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Autore: Aninthea    21/01/2014    0 recensioni
L'Accademia Aninthea sorge in una remota landa del magico mondo di Evesaje: dando occasione a tutti di sviluppare le proprie abilità, moltissime classi hanno preso parte al progetto dell'Accademia. Spadaccini, maghi, guerrieri, mutaformi, unità volanti: la scelta è veramente vasta, e anche chi non ha idea dei propri limiti può benissimo iscriversi, e seguire le lezioni dell'Accademia. Proprio qui, tre giovani ragazze iniziano la vita studentesca, cercando di lasciarsi il passato dietro le loro spalle: ma non sanno che la loro vita cambierà radicalmente dal giorno del loro ingresso.
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Si trattava di un edificio imponente, completamento ristrutturato e portato a nuovo: sembrava fin troppo surreale... Poco più in là, si poteva vedere un campo d'allenamento, con attrezzature e strani macchinari... [...] Davanti all'edificio, file e file di ragazzi, tutti che indossavano l'uniforme dell'Accademia. C'era chi aveva l'aria di uno appena sveglio, chi invece si stava già esercitando in delle magie o con dei fendenti. Alcuni parlavano, altri ridevano, tutti sembravano a loro agio, tutti si comportavano normalmente.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note delle autrici: questa è una Round Robin, ovvero una fanfiction scritta a più mani. Siamo tre ragazze che scrivono soltanto per passione; quindi potrebbero esserci errori ovunque, nonostante la nostra attenzione. E'una fanfiction a puro scopo intrattenitivo; non intendiamo avere alcun diritto su quanto "prelevato" da noi (siano essi personaggi di altre opere o musiche, immagini o quant'altro) ma la storia è comunque scritta di nostro pugno e inventata da noi. I personaggi sono ispirati a quelli di altre opere per quanto riguarda l'aspetto il fisico e a volte anche il nome; ma carattere e storia sono completamente inventati da noi, così anche come il mondo che fa da scenario ai protagonisti. Ci sono però citazioni a opere esistenti anche qui. Dato che questa fanfiction è scritta a più mani, ogni capitolo avrà uno stile diverso; detto questo, speriamo che la nostra storia vi piaccia, e ringraziamo chi la leggerà e chi troverà il tempo/voglia di recensirla. I capitoli verranno postati con una frequenza di tre-quattro settimane o anche più. Sono ben accette critiche, dato che dobbiamo ancora migliorare tanto.

Aninthea Academy ~Capitolo Primo - Abbandonando il
passato: un incontro imprevisto.

