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Autore: Kurumi    22/01/2014    0 recensioni
Una piccola e breve storia su ciò che è accaduto a quella povera ragazzina.
Lui non c`entrava nulla fuorché avere la punizione di essere l`uomo che amava.
Lei voleva solo essere indifferente verso gli altri, le cose non le importavano.
Purtroppo, volente o non volente, la persona cambia divenendo, anche se raramente, se stessa.
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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~~Mi osservava da parecchio tempo, anche se avere il suo sguardo incollato addosso era un po` inquietante ero felice che si preoccupasse di me.


 Era da qualche ora che l`agenzia "XXX" ci aveva assegnate, me ed altre tre ragazze, alla tutela di una ditta che si occupava di fabbricare mobili.


 Nessuno aveva idea del perché ci avessero spostate qui ma io avevo la mia teoria; i soldi.


 Logicamente i soldi, che fanno girare l`economia, erano la causa della nostra piccola trasferta da X a qui.


 Non sono il genere di ragazza che si lamenta per poco quindi, in qualsiasi caso, sarei stata indifferente al cambio dall`agenzia ad una ditta, ma il fatto che ci abbiano affidate proprio a quella in cui lavora LUI mi rende felice.


 Il lavoro di cui mi stavo occupando in quel momento non era altro se non che fare il controllo settimanale delle macchine e delle attrezzature, in caso qualche dipendente avesse fatto il furbo e si fosse portato a casa qualche lima o altro.


 Annotavo sul quaderno le cose che c`erano e quelle poche che mancavano...

 

 Passai al reparto dove stava lavorando lui.


-Allora-, attaccò, -come ti sembra la ditta?- -Normale, non mi ha ne stupita ne scombussolata-.


Ci osservammo per un`attimo.


-Va bene, allora...-, non sapevamo più che dire.


 Tornai ad occuparmi del mio lavoro.


 Dopo quattro ore passate a fare quello che, banalmente, si può definire inventario generale, arrivò mezzogiorno e con esso la pausa pranzo di un`ora.


 Mi incontrai con le mi tre amiche fuori dalla ditta:


-Accidenti, qui è pesante lavorare!-

-È vero, ho le mani secche per colpa dei guanti!-

-Io piene di schegge a causa della legna che ho dovuto trasportare!-


Forse perché io avevo scelto di cimentarmi nel tirocinio di impiegata di commercio ero l`unica a non lamentarmi del lavoro qui, dopotutto mi era indifferente dove lavorare.


-Andiamo a mangiare?-

-Qui vicino c`è un self service-

-Perfetto!-

-Ci riposeremo là-.


Non notarono che non le stavo seguendo per andare a mangiare, e sinceramente era l`ultima cosa che volevo fare in quel momento.


 Mi arginai in un angolo del piazzale dove, di fronte a me, scorreva un piccolo fiumiciattolo.


 Sospirai e pensai a quanto potessi impegnarmi di più nel mio lavoro; dopotutto non ero mai brillata d`intelligenza e nemmeno di concentrazione ma, quando mi ci mettevo, ero davvero inarrestabile.


-Ehi-


-Ciao-


-Sei una delle nuove ragazze, vero?-


-Si-, la cosa mi parve troppo ovvia per porre la domanda, ma stetti zitta.


 -Sono uno dei dipendenti e lavoro nel reparto di lisciamento legna-, anche il fatto che fosse un dipendente era scontato.


 -Piacere-, si sedette di fianco a me.


 Sentii, dal vento che gli muoveva i capelli, che profumava di pesca e miele, un qualche shampoo o dopo barba.


 -Anch`io vengo spesso qui per stare da solo come te-.


 Mi chiesi perché aveva intuito che ero venuta lì per stare da sola.


-Non ci sono più persone che sanno stare da sole, non credi anche tu?-.


Quel genere di cosa non m`importava, la gente era libera di cimentarsi nella vita come meglio credeva e di certo non ero io colei che avrebbe giudicato contro le loro scelte.


 -Forse, ma non m`importa-


-Davvero? Io credo che questo sarebbe davvero un bell`argomento da trattare con qualcuno che comprende la cosa-.


 Sospirai ed annuii.


-Spero solo che tu non creda che quella persona sia io, la mia conoscenza culturale non è affatto elevata come puoi, suppongo, aver pensato-.


Il ragazzo, che di primo acchito sembrava più giovane di me, sorrise.


 -Scusami, non volevo offenderti-


-Non mi hai offesa. Normalmente le persone a cui viene attribuito un livello superiore di conoscenza, superiore al loro reale livello, si sentono felici, non credi?-.


