si affrettò a nascondere il telefono sotto la sua pancia.
«Non avrai qualche aggeggio elettronico con te, vero?» domandò Stephanie, mettendosi a braccia conserte.
«Certo che no! Probabilmente si è sentito il mio telefono suonare dallo spogliatoio, mi sarò dimenticata di mettere il silenzioso.»
La donna osservò Wynne per istanti che alla ragazza parvero infiniti, quando stava per tornare alla sua postazione il telefono prese a vibrare.
Wynne improvvisò un attacco di tosse cercando di non muoversi a causa del solletico che la vibrazione del telefono le causava.
«Mi stai nascondendo qualcosa?» chiese Stephanie, sempre più irritata.
«Certo che no!» squittì Wynne mordendosi il labbro per non scoppiare a ridere. Perché quel dannato telefono non la smetteva di vibrare? Probabilmente qualcuno la stava chiamando.
«Alzati» le ordinò Stephanie.
«Ma il massaggio! Non vorrai interrompere la terapia così su due piedi!»
«Al-za-ti.»
La dolce e gentile Stephanie nel giro di pochi secondi si era trasformata in un agente della Gestapo, Wynne obbedì in silenzio. Anche se l’avesse scoperta che male c’era? Lei, o meglio, sua madre, aveva pagato per quella seduta e cellulare o meno, sarebbe stata conclusa. Perché Stephanie la prendeva tanto sul personale?
«Avevo detto niente aggeggi elettronici!» gridò la donna, osservando l’iPhone nero che sembrava risaltare particolarmente sul lettino bianco.
«Era un’urgenza! Dovevo avvertire una persona del mio ritardo! Ho un appuntamento alle quattro!» si difese Wynne.
«Ma se hai scritto sul test che eri libera!»
Il viso di Stephanie divenne rosso come un peperone e Wynne si aspettava che da un momento all’altro scoppiasse.
«Ho mentito, okay?! Non capisco perché volete sapere tutto della mia vita! Io voglio soltanto delle sopracciglia curate e lo smalto sulle unghie! Non creiamo problemi inutili!»
Ci fu un attimo di silenzio nel quale il telefono di Wynne riprese a vibrare, la ragazza guardò Stephanie che la osservava dura prima di allungare la mano e leggere il messaggio che aveva ricevuto.
“Ti ho chiamata ma probabilmente sei impegnata. Volevo soltanto chiederti se domani sera puoi curare Lux perché sarò impegnata in un evento. Te l’avrei chiesto dopo ma non so a chi altro rivolgermi e volevo dirtelo prima che prendessi altri impegni! xx L.”
Wynne rispose che non c’era problema, ignorando lo sguardo sempre più infuriato di Stephanie. Si rimise il telefono nelle mutande con disinvoltura prima di riportare l’attenzione sulla donna.
«Cosa facciamo ora?»
 
 
 