Era una giornata come tante, quella. Anche se era ancora molto presto, il sole era già sorto, rischiarando l'ambiente e colorando il cielo dei colori più belli. Era uno spettacolo fantastico da vedere: toglieva il fiato, alleggerendo tutti i problemi e riempiendo il cuore di una tenerezza senza confini. Almeno, questo era quello che pensava Anhylia, una ragazza come tante, nella sua stanza. Stava osservando il cielo, cercando di dormire un altro po'. Ma non ci riusciva: era troppo elettrizzata, preferiva restare sveglia a pensare e pensare. In effetti, lei non dormiva mai molto: preferiva passare la notte a leggere, riflettere... Era nel suo carattere: lei era una ragazzina pacata, un po' chiusa in sè stessa, ma quando stringeva amicizia, donava il cuore per i suoi amici. E probabilmente l'insonnia faceva parte di questi tipi di carattere... Anhylia sbadigliò, stiracchiando le braccia. Guardò l'orologio a pendolo che penzolava dal muro: erano a malapena le cinque e mezzo. Si rivoltò nel letto, cercando di prendere sonno, ma non riusciva: le provò tutte, ma il groppo in gola non scompariva, e il turbinio di pensieri non accennava a diminuire. Anhylia sospirò, inanellandosi intorno al dito una ciocca dei suoi lunghi capelli blu e sedendosi alla scrivania: ormai il sonno non l'avrebbe più ripreso, non aveva senso stare ancora nel letto. Era troppo emozionata. Di lì a qualche ora, la ragazza avrebbe cominciato il suo primo giorno di Accademia. Non era mai stata a scuola: i pochi anni passati nella stanzetta del convento che faceva da classe non si potevano considerare. Si, perchè Anhylia "abitava" in un convento: anche se non si era fatta suora come le altre, la ragazza aiutava come poteva: si sentiva in debito, perchè quelle donne avevano salvato la vita a lei e alle sue due amiche, molto tempo prima. Le ragazze in questione, Selene e Zalya, erano le uniche persone care che ancora Anhylia aveva al mondo, e teneva a loro molto più di quanto non dimostrasse. La ragione era semplice: le tre si conoscevano praticamente da sempre, e avevano passato insieme molti momenti significativi delle loro vite. Era con loro che Anhylia si era iscritta a quell'Accademia, chiamata Aninthea Academy: da sola, temeva di fare brutta figura, di non adeguarsi... Erano tante le preoccupazioni. La ragazzina finì di leggere, o meglio, di dare un'occhiata veloce al capitolo di un libro, che trattava sulle strategie da applicare in battaglie, anche se delle ultime pagine aveva capito ben poco. Guardò l'orologio. Dieci minuti alle sei. -Dovrei svegliare quell'altre due...- pensò la ragazzina, alzandosi dalla scrivania. Indossò le pantofole e si mise uno scialle a 'mo di vestaglia, uscendo poi dalla stanza. Rabbrividì dal freddo: fuori dal tepore della sua camera, la temperatura era bassissima. Cominciò a camminare, non controllando nemmeno il sentiero: tanto, ormai, i suoi piedi e la sua mente conoscevano quel posto a memoria. Percorse, quasi senza accorgersene, tutto il convento, prima di arrivare alle rispettive stanze delle sue amiche: aveva scelto di proposito la via più lunga, così da poter concedere alle due qualche altra manciata di sonno. O meglio, solo Zalya sarebbe stata ancora a letto: sicuramente, Selene era già sveglia. E infatti così era. Anhylia bussò alla porta della ragazza, e subito un: -Arrivo!- si fece sentire. Qualche secondo dopo, una ragazza dai lunghi capelli bianchi fece capolino dalla porta.

-Oh, ciao Anhylia!-

Disse Selene, salutando la ragazzina con un sorriso. Aveva qualche anno in più di Anhylia: i capelli bianchi le incorniciavano il viso, mentre due occhi dorati scrutavano l'esile figura della ragazzina.

-Selene, già in piedi? Ero venuta a svegliarti, ma a quanto pare non ce n'è bisogno...-

Replicò Anhylia, guardando la ragazza. Selene scosse la testa, ridacchiando appena.

-No no tranquilla... Vai da Zalya piuttosto, la sento russare da qui!-

Disse, in tono scherzoso. Era proprio vero. Quando Zalya ci si metteva, poteva dormire anche fino al giorno dopo: ma Anhylia non gliel'avrebbe permesso: quella giornata doveva essere perfetta. Salutò Selene con un sorriso, poi, mentre la ragazza richiudeva la porta, sicuramente per prepararsi, Anhylia si diresse verso la stanza accanto, quella di Zalya. Appoggiò l'orecchio alla porta, cercando di percepire se effettivamente la sua amica stesse ancora dormendo: non sentiva niente, a parte uno strano ronzio di sottofondo... Anhylia bussò alla porta, prima delicatamente, e poi, non ricevendo risposta, cominciò a dare pesanti pugni alla porta di legno: sperava che Zalya l'avesse sentita, e che fosse venuta ad aprire. Un minuto... Due... Al terzo minuto Anhylia smise di bussare: era inutile, evidentemente la ragazza stava ancora dormendo. Piuttosto alterata, aprì la porta con uno spintone: essa girò lentamente sui cardini, cigolando da quanto era vecchia. Quel convento era stato costruito molto tempo prima: infatti, ormai i pezzi della chiesa cadevano a pezzi, e ogni angolo nascondeva pericoli. Anhylia entrò nella stanza, arredata con garbo: era modesta, come camera, ma si vedeva il tocco di Zalya ovunque. Dalla scelta delle lenzuola ai mobili d'arredamento, tutto sembrava essere stato collocato con estrema precisione. La scrivania invece, era in disordine, come sempre: sul letto giaceva una figura, che dormiva abbracciata al cuscino e russava profondamente. Anhylia sospirò: era sempre la solita. Prese una piuma, caduta dal vecchio cuscino di Zalya, e provò a solleticarle una guancia con quella, sperando che si svegliasse. La ragazza fece un debole mugugno, voltandosi dall'altro letto e infilando la testa sotto il cuscino.