Annuii; forse la mia frase era stata formulata nel modo sbagliato? Bé, se anche fosse, la cosa non m`importava più di tanto, non sarebbe stata quella cosa a cambiare qualcosa.


 Restammo in silenzio per dieci minuti e, pensai, che quel ragazzo fosse troppo imbarazzato dal silenzio per alzarsi ed andarsene, anche senza salutare, ma per me poteva benissimo restare come poteva benissimo "traslocare" da un altra parte.


 -Cosa state facendo qui tutti soli?-, era lui alle nostre spalle.


 Ci voltammo all`unisono e lui rimase divertito da quella che, banalmente, si poteva definire come una piccola coreografia.


 -Nulla, eravamo in silenzio ad ascoltare la natura-.


 "Ascoltare la natura", "Quant`è bella la natura", "Dovremmo essere più gentili con la natura", frasi del genere mi facevano una strana sensazione, non che non fossi d`accordo con delle affermazioni simili.


 -Credevo di aver interrotto qualcosa-


-Se anche fosse non sarebbe stato un grande problema, avresti solo potuto interrompere una conversazione-, affermai io.


Non so per quale ragione ma il ragazzo, o uomo che fosse, sembrava esserci rimasto male.


 -Comunque, ti cercavo. Vieni a mangiare qualcosa?-.


 Non avevo fame, raramente mi permettevo di pranzare ma, visto che era stato lui a chiedermelo, dovetti essere bugiarda.


 -Si, un pochino- -Allora andiamo?-, mi alzai e lo raggiunsi.


 Il ragazzo, o uomo che fosse, rimase seduto da solo.


 Andammo nel self service vicino alla ditta, dove stavano consumando il loro pranzo anche le mie amiche.


 Non mi notarono, forse perché fui proprio io ad evitare che i loro occhi potessero scrutarmi nel locale, e quindi mi sedetti ad un tavolo con lui.


-Cosa prendi?-


-Qualsiasi cosa andrà bene-


-Andiamo, qualcosa, non fare scegliere a me-


-Un panino-


-Quale?-


-Questo-, misi il dito sul menù, dove c`era raffigurata l`immagine di un panino con un nome americano.


 -Bene-.


 Fu lui ad ordinare ed io dovetti solo mangiare quando il nostro pranzo arrivò in tavola.


-Nessuno ti ha già fatto la corte al lavoro?-, mi chiese mentre masticava.


 Normalmente la cosa m`infastidiva, anche se non cambiava nulla, ma con lui era tutto sempre diverso.


-No, nessuno. Come mai questa domanda?-


-Alla nostra ditta ci sono solo uomini e ora che ci sono tre ragazzine sedicenni gli uscirà la bava alla bocca fino ai piedi-.


Socchiusi gli occhi.


 -Capisco. Per ora sono al sicuro-


 Finimmo di mangiare ed uscimmo, tornando alla ditta per riprendere a lavorare.


 Continuai con il mio inventario generale finché non mi ritrovai, alle tre del pomeriggio, in una stanzetta di venti metri quadrati contenente qualche scatolone.


 La porta si aprì e si richiuse.


 Mi voltai, istinto umano, e vidi il ragazzo, o uomo che fosse.


 -Ciao-, disse lui.


 -Ciao-, dissi io.


 Non fu proprio una conversazione, anzi, furono dei semplici saluti.


 Si avvicinò a me e mi sfilò la cartelletta dalle mani e cominciò a sfogliarla.


 -Sai, non ho nulla in contrario, ma stai andando contro le regole della ditta che ti offre lavoro e, quindi, lo stipendio con cui vivi. In parole povere non sei autorizzato a leggere quei fogli-.


 Glieli tolsi, gentilmente, dalle mani.


 Lui mi fissò.


-Sei stranamente indifferente a tutto-


-Lo considererò come un semplice ed innocuo commento-.


Aprii uno degli scatoloni e ci guardai dentro, annotando tutto sui fogli.


 -Mi cagheresti per qualche secondo?-, mi voltai verso di lui ed impiantai i miei occhi sui suoi.


 La cosa lo scombussolò, e lo notai, ma sembrava serio.


 -Qualcosa non va` ?-, lui sorrise.


 -Abbiamo notato tutti, o almeno quelli che ti hanno parlato, che sei una ragazza strana, particolarmente indifferente-


-Si?-


-Questi come lì consideri, eh?-


-Come giudizi affrettati. Anche se, forse, il vostro modo di vedere le cose è comune, quindi se c`è qualcuno o qualcosa che diverge da questo percorso collettivo lo considerate, cito, strano e particolarmente indifferente agli altri. Sbaglio?-.