Wynne si ritrovò a correre con lo smalto a malapena asciutto e il viso completamente struccato verso l’indirizzo che Lou le aveva comunicato la sera prima. Non appena comunicò al portinaio del palazzo al quale era arrivata chi fosse, questo si affrettò a spingerla all’interno di un ascensore e cliccare un bottone che lei non vide. Prima che le porte si chiudessero l’uomo uscì dall’abitacolo e Wynne si ritrovò a salire da sola verso chissà quale piano. Ancora non sapeva perché avesse accettato la proposta di sua cugina visto che lei avrebbe sempre voluto rimanere dietro l’obbiettivo, e non davanti. Il fatto è che si sentiva in debito nei suoi confronti, Lou era tutto quello che lei sarebbe voluta diventare: un lavoro stupendo a contatto con persone simpatiche e che ti offriva la possibilità di viaggiare. Da quando era diventata make up artist e parrucchiera dei One Direction, Lou aveva visto ogni angolo del globo: dal Giappone al Canada, Australia, Stati Uniti e ogni stato d’Europa. Ora stava per pubblicare il suo primo libro e aveva chiesto a lei, Wynne Teasdale, di posare come modella. Non le era nemmeno venuto in mente di rifiutare, sarebbe stata una buona pubblicità per lei, avrebbe sicuramente postato delle sue foto sul suo blog e gli iscritti sarebbero aumentati ulteriormente dall’ultima volta che Lou l’aveva pubblicizzata su Twitter facendo schizzare le visite alla sua pagina alle stelle.
I suoi pensieri furono interrotti dal suono dell’ascensore, le porte davanti a lei si aprirono e Wynne mosse alcuni passi all’interno dell’enorme stanza immersa nel caos. Persone con in mano pettini e pennelli camminavano avanti e indietro in preda all’ansia, modelle truccate alla perfezione chiacchieravano tra di loro e infondo alla sala, davanti ad una schiera di specchi, Wynne vide Lou intenta a spruzzare un po’ di lacca su una folta chioma bionda. Si avvicinò a passo svelto e prima che la chiamasse sua cugina alzò gli occhi dal suo lavoro sorridendole gentile.
«Wynne! Ce l’hai fatta allora!»
La ragazza annuì. «Scusa ancora per il ritardo ma sono dovuta andare a quel maledetto trattamento che mia mamma mi ha prenotato quasi un anno fa.»
«Non preoccuparti» la rassicurò Lou, «siediti lì e tra un attimo arrivo a prepararti.»
Wynne annuì, si tolse la giacca, appoggiò la borsa e si accomodò. Lanciò uno sguardo fugace alla ragazza seduta accanto a lei che leggeva una rivista, i bigodini in testa e il viso perfettamente truccato. Era bellissima e Wynne si chiese per l’ennesima volta perché Lou avesse voluto che anche lei fosse nel suo nuovo libro quando aveva centinaia di ragazze più adatte di lei disponibili. Quella fu la prima domanda che le porse quando la cugina cominciò a sistemarle i capelli.
«Perché di modelle se ne vedono ovunque, la maggior parte delle persone che leggeranno questo libro saranno ragazze normali, voglio che vedano persone nelle quali si rispecchiano in questo libro, non modelle.»
Wynne annuì mentre osservava nello specchio Lou piastrarle i capelli.
«Anche Gemma è una ragazza normale, si è appena laureata.»
Wynne si voltò verso la ragazza al suo fianco che aveva alzato la testa dalla rivista e le osservava, probabilmente essendosi sentita chiamata in causa. Lei non era una modella, era una ragazza normale come lei? Non l’avrebbe mai detto, anzi, alcuni secondi prima l’aveva scambiata, appunto, per una modella.
«Wynne, lei è Gemma Styles, la sorella di Harry. Non so se hai presente quello riccio dei One Direction.»
«La fama di mio fratello arriva sempre prima di me!» esclamò la ragazza mentre stringeva la mano di Wynne e «è un piacere conoscerti» diceva in tono gentile.
«Ho presente chi è…»
«Quello più cretino» osservò Gemma. Wynne l’avrebbe definito come il più bello ma capì che sarebbe stato meglio mantenere i suoi pensieri per sé.
Lou rise. «Poverino, si è anche offerto di tenermi Lux per il pomeriggio.»
«Riponi troppa fiducia in lui!»
Wynne si limitò ad ascoltare in silenzio mentre Lou le scostava i capelli perfettamente lisci dal viso per passare al trucco.
«Ho intenzione di lasciarti abbastanza naturale. Sarai una delle poche, sappilo» disse poi, cambiando completamente argomento.
Wynne annuì e Lou le fece l’occhiolino mentre spalmava un po’ di fondotinta sulla sua pelle chiara. «Voglio attirare l’attenzione sulle tue labbra che saranno di un bel rosso scuro, con la tua carnagione staranno da dio. Gli occhi saranno poco truccati.»
«Bene.»
Wynne si sentì leggermente sollevata. Nonostante le piacessero i trucchi, lo stile di Lou era troppo eccentrico per i suoi gusti e si sarebbe sentita a disagio con gli occhi e i capelli di un colore acceso come fucsia o blu elettrico.
In pochi minuti Wynne fu pronta.
«Non ho previsto abiti per te in quanto la foto sarà un primo piano scattato quasi di sorpresa. Ho in mente quest’idea da troppo e sono convinta che il tuo viso sia il più adatto per questa cosa.»
Lou le fece strada verso il set fotografico.
«Marc, lei è mia cugina Wynne, la modella di quella foto di cui ti avevo spiegato…»
L’uomo abbassò la macchina fotografica dal viso ed osservò Wynne per alcuni secondi.
«Certo» disse poi, e senza alcun avvertimento le scattò alcune foto sotto il suo sguardo confuso e quello divertito di Lou.
Osservò le foto e le mostrò alla bionda che batté le mani entusiasta.
«La luminosità e il contrasto verranno poi corretti dopo.»
«Perfette! Marc, sei un genio!»
Wynne osservò i due sempre più smarrita. Avevano già finito?
Qualcuno interruppe per un secondo l’entusiasmo di Lou che abbassò lo sguardo verso chi si era aggrappato alle sue gambe.
«Lux!» esclamò la donna prendendo in braccio la bambina. «Sei già di ritorno?»
La piccola annuì, spostando poi i suoi occhi azzurri prima su Marc e poi su Wynne che chiamò, ma la ragazza aveva la testa altrove e lo sguardo rivolto verso il ragazzo che stava parlando con Gemma.
 








 
   
 
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