-Altri... Cinque minti... Lasciami dormire, mamma!-

Anhylia si picchiò una mano sulla fronte: tutte le mattine era la stessa storia. Ma in fondo, quella quotidianità ormai era piacevole: sarebbe stato strano se, di punto in bianco, non avesse più dovuto svegliare una delle sue migliori amiche, o aiutare le altre suore a pulire il convento, o altri piccoli lavoretti che svolgeva. Ma se ci pensava, Anhylia stava proprio per abbandonare quella routine: all'Accademia, avrebbe dovuto darsi nuovi orari e una diversa organizzazione...

-Quando imparerai a svegliarti da sola...?-

Le chiese, strappando il cuscino dalla presa di Zalya e tirandoglielo in faccia. Per svegliarla, non c'erano altri metodi...

-Alzati! E'tardi!-

-Va bene va bene, mi alzo! Ma smettila di strillare, sono appena sveglia...-


Replicò Zalya, mettendosi a sedere e stropicciandosi gli occhi. I capelli neri, lunghi fino alle spalle, erano scompigliati in tutte le direzioni, ma con una buona passata di spazzola sarebbero tornati al loro posto. Gli occhi smeraldo erano ancora velati di sonno, mentre la ragazza recuperava il cuscino e si alzava dal letto.

-Oggi è il grande giorno... Eh?-

Chiese Zalya, mentre apriva il cassetto di legno, ormai consunto e rovinato, e cercava la divisa della scuola. Appena la tirò fuori dal comodino, la stese sul letto, ammirandola: la divisa femminile comprendeva una gonna nera, con la sottogonna e la parte inferiore colorati di un pallido rosa; mentre la giacca era marrone, con delle maniche nere, e il colletto della camicia bianca che faceva bella mostra di sè. Quest'ultima, in fondo, si divideva in tre lembi, che ricadevano sulla gonna, e una cravatta viola completava il tutto. Era una divisa sofisticata, che rispecchiava la prestigiosità dell'Accademia: Anhylia rimase a fissarla per un po', incantata. La stoffa sembrava fatta di seta, e i colori sobri dell'uniforme richiamavano l'attenzione...

-Hey, tu non ti prepari?-

La voce di Zalya la riportò alla realtà: si era di nuovo persa nei suoi pensieri. Ormai succedeva spesso, anche quando in realtà l'attenzione doveva essere sempre al massimo. Anhylia sorrise alla ragazza a mo' di scuse, allontanandosi verso la porta.