La mia frase era forse troppo complessa per lui, non che mi ritenessi in qualche modo superiore, ma si capì che non comprese ciò che gli avevo, in modo disparato, detto.


-Sei però molto attraente-


-Se sei attratto da qualcosa che definisci strano e particolarmente indifferente non riesco a comprendere da quale parte tu stia. Quella del sociale o quella del singolo?-.


Pensai che, dopotutto, era lui quello che qualche ora prima aveva affermato che c`erano poche persone che riuscivano a stare da sole e che queste, automaticamente, erano quelle definite diverse, asociali e introverse, quelle a cui lui mi stava associando.


 -La mia parte? Che ne so, io seguo quello che voglio e cambio continuamente direzione-


 -Un altro modo di essere. In questo caso non credi di dover riconsiderare il tuo modo di vedermi?-


 -Cosa vuoi dire?-


-Che se, cito, cambi continuamente direzione significa che non sei ne uno che possiamo definire collettivo ma nemmeno uno che definite asociale, quindi sei un qualcosa di diverso ancora, per ciò non credi di dover smorzare quei pregiudizi che hai nei miei confronti e, secondo ciò che affermi essere la mia "comunità", verso tutti coloro che divergono dal percorso?-.


Non capì e la cosa m`irritò, ma non fece la differenza.


-Questo discorso è inutile, non puoi cambiare ciò che sono e nemmeno ciò che voglio-


 -Io non aspiro a cambiarti-.


Si avvicinò e mi bloccò contro il muro di quella piccola stanza.


-È davvero questo quello che vuoi?-


-Ora si-.


Non lo fermai, non era ciò che desideravo, ma non lo fermai.


 Dopotutto chi ero io per negare a quel ragazzo, o uomo che fosse, ciò che voleva?


 Il desiderio sessuale e la voglia di sesso sono differenti, basta poco.


 Lui, in quel momento, aveva voglia di sesso ma non lo desiderava, quindi non potevo fermarlo.


 Mi spogliò velocemente e, alla stessa maniera, si levò i vestiti.


 Ero immobile come una foglia sull`albero.


 Mi muoveva lui, mi dirigeva lui, mi comandava lui in quel momento.


 Ero governata come una foglia dal vento.


 Finì con me dopo pochi minuti, ma la cosa non mi importava.


 Lui boccheggiava in cerca di più aria, stanco ed affaticato, io non ero minimamente debilitata dalla cosa.


 Si rivestì ma restò con lo sguardo fisso sul mio corpo.


 Che mi fossi sbagliata? No, non m`importava.


 Se fosse stato meglio reagire e bloccarlo? Non ripeterò la stessa cosa.


 Se avessi reagito, magari ferendolo, e avrei fatto valere i miei diritti? Cosa sono tutti questi dubbi?


 Non ci sarà mai più una frase detta senza una domanda alla fine? Sarebbe meglio chiudere con un affermazione che con una domanda, no?


 Molti dubbi mi stavano affondando nella testa ed io mi concedevo la lussuria di lasciarli passare.


 I miei pensieri si stavano pian piano offuscando da quelle domande di cui non mi ero mai presa cura.


 Cosi, di punto in bianco, qualcosa in me cambiò.


 -Ti sei divertito?-


-Cosa?-


-Hai usufruito del mio corpo, dopotutto-.


 Mi rialzai, sempre nuda, e fu proprio quella cosa a stupirmi.


 Io, io che mi alzavo da qualcosa, da una situazione per far valere i miei pensieri, i miei dubbi, le mie risposte, le mie domande.


 Io che non avevo mai fatto nulla del genere ero pronta a vendicarmi?


-Se anche una sola e minima parte di te si è potuta illudere che io non avrei reagito, mi devo congratulare perché, per quel minimo lasso di tempo, ha avuto ragione. Mi avvalgo di tutto lo stupore che mi sta facendo tremare le ginocchia perché io mi sono appena accorta di essere cambiata nell`arco di pochi minuti. Mi dispiaccio per te che sei stato la causa, ma adesso non posso avere pietà-.


Una fine tragica ma necessaria?


 Una fine troppo veloce per essere definita tale?


 Perdonami, mia cara grammatica italiana, ma non sarà facile modificare l`accaduto.


 Si, lo uccisi.


 Solo qualche anno dopo capii che tutte quelle cose che avevo creduto fossero cambiate in me, divenendo qualcos`alto, non si erano nient`altro che evolute ad un livello superiore, trasformandomi in quella che oggi definisco me stessa.

  
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