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Autore: walls    21/01/2014    6 recensioni
Ma erano grattacieli abbattuti, erano grattacieli crollati, come te ieri sera alle undici.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'ragazzi di carta'
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L2

 
 
Chiudo gli occhi.
Li riapro.
Esisto.



Mentre mi chiedi perché proprio qui, proprio ora, ho deciso di dirti che fra qualche giorno partirò, nemmeno mi guardi.
Hai le caviglie incrociate sul ciglio della strada, gli occhi più lucidi di sempre e le tue labbra – ti vedo, Louis, ti vedo – sono strette in un sorriso che definire forzato sarebbe un eufemismo, ma non sbirci nella mia direzione neanche per sbaglio, per una frazione di secondo. Tieni lo sguardo basso sulle tue Vans ammaccate, le stesse che puntualmente ti ripeto di buttare perché Cristo, non hanno quasi una suola!, e non ne vuoi sapere di smettere.
Come se servisse a qualcosa, come se potessi consolarti così, giri fra le dita una sigaretta – la quarta, le ho contate – neppure troppo integra e la cenere ti scivola sui polsi tatuati, nascosti da una felpa grigia e slabbrata.
“Sparirai per sempre, vero?”
A contatto con la mia mano silenziosa, le tue spalle tremano e sei gelido quasi quanto la tua voce.
Ti rispondo piano di si, e tu che mi capisci sai che devo, per cui annuisci lentamente, mastichi una boccata che dovrebbe nascondere i tuoi “ti prego, ti prego, ti sto chiedendo di sederti e restare” ma non ci riesce, e allora infilo un po’ d’aria nei polmoni e mi ci siedo, accanto a te. 
Ogni tanto mi piacerebbe che ti sciogliessi, Louis, che consumassi come quei lacci che ti tengono strette le scarpe e non provassi a tutti i costi a fare il duro quando senti le ossa rotte. Vorrei che non schiacciassi in fondo ai polmoni le parole che, lo so, urleresti se solo non fossi così orgoglioso e maledettamente testardo, e mi piacerebbe vederti piangere almeno una volta. 
Dimmi che mi odi, bruciami la carne con quella sigaretta di merda, parlami, piangi, ridi. Spezzami il cuore e fammi sentire in colpa, grida che per me è sempre stato facile dire addio e non me ne frega niente di lasciarti qui da solo come un cane. Reagisci, spezzati e baciami, fermami. Abbandònati. Se a me, a te o a noi non importa.
Prendimi la mano e prega, con le dita, con le labbra, supplica, stringi. Sforzati di sembrare vivo, dimostrami che esisti, che t’importa: sei ancora immobile.
Qualche secondo più tardi, senza dire una parola, ti alzi, ripulisci i pantaloni con le mani e cazzo, mi chiedo se riuscirò mai a salutare gli occhi che continui a posare ovunque tranne che sul mio corpo, un giorno, Louis.
Le tue mani scivolano lungo la zip della tasca, finiscono dentro la giacca, ne escono piene: “Vuoi una sigaretta?”
Lo domandi così, a sorpresa, con una naturalezza tanto terrificante che mi viene quasi da ridere e piangere insieme. Sei prigioniero di te stesso e proprio non ce la fai, ad avvicinarti; ci provi, ma è più forte di te e ritrai la mano perché senti di esserti spinto già troppi chilometri avanti. Non preoccuparti: se vuoi, li faccio io i passi per entrambi.
Ti dico che va bene, una sigaretta va bene, e andrà bene anche una volta che me ne sarò andata. Mi avvicino, per un attimo sorridi.
Nel tempo di un respiro mi accorgo che fra le tua ciglia ci sono le lacrime che non hai versato e mi mordo le labbra fino a farle sanguinare.
“Allora non è vero che sei di pietra”
Scrolli le spalle, sofferente: “Anche una roccia prima o poi si scalfisce, giusto?” chiedi.
“Si”, Louis. Prima o poi qualcuno disposto  a rompere le pareti che ti costruisci intorno arriva. Colpisce, piega, e alla fine qualche crepa delle sue te la ritrovi sul corpo anche tu.
“Senza di te, fumare non avrà più lo stesso gusto”
Lo vedo, Louis, ti vedo.
Mi guardi e non sai dirlo, ma “Mi mancherai anche tu”.


E allora chiudo gli occhi.
Li riapro.
(R)esisto.

 

 


os a carattere puramente introspettivo.
chiedo perdono per l'immensa depressione dell'ultimo periodo, ma sento il bisogno fisiologico di scrivere cose di questo tipo.




 

 
   
 
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