-Già... Ora vado... Beh, a dopo!-

Disse, uscendo dalla stanza e chiudendo piano la porta. Appena fuori, di nuovo quel freddo familiare la assalì: con gli anni, aveva anche imparato a conviverci. Quel luogo non le era mai piaciuto: anche se le suore del convento le avevano salvato la vita, anche se sapeva di essere viva soltanto grazie a loro... Anhylia non aveva mai considerato quel luogo come una casa. La sua casa, il villaggio, no esisteva più. Le mancava quel posto, gli amici, le stradine che conosceva come le proprie tasche... Sarebbe stato bello tornare a quei tempi. Anhylia sospirò, mentre si tirava sulle spalle lo scialle: non aveva senso pensare a quelle cose. In fondo, se c'erano Selene e Zalya, andava tutto bene... No? Se c'erano le sue amiche a sostenerla, poteva sopportare tutto... Anche i ricordi del passato, che in situazioni in cui non sarebbero dovuti venir fuori invece riaffioravano. Rabbrividì dal freddo, mentre cominciava a camminare verso la sua stanza. Questa volta, poiché il tempo cominciava a scarseggiare, prese una scorciatoia: quel convento, grosso com'era, era pieno di cunicoli e passaggi segreti. E Anhylia li aveva scoperti tutti: essendo la più piccola e debole, aveva più tempo libero a disposizione... E lo aveva sfruttato esplorando quella che sarebbe stata la dimora in cui avrebbe vissuto per un po' di tempo. Si avviò verso una statua, raffigurante una ragazza che pregava in ginocchio, con le mani congiunte e una corona di fiori in testa: accanto ad essa, si trovava una botola, non troppo grande. Al centro della piazzetta dove si trovava la statua, era situata una fontanella, ormai asciutta: erano anni, anzi, probabilmente secoli, che non vi scorreva una goccia d'acqua. Di tutto si poteva dire di quel convento, ma non che fosse un posto curato: erbe rampicanti crescevano dappertutto, l'erba incolta arrivava al ginocchio. Gli interni, invece, erano decisamente meglio: probabilmente, le suore si erano limitate a quello. Ciò che lasciava a desiderare, erano le porte cigolanti e i mobili consunti: ma erano problemi secondari, e nessuno se ne preoccupava più di tanto. Anhylia andò davanti alla statua, sfiorando la corona di fiori con una mano, finché non ne trovò uno che si spingeva in dentro. La ragazza lo tenne premuto, finché non sentì un rimbombo provenire da qualche direzione, indefinita: nessuno si allarmò, ormai era normale sentire strani rumori... A destra della statua, la botola che fino a qualche momento prima sembrava sigillata si aprì, con un suono sinistro: Anhylia non si spaventò minimamente; la ragazza aveva usato quel passaggio un sacco di volte. Si lasciò cadere dentro la botola, afferrando il manico interno e chiudendosi dentro: se qualcuno avesse scoperto che usava quei passaggi, non sarebbe andata a finire bene... Adesso, Anhylia si trovava in un cunicolo: era buio ed umido, fin troppo basso e stretto. Ma per fortuna, la ragazzina, esile di corporatura, vi si muoveva con agilità. La temperatura, lì, era ancora più bassa: quel cunicolo si trovava al di sotto del convento, a qualche metro della superficie: Anhylia aveva imparato, leggendo libri su libri nella modesta libreria del convento, che una volta era usato come fogna. E infatti così era: l'odore che proveniva da laggiù non era certamente gradevole, ma Anhylia non ci badò più di tanto. Cominciò a correre, tappandosi il naso con una mano e sistemando meglio lo scialle con l'altra: svoltò un angolo, poi un altro ancora, e, dopo qualche minuto di corsa, finalmente vide una scala che portava in alto. La ragazza cominciò ad arrampicarsi, più velocemente che poteva: in breve tempo, raggiunse la sommità, coperta da un'altra botola, che però non era sigillata come la prima. La ragazza la spinse con un braccio, mentre con l'altro era impegnata a non cadere dai pioli ripidi e scivolosi: un'impresa non facile, ma che andò a buon fine. Finalmente, la ragazza uscì da quel posto irritante, ritrovandosi nella sua stanza. La "botola" che aveva spinto prima, altro non era che una mattonella del pavimento: si confondeva benissimo con le altre, così da rimanere invisibile. Anhylia si diresse verso un'altra stanzetta, un po' più piccola della sua stanza: era completamente vuota, con una bacinella piena d'acqua al centro e una spazzola poggiata in terra: una pila di asciugamani puliti occupavano un angolo in fondo alla stanza, e un leggero profumo di lavanda riempiva la stanza. Quello era il bagno di Anhylia: ogni mattina si lavava in quella stanza, e anche quella così avrebbe fatto. Si tolse lo scialle e lo piegò, poggiandolo sopra un cassettone, che prendeva gran parte dello spazio nella stanzetta. Poi, si tolse i vestiti ed entrò nella bacinella, saggiando prima l'acqua con una mano: era calda, al punto giusto, e sembrava anche profumata.... Ma non poteva permettersi troppi lussi: già era in ritardo, non bisognava perdere altro tempo. Dopo essersi lavata in fretta e furia, Anhylia si allungò per prendere un asciugamano: lo avvolse intorno al corpo, poi uscì dalla stanza, lasciandosi dietro delle goccioline d'acqua, che le cadevano dai capelli bagnati. La prima cosa che Anhylia fece fu guardare l'ora: le sei e mezza. Era tardi, molto tardi. Prese dal comodino la biancheria e la divisa dell'Accademia, e si vestì velocemente, cercando di metterci il minor tempo possibile. Una volta finito, si guardò allo specchio: una ragazzina minuta, con un sacco di capelli blu fuori posto e umidi, ricambiava il suo sguardo, fissandola con duri occhi color cioccolato. Trattenne a stento un pugno diretto allo specchio: l'ira che provava quando vedeva la sua immagine riflessa era devastante. Si, perchè Anhylia odiava sé stessa con tutte le sue forze: si sentiva responsabile della morte dei suoi amici, di tutte le disgrazie capitate a chi le stava intorno. Si avvicinò allo specchio, stando ben attenta a non guardarcisi dentro: prese dal davanzale il suo cerchietto, quello che indossava in ogni occasione: era stato un regalo di sua sorella, poco prima che morisse. Era un cerchietto semplice, ma per Anhylia era importante: non se ne separava mai, a volte nemmeno per dormire. Successivamente, la ragazza prese la sua arma, che lei aveva chiamato Arivind: non ne sapeva bene il motivo, ma trovava che Arivind fosse un nome azzeccato per quell'arma. La legò alla cintura che si mise in vita, così da trasportare l'arma più comodamente: in quel modo, l'arma era dietro le sue gambe, e prenderla, in caso di bisogno, sarebbe stato semplice. I capelli erano ancora umidi, ma non c'era tempo per asciugarli: l'orologio segnava già le sette meno cinque, e non c'era altro tempo da perdere. Si scaraventò fuori dalla camera, prendendo la sacca a tracolla, attaccata al chiavistello della porta: non era una ragazza molto ordinata, ma sapeva dove trovare ciò che le serviva in quel determinato momento. Mentre correva verso la stanza principale del convento, prese tutte le scorciatoie che conosceva: in poco meno di cinque minuti, arrivò alla meta. Ma aveva corso per niente: era ancora sola, a parte le suore che già preparavano l'occorrente per la messa mattutina. Una provò anche a convincere Anhylia a pregare con loro, ma la ragazza si scansò bruscamente e si avviò verso il portone che dava sull'uscita. Una voce fin troppo conosciuta la fermò.

-Anhylia.-

Disse soltanto la proprietaria della voce, schiarendosi la gola con qualche colpo di tosse. La ragazza si girò, trovandosi faccia a faccia con la donna che più di tutti non avrebbe voluto vedere: Suor Manamia, ovvero, la madre superiora. Anhylia sbuffò, mentre la donna si dirigeva verso di lei e la guardava con fare severo: aveva sulla sessantina d'anni, e anche se ormai gli anni cominciavano a farsi sentire, non dava cenni di debolezza, mai.

- E quindi... Oggi ve ne andate voi tre, eh?-

Disse, buttandola sul vago. Ma in realtà la donna era infuriata; non gradiva affatto quando qualcuno abbandonava il convento. Afferrò la ragazza per un braccio: forse quel gesto la faceva sentire più sicura, ma la ragazzina non oppose resistenza. Non gliel'avrebbe data vinta. Anhylia sostenne per un po' lo sguardo minatorio della donna, ma dopo qualche secondo fu costretta ad abbassare gli occhi: non riusciva a reggere il confronto. Pensò velocemente alle parole da dire, ma subito prima che aprisse bocca un'altra voce, proveniente dall'altro lato della stanza, interruppe Anhylia.

-Si ce ne andiamo... Sarai contenta, vecchia, no? Almeno non resterò più qui a tartassarti....-

Era Zalya. Insieme a Selene, si stavano dirigendo verso la suora, entrambe indossando la divisa dell'Accademia. Zalya aveva parlato con un tono svogliato, mentre camminava pigramente. Al posto della spada, portava una bacchetta con sè, che teneva legata alla schiena. La ragazza era una maga: combatteva usando le magie ... Aveva un'aria piuttosto seccata, probabilmente dalle parole della suora. Non era mai stata credente, e quindi, il solo fatto di dover vivere in un convento non le andava molto a genio. Selene, invece, aveva un tomo di magie sotto braccio: aveva imparato un’antica arte della magia bianca, e sapeva combattere benissimo anche senza bacchetta. Portava una fascia in testa, che serviva probabilmente a non far andare i capelli negli occhi, e aveva raccolto parte della chioma in una coda, che ricadeva insieme alle altre ciocche sulla schiena. Guardava un po' perplessa la suora, che stava letteralmente bollendo di rabbia: aveva uno strano tic alla mano, e gli occhi erano più severi che mai.

-Voi non dovreste andare via...-

Disse con voce flebile, senza però abbandonare la maschera di ira che si portava dietro. Anhylia si liberò dalla stretta della madre superiora, arretrando e tenendosi il punto in cui l'aveva stretta: in preda alla rabbia, la suora non si era accorta di aver stretto Anhylia con troppa forza, e adesso il braccio della ragazza era arrossato. Suor Manamia si voltò verso di lei, con aria dispiaciuta: Anhylia sapeva che voleva soltanto che rimanessero nel convento, ma così era troppo. Che la donna si fosse... Affezionata a loro? Eppure, tutti la conoscevano come una donna severa, che difficilmente si lasciava prendere dalle emozioni. Anhylia non riusciva proprio a capire cosa stesse succedendo in quel momento: si limitò a scuotere la testa con aria crucciata, arretrando un altro po'.

-Abbiamo già preso la nostra scelta, signora, e non cambieremo di certo idea adesso. Finalmente, abbiamo finito di ripagare il nostro debito, e adesso è ora che ci togliamo da qui... Siamo d'intralcio, no?-

Disse Anhylia. Senza aspettare risposta, si voltò verso il portone: andando indietro, finalmente lo aveva raggiunto. Spinse la porta con tutte le forze che aveva, per rivelare un giardino incolto e malcurato. Sapeva che Selene e Zalya erano dietro di lei, pronte ad abbandonare quel posto: quindi, senza farsi troppi problemi, Anhylia varcò la porta, allontanandosi il più in fretta possibile. Nessuno salutò le tre che se ne stavano andando: nessuno rivolse loro un semplice "Addio" o una stretta di mano... Segno che non erano poi così benvolute, in quel convento. Anhylia non ci fece caso: lei ormai era abituata a non essere notata, quindi per lei quella situazione era anche "normale", in un certo senso. Fuori dal perimetro del convento, la situazione era completamente diversa: perfino l'aria che si respirava sembrava differente. Anhylia si voltò verso Selene e Zalya, sorridendo alle due.

-Siamo fuori... Ancora mi sembra un sogno...-

Disse la ragazza, sospirando. Era passato molto tempo dall'ultima volta che era uscita dal convento. Non era abituata a quella libertà, che sentiva di aver afferrato non appena messo un piede fuori dall'edificio. Tutto sarebbe stato diverso... Ma lei avrebbe saputo resistere al cambiamento? Non c'erano altri modi per scoprirlo, se non provarci. Anhylia provò a muoversi, ma non ci riusciva: in fondo era ancora legata a quel posto. Selene si fece avanti, mettendole una mano sulla spalla.

-Si, siamo fuori... E adesso smettila di pensare di non poterti adeguare... Andiamo-

Disse, con un sorriso, tirando la manica di Anhylia. Zalya le diede manforte, battendo una pacca sulla testa della ragazzina.

-Su su, ci saremo noi ad aiutarti! Adesso avviamoci.... L'Accademia è piuttosto lontana, e non abbiamo i soldi per noleggiare una carrozza...-

Disse la maga, avviandosi per il sentiero che conduceva alla città. Il convento non era esattamente vicinissimo alla città, e l'Accademia era stata costruita dalla parte opposta. Avrebbero dovuto attraversare tutto il paese per raggiungerla: ecco perchè si erano alzate prestissimo quella mattina. Anhylia non parlò per tutta la durata del viaggio: rispondeva a monosillabi alle domande che le venivano rivolte, mentre le sue amiche invece chiacchieravano del più e del meno. Ma Anhylia era sempre stata così: non parlava molto, preferiva perdere ore e ore a pensare che passarle a parlare. Le uniche con cui si confidava erano appunto Selene e Zalya, le sue uniche nonché migliori amiche. Per il resto, agli occhi degli altri appariva come una ragazzina fredda, poco loquace e con un'aria indifferente. Ma ormai era normale per Anhylia: non dava mai troppo peso a ciò che pensava la gente di lei, e nemmeno le importava. Pensieri come questi le affollavano la mente, mentre aveva l'attenzione necessaria soltanto per vedere dove metteva i piedi: gran parte di sé era occupata a pensare; ormai non sentiva nemmeno più il venticello che soffiava o i pettirossi che cantavano. Non seppe dire quanto tempo passò da quando avevano cominciato a camminare, ma dopo un po' Zalya indicò un punto indefinito, esultando. Subito Anhylia si riscosse dai suoi pensieri: ancora piuttosto stordita, torno al mondo reale, osservandosi attorno.

-Guardate, è quella là! Siamo arrivate, ragazze... E'ancora piuttosto lontana, vista da qui, ma ci siamo quasi!-

Disse Zalya con un sorriso, mentre si girava verso le due compagne. Anhylia si avvicinò un po' di più, cercando di vedere: ma a causa dei suoi 160 cm, non riusciva a vedere molto. Senza poter più resistere, la ragazza cominciò a correre verso la direzione indicata da Zalya, lasciando le altre due sorprese.

-Hey Anh, stai attenta!-

Disse Selene, piuttosto preoccupata. Quella sembrava proprio l'ora di punta: la strada dove le tre si trovavano al momento era piena di gente, ed era facile perdersi. Soprattutto in un luogo che non conoscevano bene... Anhylia si fermò all'improvviso, facendo un cenno a Selene e Zalya, restando però con gli occhi fissi su qualcosa. Cosa stesse guardando, da quell'angolazione, le due non lo potevano capire, e un po' per la curiosità un po' per la preoccupazione, si avvicinarono. Appena furono vicine alla loro amica, videro subito cosa aveva attirato l'attenzione di Anhylia, e capirono anche perché quella strada era piena di gente: l'Accademia, quella stessa che sembrava ancora parecchio distante, era invece dinanzi a loro. Si trattava di un edificio imponente, completamento ristrutturato e portato a nuovo: sembrava fin troppo surreale... Poco più in là, si poteva vedere un campo d'allenamento, con attrezzature e strani macchinari... Per il momento, Anhylia non ci badò più di molto. Davanti all'edificio, file e file di ragazzi, tutti che indossavano l'uniforme dell'Accademia. C'era chi aveva l'aria di uno appena sveglio, chi invece si stava già esercitando in delle magie o con dei fendenti. Alcuni parlavano, altri ridevano, tutti sembravano a loro agio, tutti si comportavano normalmente. Anhylia deglutì: cominciava già a sentirsi male... Troppa gente in un posto solo. Era abituata ai posti dove non c'era quasi nessuno, dove il silenzio veniva prima di tutto: lì, invece, era completamente il contrario.

-Sembrava più lontano, eh?-

Chiese Zalya, ridacchiando. Anhylia le rispose con uno sguardo incerto, guardando davanti a sé e cercando di mimetizzasi con il pavimento. Zalya cominciò ad avviarsi verso l'entrata dell'Accademia, poiché le porte erano aperte, proprio per far entrare gli studenti. Selene la seguì, intrecciando le mani dietro la schiena e guardandosi attorno. Anhylia rimase per un po' paralizzata sul posto, ma quando si rese conto di essere rimasta indietro corse verso Selene, afferrandole una manica dell'uniforme e cercando di nascondersi dietro di lei. Si, aveva un po' di paura. Non sapeva che altro fare, e si sentiva confusa, come una bambina catapultata in una situazione più grande di lei. Selene guardò la ragazza un po' stranita, mentre Zalya, accortasi del timore di Anhylia, si avvicinò a lei e le diede una leggera pacca sulla testa.

-Su su, va tutto bene... Ti abituerai in fretta!-

Disse, entrando nell'edificio. Anhylia sospirò, sperando davvero che andasse come diceva lei. Lasciò andare la manica della sua amica e cominciò a seguire Selene e Zalya, che stavano ascoltando una donna, probabilmente un'insegnante. Questa stava facendo un lunghissimo e noiosissimo discorso su qualcosa che Anhylia non riuscì a capire... Era troppo persa nei suoi pensieri. Probabilmente aveva aver spiegato dove si trovavano le aule e i dormitori, perché poi tutti gli studenti cominciarono ad avviarsi verso il piano superiore. Anhylia cominciò a salire su per le scale, non prestando molta attenzione a dove metteva i piedi... Stava seguendo la direzione presa da Selene, che era stata più attenta di lei al discorso dell'insegnante. Quelle scale sembravano non finire mai... Anhylia poggiò una mano sul corrimano, per avere un appiglio a cui aggrapparsi; ma il legno era troppo lucido, e la ragazza non riuscì a restare stabile: come se non bastasse, inciampò anche sul piede di Zalya, cadendo così all'indietro.

-Anh!-

Gridarono in coro Selene e Zalya, non potendo però far nulla per evitare la caduta alla loro amica... Come minimo si sarebbe spezzata qualche ossa, da quell'altezza. Anhylia chuse gli occhi, aspettando l'impatto con il terreno: che però non avvenne. Al contrario, si sentì stringere da dietro, e un lieve profumo di muschio le saltò subito ai sensi.

-Ehm.... Tutto bene?-

Disse qualcuno, la cui voce sembrava appertenere a un ragazzo. Anhylia si liberò dalla stretta, voltandosi e posando lo sguardo su chi le aveva risparmiato una settimana bloccata in infermeria: un ragazzo sui quindici anni, con dei capelli biondi a caschetto portati lunghi fino al collo, la stava fissando con degli occhi azzurri, piuttosto sorpreso. Anhylia si sentì avvampare: aveva arrecato disturbo a quel ragazzo per la sua sconsideratezza. Probabilmente stava pensando quanto fosse stupida a cadere in quel modo dalle scale.

-S... Si sto bene... Scusami...-

Disse la ragazza, abbassando gli occhi. Si vergognava da morire. Una voce familiare la sollevò da quella situazione.

-Anh, tutto bene? Sei ferita?-

Era Zalya, che era subito corsa in soccorso della amica, seguita a ruota da Selene. Anhylia sollevò lo sguardo verso di loro, sorridendo pallidamente.

-Si, sto bene... Grazie a lui.-

Disse, indicando con un cenno del capo il ragazzo, che subito si sentì chiamato in causa. Chiuse la mano destra a pugno, portandola all'altezza del cuore.

-Mi chiamo Aarmi Aller... Sono contento che non vi sia capitato niente, ehm...-

Disse, incerto sul nome, guardando la ragazza.

-Anhylia. Mi chiamo Anhylia Nogare-

Disse lei, trattenendo a stento le risate. Il nome di quel ragazzo era... Buffo. Ancora più strambo del suo: almeno lei aveva un nome adatto al suo sesso... "Aarmi" , invece, sembrava un nome femminile. Il ragazzo sospirò, portandosi una mano dietro la testa e facendo una faccia a metà tra il rassegnato e il divertito.

-E'per il mio nome, vero? Succede sempre... Me lo ha dato mia nonna; sai, non ci vedeva molto... E appena sono nato mi ha scambiato per una femmina...-

Disse, arrossendo un po' per quel fatto. Anhylia smise di ridere: era così... Carino... La ragazza si sentì avvampare di nuovo: distolse lo sguardo, concentrandosi sul lampadario appeso al soffitto. Che le stava succedendo? Non c'era tempo per cose del genere... Un'altra voce la distrasse dai suoi folli ragionamenti: questa volta era un ragazzo dagli occhi verdi, con dei capelli castani scuro. Aveva un'espressione arrogante, e sembrava estremamente serio. Prese per il colletto Aarmi, cominciando a salire le scale.

-Basta chiacchere! Dobbiamo allenarci, Aarmi, siamo venuti qui per questo!-

-D'accordo Erey! Ma non mi tirare! Riesco anche a camminare da solo...-

Così i due se ne andarono, salendo le scale e svoltando l'angolo. Anhylia riprese a sospirare normalmente: non era ancora cominciato il primo giorno, e già sentiva di averne abbastanza...

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Scritto da «Anhÿlia;
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